Una via Crucis con i Palestinesi OGGI
Traccia di preghiera per un ponte di comunione
traccia di preghiera per un ponte di comunione
in questa Giornata del 1 marzo 2010 con chi fa memoria della posa del Muro di apartheid che fa di Betlemme una prigione a cielo aperto.
«E
per poco che uno, da un terrazzo del Calvario,
si
metta a contemplare il panorama sottostante,
gli
è dato sentire non solo l’affanno dei malati,
il
pianto dei delusi, il gemito degli sfortunati
che
arrancano sui tornanti del Golgota.
Ma
gli toccherà vedere giù,
alle
pendici del colle,
croci
enormi che ondeggiano,
sospinte
da folle sterminate di oppressi ».
(don Tonino Bello)
Quella dei palestinesi, è oggi in Terra Santa una vera Via Crucis di sofferenze e umiliazioni, speranze e germi di resurrezione. Il nostro pregare con loro e per loro, mai come oggi è un camminare al loro fianco, sentendone il fiatone di chi minaccia di non farcela più e chi tende la mano perchè sia alleviata la fatica di ogni passo...
INVOCAZIONE
Lett.: Signore, tu hai messo sopra ogni legge la legge dell’amore verso ogni vivente. Infondi a tutte le donne e a tutti gli uomini di buona volontà l’audacia della franchezza di fronte all’ingiustizia. Dona alla tua Chiesa il coraggio di porsi a fianco dei sopraffatti dalla croce.
Tutti: Donaci il coraggio di obbedire in piedi.
LA PAROLA
Dal Vangelo secondo Giovanni (18,19-23)
Il
sommo sacerdote, dunque, interrogò Gesù riguardo ai
suoi discepoli e al suo insegnamento. Gesù gli rispose: «
Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella
sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e
non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me?
Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto
loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto ». Appena detto
questo, una delle guardie presenti diede uno schiaffo a
Gesù, dicendo: « Così rispondi al sommo sacerdote? ».
Gli
rispose Gesù: « Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male.
Ma se ho parlato bene, perché mi percuoti? ».
Sciogliere le catene inique
Un
processo celebrato di notte è illegale. Ma le autorità religiose
hanno già preparato e deciso tutto. La condanna
di un giusto è stata decisa prima del processo. E
spesso profeti e testimoni scomodi vengono condannati proprio
da coloro che dovrebbero difendere la verità. Gesù,
come tutti gli agnelli innocenti di ogni latitudine, rinuncia
puntualmente alla violenza, affrontando con
la forza della mitezza la sua condanna. Tace
Gesù. Non aprono bocca i testimoni che invece dovrebbero
gridare la superiorità della verità sul sopruso. Poi
in un’efficacissima battuta Gesù fa scuola ai suoi e
scrive il capitolo decisivo del manuale del nonviolento. Sconcertante
affermazione del debole sull’arroganza armata
del forte: il maestro delle beatitudini getta un ponte
di dialogo apparentemente impossibile tra vittima e
carnefice.
Da
quel giorno in poi, diranno questa o simili frasi i giusti
da eliminare; Quante donne e uomini che
abitano oggi la terra del santo, incarnano la nonviolenza del
Maestro e dei miti della storia! e
poi mani alzate, corpi distesi, fantasiose provocazioni
di tecniche nonviolente, ancora tutte da
valorizzare nei conflitti che insanguinano il pianeta.
La Via crucis del primo marzo
«
In corteo non si va da soli », diceva don Tonino Bello.
È
tempo che ognuno di noi compia un passo verso la croce
degli altri, non certo per sentire più leggero il proprio fardello
di smarrimento, dolore e fatica, ma per rendere
condivisa la sofferenza.
E
sarà più lieve l’andare, come lievi sembrano i passi dei
palestinesi che partecipano alla Via crucis betlemita, voluta
dal « piccolo gregge » di Terra Santa per ricordare che
la croce del muro, la croce dell’ennesima ingiustizia
subita, è iniziata sei anni fa, proprio il primo
marzo, quando i primi blocchi di cemento sono stati
innalzati a Betlemme.
UN CORTEO ORANTE ATTRAVERSA BETLEMME...
E NOI QUI, LONTANI SOLO PER LA DISTANZA CHILOMETRICA,
LI SENTIAMO PIU' VICINI CHE MAI...
Lungo queste strade deserte si continua a pregare e a invocare il Dio della pace con quella « buona ostinazione» che fa bagnare di lacrime i volti delle suore di Betlemme, che per prime in questa giornata hanno creduto. E che riscattano così, almeno un poco, questa nostra Chiesa silente.
PREGHIERA
Rit. Scuotici dal nostro torpore complice.
Tu
che hai accettato di essere legato mentre dicevi la
verità,
tu che hai lasciato che fermassero il tuo andare
di
uomo libero, per somma coerenza d’amore, …
Rit. Scuotici dal nostro torpore complice.
Tu
che hai parlato al mondo apertamente, che ci hai
insegnato
ha dire sì, sì e no, no di fronte ai tentennamenti
del
nostro agire, …
Rit. Scuotici dal nostro torpore complice.
Tu
che ti sei lasciato schiaffeggiare non certo per codardia,
ma
per rimanere al tuo posto in corteo, a fianco
di
tutti gli oppressi di ieri e di oggi, …
Rit. Scuotici dal nostro torpore complice.
Che male ha fatto?
La testimonianza di Jad.
Che
male ha fatto un popolo intero per veder ridotta in pezzi
quella terra natale che si ostina a chiamare Palestina, quella
terra che il mondo chiama in tanti modi diversi, pur di
negare qualsiasi forma di identità a milioni di persone? Sembra
chiederselo Jad, direttore del centro Arij di Betlemme, che
si occupa di monitorare le costanti violazioni compiute
dallo Stato d’Israele in terra di Palestina.
«Tutti
parlano del processo di pace, ma non della pace. È
una pace in pezzi, quella che ci è stata proposta da Oslo
in poi. E noi palestinesi godiamo di sempre meno autonomia.
Nel futuro Stato palestinese Israele ha continuato imperterrito
a costruire colonie illegali. Oggi sono duecento
gli insediamenti in Cisgiordania e i coloni sono cinquecentotrentamila. Israele cerca di rendere israeliana
la Cisgiordania, è questa la verità. Vogliono farci
vivere nelle riserve, per indurre il transfer».
Jad:
quando la nonviolenza attiva passa attraverso le mappe,
la ricognizione minuziosa degli abusi, degli sventramenti
perpetrati a case, terre e soprattutto vite.
PREGHIERA
Rit. Dal silenzio iniquo, salvaci Signore.
Signore
dei condannati senza giusta causa, tu che hai
pianto
con tuo Figlio le lacrime dell’umiliazione attonita,
dacci
il coraggio di procurarci antenne capaci di
captare
il grido dei senza voce.
Rit. Dal silenzio iniquo, salvaci Signore.
Signore
dei torturati, aiutaci a schiudere le nostre
labbra
nel grido di dolore che unisce tutte le persone
che
anche oggi in Israele, in Palestina e nel mondo, provano
sulla
nuda pelle coercizioni, percosse, sevizie.
Rit. Dal silenzio iniquo, salvaci Signore.
Signore
della croce, ricordaci ogni giorno che cosa
significa
davvero rimanervi inchiodati. Aiutaci a sconvolgerci
davanti
a questo strumento di tortura, invece
di
appenderlo al collo con compiaciuto intimismo.
Rit. Dal silenzio iniquo, salvaci Signore.