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Lazzaro, esci fuori!

OrmeGiovani scritto da padre Diego Dalle Carbonare, missionario in Sudan, ispirato dal capitolo 11 del Vangelo di Giovanni e pubblicato sul numero di Aprile 2020 di Nigrizia.

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La resurrezione è nuova creazione, essere nuovamente chiamati per nome  
Il capitolo 11 di Giovanni ci racconta la resurrezione di Lazzaro. Per i pignoli, si tratta di “resuscitazione” e non resurrezione, perché poi Lazzaro è morto di nuovo. Per chi legge la Parola, invece, sono le prove generali dell’ottavo giorno.
Vorrei qui sottolineare due frasi tanto brevi quanto spesso tralasciate.  

Andiamo anche noi a morire con lui!
Viene detto a Gesù che il suo amico è malato. Lui aspetta due giorni. E il terzo giorno propone ai discepoli di andare. Questi rispondono che forse non è il momento giusto, visto che Betania è alle porte di Gerusalemme e proprio lì lo avevano appena preso a sassate (Gv 10,31). Gesù non se ne cura, lui parla di Lazzaro e dice che è morto. È un dialogo fra sordi.
Fra i discepoli preoccupati per la pelle di Gesù (e la propria), e Gesù che si dà premura per il sonno di Lazzaro, Tommaso, chiamato Didimo, il discepolo un po’ tonto (per non usare un’altra parola) se ne esce con un double entendre (doppio senso) che non ha pari in tutto il nuovo testamento: “Andiamo anche noi a morire con lui!”. Con chi vuole morire Tommaso? Con Lazzaro, per nascere a vita nuova, o con il Maestro, preso a sassate? Giovanni non perde tempo a spiegarcelo.  

Probabilmente il cammino della Pasqua, per noi discepoli passa, per entrambe le morti. Se accettiamo di morire con colui che ci ha chiamato, se non abbiamo paura delle sassate dei farisei (eccezionale Gesù che in 10,32 fa dell’ironia con i suoi lapidatori!), allora Lui ci chiamerà per nome. Perché la resurrezione è nuova creazione, nuovo essere chiamati per nome. Così nel battesimo, che ci ha fatto passare per il Mar Rosso dalla vita di carne a quella del Regno, riceviamo il nome. La prima parola che Lazzaro sente nella sua nuova vita è il proprio nome: “Lazzaro, vieni fuori!”. Come Maria Magdalena nell’orto, la domenica di Pasqua, come Saulo sulla via di Damasco. La nuova vita comincia con il tuo nome.  

Il morto uscì.
Con queste parole strane Giovanni indica la resurrezione di Lazzaro. Fa fatica a crederci anche lui, nonostante sia testimone oculare del miracolo, e lo chiama ancora “morto”. Ma ci rivela che la resurrezione è uscita. Lo vedremo quando il Signore esce dalla tomba. Mentre scrivo queste righe, c’è una Italia – anzi un mondo intero – che aspetta di “uscire” dalla quarantena imposta per il coronavirus. Quanto è vero che l’uscita è la nascita a vita nuova. Quando papa Francesco parla della “Chiesa in uscita”, non sta promuovendo turismo religioso, ma sta chiamando ad un atto tanto radicale quanto sofferto come il triduo pasquale.
A rileggere questo versetto brevissimo sulla resurrezione e uscita di Lazzaro, si impone alla mente la parabola dei due gemelli. Molti l’hanno attribuita a diversi autori, ma credo la versione più verosimile sia quella del teologo Newman che la attribuisce ai padri del deserto.  

Nel ventre di una madre c’erano due bambini. Uno chiese all’altro: “Ci credi in una vita dopo il parto?”. L’altro rispose: “È chiaro. Deve esserci qualcosa dopo il parto. Forse noi siamo qui per prepararci per quello che verrà più tardi”.
“Sciocchezze, disse il primo. Non c’è vita dopo il parto. Che tipo di vita sarebbe quella?”. Il secondo disse: “Io non lo so, ma ci sarà più luce di qui. Forse noi potremo camminare con le nostre gambe e mangiare con le nostre bocche. Forse avremo altri sensi che non possiamo capire ora”.
Il primo replicò: “Questo è un assurdo. Camminare è impossibile. E mangiare con la bocca!? Ridicolo! Il cordone ombelicale ci fornisce nutrizione e tutto quello di cui abbiamo bisogno. Il cordone ombelicale è molto breve. La vita dopo il parto è fuori questione”.
Il secondo insistette: “Beh, io credo che ci sia qualcosa e forse diverso da quello che è qui. Forse la gente non avrà più bisogno di questo tubo fisico”. Ma il primo contestava: “Sciocchezze, e inoltre, se c’è davvero vita dopo il parto, allora, perché nessuno è mai tornato da lì? Il parto è la fine della vita e nel post-parto non c’è nient’altro che oscurità, silenzio e oblio. Il parto non ci porterà da nessuna parte”.
“Io non so, disse il secondo, ma sicuramente troveremo la mamma e lei si prenderà cura di noi”. Il primo replicò: “Mamma, tu credi davvero a mamma? Questo è ridicolo. Se la mamma c’è, allora, dov’è ora?”. Il secondo disse: “Lei è intorno a noi. Siamo circondati da lei. Noi siamo in lei. È per lei che viviamo. Senza di lei questo mondo non ci sarebbe e non potrebbe esistere”. Il primo concluse: “Io non posso vederla, quindi, è logico che lei non esista”. Anche il secondo concluse: “A volte, quando stiamo in silenzio, se mi concentro ad ascoltare veramente, sento la sua voce da lassù”.

Buona Pasqua, che sia una uscita, non solo dalle nostre case di mattoni, ma dal buio della nostra vita a misura nostra.    

La Pasqua è uscire dal buio della nostra vita a misura nostra.

 

P. Diego Delle Carbonare  

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Giovanni 11,1-53

Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato».
All'udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Quand'ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; 10 ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce». 11 Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s'è addormentato; ma io vado a svegliarlo». 12 Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s'è addormentato, guarirà». 13 Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. 14 Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto 15 e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!». 16 Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
17 Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. 18 Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia 19 e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. 20 Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. 21 Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! 22 Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». 23 Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». 24 Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell'ultimo giorno». 25 Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; 26 chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». 27 Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».
28 Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». 29 Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. 30 Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. 31 Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là». 32 Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». 33 Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: 34 «Dove l'avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». 35 Gesù scoppiò in pianto. 36 Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». 37 Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?».
38 Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. 39 Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». 40 Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». 41 Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. 42 Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». 43 E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». 44 Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
45 Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. 46 Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. 47 Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo compie molti segni. 48 Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione». 49 Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla 50 e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». 51 Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione 52 e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. 53 Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

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