Il sogno interrotto
Monologo di Giorgio Gaber
IL SOGNO INTERROTTO
Il sogno rappresenta un uomo su una barca. Di fronte, dietro, ai lati c’è il mare. Non era un mare agitato, c’era qualche onda, ma la barca reggeva bene. L’uomo era sereno, tranquillo fino a quando avviene un fatto: all’orizzonte comincia a vedere un punto, all’inizio sembra immobile, forse uno scoglio, poi si accorge che si muove. Pensa che potrebbe essere un grosso pesce, ma man mano che si avvicina capisce che è un uomo. Una persona. Vede che si sta avvicinando, pensa che potrebbe aver bisogno di lui, nota che sta annaspando, sta per affogare, è in grossa difficoltà. Pensa “devo aiutarlo, sono sempre stato solidale, ho sempre creduto all’altro”. Pausa.
Riprendono i pensieri: “però, potrebbero esserci delle complicazioni, forse la barca non ce la farà, si potrebbe ribaltare, non c’è spazio per tutti e due, farò molta più fatica a remare per due”. Mentre nella sua mente si accavallano questi pensieri, l’uomo in mare si avvicina alla barca. Lui si sta ancora arrovellando e si sta chiedendo: “Gli tendo il remo per farlo salire? Lo aiuto? Io, che persona sono veramente?” A quel punto, il sogno s’interrompe, lui si sveglia senza riuscire a conoscere se stesso, a capire chi fosse veramente. Quel sogno si ripeteva senza mai arrivare alla fine. Finché una notte si ritrova in quel preciso momento. Con una differenza. Lui non è più sulla barca, ma sta nuotando in mezzo al mare, è in difficoltà, annaspa. Vede un uomo su una barca e pensa: “è la mia salvezza, è fatta. L’altro mi aiuterà, certamente sono salvo”. Con le ultime forze che ha in corpo nuota verso la barca, ma quel remo teso inevitabilmente lo abbatte e lo fa affogare.
Al risveglio l’uomo ha avuto la sua risposta. L’altro siamo noi, siamo sempre anche noi.
G. Gaber