Saludos limeños
di Daniele Zarantonello dal Perù
Saludos limeños Lettera di Daniele Zarantonello |
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Lima, 30 ottobre 2004
Domani farò i voti perpetui, qui nella mia comunità di Lima. E’ notte, e sono solo qui nella mia stanza, cercando di far un po’ di silenzio attorno e dentro di me.
Domani sarà un giorno importante! E’ tempo di dire un’altra volta “sí”.
Ricordo che quando feci i
primi voti, il 10 di giugno del 2000 ero emozionatissimo. Quel giorno ho fatto
i voti perpetui, perché avevo tutte le intenzioni di mettere la mia vita, con
piena confidenza, nelle mani di Dio. Non volevo fare i voti solo per un anno,
ma per tutta
Ho già fatto un po’ di
strada. Poca, senza dubbio, però l’ho cominciata. E questa é la cosa più importante. Sono in cammino. All’inizio ero impegnato ad analizzare dove
mettere i piedi, che ritmo prendere, preoccupato di non dimenticare
niente, sognando possibili itinerari. Dopo queste prime preoccupazioni mi sono
messo a guardare intorno a me, ed ho scoperto persone, paesaggi, apprezzato
colori e suoni, preoccupato molte volte di non vedere un po’ più in là delle mie poche
capacità, spaventato pure in alcune occasioni alla vista di
tanti pericoli e imprevisti. Sono in cammino, come un
pellegrino, in cerca di Dio e della sua volontà. Il
Perù mi ha aperto gli
occhi su molte cose: mi conosco meglio, con maggiore profondità e realismo,
sono più autonomo, soprattutto del giudizio e dell’opinione degli altri, un
po’ più serio dicono alcuni, o forse solo un po’ più riflessivo e meno
esagerato. Conosco meglio la realtà che mi circonda, per aver lasciato da
parte molti pregiudizi e molte maschere mie: una realtà cruda, che spesso mi
ha fatto piangere e rimpicciolire fino a voler sparire, che mi ha sbattuto in
faccia la mia impotenza, però che mi ha pulito gli occhi. Una realtà che mi
ha insegnato la pazienza e la speranza, la necessità di sedersi e ascoltare,
e scoprire il vagito di Dio incarnatosi. Il Perù mi ha evangelizzato. Ha
tirato al suolo i miei sogni, i miei progetti, i miei idoli, le mie pretese,
mi ha svuotato, per farmi scoprire il volto di un Dio molto più umano,
misericordioso, più ...debole! Non ho invitato tanta gente
per domani. Sarà una cerimonia semplice, familiare. La mia comunità é in
fermento: alcuni stanno preparando la cappella, altri pulendo il refettorio,
altri preparando il pranzo di domani. Tutta la settimana stanno pregando per
me, mi incoraggiano e il loro abbraccio rinvigorisce l’anima. Non c’é
missione senza comunità ... grazie Signore per la mia comunità! A volte mi
fa tribolare, perché siamo completamente diversi, in alcuni casi opposti, e
siamo fatti di carne e ossa, però siamo fratelli. E si vede. Si percepisce.
E’bello sentire il calore dei compagni di strada. A volte passiamo giorni
ignorandoci, o senza poter parlare un po’ e dire “Animo”, però in
questi giorni siamo molto uniti, e mi fa molto bene alla salute. Non mancano davvero gli amici.
Sono tanti e buoni, e a cadauno di loro desidero tutto il bene del mondo.
Persone stupende, spalle su cui piangere, occhi puliti dove specchiarsi e
leggere la propria anima. Esistono persone cosi', e non poche, angeli di Dio.
C’é molta sintonia tra di noi; ricordo un giorno che me ne erano successe
di tutti i colori e mi sentivo malissimo, quando ricevetti una chiamata
telefonica di una amica, Jenny: “Ciao Daniele, pensavo a te. Ti chiamo per
dirti che ti voglio bene e ti sono vicina”. Palabra de Dios. Te alabamos Señor.
Persone con cui condividere sogni: organizziamo un ritiro con i ragazzi di
strada? Organizziamo una marcia per la pace? Mi aiuti a risolvere un caso?
Come proporre uno stile di missione differente? Ci stai a fare una esperienza
di inserzione? I sogni condivisi sono inizio di una nuova realtà. Grazie di cuore amici,
compagni di mille avventure. Vi voglio un bene dell’anima, siete parte di
me, la mia vocazione é pure vostra e ve la devo. La famiglia
non é poi così lontana, nonostante i chilometri. Ogni domenica parliamo al
telefono, a volte per e-mail, e non c’é niente di meglio che parlare con
mamma, con papà o con i fratelli e sorellina per cominciare bene Il 20 di novembre farò il
diaconato. Un’altra tappa importante, che chiude il periodo della formazione
di base. La celebrazione sarà in Chorrillos, nella nostra parrocchia,
celebrata da P. Luis Bambarén, un gesuita molto in gamba, già giubilato. La
mia comunità di Pacifico de Villa non sta più nella pelle, aspettano questo
giorno come se fosse festa nazionale. Sono più emozionati di me. Sarà un
altro giorno bello, e anch’io lo aspetto con ansia. Presto sarò prete....
Mi viene da ridere quando lo penso! Un prete poco liturgico dicono alcuni, o
un prete di strada. Spero e voglio essere un sacerdote allo stile di Gesù,
aperto, sorridente, cordiale, vicino e attento ai poveri ed esclusi, essere
segno di speranza e stimolo di conversione a Dio, strumento di riconciliazione
e di pace. Solo é possibile con la forza dello Spirito e della
contemplazione. Non c’é liberazione senza misericordia, non c’é
misericordia senza preghiera. E’ un impegno grande: con la forza che viene
da Dio tutto é possibile. Confido ciecamente e accetto la sfida. Dopo il diaconato ho chiesto
alcuni mesi in più qui in Perù: non ho ancora ricevuto una risposta chiara,
però spero accolgano la mia proposta di vivere questi mesi con radicalità in
una realtà di inserzione. Ho chiesto di vivere nella casa dei pandilleros
della parrocchia di Chorrillos: abbiamo appena cominciato una casa famiglia
con loro: 6 ragazzi, Ruben (educatore) e Ana (psicologa). Spero mi appoggino.
Volevo poter vivere a Pacifico, però non c’é proprio possibilità. Ho
chiesto una esperienza “comunitaria”: spero ce ne sia Accompagnatemi con la
preghiera, che il Signore mi conceda di affrontare la sfida quotidiana di
vivere e lottare per sogno di Dio con il cuore riconciliato.
A tutti vi voglio bene
Vostro amico
Daniele Zarantonello
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