Anche
la fede (che pensai bastasse)
È
un pozzo a dismisura della sete.
Guardo
il suo fondo tremulo, ne invoco
La
salita alle labbra
Del
desiderio. Invano.
Non
è la sete a far salire l’acqua
Ma
l'amore della sete a far discendere
Sino
al cuore del fondo
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Canto
Iniziale
Preghiera
Figlio
mio,
che
sei su questa terra,
preoccupato,
triste e tentato,
ti
chiamo per nome,
ti
conosco e ti amo.
Non
avere paura,
non
sarai mai solo,
ti
sarò sempre accanto,
insieme
spargeremo il seme della vita
che
ti dono in eredità .
Desidero
solo che tu faccia
la
mia volontà .
Non
preoccuparti:
ti
darò cibo per ogni giorno
Da
dividere col tuo prossimo
più
povero, in solidarietà .
Sappi
che ti perdono ogni peccato
Anche
prima che tu pecchi;
ti
chiedo solo di perdonare
tutti
quelli che ti offendono.
Per
non soccombere alla tentazione
afferra
la mia mano
con
forza e fiducia.
Ti
libererò dal male,
figlio
mio ,
a
me tanto caro.
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In
ascolto della Parola
Acclamazione
al Vangelo( Gv, 4, 4-26)
4
Doveva perciò attraversare la Samaria. 5
Giunse pertanto ad una città della Samaria chiamata
Sicà r, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a
Giuseppe suo figlio: 6
qui
c'era il pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del
viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. 7
Arrivò
intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse
Gesù: «Dammi da bere». 8
I
suoi discepoli infatti erano andati in città a far
provvista di cibi. 9
Ma
la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo,
chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I
Giudei infatti non mantengono buone relazioni con i
Samaritani. 10 Gesù le
rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui
che ti dice: "Dammi da bere!", tu stessa gliene
avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11
Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per
attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque
quest'acqua viva? 12 Sei tu
forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede
questo pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo
gregge?». 13 Rispose Gesù:
«Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete; 14
ma chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai
più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in
lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna». 15
«Signore, gli disse la donna, dammi di quest'acqua,
perché non abbia più sete e non continui a venire qui ad
attingere acqua». 16 Le
disse: «Và a chiamare tuo marito e poi ritorna qui». 17
Rispose la donna: «Non ho marito». Le disse Gesù: «Hai
detto bene "non ho marito"; 18
infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non
è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19
Gli replicò la donna: «Signore, vedo che tu sei un
profeta. 20 I nostri padri
hanno adorato Dio sopra questo monte e voi dite che è
Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù
le dice: «Credimi, donna, è giunto il momento in cui né
su questo monte, né in Gerusalemme adorerete il Padre. 22
Voi adorate quel che non conoscete, noi adoriamo quello
che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23
Ma è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri
adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità ;
perché il Padre cerca tali adoratori. 24
Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in
spirito e verità ». 25 Gli
rispose la donna: «So che deve venire il Messia (cioè il
Cristo): quando egli verrà , ci annunzierà ogni cosa». 26
Le disse Gesù: «Sono io, che ti parlo».
Breve
spazio di silenzio
Una
testimonianza
Il
giorno dopo mio padre si lamentò che gli avevano
preso la sua razione di pane.
-Mentre
dormivi?
-No,
non dormivo. Si sono gettati su di me e me lÂ’'hanno
strappatoÂ… Ancora una voltaÂ… non ne posso
più, figliolo… Un po’ d’acqua…
Sapevo
che non doveva bere, ma mi implorò così a lungo
che cedetti. LÂ’acqua era per lui come il peggior
veleno, ma cosa potevo fare ancora per lui? Con lÂ’acqua,
senza lÂ’acqua, sarebbe comunque finita prestoÂ…
-Tu
almeno abbi pietà di me…
Aver
pietà di lui! Io, il suo unico figlio!
Così
passò una settimana.
-EÂ’
tuo padre, quello lì ?- mi domandò il
responsabile del blocco.
-Sì.
-EÂ’
molto malato.
-Il
dottore non vuole fargli nulla.
Mi
guardò negli occhi:
-Il
dottore non gli può far nulla. E neanche tu.
Appoggiò
la sua grande mano pelosa sulla mia spalla e
aggiunse:
-Ascoltami
bene, piccolo; non dimenticare che sei in un campo
di concentramento. Qui ognuno deve lottare per se
stesso e non pensare agli altri. Neanche al
proprio padre. Qui non c’è padre che tenga, né
fratello né amico. Ognuno muore per sé, solo. Ti
do un buon consiglio: non dare più la tua razione
di pane e di zuppa al tuo vecchio padre. Tu non
puoi fare più nulla per lui, e così invece ti
stai ammazzando. Tu dovresti al contrario ricevere
la sua razioneÂ…
Lo
ascoltai senza interromperlo.
Aveva
ragione, pensavo allÂ’interno di me stesso, senza
che osassi confessarmelo. Troppo tardi per salvare
il tuo vecchio padre, mi dicevo. Potresti avere
due razioni di pane, due razioni di zuppaÂ…
Una
frazione di secondo, solamente, ma mi sentii
colpevole. Corsi a cercare un poÂ’ di zuppa e la
diedi a mio padre, ma lui non la desiderava molto:
non desiderava che dellÂ’acqua.
-Non
bere acqua, mangia un poÂ’ di zuppaÂ…
-Mi
sto consumando… perché sei cattivo con me
figliolo?Â… Un poÂ’ dÂ’acquaÂ…
Gli
portai lÂ’acqua. Poi lasciai il blocco per lÂ’appello.
Ma tornai sui miei passi e mi stesi sulla cuccetta
sopra la sua: i malati potevano restare nel
blocco. Mi sarei dato per malato, visto che non
volevo abbandonare mio padre.
TuttÂ’intorno
regnava il silenzio, turbato solo dai gemiti.
Davanti al blocco le SS davano gli ordini. Un
ufficiale passò davanti ai letti. Mio padre
implorava:
-Figliolo,
dellÂ’acquaÂ… mi sto consumandoÂ… le mie
viscereÂ…
-Silenzio
laggiù! -urlò l’ufficiale.
-Eliezer,
-continuava mio padre – dell’acqua…
LÂ’ufficiale
gli si avvicinò e gli ordinò di tacere ma mio
padre non lo sentiva e continuava a chiamarmi.
Allora lÂ’ufficiale gli diede una violenta
manganellata sulla testa.
Io
non mi mossi. Temevo, il mio corpo temeva a sua
volta un colpo. Mio padre e mise ancora un
rantolo, e fu il mio nome:
“Eliezer”.
E.
Wiesel, La
notte
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Momento
prolungato di Silenzio e Preghiera Personale
Lasciamoci il tempo per
Condividere. Ogni Condivisione sarà seguita dal
ritornello:
Come
è chiara l’acqua alla tua fonte,
per
chi ha sete ed è stanco di cercare:
sicuro
hai ritrovato i segni del tuo amore
che
si erano perduti nellÂ’ora del dolore
Alcuni
spunti per la riflessione personale
-
AllÂ’ora
sesta – con la canicola di mezzogiorno-
al pozzo non c’è
nessuno. EÂ’ proprio per questo che la
Samaritana viene a questÂ’ora. E tu,come cerchi di
evitare il confronto con la verità ?
-
Il
passaggio fondamentale è tra il termine “pozzo”
– acqua stagnante- usato dalla Donna verso il
termine “sorgente” anzi, “sorgente d’acqua
viva” usato da Gesù: tu cosa scegli per la tua
sete?
-
“Non
ho marito” (…) “Infatti hai avuto cinque mariti”:
non è solo un problema di fedeltà coniugale;
Giovanni qui richiama l’infedeltà di Samaria a
Jahvè: diventa importante allora fare memoria delle
nostre infedeltà al progetto di Dio…
-
“Io
so che deve venire il Messia”.
“Sono io che ti parlo”. Possiamo
leggere in questa risposta IO SONO (= Jahvè di Es 3)
che parla con te nella tua vita?
-
La
Samaritana la scia infine la brocca al pozzo; forse
perché sa che ritornerà subito, forse perchè si
fida di quella promessa di non avere più sete. Che
cosa vuol dire per te lasciare la brocca al pozzo?
Preghiera
Finale
Pellegrinaggio
al Pozzo di Giacobbe
Balata
camp, uno dei 4 campi profughi di Nablus, 15 Luglio 2003
Carissima,
con
tutte le volte che ho sentito parlare
di te, solo ora che sono a Nablus mi sembra di
conoscerti un poÂ’ meglio. EÂ’ brutto che nessuno
conosca il tuo nome visto che Giovanni nel suo vangelo ti
ha chiamata semplicemente “la Samaritana”. Se tu
conoscessi dov’è (più o meno) il posto dove ad un
pozzo, nella stessa ora infernale di mezzogiorno in cui
stare in fila magari per chilometri ad un check point non
è certo piacevole, hai incontrato Gesù di Nazareth ,
forse anche tu ci ripenseresti due volte a ritornarci
adesso… Sì, sembra una storia da “ c’era una volta
tanto tempo fa…” ma sono passati solo tre anni da
quando anche qui arrivavano i pullman di pellegrini da
tutto il mondo per vedere il Pozzo di Giacobbe. Proprio
non me la immagino tutta ‘ sta gente con foto, cartoline
e coccola qui a Balata, dove oggi c’è un campo profughi
di 30000 palestinesi (rileggi il numero perché è
esatto!) che sopravvivono in condizioni disumane allÂ’occupazione
israeliana.
Cara
Samaritana, ti ho scritto “se tu sapessi” ricordando
le parole che Gesù ha usato per convincerti a fidarti di
lui, perché sentissi il bisogno… di aver bisogno! E Lui
ti ha offerto un “acqua
viva”, misteriosa: l’incredibile opportunità di non
dover più andare al pozzo, la reale possibilità di non
aver più sete e la frizzante idea di diventare tu stessa
una sorgente dÂ’acqua viva e di pace per gli altri!
Una
cosa ti chiedo – essendo l’ultimo pellegrino arrivato
al tuo pozzo in piena guerra di occupazione straniera –
ti supplico, tu che sei di qui e che forse hai la stessa
dolcezza di Etemad, che sul mio taccuino mi ha scritto
“I love you for ever”; chiedi anche tu con me
al tuo Amico, quello dellÂ’acqua viva, di non far mancare
a tutta questa povera gente lÂ’incredibile occasione di
non dover più soffrire nel fondo nero del pozzo in cui è
stata gettata; la reale possibilità di non dover più
elemosinare solidarietà ad un mondo indifferente che
arriva solo a moltiplicare le risoluzioni dell’ONU –inutili
per Israele- contro lÂ’occupazione, gli insediamenti, i
check point.
E
per ultimo ti chiedo, tu donna che solo quel giorno ti sei
sentita forte e capace di lottare, di sognare con me, che
qui provo a soffrire con un popolo distrutto ma non
eliminato. Ti chiedo di sognare la frizzante acqua viva
diventata sorgente per tutti –nessuno escluso- della
libertà , della vita, della pace.
Don Nandino Capovilla, “watcher”internazionale
a Nablus
Padre
Nostro
Canto
Finale
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