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Mc 8, 27-38: Chi è per me Gesù di Nazaret?

GIM1 Padova, febbraio 2009

L’INCROCIO CRITICO: VALE LA PENA PROSEGUIRE?

Mc 8, 27-38


Nel racconto di Marco siamo ad una svolta del percorso di Gesù di Nazaret con la sua comunità itinerante. 

Finora la piccola comunità che lo segue ha cercato di capire chi è quest’ uomo che aiuta le persone a rialzarsi (5,31) tira fuori il meglio di sé da ognuno (1,26, 5,13) tocca il lebbroso contaminandosi e lo guarisce (1,42), parla con autorevolezza (1,22), allontana le paure (7,50), gli egoismi, le divisioni, racconta parabole (4,1-34), chiama alcuni con sé a seguirlo (1,17, 3,13). E soprattutto ricostruisce il sogno e il patto di Dio che è stato più volte tradito e dimenticato dal popolo. 

Gesù libera da una legge che era diventata un ossessione (2,28) e da una schiavitù per aprire il tempo nuovo della vita in pienezza. Non solo per il popolo ebraico ma per tutti, senza distinzioni.


TITOLO E SEZIONE INTRODUTTIVA

1,1-13

ITINERARIO DI GESU’

1,14-13,37

(1,14-8,27)  CHI E’?

(8,28-13,37)  COME SEGUIRLO?

PASSIONE-MORTE-RESURREZIONE

14,1-16,8


Il contesto


 

Quel Gesù che aveva cominciato la sua missione in Galilea, comincia a muoversi verso le terre dei lontani, Tiro e Sidone (7,24), segno forte dell’apertura del Vangelo a tutti i popoli. Gesù rivela e narra il “Dio di tutti”. La sua umanità e sensibilità per ogni singola persona sorpassa le convinzioni di preferenza e di elezione di quel popolo che lo ha accolto ed educato. In terra straniera rompe con la mentalità razzista che esclude e rende schiavi (7,25) e aiuta a cambiare rotta (7,29).

Sempre in quelle terre incontra un sordomuto (7,32), un uomo che rappresenta l’incapacità di un popolo di ascoltare la novità del Dio che viene a liberare. Un popolo che non sa comunicare vita e speranza per un futuro di giustizia e di pace perché regna l’oppressione di pochi che hanno il potere.

Il secondo segno dei pani e dei pesciolini (il primo (6, 30-43) era dedicato al popolo ebraico chiamato a riprendere il progetto di Dio: la fratellanza universale) avviene proprio per l’abbondanza di vita cui è chiamato il popolo dei lontani. Il primo ad essere ecumenico ed universale è proprio il Dio di Gesù che collabora con tutti gli uomini alla costruzione del Regno a prescindere dalla religione, dalla cultura, dalla provenienza.

Intanto la comunità itinerante dei galilei che seguono l’uomo di Nazaret giunge a Betsaida, sul lago dove incontra un uomo cieco, figura del discepolo che ha occhi ma non vede (8,8;4,12). Chi lo segue o almeno ci prova non ha ancora capito con il cuore chi è l’ “appassionato di Nazaret”.  Anche se riesce a intravedere negli altri degli uomini e non degli alberi (8,24). Perché capire con la testa può voler dire ancora qualcosa di molto distante da me; capire col cuore vuol dire invece aderire e seguire anche se la strada si fa pericolosa e…dolorosa. E’ qui che comincia un altro capitolo!


 

vs 27-30: Il CRISTO, la risposta di Dio all’impero


 

Gesù e i suoi escono fuori verso la zona di Cesarea di Filippo, città romana residenza del governatore. La missione punta dritto al cuore della sofferenza del popolo: l’oppressione imperiale romana che tiene schiavi e schiaccia il popolo con le tasse (Lc 2,1). E’ proprio lungo il cammino verso l’oppressore che Gesù concentra l’attenzione sul suo nome che nella mentalità ebraica indica tutta la persona (Lc 11,2). E’ lui la risposta all’impero. Di fronte all’ingiustizia più feroce il Padre che ama alla follia gioca la carta più alta, tutto di sé; di più non può fare se non dare sé stesso all’uomo: il Figlio dice l’offerta totale per risollevare il popolo con cui un giorno ha fatto un patto (Gen 12,2;15,18)

L’identità di quest’uomo che preoccupa le autorità religiose e politiche (3,6) non sembra ancora chiara. Ora che siamo all’ “incrocio critico” più importante è fondamentale soffermarsi. Chi aderisce a questo nome d’ora in poi si prende anche tutte le conseguenze della propria scelta.

E la domanda è diretta a ogni discepolo, ad ognuno di noi: CHI SONO IO?

Pronunciare il nome di qualcuno nella cultura ebraica era inteso come metterlo a nudo e rivelare la sua realtà profonda: è per questo che il nome di Jhawè non si poteva pronunciare…almeno all’inizio del percorso. Restandogli accanto si comincia con Pietro a identificarlo ancora sommariamente con un participio: il CRISTO, “l’unto”, il consacrato cioè il messo da parte per la missione. Il Messia tanto atteso dal popolo ebraico (Dt 18,15 ss.)

Sarà soltanto più avanti che la comunità giovannea lo identificherà con l’unico ed esclusivo nome di Dio: AMORE (1Gv 4,8).

Nonostante Pietro, uomo diviso e contradditorio, abbia colto davvero chi è quell’uomo che sta seguendo, Gesù ancora blocca tutti dal raccontarlo ad altri…perché si possa dire e diffondere il piano di Dio non basta un nome o aver intuito qualcosa: c’è da aderire a lui con tutto il cuore, da amare e soffrire pagando fino in fondo le conseguenze delle proprie scelte. Troppo comodo e semplice dire a parole: ora è tempo di fatti concreti, di vita spesa!

Diceva Martin Luther King che: “Vale la pena vivere  solo per ciò per cui vale la pena anche morire”


 

vs 31-33: il FIGLIO DELL’UOMO, la passione di Dio per l’umanità


 

Non è una strada in discesa: chi è legato alla legge a tal punto da farne lo strumento di potere e di dominio sul popolo non può accettare un uomo che sovverte il sistema religioso ed economico del tempio. Chi insegue il potere e il denaro si allontana da Dio e così facendo blocca il cammino degli altri verso di lui proprio in suo nome. 

L’evangelista Marco attribuisce a Gesù il titolo di FIGLIO dell’UOMO (essere umano, uomo, figlio della razza umana), l’unico che sembra corrispondere al Gesù storico, quello che ha camminato, sudato, vissuto e amato per le strade della Galilea. Riprende la tradizione della letteratura apocalittica che indica un figlio dell’uomo proveniente dal mondo celeste. Un titolo che dice il vero potere della vita contro quello della morte (Dn 7,13ss.)

Gli altri titoli (Messia, Figlio di Dio) gli verranno attribuiti soltanto dopo l’esperienza della pasqua. 

Lui è talmente appassionato dell’uomo da soffrire le resistenze dei “grandi”, non indietreggiando di un millimetro, anzi avanzando nel progetto di fedeltà e amore del Padre. Più si avvicina alla sua passione e morte più cresce il suo amore universale per gli uomini (14,22-25). E’ l’offerta totale di sé che porterà il Padre a resuscitarlo in modo pieno (3 giorni). 

Pietro è spaventato di questo; come mai passare da un cammino di potere, di folle che seguono, di gente che lo cerca ad uno di sofferenza, solitudine e di morte? 

Se prima era Gesù a sgridare quanti rivelavano la sua identità adesso che è stata resa pubblica è Pietro che lo sgrida perché quella strada è davvero troppo…il cuore non è ancora pronto, è ancora troppo concentrato su di sé!

Ma a sgridare è ancora Gesù che invia in missione (Vai) il più fragile della compagnia, figuriamoci gli altri! Dio non sceglie i migliori, i numeri uno, quelli che possono garantire l’efficienza e i risultati sicuri, ma coloro che sono deboli (1Cor 1,27-31) perché in Lui possano trovare la forza (Fil 4,13). La Missione funziona solo se ci si mette dietro e non davanti. Chi è dietro segue, chi è davanti conduce…e il più grande bersaglio mancato nella nostra vita è proprio quello di metterci davanti, di essere noi i protagonisti assoluti, di essere concentrati solo ed esclusivamente su noi stessi, ignorando i fratelli e quindi Dio. Fu così anche per il primo uomo che incarna un po’ la pretesa universale di bastare a sé stessi (Gn 3)

DIETRO allora, altrimenti continuiamo a pensare secondo la mentalità degli uomini e non quella di Dio (Is 55,8): a scegliere il potere invece della debolezza, il possesso invece della condivisione, l’orgoglio invece dell’umiltà.


 

vs 34-38: il FIGLIO DELL’UOMO, perdere la vita per trovarla davvero!


 

Siamo al cuore di tutto il Vangelo. Ritorna in campo la folla e Gesù estende l’invito a tutti di venire DIETRO lui. Ma è sempre una proposta (se vuoi) e non un imposizione! Il Vangelo è l’invito appassionato al banchetto della vita, non una forzatura, mai una subdola opera di convincimento. Chi è davvero stato amato e liberato rispetta la libertà e i tempi dell’altro. 

Ma se davvero vuoi allora prepara la salita:

 

  • RINNEGA TE STESSO: non sei tu che ti metti al centro di tutto (soggettivismo), ma è Dio che lo fa se ti abbandoni a Lui…(il primato della persona)

  • PRENDI LA TUA CROCE: la croce di Gesù è il prezzo da pagare per amare i fratelli e sovvertire il sistema, l’unica sofferenza che Dio accetta perché è conseguenza della lotta contro ogni sofferenza e ingiustizia.

  • SEGUI ME: mettiti dietro sui passi di Gesù e ti troverai a camminare tra gli impoveriti della terra per essere Buona Notizia del Regno, la liberazione che aspettano perché Vangelo vuol dire rialzare la testa, vivere da protagonisti una vita degna perché Dio si fida di te, punta tutto, crede in te.

 


Un programma niente male per chi non vuol rischiare, starsene tranquillo e vivere comodo senza troppe sorprese…occhio! Il rischio più grande è proprio quello di restare senza sogni e di esserci accomodati a tal punto da perdere il sale della vita, ciò che dà sapore, senso, entusiasmo di vivere, lottare e soffrire per un mondo altro, più giusto ed umano.

Chi la vita se la tiene stretta e continua ad essere concentrato su di sé guardandosi l’ombelico è finito! L’unico segreto per la felicità, la porta stretta della vita piena è perdere tutto per Gesù di Nazaret e per il Vangelo. Perdere il possesso, il potere, il successo per aprirsi alla sorpresa di essere dono per l’umanità…dono universale e totale di sé…essere EUCARESTIA, pane spezzato e vino versato per i fratelli e sorelle.

 


Per Camminare:

 

Per me chi è Gesù di Nazaret?

Per seguirlo sono disposto a perdere? Fino a che punto?

Adesso sono al bivio: continuo a seguire uno che va verso la croce o preferisco lasciare per un’altra strada più tranquilla?

Cosa scelgo ora nella mia vita?

Come posso vivere questa Quaresima dietro Lui?


        

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