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La strada è la pace

Gim Padova, gennaio 2011'

LA PACE E’ LA STRADA (Mt 5,20-48)

'Ama' o 'Uccidi'. Vivi nella 'città-discarica' o nella 'città del gran Re'. Scegli la tua opzione di vita!


” 20 Se la vostra giustizia non sorpasserà quella degli scribi e farisei, non entrerete nel Regno dei cieli. 21 Avete udito che fu detto agli antichi: NON UCCIDERE; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello sarà sottoposto a giudizio...
23 Se presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va’ prima riconciliarti con il tuo fratello.  
27 Avete inteso che fu detto: 'Non commettere adulterio'; 28 ma io vi dico: chiunque guarda una donna per possederla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. 29 Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. 30 E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. 31 Fu pure detto: 'Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio'; 32 ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.  33 Avete anche inteso che fu detto agli antichi: 'Non giurerai il falso, ma adempirai con il Signore i tuoi giuramenti'; 34 ma io vi dico: non giurate affatto: né per 'il cielo', perché è 'il trono di Dio'; 35 né per 'la terra', perché è 'lo sgabello per i suoi piedi'; né per 'Gerusalemme', perché è 'la città del gran re'.
 36 Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37 Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. 38Avete inteso che fu detto: 'Occhio per occhio e dente per dente'; 39 ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l'altra; 40 e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41 E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. 42 Da' a chi ti chiede e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. 43 Avete inteso che fu detto: 'Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico’; 44 ma io vi dico: AMATE i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45 perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46Infatti se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se  salutate soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Siate voi dunque PERFETTI come è perfetto il Padre vostro celeste”.

1.LE DUE ALTERNATIVE: ‘UCCIDI’ O ‘AMA’
In Mt 5,20-48 si presentano due alternative, e Gesù ci propone il progetto di una società nonviolenta, che vive il valore della giustizia, della pace (‘non uccidere’) e della fraternità (‘riconciliati con tuo fratello’).
Il brano inizia con l’invito a ‘Non uccidere’ e termina con il precetto della ‘perfezione’ nell’amore. Non è necessario prendere un’arma per uccidere. Io posso anche non partecipare fisicamente a una guerra, ma se poi traggo benefici economici da questa guerra, e non faccio niente per oppormi, ne divento complice: sto uccidendo anch’io. Merton diceva che non possiamo cullarci nell’illusione di essere spettatori innocenti: chi assiste all’ingiustizia e non fa niente si trasforma automaticamente in uno spettatore colpevole. Se non vogliamo essere complici dell’ingiustizia dobbiamo lasciare la nostra comoda sedia nell’ultima fila del loggione e trasformarci in attori.
Queste sono le due opzioni su cui ci giochiamo la vita: l’uomo- fratello o l’uomo-Killer:
a)  Gesù si presenta come “il primogenito tra molti fratelli” (Rm8,29). Secondo questa spiritualità, io sono felice solo se anche mio fratello è felice.
b)  Il mondo segue l’antico adagio: “Mors tua vita mea”. “La lotta per assassinare l’altro è vista come fonte di prosperità e vita” (Hinkelammert).  Solo opprimendo l’altro io posso prosperare ed essere felice.

2.“GEENNA” O “CITTA’ DEL GRAN RE”?
Gerusalemme, e ogni comunità, deve scegliere se vuole essere Geenna o ‘città del gran re’.
Geenna: E’ la valle nei pressi di Gerusalemme dove si celebrava il culto al dio Moloch, che esigeva sacrifici umani. Fu poi trasformata in una discarica di immondizie. La città-Geenna è la città idolatrica, in cui gli idoli - potere, prestigio, sicurezza, ‘purezza’ razziale, ricchezza – sono più importanti dell’essere umano e schiacciano l’essere umano. Nella città-Geenna gli uomini sono trattati come oggetti, cose da usare e poi buttare nella spazzatura.
Città del gran re: E’ una città che sente la presenza di Dio, accoglie il suo progetto, e tratta ogni essere umano come Figlio o Figlia.  La parola ‘pace’ (da ‘pax’) ha la stessa radice di ‘pactus’: indica alleanza, fraternità, relazione. Senza relazione non c’è pace.
La città-Geenna è piena di rifiuti e nemici.Oggi vogliono abituarci alla geenna come luogo normale della vita umana-disumana.
Gesù ci invita ad amare i nemici. Chi ama solo i 'suoi' è un pagano.  Ma chi sono considerati oggi i ‘nemici’?
Gesù vuole destrutturare la parola ‘nemico’, così che poco a poco il nemico scompare e al suo posto compare la creatura bisognosa di amore. La nonviolenza è anche questo atteggiamento che dice al diverso che non è un nemico da temere, emarginare o addirittura eliminare, ma una persona che io sento come mio ‘prossimo’.
Salutare: significa dare la salvezza, dare una parola di pace, riconoscere l’altro. Con l’introduzione del reato di clandestinità non si punisce più un fatto o un crimine, ma una condizione personale: il migrante clandestino è considerato non-persona, e come tale non gode di nessun diritto, nemmeno il diritto alla vita e alla pace.

L’essere umano come ‘materiale di scarto’
Il nuovo Moloch della Geenna postmoderna è il dogma del mercato che regola la vita umana in tutte le sue dimensioni: ‘Tu vali solo se entri nella dinamica del mercato’. Il dogma del mercato ha prodotto un gran numero di persone ‘inutili’ che sono considerate ‘rifiuti’, e che non si sa bene come ‘smaltire’: commercianti ambulanti, prostitute, barboni, mendicanti, clandestini, etc. Da qui viene il grido che ha lanciato il card. Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires: “No agli uomini e alle donne come materiale di scarto! In questa cittá ci sono quelli che ‘entrano’ nel sistema e quelli che sono di troppo, per i quali non c’é né pane né dignitá. Qui da noi si ‘scartano’ le persone, e si buttano nel bidone dell’immondizia”.

Il giovane come ‘rifiuto’?
Nei paesi industrializzati l'Italia è al penultimo posto per l'occupazione giovanile. Il 21% dei giovani non lavora e non studia.  Tra chi è occupato il 44,4 per cento ha un lavoro precario e il 18,8% lavora part-time. Un giovane che ha perso il lavoro ha commentato: ‘Forse per la prima volta nella mia vita sento che non sono necessario al sistema, perchè il sistema puó andare avanti senza di me: sono in esubero. Forse per la prima volta sento sulla mia pelle la disumanitá di questo sistema. Prima per me era solo una questione astratta da meditare, o un’ingiustizia che colpiva i paesi del Terzo Mondo; mentre adesso colpisce direttamente la mia vita: per questo sistema io sono una persona di troppo’.
Sembra quasi che vogliano trasformare tutta la città in una grande zona rossa, in cui i giovani che rivendicano il loro diritto al futuro non possono entrare. Nella città del gran re nessuno é di troppo. Nella città-Geenna invece, ognuno é potenzialmente in esubero.

Gettare il corpo nella Geenna.  ‘Soma’ (‘corpo’) indica tutta la vita: la persona nel suo aspetto relazionale. Chi segue il culto di Moloch, della ricchezza e dell’egoismo, e riduce i suoi fratelli a individui ‘usa e getta’, getta anche la sua vita nella discarica, cioè la perde, la sciupa, la rovina: non è per di lì che troverà la felicità, anzi… E questa è una scelta che facciamo a livello planetario: vogliamo trasformare la Terra in una grande Geenna-discarica planetaria – piena di rifiuti e nemici – o nel Pianeta del gran re’? Quello che tu fai con la tua vita ha conseguenze anche sulla vita della città e del pianeta.

Gesù parla di adulterio e divorzio nel contesto di una società maschilista. I verbi da sottolineare qui sono ‘possedere’ e ‘ripudiare’. Nella città-Geenna le persone sono ridotte a cose da possedere: è la distruzione della relazione vitale tra le persone. Quanto al verbo ‘ripudiare’ (in greco apoluo), propriamente significa ‘sciogliere’ ma anche ‘distruggere’, ‘liberare’ ma anche ‘sopprimere’. Ciò sembra appuntare alla mentalità postmoderna, secondo cui nella distruzione del legame – visto come un laccio - c’è la vera liberazione e la vera felicità. L’ideale che ci propone la città-Geenna è il vivere senza legami, senza responsabilità verso gli altri; perché preoccuparmi per l’altro sarebbe un peso, un limite alla mia libertà e alla mia felicità.
Verbi che si riferiscono alla città del gran Re: amare, pregare, salutare, dare, chiedere, riconciliarsi: sono tutti verbi che legano e creano relazione.
Verbi e azioni che si realizzano nella città-discarica: uccidere, gettare nell’immondizia, rifiutare, commettere adulterio, percuotere, volgere le spalle, odiare: sono tutti verbi che rompono la relazione e tendono a distruggere l’altro.

La città come ‘nonluogo’
Il non luogo è uno spazio in cui le persone sono fisicamente vicine ma non si incontrano, perchè non c’è nessuna relazione tra loro. Anche la comunità ecclesiale, a volte, diventa un nonluogo: la gente usufruisce di uno stesso spazio, ma non partecipa, non spende energie per migliorare la qualità di questo spazio, perchè si sente di passaggio e non prende a cuore la situazione e la vita delle persone che gli sono accanto. Quando Gesù dice: ‘Non uccidere, non commettere adulterio, non volgere le spalle al prossimo, etc’. sta condannando tutto ciò che trasforma la nostra vita e la nostra città in un non luogo.

Due parole chiave: ‘cuore’ e ‘prossimo’
Anche il cuore può essere ‘città del gran re’ - cioè luogo d’incontro con Dio - o una discarica idolatrica. E’ l’incontro che crea il luogo. Anche il mio cuore può essere un nonluogo, quando non mi incontro con me stesso, con Dio e con gli altri.
T.Merton: “Il raggiungimento del pieno potenziale umano e spirituale sembra essere agevolato da un certo grado di stabilità in un luogo pacifico, dove si può stare a proprio agio, elaborare le cose e sviluppare il sentimento di essere pienamente esistente, pronto a vedersela con la vita e con Dio alle loro condizioni”. Un essere umano pienamente esistente è colui che ha un luogo in cui può elaborare, meditare e confrontarsi con la vita, con la storia, e con ciò che gli chiede Dio dentro questa storia. Questo luogo è il cuore. Io sono pienamente esistente quando mi incontro con gli altri, con me stesso e con Dio.

L'altra parola chiave è prossimo. Un pericolo cui siamo esposti tutti è abituarci alla vista della miseria in cui vivono tanti poveri come parte del paesaggio naturale.  Le bidonville sono parte naturale del paesaggio della cittá postmoderna, come lo smog. in altre parole, vediamo le catapecchie in cui vivono tanti nostri fratelli, vediamo la mancanza di servizi igienici di base in cui vivono tante famiglie, ma tutto questo ci sembra 'normale', parte del corsdo naturale delle cose. Quando le condizioni di  vita degli altri non ci interpellano e non ci commuovono, significa che gli altri non sono piú nostro prossimo. Alcuni parlano della scomparsa del prossimo: l’altro come fratello di cui mi sento responsabile sta scomparendo. A questo proposito, il sociologo Bauman afferma: “Dobbiamo prepararci alla relazione con un ‘prossimo’ che non si curerà più di noi e che sa che nessuno si preoccuperà di lui”. ‘Amerai il prossimo’, dice Gesù,ma da noi il rischio è che non ci sia più un prossimo.

3.LA NONVIOLENZA EVANGELICA: UN AMORE CREATIVO
Non opporsi al malvagio, porgi l’altra guancia. Cosa significa? Dobbiamo prenderlo non alla lettera ma molto sul serio. Secondo Lanza del Vasto, ci sono cinque modi per rispondere alla violenza: a)neutralità,
b)resa o vigliaccheria,
c) contro-violenza,
d) fuga e…
5) porgere l’altra guancia.

Dio ha messo dentro ognuno di noi, anche nel cuore del delinquente più incallito, la Forza della Verità, la coscienza del bene e del male. A volte, però, questa coscienza si trova soffocata e intontita sotto i detriti della cultura violenta in cui siamo cresciuti. Se uno ci dà uno schiaffo, s’aspetta che noi glielo restituiamo: ha bisogno di ricevere il contro-schiaffo, perché lo schiaffo che noi gli restituiamo, in un certo senso, legittima il
primo schiaffo che lui ci ha mollato e lo legittimerebbe anche a darci un secondo schiaffo. Invece se noi reagiamo ponendo l’altra guancia, lo spiazziamo, qualcosa nella sua coscienza comincia ad agitarsi. Perché questa forza della Verità, nascosta in qualche parte del suo cuore, gli fa capire che il suo atto è ingiusto.
Non opporsi al malvagio e porgere l’altra guancia significa: ‘Non  opporti alla violenza con altra violenza. Finora ti hanno detto che l’unico modo di reagire alla violenza è con altrettanta violenza, ma tu non seguire la stessa logica del violento: spiazzalo, agisci in modo da scuotergli la coscienza. Certo, non basta la creatività del momento, dobbiamo studiare strategie, metodologie di pace. “E’ fondamentale dovere di tutti gli uomini e donne di buona volontà educare alla pace, sviluppare strutture di pace e strumenti di nonviolenza”, diceva Giovanni Paolo II.
E Jean Marie Muller affermava: “Non serve a niente  deplorare le guerre se non siamo disposti a investire oggi nelle possibilità offerte dalla nonviolenza così come ieri abbiamo investito in armi e nei mezzi violenti”.

4.L’AMORE POLITICO
Cos’é permesso il sabato, fare il bene o fare il male? Salvare la vita di un uomo o lasciarlo morire?” (MC 3,1-6). La gente si scandalizza perché Gesù ha operato in favore della vita; se invece fosse rimasto con le mani in mano e avesse lasciato trionfare la morte, nessuno avrebbe trovato niente da ridire. Anche oggi quasi nessuno mette in discussione chi si conforma alla politica di morte dei propri governi, mentre chi parla e agisce contro questa politica provoca scandalo.
Dopo l’Attentato alle Torri Gemelle Coleen Nelly, sorella di una della vittime dell11-9, implorò i vescovi statunitensi di non appoggiare i bombardamenti in Afghanistan. Purtroppo questa petizione fu rigettata. Che cosa é permesso a un cristiano o a un vescovo? Fare il bene o fare il male, appoggiare la política di morte o lottare per una politica di vita?
La parola ‘persecutori’ ha una chiara connotazione politica. Sotto l’Impero romano, quando si parlava agli ebrei di ’persecuzione’, non era necessario specificare chi era il gran persecutore del popolo d’Israele, perché lo sapevano tutti. Quando parlava di amore ai nemici e ai persecutori, dunque, Gesù pensava innanzi tutto al contesto politico-sociale, in cui da un lato c’era l’oppressione crudele dei romani, e dall’altro l’insurrezione violenta degli zeloti. Se si rimaneva dentro il circolo vizioso della vendetta, sarebbe aumentata la  carneficina.
C’era bisogno di fare uno sforzo creativo: Gesù vide che l’unica soluzione era rispondere alla logica violenta dell’Impero con una logica opposta, cioè con la logica dell’amore ai nemici e con una conversione alla nonviolenza che iniziasse dal popolo d’Israele. Questa risposta ‘politica’ minava l’Impero della violenza nei suoi stessi fondamenti; per questo Impero crocifisse Gesù. L’amore che siamo chiamati a testimoniare nella ‘città del gran re’, dunque, ha anche una valenza politica:  dobbiamo stabilire il Regno dei cieli anche in politica.

 
Domande: 1. Il mio cuore è un luogo o un nonluogo? Mi do dei tempi per incontrarmi con me stesso/stessa, e per confrontarmi con la storia in cui Dio mi ha fatto vivere?
2.Le nostre comunità funzionano più come ‘geenna’ o come ‘città del gran re’? Chi è considerato ‘nemico’ e ‘rifiuto’?
3.Chi è il mio ‘prossimo’? E come mi atteggio di fronte all’ingiustizia che subisce il ‘prossimo’? Da spettatore ‘innocente’ e  indifferente o da attore nonviolento?
4.Sono un ‘essere umano pienamente esistente’? Sono un uomo o una donna di pace?
5.Considero l’impegno per la pace e l’amore politico come uno dei tratti caratteristici del discepolo di Cristo? Concretamente, ho assunto questo impegno nella mia vita? Come?


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