Un
Natale Feriale: è un bel titolo per un articolo natalizio,
un po' alla "Tonino Bello", titolo forse già
usato mille volte sulle riviste ecclesiali per sfidare un
po' il clima delle feste natalizie dedicate al consumo sfrenato.
Senonché stavolta uso il titolo davvero in senso letterale.
Per il secondo anno consecutivo non celebreremo il Natale
a Taiwan.
Natale
sarà un giorno di lavoro come tutti gli altri. In un
Paese dove i Cristiani sono meno del 3 % (i cattolici meno
del 1.3%) questo non deve stupire. Le Chiese Cristiane non
hanno nessun potere di influenza in questa cultura impregnata
di Buddismo, Taoismo e pratiche tradizionali che sincretizzano
le altre due. I buddisti hanno sempre protestato perché
il governo non concedeva loro la festa del compleanno di Budda,
ed il governo - sebbene in passato avesse sempre giustificato
le festa natalizia con una surretizia "Festa della Costituzione"
- per non aggiungere un'altra festa, l'anno scorso ha semplicemente
cancellato il Natale.
La cosa buffa - paradossale ed anche un po' grottesca - è
che da un mese a questa parte tutto è addobbato in
stile natalizio. Nei negozi le commesse hanno il cappellino
da Babbo Natale, alcune linee di autobus hanno gli autisti
vestiti COMPLETAMENTE da Babbo Natale, ci sono alberi di Natale
e illuminazioni per le principali vie cittadine, i venditori
cercano di promuovere prodotti natalizi, etc... Cancellato
il giorno festivo del Natale, quello che è riamasto
non è Gesù e la sua incarnazione, ma "il
peggio del Natale": la commercializzazione.
È
un Natale senza festa, senza celebrazione. Un Natale senza
Cristo, direi. Un Natale davvero pagano.
Nella nostra piccola parrocchietta abbiamo fatto qualche sforzo
per riconnettere il Natale a Cristo. Abbiamo ospitato centinaia
di bambini delle scuole vicine a visitare il presepio e a
sentire la storia della nascita di Gesù; abbiamo fatto
un po' di "caroling" nel quartiere; abbiamo invitato
molta gente per la messa della vigilia; eppure... eppure nel
nostro annuncio è mancato qualche cosa. Ora forse capisco.
È mancata la connessione con la vita. Non riusciamo
bene a far capire alla gente perché quel Figlio di
Dio che si fa uomo è importante per la nostra vita.
La nostra vita concreta, la nostra vita quatidiana, la nostra
vita feriale.
Per la società Taiwanese, al Natale manca Cristo.
Per
noi Cristiani Taiwanesi, al Natale manca una connessione più
forte con la vita. Completo il sillogismo e viene fuori che
manca la connessione tra Cristo e la nostra vita. Se manca
questa connessione, è come togliere l'umanità
a Cristo.
Ed allora mi viene da pensare che se il Natale non è
giorno festivo, non è poi cosa malvagia. Se non altro,
obbliga noi cristiani Taiwanesi a riscoprire l'umanità
di Gesù, la connessione Cristo-vita, Vangelo-vita.
E spesso vita significa "lavoro". La stessa fede
cristiana sta perdendo colpi in questa società dominata
dall'economia e dal "lavoro". Lavorare, sempre.
Per il lavoro sacrificare tutto. Il "lavoro" sta
diventando sempre più una forma di schiavitù
che ha il sopravvento su tutto il resto. Domenica stavo parlando
con una ragazza di 25 anni, da qualche mese al lavoro in una
società finanziaria. "Complimenti", le ho
detto, "hai trovato un bel lavoro stabile con un bel
stipendio. Dovresti essere contenta e soddisfatta!".
"Ma che contenta e soddisfatta!" , risponde. "Lavoro
duramente 12 ore tutti i giorni, non mi pagano gli straordinari,
e torno a casa la sera completamente vuota, senza energie
per fare nient'altro. Che vita è questa?".
Già,
che vita è questa? Nei Paesi in via di sviluppo, dove
si lotta per la sopravvivenza e per la giustizia, il Bimbo
di Betlemme è forza che dona speranza di liberazione
e di rigenerazione. E per noi che viviamo in societa' dove
il lavoro ci schiavizza, quel Bimbo che differenza fa nella
nostra vita?
Come vorrei che Gesù Bambino, il Figlio di Dio Fatto
uomo, ci aiutasse -a Taiwan e in tutto il mondo - a divantare...
"umani". Essere più umani nell'affrontare
il lavoro. Avere un ritmo produttivo più umano. Trattare
più umanamante i colleghi e la gente. A creare una
visione più umana della società e dell'economia.
Ed a imparare ad avere tempo extra-lavorativo da usare in
maniera umana.
Come mi piacerebbe se noi cristiani Taiwanesi, tolta la maschera
del Babbo Natale, potessimo essere riconosciuti come persone
più umane proprio in forza della nostra fede nel Dio
fatto uomo. Come vorrei che il giorno di Natale, giorno feriale,
negli uffici e nei posti di lavoro, questa umanità
- e non le luci degli addobbi - potesse risplendere sul nostro
volto.
P.Paolo
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