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Noi diventiamo quello che speriamo

Lettera d'avvento di P. Roberto dal Brasile

São Luís do Maranhão, 1 dicembre 2008

Carissimi amici, carissime amiche, il mio saluto a tutti e tutte.
Spero stiate tutti caldi nel freddo e nevoso dicembre italiano.
Io sto bene e da poco ho ricordato il mio primo arrivo in Brasile (22 anni fa) e celebrato il 18° di ordinazione. Come vedete dalla foto sto invecchiando.
Piú passa il tempo e piú mi accorgo come sia importante dedicare piú tempo all´ascolto delle persone, che rappresentono la vera ricchezza della missione.
Cominciando l´avvento,  tempo liturgico dell´attesa e della speranza, scrivo qualche considerazione in merito al nostro lavoro che sempre seguite con interesse e accompagnate nella preghiera e nella solidarietá.

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Il fatto di aspettare significa che non abbiamo e non sappiamo tutto.
Qualcosa o qualcuno viene in nostro aiuto.. Dio viene attraverso un fatto o  una necessitá del nostro prossimo. La speranza  “succede” nella vita di fede di ciascuno e nella storia che insieme costruiamo... “un altro mondo é possibile”!
In questo senso le comunitá comboniane si stanno preparando a partecipare all´ottavo Social Forum Mondiale,  che dopo essere stato in India e in Kenia, tornerà in gennaio in Brasile, a Belém (Betlemme), capitale del vicino stato amazonico del Parà. I temi trattati saranno inerenti all´ecologia e alle povertá (clima, disboscamento, inquinamento, biocumbustibili, fame ...).

Il clima é sempre piú pazzo.  Nel prospero stato di Santa Catarina (Brasile sud) la popolazione della regione di Blumenau, due milioni di discendenti di immigrati  tedeschi e italiani,  sta  vivendo una enorme tragedia dovuta a settimane di pioggia ininterrotta: piú di cento morti con migliaia di famiglie che hanno perso tutto.
Qui da noi, nel Maranhão equatoriale , 3000 Km piú in su, continua il caldo, ma il vento annuncia l´arrivo della stagione piovosa.  La casa é sempre piú sporca perché il vento trasporta la fuliggine dei migliaia di incendi provocati dai contadini all´interno dello stato che preparano la terra per la semina. Il fumo offusca il sole.

La crisi economica internazionale e i biocombustibili generano sempre polemica, considerando l´impatto della diminuzione di alimenti e l´aumento della  povertá e della fame nel mondo.
In questo  Brasile dai 1000 contrasti, 11 milioni e 400mila famiglie vivono in condizioni di denutrizione cronica.  E allo stesso tempo il Brasile è uno dei più grandi produttori e esportatori mondiali di carne e alimenti.
Tre fattori provocano oggi nel mondo una morte precoce: il terrorismo, la guerra e l'Aids. Esistono molte campagne contro il terrorismo, la guerra e l'Aids, tutte molto importanti. Ma anche sommando le vittime del terrorismo, della guerra e dell'Aids non arriviano alla metà delle vittime per fame.
Ogni giorno muoiono per fame 100mila persone nel mondo, di cui 30mila bambini con meno di 5 anni.
Questo significa che 10 torri gemelle, con soli bambini, crollano ogni giorno.
La fame fa distinzione di classe, il terrorismo, la guerra e l'Aids no.
È come se noi, ben nutriti, dicessimo: che i miserabili muoiano di fame non mi importa; io non posso morire di fame.
Una risposta del governo Lula é il programma “Fame zero” che alcuni definiscono come la versione  politica della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
Milioni di famiglie carenti ricevono dal governo un reddito monetario mensile “in grado di far fronte ai costi minimi di sopravvivenza”... dipendendo dal numero di figli, il sussidio puó arrivare a 35 Euro mensili.
Qui nel Maranhão quasi l´80% delle famiglie é inscritta nei programmi sociali.
Il lato negativo del programma é il paternalismo dello stato che genera dipendenza e passivitá.
Lo stesso discorso vale per le elezioni municipali di São Luís, vinte nel ballottaggio del 26 ottobre dal canditato João Castelo con il 56% dei voti validi.
Ha promesso scarpe e divisa a tutti i bimbi della scuola pubblica; riso, fagioli e 3 litri di latte  settimanali alle famiglie povere. Cosí non si cambia la storia. 
É bene ricordare che nella nostra area pastorale João Castelo non ha vinto.

E la nostra area pastorale? Ieri abbiato concluso l´assemblea annuale  della parrocchia São Daniel Comboni, con 48 participanti rappresentando le comunitá e le pastorali, impegnati nella verifica del 1° anno del piano pastorale che ci aiuta a crescere come chiesa accogliente, orante, samaritana, profetica e missionaria.
É sempre bella la dinamica delle comunitá di base, ascoltare tutti e decidere insieme. Non sempre é facile, a volte si perde la pazienza.
2008 é stato l´anno della dimensione accogliente, 2009 sará l´anno della dimensione missionaria.
La participazione domenicale nella chiesa cattolica é bassa. L´altissimo numero di “chiese evangeliche” e la paura generata dalla violenza non aiutano.
Il sogno é portare la Chiesa in strada, con delle famiglie referenti in ciascuna via per conoscere meglio le situazioni, organizzare gruppi di preghiera nelle case, conoscere la realtá per poi insieme trovare risposte pastorali alle necessitá.
In linea con la passione di tanti comboniani che in questi anni sono passati qui, é  un programma ambizioso di pastorale urbana  perché prevede la formazione di centinaia di evangelizzatori. In periferia la missione é un eterno ricominciare.
Il prossimo anno inizieremo anche con i ragazzi un´esperienza nuova di presenza in due scuole medie del quartiere. L´obiettivo é creare dei circoli di pace ecumenici.
“Chiamato ad essere Apostolo”  ...l´anno paolino ci stimola e nella prima lettera ai Corinzi che leggiamo in quete domeniche emerge tutta l´ansia e la gioia di coinvolgere la comunitá nella missione.

Insieme al popolo di Dio crescerá anche la chiesa di mattoni, continuando (dopo le fondamenta di quest´anno)  la costruzione della chiesa della piccola comunitá di San Giovanni Battista che conta 540 famiglie. La comunitá é davvero contenta del primo passo fatto.

Il giorno dell´Immacolata termineremo il propedeutico (Tulio torna in famiglia e Alfredo é “promosso” postulante) e il 15 del mese tornerá anche padre Carlo dopo 3 mesi di meritate vacanze italiane.
Come Commissione Diocesana di Giustizia e Pace, il 10 dicembre chiuderemo il primo ciclo dei “mercoledí della pace” ricordando i 60 anni della dichiarazione dei diritti umani

Avvento: noi diventiamo quello che speriamo.
Buon cammino, rimaniamo in comunione. Ciao e grazie!

Padre Roberto.

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