La personalità nonviolenta (1)
Gim
PERSONALITA
NONVIOLENTA 1
......conoscerete
la Verità e la Verità vi farà liberi..... Gv 8,32
·
Cosa ci dice la Bibbia?
Gv 4,19-26
.....i veri adoratori adoreranno il Padre in
spirito e verità ; perchè il Padre cerca tali
adoratori...
Gv 8,31-32
...se rimarrete fedeli .........
1Gv 3,16-20
....da questo abbiamo conosciuto lamore.......
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Educare alla nonviolenza e alla pace: favorire la
formazione di individui aventi una personalità nonviolenta!!
·
La personalità nonviolenta è caratterizzata da molte qualitÃ
di cui ne indicheremo una decina:
1.
Il ripudio della violenza
2.
La capacità di identificare la violenza
3.
La capacità di empatia
4.
Il rifiuto dellautoritÃ
5.
La fiducia negli altri
6.
La capacità di dialogare
7.
La mitezza
8.
Il coraggio
9.
Labnegazione
10.
La pazienza
Queste qualità -virtù
sono desiderabili quando sono tutte e quante profondamente
integrate nel carattere di una persona. Il valore che hanno è un
valore strumentale!!
IL
RIPUDIO DELLA VIOLENZA
Una prima qualitÃ
della personalità nonviolenta è quella di avere delle
inibizioni molto alte nei confronti delluso e della
minaccia della violenza. Una persona nonviolenta è una persona
la quale ha profondamente interiorizzato una norma morale che
proibisce il ricorso alla violenza. Una persona nonviolenta
rifiuta quella nozione per cui la violenza viene identificata con
la violenza fisica e tale sarà anche linflizione
intenzionale di sofferenze psichiche o la distruzione psichica di
una persona, e la violenza passiva.
Particolarmente
importanti per il pacifista assoluto sono i due seguenti principi:
1.
è proibito usare metodi di lotta che comportano uccidere
intenzionalmente delle persone contro la loro volontà ;
2.
è proibito usare metodi di lotta che comportano infliggere
intenzionalmente ad una o più persone sofferenze contro la loro
volontà .
Nellambito
della nonviolenza gli obiettivi più immediati sono quelli di
impedire che un conflitto diventi un conflitto antagonistico, di
inibire la propensione che loppositore può avere per
ricorrere alla violenza, di diminuire la violenza delloppositore
se questa è in atto, di umanizzare la lotta umanizzando loppositore,
gettando continuamente ponti di comunicazione che permettano,
incoraggino il dialogo. Il comportamento di un individuo o gruppo
nonviolento deve risultare massimamente credibile, in primo luogo
alloppositore contro cui è diretto.
LA
CAPACITA DI IDENTIFICARE LA VIOLENZA
E proprio
della personalità nonviolenta avere la capacità di invididuare,
la violenza a tutti i livelli, da quello personale a quello
istituzionale, da quello individuale a quello strutturale, da
quello internazionale a quello intergenerazionale.
Vi è la violenza
che commettiamo contro noi stessi......vi è la violenza nelle
famiglie.....nella scuola.......(specie violenza psichica) .....violenza
sulle strade.....violenza sui posti di lavoro......violenza
connessa con strutture e pratiche sociali....violenza verbale......violenza
televisiva/mass media...... violenza nelle carceri.....violenza
delle città ......violenza fisica/psichica contro immigrati,
zingari, extracomunitari, profughi ecc........violenza nei
rapporti Nord/Sud a livello globale.....violenza della povertà e
miseria su milioni e milioni di uomini.....violenza contro gli
essere i quali assieme agli animali sono quelli più indifesi...i
futuri abitanti del pianeta!!
La capacità di
individuare queste e altre forme di violenza è essenziale perchè
senza di essa il ripudio della violenza non ha materiale su cui
esercitarsi pienamente.Non soltanto denunciare queste violenze,
ma anche favorire attivamente quelle riforme morali, sociali,
economiche e politiche ritenute necessarie a diminuire il più
possibile tutte queste violenze nel mondo.
LEMPATIA
Una qualitÃ
essenziale della personalità nonviolenta è una sviluppata
capacità di identificazione con gli altri, e in primo luogo con
i più deboli, gli indifesi, quelli che soffrono di più, le
vittime di soprusi, delle ingiustizie, delle strutture inique.
Non soltanto sapere che soffrono. Si può infatti sapere che uno
soffre senza per questo identificarsi con la sua sofferenza.
Sapere che uno soffre comporta immaginare di essere se stesso
nella situazione di quella persona con le preferenze di quella
persona. E necessario mettersi dal loro punto di vista ed
avere un desiderio non soltanto di non trovarsi al loro posto
soffrendo come loro, bensì avere un desiderio che la sofferenza
di chi soffre cessi il più presto possibile. Lempatia è
dunque conoscenza più identificazione.
IL
RIFIUTO DELLAUTORITA
Non accettare una
morale formalistica ed in particolar modo di non riconoscere
alcuna autorità come unautorità legittima de jure.
Ne segue che per la personalità nonviolenta non vi è qualcosa
come uno speciale obbligo morale di obbedienza allo stato, alla
legge vigente per il semplice fatto che si tratta della legge in
vigore, e più in generale ai comandi di quale che si autoritÃ
per il semplice fatto che si tratta di una autorità e senza
prendere in considerazione il contenuto di questi ordini. La
persona nonviolenta fa dunque propria la massia di don Milani: lobbedienza
non è più una virtù. Certamente un individuo fornito di
personalità nonviolenta obbedirà , di regola alla legge, almeno
laddove la legge è il risultato di un processo democratico ed
egli la consideri giusta; e potrà anche in via più generale
ritenere che la legge vigente deve, di regola, essere rispettata,
per ragioni aventi a che fare con il benessere generale nella
società . Ma, appunto, in base alle stesse ragioni potrà anche
giustificare, in determinate condizioni, atti di disobbedienza o
di insubordinazione civile e nonviolenta.
LA
FIDUCIA NEGLI ALTRI
E
importante che la personalità nonviolenta abbia la capacità di
individuare obiettivi che le parti coinvolte in un conflitto sono
interessate a realizzare e la cui realizzazione richiede forme di
comunicazione e collaborazione tra di esse. Lindividuo non
deumanizza la parte opposta nel conflitto, rifiuta il concetto
stesso di nemico e lo sostituisce con quello di oppositore per
cui il gruppo con cui si è in conflitto è visto come
composto di individui capaci di ascoltare ragione e di reagire in
modo umano ove siano messi sistematicamente di fronte a
comportamenti genuinamente nonviolenti da parte di gruppi di
persone che abbiano le qualità proprie della personalitÃ
nonviolenta.
Uno dei principi
fondamentali della nonviolenza è appunto quello che prescrive di
impostare la conduzione di un conflitto in modo tale da fare
appello ai lati migliori di coloro che ci si trova di fronte come
oppositori, usando tecniche di lotta volte ad ingenerare in un
numero sempre maggiore degli individui che costituiscono il
gruppo oppositore una crescente fiducia nei confronti del gruppo
nonviolento. Si tratta di un continuo tentativo di sostituire la
spirale della sfiducia, propria della logica della violenza, con
la spirale della fiducia.
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.Testamento spirituale di frere Christian Quando si
profila un Ad-Dio