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2 GIM Padova: Carta bianca a Dio

novembre 2003

 

Carta bianca a Dio

 

Veglia 2°GIM Padova

Novembre 2003

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Catechesi Teologia della Missione Sfide per Crescere

Anche la fede (che pensai bastasse)

È un pozzo a dismisura della sete.

Guardo il suo fondo tremulo, ne invoco

La salita alle labbra

Del desiderio. Invano.

Non è la sete a far salire l’acqua

Ma l'amore della sete a far discendere

Sino al cuore del fondo

 

 

Canto Iniziale  

Preghiera

Figlio mio,

che sei su questa terra,

preoccupato, triste e tentato,

ti chiamo per nome,

ti conosco e ti amo. 

Non avere paura,

non sarai mai solo,

ti sarò sempre accanto,

insieme spargeremo il seme della vita

che ti dono in eredità. 

Desidero solo che tu faccia

la mia volontà.

Non preoccuparti:

ti darò cibo per ogni giorno

Da dividere col tuo prossimo

 più povero, in solidarietà.

Sappi che ti perdono ogni peccato

Anche prima che tu pecchi;

ti chiedo solo di perdonare

tutti quelli che ti offendono.

Per non soccombere alla tentazione

afferra la mia mano

con forza e fiducia.

Ti libererò dal male,

figlio mio ,

a me tanto caro.  

 

In ascolto della Parola           

Acclamazione al Vangelo( Gv, 4, 4-26)

4 Doveva perciò attraversare la Samaria. 5 Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata Sicàr, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6 qui c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7 Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». 8 I suoi discepoli infatti erano andati in città a far provvista di cibi. 9 Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i Samaritani. 10 Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11 Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest'acqua viva? 12 Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo gregge?». 13 Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14 ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». 15 «Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua, perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16 Le disse: «Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». 17 Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai detto bene "non ho marito"; 18 infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19 Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta. 20 I nostri padri hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22 Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23 Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. 24 Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità». 25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». 26 Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».  

Breve spazio di silenzio  

 

Una testimonianza

Il giorno dopo mio padre si lamentò che gli avevano preso la sua razione di pane.

-Mentre dormivi?

-No, non dormivo. Si sono gettati su di me e me l’'hanno strappato… Ancora una volta… non ne posso più, figliolo… Un po’ d’acqua…

Sapevo che non doveva bere, ma mi implorò così a lungo che cedetti. L’acqua era per lui come il peggior veleno, ma cosa potevo fare ancora per lui? Con l’acqua, senza l’acqua, sarebbe comunque finita presto…

-Tu almeno abbi pietà di me…

Aver pietà di lui! Io, il suo unico figlio!

Così passò una settimana.

-E’ tuo padre, quello lì ?- mi domandò il responsabile del blocco.

-Sì.

-EÂ’ molto malato.

-Il dottore non vuole fargli nulla.

Mi guardò negli occhi:

-Il dottore non gli può far nulla. E neanche tu.

Appoggiò la sua grande mano pelosa sulla mia spalla e aggiunse:

-Ascoltami bene, piccolo; non dimenticare che sei in un campo di concentramento. Qui ognuno deve lottare per se stesso e non pensare agli altri. Neanche al proprio padre. Qui non c’è padre che tenga, né fratello né amico. Ognuno muore per sé, solo. Ti do un buon consiglio: non dare più la tua razione di pane e di zuppa al tuo vecchio padre. Tu non puoi fare più nulla per lui, e così invece ti stai ammazzando. Tu dovresti al contrario ricevere la sua razione…

Lo ascoltai senza interromperlo.

Aveva ragione, pensavo allÂ’interno di me stesso, senza che osassi confessarmelo. Troppo tardi per salvare il tuo vecchio padre, mi dicevo. Potresti avere due razioni di pane, due razioni di zuppaÂ…

Una frazione di secondo, solamente, ma mi sentii colpevole. Corsi a cercare un poÂ’ di zuppa e la diedi a mio padre, ma lui non la desiderava molto: non desiderava che dellÂ’acqua.

-Non bere acqua, mangia un poÂ’ di zuppaÂ…

-Mi sto consumando… perché sei cattivo con me figliolo?… Un po’ d’acqua…

Gli portai lÂ’acqua. Poi lasciai il blocco per lÂ’appello. Ma tornai sui miei passi e mi stesi sulla cuccetta sopra la sua: i malati potevano restare nel blocco. Mi sarei dato per malato, visto che non volevo abbandonare mio padre.

Tutt’intorno regnava il silenzio, turbato solo dai gemiti. Davanti al blocco le SS davano gli ordini. Un ufficiale passò davanti ai letti. Mio padre implorava:

-Figliolo, dellÂ’acquaÂ… mi sto consumandoÂ… le mie viscereÂ…

-Silenzio laggiù! -urlò l’ufficiale.

-Eliezer, -continuava mio padre – dell’acqua…

L’ufficiale gli si avvicinò e gli ordinò di tacere ma mio padre non lo sentiva e continuava a chiamarmi. Allora l’ufficiale gli diede una violenta manganellata sulla testa.

Io non mi mossi. Temevo, il mio corpo temeva a sua volta un colpo. Mio padre e mise ancora un rantolo, e fu il mio nome: 

“Eliezer”.

                        E. Wiesel, La notte

   

 

Momento prolungato di Silenzio e Preghiera Personale

  Lasciamoci il tempo per Condividere. Ogni Condivisione sarà seguita dal ritornello:

 

Come è chiara l’acqua alla tua fonte,

per chi ha sete ed è stanco di cercare:

sicuro hai ritrovato i segni del tuo amore

 che si erano perduti nellÂ’ora del dolore

 

Alcuni spunti per la riflessione personale

  • AllÂ’ora sesta – con la canicola di mezzogiorno-  al pozzo non c’è  nessuno. EÂ’ proprio per questo che la Samaritana viene a questÂ’ora. E tu,come cerchi di evitare il confronto con la verità?

  • Il passaggio fondamentale è tra il termine “pozzo” – acqua stagnante- usato dalla Donna verso il termine “sorgente” anzi, “sorgente dÂ’acqua viva” usato da Gesù: tu cosa scegli per la tua sete?

  • “Non ho marito” (Â…) “Infatti hai avuto cinque mariti”: non è solo un problema di fedeltà coniugale; Giovanni qui richiama lÂ’infedeltà di Samaria a Jahvè: diventa importante allora fare memoria delle nostre infedeltà al progetto di DioÂ…

  • “Io so che deve venire il Messia”.  “Sono io che ti parlo”. Possiamo leggere in questa risposta IO SONO (= Jahvè di Es 3) che parla con te nella tua vita?

  •  La Samaritana la scia infine la brocca al pozzo; forse perché sa che ritornerà subito, forse perchè si fida di quella promessa di non avere più sete. Che cosa vuol dire per te lasciare la brocca al pozzo?

 

Chi beve di quest’acqua , avrà di nuovo sete ma chi beve l’acqua che io gli darò non avrà mai più sete, anzi, l’Acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la Vita eterna

   

Preghiera Finale

Pellegrinaggio al Pozzo di Giacobbe

Balata camp, uno dei 4 campi profughi di Nablus, 15 Luglio 2003

Carissima,

 con tutte le volte che ho sentito parlare  di te, solo ora che sono a Nablus mi sembra di conoscerti un poÂ’ meglio. EÂ’ brutto che nessuno conosca il tuo nome visto che Giovanni nel suo vangelo ti ha chiamata semplicemente “la Samaritana”. Se tu conoscessi dov’è (più o meno) il posto dove ad un pozzo, nella stessa ora infernale di mezzogiorno in cui stare in fila magari per chilometri ad un check point non è certo piacevole, hai incontrato Gesù di Nazareth , forse anche tu ci ripenseresti due volte a ritornarci adessoÂ… Sì, sembra una storia da “ cÂ’era una volta tanto tempo fa…” ma sono passati solo tre anni da quando anche qui arrivavano i pullman di pellegrini da tutto il mondo per vedere il Pozzo di Giacobbe. Proprio non me la immagino tutta ‘ sta gente con foto, cartoline e coccola qui a Balata, dove oggi c’è un campo profughi di 30000 palestinesi (rileggi il numero perché è esatto!) che sopravvivono in condizioni disumane allÂ’occupazione israeliana.

 

Cara Samaritana, ti ho scritto “se tu sapessi” ricordando le parole che Gesù ha usato per convincerti a fidarti di lui, perché sentissi il bisognoÂ… di aver bisogno! E Lui ti ha offerto un  “acqua viva”, misteriosa: lÂ’incredibile opportunità di non dover più andare al pozzo, la reale possibilità di non aver più sete e la frizzante idea di diventare tu stessa una sorgente dÂ’acqua viva e di pace per gli altri!

Una cosa ti chiedo – essendo lÂ’ultimo pellegrino arrivato al tuo pozzo in piena guerra di occupazione straniera – ti supplico, tu che sei di qui e che forse hai la stessa dolcezza di Etemad, che sul mio taccuino mi ha scritto  “I love you for ever”; chiedi anche tu con me al tuo Amico, quello dellÂ’acqua viva, di non far mancare a tutta questa povera gente lÂ’incredibile occasione di non dover più soffrire nel fondo nero del pozzo in cui è stata gettata; la reale possibilità di non dover più elemosinare solidarietà ad un mondo indifferente che arriva solo a moltiplicare le risoluzioni dellÂ’ONU –inutili per Israele- contro lÂ’occupazione, gli insediamenti, i check point.

E per ultimo ti chiedo, tu donna che solo quel giorno ti sei sentita forte e capace di lottare, di sognare con me, che qui provo a soffrire con un popolo distrutto ma non eliminato. Ti chiedo di sognare la frizzante acqua viva diventata sorgente per tutti –nessuno escluso- della libertà, della vita, della pace.

                          Don Nandino Capovilla, “watcher”internazionale a Nablus

 

Padre Nostro

 

Canto Finale


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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