BIBBIA E VITA

il metodo come strada per giungere a ...

 

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BIBBIA E VITA

 

Metodo

 

In ogni percorso che vuole arrivare a qualche cosa, che vuol raggiungere un fine, è necessario un metodo. Il metodo è come una strada per arrivare a un luogo.

Possiamo a volte avere più strade per arrivare a una meta prefissa. Ognuna di queste strade può presentare dei vantaggi per un verso e svantaggi per un altro. Nessun metodo è assoluto e perfetto. Si sceglie quello che ci sembra al momento più adatto per un percorso in comune.

Il saltare da un metodo all’altro può portare smarrimento e perdita di tempo: con più difficoltà arriveremmo al termine del cammino. Si cambia unicamente quando ci si accorge che la strada non ci porta al raggiungimento di quello che volevamo.

 

La Bibbia è un lungo percorso. Dentro vi si trovano delle tappe, dei percorsi intermedi. Noi oggi li possiamo individuare e analizzare. Non li possiamo copiare perché il contesto è differente. Però ci sono molto utili come ispirazione, come attenzione, come confronto per illuminare i fatti della vita. Sì, per illuminare, perché la Bibbia esemplifica Carlos Mesters, è come una lampada: se mi fermo a guardare la luce non vedo il cammino, essa mi serve per illuminare la strada.

 

1. Partire dalla vita.

Dalle esperienze quotidiane. La vita ha molti fatti e avvenimenti.

Da ciò che senti di profondo, di insopprimibile dentro di te e che si manifesta come esigenza o che grida come disagio e difficoltà. Certe situazioni sono spesso dette “problemi”. Un problema resta tale se non ha un avvio di soluzione.

Da ciò che ascolti.

Da ciò che vedi soprattutto nella vita, meno nelle immagini perché astratte, lontane, troppo settoriali. Nell’immagine il contatto con la realtà è virtuale. Parti da ciò che accade dentro casa, nel condominio, nel quartiere, nella città, nel mondo. Oggi la vita ha una trama più vasta di quella di ieri perché ormai tutti i popoli della terra sono nello stesso deserto e quindi la trama è più vasta, universale. Si vive il mondo villaggio, il villaggio globale.

Da ciò che credi, dalla tua fede, dalla tua religione, dalla tua filosofia. Non si parte dallo studio o dalle biblioteche.

 

2. Lo sforzo è comunitario.

E’ lo sforzo di una comunità di persone, capaci di ispirarsi insieme, correggersi e completarsi non per contrapposizione ma per apporti positivi da parte di ognuno. La contrapposizione blocca la crescita, esclude la verità dell’altro, è un tentativo di sopraffazione.

Insieme si arriva dove nessun membro del gruppo sarebbe mai capace di arrivare da solo.

Per questo le relazioni umane sono insostituibili. Lo sforzo comunitario dura a lungo nella misura in cui ci si mette in relazione. Senza una positiva relazione non passa la vera comunicazione.

 

3. Porsi e porre delle domande.

Questo metodo è autocritico e critico volendo entrare in profondità.

Le domande innanzitutto sono rivolte a sé stessi e poi agli altri.

Le domande vengono raccolte e successivamente riprese per andare insieme alla ricerca di alcune risposte.

 

4. Fare uso delle risorse.

Ogni volta che in questo processo si rende necessaria una ricerca più approfondita, in qualsiasi campo, si consultano le persone in grado di fornire tutte le informazioni. Nella Bibbia c’erano i maestri della legge, i sacerdoti, i profeti, i saggi. Nel contesto di oggi ci sono numerose possibilità di risorse.

L’uso di informazioni non è per dimostrare una tesi, per difendere una posizione, per mantenere lo status quo, per evitare un problema reale. Sarebbe un abuso distorto delle fonti, usate per secondi fini. E’ nella ricerca sincera, libera, della verità che si cammina verso una verità più ampia.

 

5. Questo metodo è ecumenico.

In ogni uomo, in ogni filosofia e religione c’è una scintilla di verità. I “semina Verbi”,  scintille di verità e di bene sono in ciascuno di noi. Nel Vangelo Gesù parla del “granello di senape”: anche coloro che abbracciano il Vangelo hanno una verità limitata, mista a debolezze, fragilità, limitatezze. L’ascolto attento della verità dell’altro illumina maggiormente la mia vita.

 

6. Questo metodo è teologico.

Parte dalla fede e dalla adesione religiosa di chi partecipa. Lo Spirito parla attraverso ognuno di noi. Si fa teologia a partire dalla fede dei credenti, dal basso, dal Popolo di Dio riproposta con insistenza dal Vaticano II°. La fede della vedova, del malato, dello straniero, dei piccoli è stata più volte punto di attenzione da parte di Gesù.

 

7. Ortodossia e ortoprassi

Si tirano le conclusioni preoccupati non tanto di “ben pensare” (ortodossia), ma di “ben agire” (ortoprassi).

Questo metodo è per chi vuole stare coi piedi per terra. Più che l’idea astratta ed esatta delle cose (ortodossia), ci si preoccupa delle realizzazioni positive (ortoprassi). Sono le opere, secondo la Bibbia e numerose filosofie religiose, che ci collocano nel bene o nel male ossia in un percorso giusto o deviante.

“Le opere che io compio mi rendono testimonianza”(Gesù).

 

8. Si fa memoria.

I Vangeli sono il frutto della riflessione di piccole Comunità a seguito dell’esperienza con Gesù. E’ utile raccogliere quanto si elabora (registrazioni, documentazioni, fotografie); tutto questo costituisce una risorsa, permette di ritornare sugli incontri precedenti; permette a chi è stato assente di adeguarsi allo spirito della Comunità e alle sue decisioni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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