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Taiwan: Un Natale feriale...

di fr. Paolo Consonni

Un Natale Feriale...

nel senso di feriale.

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TESTIMONI DELLA CARITA' PROVOCAZIONI DI P.ALEX 

Un Natale Feriale: è un bel titolo per un articolo natalizio, un po' alla "Tonino Bello", titolo forse già usato mille volte sulle riviste ecclesiali per sfidare un po' il clima delle feste natalizie dedicate al consumo sfrenato.
Senonché stavolta uso il titolo davvero in senso letterale. Per il secondo anno consecutivo non celebreremo il Natale a Taiwan.

Natale sarà un giorno di lavoro come tutti gli altri. In un Paese dove i Cristiani sono meno del 3 % (i cattolici meno del 1.3%) questo non deve stupire. Le Chiese Cristiane non hanno nessun potere di influenza in questa cultura impregnata di Buddismo, Taoismo e pratiche tradizionali che sincretizzano le altre due. I buddisti hanno sempre protestato perché il governo non concedeva loro la festa del compleanno di Budda, ed il governo - sebbene in passato avesse sempre giustificato le festa natalizia con una surretizia "Festa della Costituzione" - per non aggiungere un'altra festa, l'anno scorso ha semplicemente cancellato il Natale.
La cosa buffa - paradossale ed anche un po' grottesca - è che da un mese a questa parte tutto è addobbato in stile natalizio. Nei negozi le commesse hanno il cappellino da Babbo Natale, alcune linee di autobus hanno gli autisti vestiti COMPLETAMENTE da Babbo Natale, ci sono alberi di Natale e illuminazioni per le principali vie cittadine, i venditori cercano di promuovere prodotti natalizi, etc... Cancellato il giorno festivo del Natale, quello che è riamasto non è Gesù e la sua incarnazione, ma "il peggio del Natale": la commercializzazione.

È un Natale senza festa, senza celebrazione. Un Natale senza Cristo, direi. Un Natale davvero pagano.
Nella nostra piccola parrocchietta abbiamo fatto qualche sforzo per riconnettere il Natale a Cristo. Abbiamo ospitato centinaia di bambini delle scuole vicine a visitare il presepio e a sentire la storia della nascita di Gesù; abbiamo fatto un po' di "caroling" nel quartiere; abbiamo invitato molta gente per la messa della vigilia; eppure... eppure nel nostro annuncio è mancato qualche cosa. Ora forse capisco. È mancata la connessione con la vita. Non riusciamo bene a far capire alla gente perché quel Figlio di Dio che si fa uomo è importante per la nostra vita. La nostra vita concreta, la nostra vita quatidiana, la nostra vita feriale.
Per la società Taiwanese, al Natale manca Cristo.

Per noi Cristiani Taiwanesi, al Natale manca una connessione più forte con la vita. Completo il sillogismo e viene fuori che manca la connessione tra Cristo e la nostra vita. Se manca questa connessione, è come togliere l'umanità a Cristo.
Ed allora mi viene da pensare che se il Natale non è giorno festivo, non è poi cosa malvagia. Se non altro, obbliga noi cristiani Taiwanesi a riscoprire l'umanità di Gesù, la connessione Cristo-vita, Vangelo-vita. E spesso vita significa "lavoro". La stessa fede cristiana sta perdendo colpi in questa società dominata dall'economia e dal "lavoro". Lavorare, sempre. Per il lavoro sacrificare tutto. Il "lavoro" sta diventando sempre più una forma di schiavitù che ha il sopravvento su tutto il resto. Domenica stavo parlando con una ragazza di 25 anni, da qualche mese al lavoro in una società finanziaria. "Complimenti", le ho detto, "hai trovato un bel lavoro stabile con un bel stipendio. Dovresti essere contenta e soddisfatta!". "Ma che contenta e soddisfatta!" , risponde. "Lavoro duramente 12 ore tutti i giorni, non mi pagano gli straordinari, e torno a casa la sera completamente vuota, senza energie per fare nient'altro. Che vita è questa?".

Già, che vita è questa? Nei Paesi in via di sviluppo, dove si lotta per la sopravvivenza e per la giustizia, il Bimbo di Betlemme è forza che dona speranza di liberazione e di rigenerazione. E per noi che viviamo in societa' dove il lavoro ci schiavizza, quel Bimbo che differenza fa nella nostra vita?
Come vorrei che Gesù Bambino, il Figlio di Dio Fatto uomo, ci aiutasse -a Taiwan e in tutto il mondo - a divantare... "umani". Essere più umani nell'affrontare il lavoro. Avere un ritmo produttivo più umano. Trattare più umanamante i colleghi e la gente. A creare una visione più umana della società e dell'economia. Ed a imparare ad avere tempo extra-lavorativo da usare in maniera umana.


Come mi piacerebbe se noi cristiani Taiwanesi, tolta la maschera del Babbo Natale, potessimo essere riconosciuti come persone più umane proprio in forza della nostra fede nel Dio fatto uomo. Come vorrei che il giorno di Natale, giorno feriale, negli uffici e nei posti di lavoro, questa umanità - e non le luci degli addobbi - potesse risplendere sul nostro volto.

P.Paolo

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