Buon cammino di Avvento e di Natale!
Lettera di padre Giorgio dal Brasile, 8 dicembre 2008
Carissimi-e
amici,
L’immagine del cammino mi aiuta a vivere il tempo di Avvento. E’ un tempo per accogliere e preparare la visita di Dio tra noi e in noi. E’ il tempo per dilatare e aprire i cuori e le nostre case al suo arrivo e all’incontro con gli altri. Questo doppio viaggio, di Dio e nostro, crea in noi la fiducia e la speranza verso la Vita, verso la Salvezza che nascono nuovamente nel nostro tempo e in un mondo segnato da paure, incertezze, chiusure.
Per me quest’anno si tratta di
intraprendere un doppio viaggio e
cammino: verso il Natale e verso il Brasile. Nei giorni scorsi, infatti, ho
ricevuto la “buona notizia” della mia nuova destinazione missionaria. Dal primo gennaio sarò "brasiliano". Partirò
all’inizio del mese di marzo 2009. Ritornerò nell’amato e mai dimenticato
Brasile.
E’ la terza volta che parto per il sud del mondo. La prima volta avevo 22 anni ed ero alla fine del noviziato. La seconda volta avevo 30 anni e partivo dopo un periodo di animazione missionaria e vocazionale con i giovani nella diocesi di Milano. Adesso partirò con 53 anni d’età e dopo otto anni d’attività missionaria a Padova. Ogni partenza è stata diversa. La prima volta si va con un’idea un po’ “idealizzata e teorica” di missione, adesso con più esperienza e con una visione globale della Chiesa, della società, della missione.
A partire non ci si abitua. Partire e ripartire è ancora un segno forte del missionario. E' uno sradicare le radici del cuore e piantarle altrove. Questo fa soffrire. Non ci si abitua con l'età ed il tempo. Il partire ti segna e ti smuove soprattutto nell’interiorità. Ti obbliga ad accogliere e a rinnovare le tue certezze, lo stile di vita, l’affettività, le emozioni (ansietà, insicurezza, nostalgia…), le qualità e le fragilità. E’ un “rinascere, un rinnovarsi”.
Alcuni amici e
parenti in questi giorni incontrandomi mi chiedevano: “Perché parti?”
Parto per… amore! Si parte e si arriva per amore, per l'amore di Dio in noi. La vita del missionario è essere presenza del volto misericordioso di Dio, restando con i poveri e gli ultimi, in forma concreta e radicale qui in Italia o nel sud del mondo. E' essere amico dei poveri e dei peccatori, sedendoci a tavola con loro, mostrando che è possibile fare comunione, fraternità e amicizia. E' questa un'immagine forte di Gesù che il vangelo ci trasmette. (Matteo 9,10-13)
E’ l’essere innamorati di Cristo che ci fa missionari. E’ la gioia del vangelo che ci spinge in missione. Un amore che ci fa lottare per la dignità di figlio di Dio d’ogni persona, d’ogni popolo, d’ogni cultura e nazione.
Parto perché Padova è terra di missione e per essere missionari, bisogna uscire, incontrare, partire. Padova è terra di missione: basta guardare ai 10.000 poveri che ci sono, alla situazione di tanti immigrati, alla tiepidezza nell’essere cristiani, alla società che sembra impaurita, depressa, infelice… Parto perché c’è una tendenza oggi nel mondo, nella società e anche nella chiesa a ripiegarsi su se stessi, a chiudersi all’altro. Per questo è importante partire, uscire da sé, incontrare l’altro. Solo così ci si conosce, si vince la paura, si crea fraternità e umanità. Il partire e la missione, allora, trasformano la Chiesa, la rende più evangelica e di Cristo. Ho un sogno: che tutti i preti e molti laici possano fare qualche anno di missione al sud del mondo. E’ chiedere troppo? Ne guadagnerebbe la Chiesa diocesana, la renderebbe più “in stato di missione” come ci ricordano i vescovi italiani ed il papa Benedetto XVI.
Due sentimenti mi accompagnano nel partire: la gratuità e la gratitudine.
La gratuità è una cosa di Dio, è il suo amore, il suo prendersi cura di noi, il dono della vita e della consacrazione missionaria e sacerdotale.
La gratitudine è una cosa umana, un ringraziare per ciò che ho vissuto, incontrato, per il cammino fatto di maturazione, di crescita umana e spirituale, per le persone che mi hanno segnato ed insegnato. Parto più maturo e più missionario di quanto sono arrivato. Ho imparato molto in questi otto anni di missione a Padova. Per questo la mia gratitudine e il mio grazie.
Concretamente mi sento di ringraziare la Chiesa diocesana di Padova per l’esperienza di sinodalità e di comunione. Mi sono sentito accolto e amato in questa Chiesa. Ho avuto la possibilità di annunciare e testimoniare il mio essere missionario in tanti modi.
Ringrazio la comunità dei missionari comboniani di Padova, i giovani in formazione, i confratelli.
Ringrazio le associazioni di “casa Comboni” per il lavoro di formazione ed azione per la giustizia e pace soprattutto nei tre ambiti: immigrati, carcere, sud del mondo.
Un grazie grande e bello ai poveri incontrati nelle tante attività e nella vita quotidiana. Sono stati momenti significativi: il Natale con gli immigrati, la festa dei popoli, il Natale in stazione, le marce per la pace, l’accoglienza freddo dei “senza-dimora”, le celebrazioni in carcere, il pregare la Parola con i laici e i gruppi, il cammino di spiritualità e di formazione missionaria con i giovani al GIM.
Un grazie ai tanti amici e laici comboniani che frequentano la comunità di Padova. Grazie a loro ho potuto essere un missionario comboniano qui e adesso, inserito in questo territorio e realtà.
Un’ultima cosa: “Dove andrò e cosa incontrerò”.
Sono destinato ad una periferia
della città di Belo Horizonte, di circa quattro milioni d’abitanti nel centro
sud del Brasile. La parrocchia, area di
periferia e tra le "favelas", ha circa 60 mila abitanti. Gente
semplice e povera che viene dalla campagna in cerca di lavoro in città. Ci sono
10 comunità ecclesiali di base che evangelizzano il quartiere con la loro
presenza, preghiera, amicizia e impegno per la giustizia e pace. Nell’area
pastorale abbiamo l’aiuto di una bella comunità di laici comboniani brasiliani
e di una comunità di suore salesiane. Nel quartiere c’è anche un carcere
di massima sicurezza, con 1.200 carcerati. Il parroco é anche cappellano del
carcere: una bella e difficile sfida missionaria. La comunità comboniana è
composta da tre sacerdoti e da un piccolo gruppo di
giovani comboniani latino-americani che dovrò accompagnare e introdurre alla
vita missionaria.
Fino
al 14 gennaio 2009 sarò in comunità comboniana a Padova; dopo vado in famiglia,
per un po’ di vacanze, per salutare e per prepararmi alla partenza. Possiamo
sentirci scrivendo al mio nuovo indirizzo e-mail oppure chiamando al cellulare n° 349 1325707 .
Uniti dalla missione, preghiera e amicizia.
p. Giorgio Padovan
Ecco alcuni indirizzi per tenerci in contatto:
P. Giorgio Padovan
Missionarios Combonianos
Rua VL 5 nº 53 , Nova Contagem
32050-320 CONTAGEM - MG
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