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 Liberi per servire

 
 Veglia di preghiera GIM 1 
 Padova 14 febbraio 2015 
Canto
Guida: Introduzione 
RENDICI CAPACI DI SERVIRE 
 
Pregato da due solisti
 
O Dio nostro Creatore,
Tu hai cura paterna di tutti
e hai voluto che gli uomini 
formassero una sola famiglia
e si trattassero tra loro come fratelli,
e dividessero nella giustizia i beni della terra.
Oggi viviamo in

Liberi per servire

Veglia di preghiera GIM 1 Padova - 14 Febbraio 2015

 Liberi per servire

 

 Veglia di preghiera GIM 1 

 Padova 14 febbraio 2015 

Canto

Guida: Introduzione 

RENDICI CAPACI DI SERVIRE 

 

Pregato da due solisti

 

O Dio nostro Creatore,

Tu hai cura paterna di tutti

e hai voluto che gli uomini 

formassero una sola famiglia

e si trattassero tra loro come fratelli,

e dividessero nella giustizia i beni della terra.

Oggi viviamo in un mondo 

dove gli uomini dipendono

sempre più gli uni dagli altri.

Donaci la forza del Tuo Spirito

perché non ci chiudiamo in noi stessi,

ma sentiamo viva la responsabilità sociale

e la esercitiamo attivamente.

Rendici aperti e sensibili alle necessità altrui,

pronti a sacrificare qualcosa di nostro

per collaborare all'edificazione

di una società più giusta

nella quale l'uomo sia sempre più uomo.

L'amore per l'uomo di Cristo Tuo Figlio

sia l'esempio e la sorgente del nostro impegno.

Te lo chiediamo per Cristo nostro Signore.

Giovanni 13,1-17

Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine. Mentre cenavano, quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota, figlio di Simone, di tradirlo, Gesù sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell'acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo». Gli disse Simon Pietro: «Non mi laverai mai i piedi!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete mondi».
Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi. In verità, in verità vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica».

 

 

 

 

 

 

 

 Pausa di silenzio e riflessione personale 

Gesù ha vissuto tutta la sua vita come servizio, e l’ha anche insegnato ai suoi discepoli, e a tutti quelli che vogliono seguirlo, anche oggi.

Servire mette in moto tutte le capacità. I doni ricevuti da Dio per il bene dei fratelli.

Nel servizio possiamo crescere tutti. E’ come in una famiglia dove uno non considera solo il proprio “star bene” ma si sente fraternamente responsabile (= servo) del benessere e della felicità degli altri.

In una famiglia non esiste la beneficenza, ma si attua la condivisione fraterna per l’uguaglianza che consiste nel servire, affinché tutti abbiano pari opportunità e ciascuno possa realizzare la sua vita a seconda delle diverse situazioni e capacità. La prima a servire sempre ed in ogni momento in una famiglia è la mamma, di giorno e di notte, anche quando sta male.  Impariamo dalle donne e soprattutto dalle madri a servire in silenzio, ogni giorno, gratuitamente, senza aspettarci niente in cambio. Maria, la mamma di Gesù ed anche nostra ci è di esempio.

 

 

 

Canto: Servo per amore

Se dovessi scegliere una reliquia della tua Passione, prenderei proprio quel catino colmo d’acqua sporca. Girare il mondo con quel recipiente e ad ogni piede cingermi dell’asciugatoio e curvarmi giù in basso e non alzare mai la testa oltre il polpaccio per non distinguere i nemici dagli amici, e lavare i piedi del vagabondo, dell’ateo, del drogato, del carcerato, dell’omicida, di chi non mi saluta più, di quel compagno per cui non prego mai, in silenzio, finché tutti abbiano capito, nel mio, il tuo amore. Tu pendi dalla croce. Ti ci hanno inchiodato. I responsabili di tutto ciò sono qui, ai piedi della tua croce e tu dici: “Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”. Sei incomprensibile, Gesù. C’è ancora nella tua anima martoriata e terremotata dal dolore una zolla sulla quale possa fiorire questa parola? Sei proprio incomprensibile! Tu ami i tuoi nemici e li raccomandi al Padre tuo. Tu preghi per loro. Se non fosse una bestemmia direi che tu li discolpi con la più inverosimile delle scuse: “Non lo sanno”.

 Sì, invece, lo sanno! Sanno tutto! Ma hanno voluto ignorare tutto. E tu dici che non conoscono quello che fanno. Una cosa soltanto certamente non conoscono: il tuo amore per loro, perché quello lo può conoscere solo chi ti ama. Solo l’amore infatti, permette di comprendere il dono dell’amore.

 (K. Rahner)

 Pausa di silenzio 

 Canto

A servizio del DIALOGO e della PACE 

Testimonianza P. Paolo Dall’Oglio

Videoclip: DEIR MAR MUSA

Pausa di silenzio

 

LA CHIESA DEL GREMBIULE

 

 

 

Io sto implorando il Signore che per qualche anno faccia tacere tutti i teologi, tutti i comizianti, tutti coloro che amano parlare con i loro 'bla bla bla' e lasci scaricare dai sottosuoli della terra un ribollimento di prassi, specialmente sul piano della pace, che renda credibile il nome del Signore davanti a tutto il mondo. Don Francesco,il parroco di Bonaldo,diceva che la comunità cristiana deve essere come un trepiede, la parola di  Dio - la liturgia - la carità; ma questo non basta. Se sopra non c'è la pentola che bolle, il trepiede è inutile.

E noi molte volte abbiamo dei trepiedi d'ottone, di metallo anche placato, abbiamo tante parole, il lezionario, abbiamo tanta liturgia, abbiamo la carità, discorsi ne facciamo tantissimi: quello che ancora ci manca è il grembiule.

Io amo parlare della chiesa del grembiule che è l'unico paramento sacro che ci viene ricordato nel Vangelo. 'Gesù si alzò da tavola, depose le vesti si cinse un asciugatoio', un grembiule l'unico dei paramenti sacri. Nelle nostre sacrestie non c'è e quando uno viene ordinato sacerdote gli regalano tante altre belle cose, però il grembiule nessuno glielo manda.

E' il grembiule che ci dobbiamo mettere come chiesa, dobbiamo cingerci veramente il grembiule. Sapete che significa 'Si alzò da tavola?' Significa che se noi non partiamo da qui, dall'altare, da una vita di preghiera è inutile che andiamo a chiacchierare di pace. Chi ci crede ? Non siamo credibili, se non siamo credenti. E credere significa abbandonarsi a Cristo, non significa soltanto accettare le Sue parole, le Sue verità. Quindi, anche noi, se vogliamo parlare di pace e di carità dobbiamo alzarci da tavola; se no, saremmo dei bravi cristiani, saremmo anche delle persone capaci di dare tutto alla gente, ma la pace che noi daremmo non è quella che ci da il Signore. Ma 'si alzò da tavola' significa anche che non basta stare in chiesa, bisogna uscire fuori. Dalla messa alla domenica dovrebbe sprigionarsi una forza centrifuga così forte che noi siamo scaraventati fuori sulle strade del mondo per andare a portare Gesù Cristo. Sembra che quasi il Signore ci dica: 'Non bastano i vostri bei canti liturgici, i vostri abbracci di pace, i vostri amen, i vostri percuotimenti di petto: che aspettate ? Alzatevi da tavola; restate troppo tempo seduti. E' un cristianesimo troppo sedentario il vostro, troppo assopito, un tantino sonnolento'.

La pace parte da qui; se vogliamo parlare di pace, dobbiamo venire a sedere a questa tavola e poi alzarci senza rimanerci troppo, perché la chiesa è fatta per sbatterci fuori.

'Si alzò da tavola, depose le vesti' depose le vesti del linguaggio difficile. Dobbiamo spogliarci dei nostri paramenti, quelli che ci mettiamo addosso noi, il linguaggio difficile, le parole difficili, la mentalità difficile, dobbiamo diventare compagni di viaggio del mondo, della gente che sta fuori.

Noi come Chiesa siamo fatti per gli altri, per il mondo così come Gesù Cristo ' morì per noi uomini e per la nostra salvezza (...).

Amici miei, guardate che il Signore un giorno ci chiederà non solo se abbiamo voluto bene al mondo, ma anche se abbiamo voluto bene a questa terra, a questo cielo. 'Si alzò da tavola, depose le vesti e si cinse un asciugatoio': ecco la Chiesa del grembiule.

Chi vuole disegnare la Chiesa come il cuore di Gesù sente, la dovrebbe disegnare con l'asciugatoio ai fianchi.

Qualcuno potrebbe obiettare che è un'immagine troppo da serva, troppo banale, una fotografia da non presentare ai parenti quando vengono a prendere il tè in casa.

Ma la Chiesa del grembiule è la Chiesa che Gesù predilige perché Lui ha fatto così. Diventare servi del mondo, cadere a terra come ha fatto Gesù che è ruzzolato a terra come un cane che va a raspare e con l'asciugatoio ai fianchi si è messo a lavare i piedi alla gente, i piedi al mondo. Questa è la Chiesa.

Noi a chi laviamo i piedi ?  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Domande per la riflessione personale:

 · Qual è quello che mi ha colpito di più in questa veglia di preghiera?

 · Perché?

 · Di che cosa dovrei liberarmi per essere libero/a per servire?

 · Le sofferenze dei miei fratelli mi interpellano?

 · Cosa Dio potrebbe chiedermi per mettere a disposizione quello che sono e i tanti doni ricevuti?

 Pausa. 

 Condivisione. 

 Segno

 Padre nostro cantato

 

 O Signore,

 tu ci hai insegnato che l’amore più grande

  è dare la vita per i propri amici.

 Aiutaci a scoprire nel nostro impegno l’opportunità

 di incontrare non solo la sofferenza umana,

 ma di vivere l’amore.

 Apri i nostri occhi a riconoscere in ogni uomo

 il tuo volto e la tua presenza.

 Apri le nostre menti a valorizzare

 l’unicità di ogni persona, con la sua storia e cultura.

 Apri i nostri orecchi ad accogliere con gentilezza

 le voci che chiedono ascolto.

 Apri i nostri cuori ad offrire speranza dove c’è paura,

 solidarietà dove c’è solitudine,

 conforto dove c’è tristezza.

 Aiutaci, o Signore, a testimoniare il vangelo

 con un sorriso, una parola, un gesto di affetto.

 Donaci l’umiltà di riconoscere che noi

 non siamo la luce, ma strumenti della Tua luce,

 non siamo l’amore, ma espressioni del Tuo amore.

 Amen.

 

 

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