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MONSIGNOR OSCAR ARNULFO ROMERO

PASTORE DI UN POPOLO OPPRESSO


 

 

DATI BIOGRAFICIFoto di Romero

Oscar Arnulfo Romero, nasce il 15 marzo del 1917 a Ciudad Barrios di El Salvador, da una famiglia modesta. Appena terminati gli studi, decide di seguire la sua chiamata vocazionale al sacerdozio dedicandosi con passione all’attività pastorale come parroco, in seguito come direttore del seminario interdiocesano di San Salvador, poi come segretario della Conferenza Episcopale dell’America Centrale e di Panama.

Nel 1977, viene ordinato arcivescovo di El Salvador, in un momento di profonde contraddizioni ideologiche tra Chiesa e Governo, che si trovano coinvolti nelle continue lotte per la spartizione della terra nelle mani dei grandi proprietari terrieri. Il divario tra ricchi e poveri diventa sempre più evidente, mentre la drammaticità degli atti di violenza esercitati dai militari, toglie ai contadini e ai poveri qualsiasi speranza di sopravvivenza.

L’incontro e la morte del gesuita e suo amico Rutilio Grande fa intraprendere a questo uomo di Dio un nuovo percorso di conversione dal conservatorismo ecclesiastico in cui si era formato, a ‘cuore’ pulsante del suo popolo. La sua conversione è infatti una “conversione ai poveri”, che gli fa dimenticare le molte paure che aveva per se stesso e per la Chiesa.

Da questo momento in poi tutte le sue omelie e i suoi discorsi saranno orientati alla denuncia della lotta armata, della violenza, della repressione e alla difesa dei diritti umani.

Divenuto ormai bersaglio del regime dittatoriale del paese, il 24 marzo del 1980, Oscar Arnulfo Romero mentre celebrava la messa, viene ucciso da un sicario con un colpo di fucile al cuore che gli toglie la vita.

 

 

LA SUA TESTIMONIANZA

 

 

Romero, non è stato semplicemente un vescovo. Il suo compito non è stato solo quello di guidare le anime della sua arcidiocesi, ma di tracciare una strada di speranza, un percorso di rivendicazione dei diritti dei poveri, in nome dell’uguaglianza per tutti gli uomini, in terra e in cielo. Perché la speranza della vita eterna, si costruisce nella vita di tutti i giorni, nella condivisione collettiva delle sofferenze, nella distribuzione e nel dono di ciò che si possiede, con chi non ha nulla da mangiare, da vestire, da portare a casa.

L’immediatezza del suo messaggio vive in questo bisogno di Giustizia, che richiama alla responsabilità attiva tutti gli uomini del mondo, affinché gratuitamente donino, quello che gratuitamente hanno ricevuto. Egli stesso della ricchezza ricevuta da Cristo, ne ha fatto uno strumento attivo d’aiuto e di sostegno ai poveri. Uno strumento d’incoraggiamento per i più spaventati, per i disorientati da false ideologie e per i violenti perché comprendessero quanto fossero strumentalizzati dal potere dei ricchi e perché all’uso delle armi sostituissero come segno della loro conversione l’abbraccio ai loro fratelli oppressi e martirizzati.

 

IL SUO MESSAGGIO PER NOI
 

Il suo messaggio oggi è forte più che mai, ci riavvicina alla nostra fede assopita e assuefatta ai problemi e alle ingiustizie del mondo che ogni giorno siamo costretti ad ascoltare dalla tv, dalla radio, dai giornali e alle quali, ormai non facciamo più neanche caso. Le parole di Romero, fortemente gridate in quelle assemblee eucaristiche stracolme di gente, di poveri, di disperati, di perseguitati, di gente che nell’unica sua parola proclamata come voce di Cristo, poteva intravedere una luce, una speranza…; risuonano anche per noi oggi, come la voce del coraggio, la voce di un profeta che vuole farci prendere coscienza delle grandi possibilità e degli strumenti che Dio ci ha fornito per proclamare la sua Giustizia, perché la vita di ogni cristiano non può essere considerata vita, se non si fa attenta alla realtà dei più bisognosi. Romero è il nostro profeta moderno, un profeta che ci continua a parlare, che sa cullare la disperazione del povero e scrollare l’egoismo del ricco. Anche noi siamo chiamati in causa; noi che nella nostra vita teniamo il conto di quello che ancora ci manca, senza pensare che nel mondo milioni di persone sono costrette ogni giorno, a fare il conto di quel poco che hanno. La vita spezzata di questo padre della fede è un simbolo che oggi ci induce a non chiudere gli occhi su quello che abbiamo e su ciò che possiamo fare perché la Giustizia non rimanga solo un ideale impossibile da perseguire. La giustizia va ricercata prima di tutto nel cuore d’ogni uomo e proclamata a gran voce perché sia una conquista e un diritto di tutti.

 

 

"Uno non deve mai amarsi al punto da evitare ogni possibile rischio di morte che la storia gli pone davanti. Chi cerca in tutti i modi di evitare un simile pericolo, ha già perso la propria vita".

 

 

 

VEGLIA DI PREGHIERA PER LA PACE RICORDANDO
Mons. OSCAR ROMERO
a 25 anni dalla sua morte


Canone: Di notte 


Le ultime parole di mons. Oscar Arnulfo Romero


“In questo calice

il vino diventa sangue

che è stato il prezzo della salvezza.

Possa questo sacrificio di Cristo

Darci il coraggio

Di offrire il nostro sangue

Per la giustizia e la pace del nostro popolo.

Questo momento di preghiera

ci trova saldamente uniti

nella fede e nella speranza…”


Preghiera all’offertorio della messa.

Poi un colpo di fucile:

erano le 18:25 del 24 marzo 1980.




1. La spiritualità della povertà



Canone: Veni Sancte Spiritus


La Parola Matteo 5,1-11 “Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati gli afflitti,
perché saranno consolati.
Beati i miti,

perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi”.

Dalle Omelie di monsignor Romero La grande dignità del nostro popolo merita di non tergiversare sulla sua sofferenza, sulla sua oppressione, ma che si canalizzi in una vera spiritualità della povertà, come ricordammo domenica scorsa: che la povertà è una denuncia delle ingiustizie del paese ma è anche una spiritualità dei poveri. La povertà significa anche un impegno, l’impegno stesso di Cristo, che essendo ricco si impegna a vivere con i poveri per salvarli proprio con la Sua povertà. Lodo qui lo sforzo di tutti quei cristiani che vivono questo impegno donandosi al sacrificio della povertà. La vera povertà evangelica è una povertà che prende coscienza di sé; è una povertà che accetta la croce e il sacrificio non per conformismo, ché non è questa la volontà di Dio, ma perché fa della propria povertà una coscienza, un impegno,una spiritualità, una disponibilità al Signore, per cui chi la vive è il migliore liberatore del popolo. Nella misura in cui la loro povertà si traduce in spiritualità, nella stessa misura sono liberatori del nostro popolo”.


Invocazioni
  • 24 bambini ogni minuto muoiono per fame, Perdonaci Signore
  • 1 miliardo e 350 milioni persone sopravvivono con meno di 1 euro al giorno, Perdonaci Signore
  • Un solo uomo possiede tanta ricchezza quanta quella di cinquanta milioni di persone, Perdonaci Signore


Canone: La tenebre 


Testimonianza di Sara Cravero Volontaria Internazionale FOCSIV

Il giorno in cui sono partita per Addis Abeba non sapevo che cosa avrei trovato, avevo in tasca tante domande, portavo con me immagini sfocate, pantaloni invernali e scarpe pulite.

A tre mesi di distanza porto vestiti di cotone ed anfibi impolverati, e le immagini della mente acquistano colori vivi, pennellati di fresco da volti che hanno un nome, una storia, una vita…E’ un viaggio nell’uomo e con l’uomo, …l’uomo “altro”, quello che è diverso da noi. Passo dopo passo riscopro lo stupore nelle cose semplici, la pazienza dell’attesa, l’importanza dell’ascolto, l’innocenza di un sorriso e la solidarietà in un abbraccio.

Passo dopo passo mi spoglio delle comodità per vestirmi di essenza, ricostruisco la dimensione dei bisogni e seguo le orme di un cammino che porta il nome della solidarietà tra i popoli e della crescita insieme per una storia migliore.


2. L’impegno politico


Canone: Veni Sancte Spiritus


La Parola Matteo 5,12-16
Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

Dalle omelie di monsignor Romero “Fare la rivoluzione non è uccidere, non è gridare slogans; fare la rivoluzione è lavorare a progetti politici che strutturano meglio un popolo giusto, di fratelli. Oggi c’è bisogno del cristiano attivo, critico, che non accetta le condizioni senza analizzarle internamente e profondamente. Vogliamo uomini che sappiano dire di sì alla giustizia, no all’ingiustizia e sappiano usare il bene prezioso della vita. Lo sappiano valorizzare in qualsiasi situazione. Tutte le storie debbono camminare in questo senso: generare degli uomini che, dopo aver portato la croce sulle spalle, risuscitino alla libertà, che già si deve assaporare su questa terra”.

Per questo uno dei segni del tempo attuale è il diritto di ciascun uomo a partecipare alla costruzione del bene comune. Ciascun uomo può apportare del bene ottenendo fiducia. Non è allontanando quello che non mi conviene, che si arricchisce il bene della mia patria. E’ cercando di conquistare tutto il buono che c’è in ciascun uomo, con una forza che non è una forza fisica, ma una forza morale che attrae tutti gli uomini, soprattutto i giovani inquieti, perché ciascuno apporti la propria interiorità, la propria responsabilità, il proprio modo di essere, elevando questa bellissima piramide che si chiama bene comune.


Invocazioni
  • Nel mondo continua ad aumentare la spesa per le armi e a diminuire quella per l’aiuto allo sviluppo dei paesi poveri, Perdonaci Signore
  • Nel mondo sono ancora 120 milioni i bambini che non vanno a scuola, Perdonaci Signore
  • Il 93% delle persone affette da AIDS non ha accesso ai farmaci di cui necessita per curarsi, Perdonaci Signore


Canone: Il Signore è la mia forza


Testimonianza di Vittorio Bachelet, Ex Presidente ACI

La stagione dei congressi dei partiti è attesa con ansia mista a indifferenza da molti italiani. Si ha insieme l’impressione che si tratti di assise d’importanza decisiva in un momento delicatissimo per non dire drammatico della nostra storia, e, contemporaneamente, di incontri rituali incapaci ormai di esprimere le attese di fondo degli stessi iscritti e simpatizzanti ed elettori per celebrare solo duelli di potere e combinazioni di vertice.

Eppure non c’è democrazia, non c’è vitalità politica, se le forze politiche non sanno farsi interpreti delle attese, delle speranze e delle angosce dei cittadini, se non sanno proporre linee capaci non di subire, ma di guidare lo sviluppo del paese e le trasformazioni necessarie per rendere l’ordinamento della società adeguato ai mutamenti che hanno profondamente modificato la sua composizione, la sua cultura, il suo assetto territoriale e sociale, la sua mentalità, il suo costume.

In particolare quanti ispirano ai valori cristiani la loro milizia politica sanno bene che è questa la loro forza vera e più grande cui non possono rinunciare, quell’amore oggi capace di dare una speranza agli uomini liberi e forti, e forse più largamente di quanto non si pensi, anche alle nuove generazioni in cerca di valori per cui vale la pena di vivere e operare. Perché si può dover legittimamente pensare «che il futuro dell’umanità sia riposto nelle mani di coloro che sono capaci di trasmettere alle generazioni di domani ragioni di vita e di speranza» (Gaudium et spes 31).


3. Testimoni di speranza


Canone: Veni Sancte Spiritus 


La Parola: Giovanni 15,9-17 “Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.

Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri”.

Dalle omelie di monsignor Romero “C’è un segno preziosissimo che non dobbiamo perdere di vista ed è l’ambiente nel quale Giovanni colloca il racconto del primo miracolo di Gesù Cristo. Ambiente matrimoniale, ambiente di nozze. Ciò dimostra che la felicità è la gloria di Dio. Dio vuole che gli uomini godano la felicità della terra, la gioia di vivere, la felicità di amare, di condividere, di far festa. Dio non è un Dio triste, Dio è un Dio di festa, Dio banchetto, Dio gioia e nel cuore dell’uomo che ha fede non attecchisce il pessimismo. Ogni Epifania è un invito alla gioia. Qualcuno dirà che è un sarcasmo, quando in Salvador c’è tanta afflizione, tanta paura, tanto incubo, un invito alla gioia. Ma io credo che nessun tema sia tanto opportuno per la nostra patria e per i salvadoregni del tema liturgico di questa mattina, tema di gioia, di ottimismo. Intitoleremo la nostra riflessione di questa mattina così: Cristo manifesta la Sua gloria nella felicità degli uomini. Quanto più un uomo è felice, tanto più si manifesta in lui la gloria di Cristo. Quanto più un popolo si incammina per le vie della pace, della giustizia, della fraternità, dell’amore, tanto più Cristo è glorificato. Cristo è nella storia e la storia lo riflette come gioia dei popoli, come fiducia degli uomini. Questo è lo spirito della domenica, questo è il giorno del Signore, giorno di letizia, di allegria, non però egoista, ma condivisa con quelli che non hanno nulla. Condividere ciò che abbiamo per sentirci più felici”.

Invocazioni


  • Negli ultimi 30 anni sono stati 14mila i volontari inviati nel mondo, Resta con noi Signore
  • Oggi sono 40mila i giovani che decidono di dedicare un anno della loro vita al servizio civile, Resta con noi Signore
  • Dal 1972 ad oggi in Italia più di 650mila giovani hanno detto il loro no alla guerra e scelto l’obiezione di coscienza, Resta con noi Signore


Canone: Ubi caritas


Testimonianza di Annalena Tonelli

Rendo grazie ai miei nomadi del deserto che me l’ hanno insegnato. Poi la vita mi ha insegnato che la mia fede senza l’amore è inutile, che la mia religione cristiana non ha tanti e poi tanti comandamenti ma ne ha uno solo, che non serve costruire cattedrali o moschee, né cerimonie, né pellegrinaggi…che quell’Eucaristia che scandalizza gli atei e le altre fedi racchiude un messaggio rivoluzionario: ”Questo è il mio corpo fatto pane perché anche tu ti faccia pane sulla mensa degli uomini, perché se tu non ti fai pane, non mangi un pane che ti salva, mangi la tua condanna”.

L’Eucaristia ci dice che la nostra religione è inutile senza il sacramento della misericordia, che è nella misericordia che il cielo incontra la terra.

Se non amo, Dio muore sulla terra, che Dio sia Dio io ne sono causa (dice Silesio), se non amo Dio rimane senza epifania, perché siamo noi il segno visibile della Sua presenza e lo rendiamo vivo,

in questo inferno di mondo dove pare Lui non ci sia, e lo rendiamo vivo ogni volta che ci fermiamo presso un uomo ferito. Alla fine, io sono veramente capace solo di lavare i piedi in tutti i sensi ai derelitti, a quelli che nessuno ama, a quelli che misteriosamente non hanno nulla di attraente in nessun senso agli occhi di nessuno.

Luigi Pintor, un cosiddetto ateo, scrisse un giorno che non c’è in un’intera vita cosa più importante che chinarsi perché un altro, cingendoti il collo possa rialzarsi. Così è per me. È nell’inginocchiarmi perché stringendomi il collo loro possano rialzarsi e riprendere il cammino o addirittura camminare dove mai avevano camminato che io trovo pace, carica fortissima, certezza che tutto è grazia.

Vorrei aggiungere che i piccoli, i senza voce, quelli che non contano nulla agli occhi del mondo, ma tanto agli occhi di Dio, i suoi prediletti, hanno bisogno di noi, e noi dobbiamo essere con loro e per loro e non importa nulla se la nostra azione è come una goccia d’acqua nell’oceano. Gesù Cristo non ha mai parlato di risultati. Lui ha parlato solo di amarci, di lavarci i piedi gli uni gli altri, di perdonarci sempre(…)

I poveri ci attendono. I modi del servizio sono infiniti e lasciati all’immaginazione di ciascuno di noi. Non aspettiamo di essere istruiti nel tempo del servizio. Inventiamo(…) e vivremo nuovi cieli e nuova terra ogni giorno della nostra vita.


  • Padre nostro



Preghiera finale


Noi t’invochiamo, vescovo dei poveri, intrepido assertore della giustizia, martire della pace: ottienici dal Signore il dono di mettere la sua Parola al primo posto e aiutaci a intuirne la radicalità e a sostenerne la potenza, anche quando essa ci trascende.

Liberaci dalla tentazione di decurtarla per paura dei potenti, di addomesticarla per riguardo di chi comanda, di svilirla per timore che ci coinvolga.

Non permettere che sulle nostre labbra la Parola di Dio si inquini con i detriti delle ideologie. Ma dacci una mano perché possiamo coraggiosamente incarnarla nella cronaca, nella piccola cronaca personale e comunitaria, e produca così storia di salvezza.

Aiutaci a comprendere che i poveri sono il luogo teologico dove Dio si manifesta e il roveto ardente e in consumabile da cui egli ci parla.


Prega, vescovo Romero, perché la Chiesa di Cristo, per amore loro, non taccia. Implora lo Spirito perché le rovesci addosso tanta paresia da farle deporre, finalmente, le sottigliezze del linguaggio misurato e farle dire a viso aperto che la corsa alle armi è immorale, che la produzione e il commercio degli strumenti di morte sono un crimine, che gli scudi spaziali sono oltraggio alla miseria dei popoli sterminati dalla fame, che la crescente militarizzazione del territorio è il distorcimento più barbaro della vocazione naturale dell’ambiente.


Prega, vescovo Romero, perché Pietro che ti ha voluto bene e che due mesi prima della tua morte ti ha incoraggiato ad andare avanti, passi per tutti i luoghi della terra pellegrino di pace e continui audacemente a confermare i fratelli nella fede, nella speranza, nella carità e nella difesa dei diritti umani la dove essi vengono calpestati.


Prega, vescovo Romero, perché tutti i vescovi della terra si facciano banditori della giustizia e operatori di pace, e assumano la nonviolenza come criterio ermeneutica del loro impegno pastorale, ben sapendo che la sicurezza carnale e la prudenza dello spirito non sono grandezze commensurabili tra loro.


Prega, vescovo Romero, per tutti i popoli del terzo e del quarto mondo oppressi dal debito. Facilita, con la tua implorazione presso Dio, la remissione di questi disumani fardelli di schiavitù. Intenerisci il cuore dei faraoni. Accelera i tempi in cui un nuovo ordine economico internazionale liberi il mondo da tutti gli aspiranti al ruolo di Dio. E infine, vescovo Romero, prega per noi qui presenti, perché il Signore ci dia il privilegio di farci prossimo, come te, per tutti coloro che faticano a vivere. E se la sofferenza per il Regno ci lacererà le carni, fa che le stigmate, lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, siano feritoie attraverso le quali possiamo scorgere fin d’ora cieli nuovi e terre nuove.


Canone: Dona la pace 

 

 

 

Riferimenti ad Oscar Arnulfo Romero disponibili nel sito Giovaniemissione.it:

Mons. Oscar Romero

Discepolato di Romero

 La strada di Romero

La Pasqua di Romero

25 anni dal suo assassinio



di: Luca

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