Mc11, 1-25: Gesù sfida il sistema
GIM Pesaro, marzo 2009
GESU’ SFIDA IL SISTEMA
Mc 11, 1-25
Premessa
A Gerusalemme Gesù non fa alcun miracolo (l’ultimo miracolo raccontato da Marco è quello della guarigione del cieco durante il viaggio verso Gerusalemme).
A Gerusalemme, attraverso segni e parabole (es. entrata in Gerusalemme – purificazione del tempio – albero secco - montagna che si getta nel mare - parabola dei vignaioli omicidi – il tributo a Cesare – l’obolo della vedova, …), ci fa scoprire chi è lui e che senso ha la sua morte per chi desidera la guarigione come per chi lo inchioda alla croce; a livello personale, sociale e religioso…
L’asino
“Voglio cantare in onore del Signore:
ha gettato in mare cavallo e cavaliere.
I carri del faraone e il suo esercito ha gettato nel mare”
(Es 15,1.4)
Non rimane che l’asino, il somaro… che porta la soma (il carico) degli altri e che diventa così l’immagine di ogni povero...
Gesù non viene con il cavallo del re per dominare, non viene con il carro da guerra per conquistare. Viene e cerca l’asino che manifesta umiltà, amore e servizio…, porta il carico, il peso del mondo.
Ma l’asino era legato e bisognava scioglierlo… Il povero è legato e ha bisogno di essere sciolto.
Interessante che non è Gesù a sciogliere l’asino ma il compito viene affidato ai discepoli…
Solo chi si mette in cammino e si avvicina all’altro può scioglierlo.
Tu sei inviato a sciogliere gli asini, gli impoveriti del mondo… attraverso di loro Gesù entrerà in Gerusalemme la città del potere religioso, politico, economico. Solo se sciolti potranno portare Gesù, diventare discepoli.
L’asino e non il cavallo porta Gesù e sull’asino tu devi mettere il tuo mantello: rivesti l’asino con il tuo mantello e stendi il tuo mantello sulla strada. La strada è la comunità nella quale Gesù cammina e attraverso la quale Gesù compie la sua missione.
L’albero di fico
L’albero di fico ricco di fogliame è il tempio,
è la società dove la religiosità è inaridita
e la relazioni sociali sono decadute…
e allora che ragione ha di continuare a esistere?
Il tempio
Gesù, entrato in Gerusalemme, era andato nel tempio e aveva guardato ogni cosa. Entra anche tu e guarda bene, non accontentarti di vedere, guarda e poi giudica - rifletti.
Il giorno dopo, quando vi ritorna, agisce… Non puoi scoprire il significato della tua vita e della vita degli altri se hai paura di fare degli stacchi, se hai paura di rovesciare tante cose storte che finora ti sono sembrate normali… Per poter giudicare prima rifletti.
Il tempio è luogo dell’incontro, luogo di una presenza; così deve essere la tua vita… e la comunità.
Un tempio, una società, una vita che si chiude all’universalità non è tempio, né è società, né è vita…
Il nuovo tempio e i suoi tre pilastri
Il vecchio è finito, l’albero è seccato.
Nasce il nuovo.
I pilastri del nuovo tempio, della nuova società,
della tua vita
ci vengono presentati nei versetti 23-24-25.
Sei disposto a farli tuoi?
v. 23 In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gettati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà.
Il nuovo nasce dove c’è una comunità di persone che hanno una fiducia incondizionata nella bontà del Padre. La fede non è fare giochi di prestigio. La montagna che si getta in mare è l’immagine dei problemi e delle paure che spesso ci impediscono di guardare la realtà, i segni dei tempi, cosa Dio ci dice. Il mare è l’immagine dell’inconscio. Le paure indietreggeranno là da dove sono venute. E noi continueremo il cammino.
Non dimenticare che: il nostro Dio trasforma in una vittoria anche la morte in croce…
v. 24 Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accadrà.
Quando vi mettete a pregare Il nuovo nasce dove c’è una comunità di persone che vivono un’ostinata fiducia in quel Dio che è presso di noi in ogni situazione, perfino sulla croce. Se abbiamo fiducia in Dio sulle nostre labbra non ci saranno preghiere in contraddizione con Dio, non ci saranno scelte che non costruiscano il Regno. “Solo Dio basta” scriveva santa Teresa. Chi nella preghiera lo sperimenta come il Dio vicino e soccorrevole, ha quanto basta. Su questo terreno metteva radici la grande fiducia di Daniele Comboni.
v. 25 Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe.
Il nuovo nasce dove c’è una comunità formata da persone che vivono rapporti nuovi con i loro simili. Una preghiera che esclude l’altro non è cristiana; una preghiera senza perdono è una preghiera in cui corriamo il rischio di metterci al di sopra degli altri e di utilizzare Dio a vantaggio nostro. La relazione con Dio esige che vengano messi in ordine i nostri rapporti con gli altri nel servizio, nella solidarietà, nella carità.
Domande:
- Qual è il mantello che devo mettere sull’asino o stendere sulla strada?
- Pur sapendo che non si può prendere un solo pilastro del nuovo tempio: qual è il pilastro di cui ho più urgente bisogno?
Il libro del mese:
Manuela Foschi - VITE SENZA PERMESSO – interviste ad ambulanti immigrati
14 interviste. Esperienze vissute di incontri con persone e mondi chiamati ad essere vicini.
“I poveri sono molto più ricchi di quel che si dice, di quel che credono essi stessi” ( S. Latouche)
La risurrezione ha senso se c’è qualcuno che la cerca.
E la Pasqua è il passaggio dal tradimento al discepolato.