Breve momento di silenzio, per entrare nel clima
della preghiera.
Nel
nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
Dalla Prima lettera di San Giovanni Apostolo (3, 10-18)
Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del
diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo
è chi non ama il suo fratello.
Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che
ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal
maligno e uccise il suo fratello. E per qual motivo
l’uccise? Perché le opere sue erano malvagie, mentre
quelle di suo fratello erano giuste.
Non vi
meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia. Noi sappiamo
che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i
fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia il
proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida
possiede in se stesso la vita eterna.
Da questo
abbiamo conosciuto lÂ’amore: Egli ha dato la sua vita per
noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.
Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo
fratello in necessità , gli chiude il proprio cuore, come
dimora in lui lÂ’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a
parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità .
Carità dell’osso
“…Con
una bella banconota tutta nuova, questa signora, altrimenti
molto «distinta», mi indirizza queste righe che «suonano
bene»: «Non mi
mandi più simili libretti, con quelle orribili fotografie
di lebbrosi. Ne ho, da due notti, dei sogni terribili.
Eccole 10 franchi per loro; ma per amor di Dio (dove
va a finire lÂ’amore di Dio!)
che non ne senta più parlare».
Le ho risposto: «Che
Iddio faccia sì che i suoi cattivi sogni durino ancora,
signora. È il bene più grande che io possa augurarle. Fino
al giorno in cui queste fotografie che lei trova orribili
(ah, se si potessero fotografare le anime!) non
provocheranno più la sua ripugnanza, e meno ancora una pietÃ
che lei è incapace di esprimere in altro modo che con un
biglietto della Banca di Francia, ma un illuminato e
coraggioso amore.
Io
le rimando la sua banconota, perché è mal donata e di
essa, perciò, non saprei che farmene. Lei stessa la darÃ
ad un Povero quando si sentirà capace, anche al prezzo
delle sue confortanti insonnie, di aprire gli occhi sulla
sua miseria e di tendergli le mani.
Lei
ha pensato di fare l’elemosina? In verità , lei voleva
nello stesso tempo sbarazzarsi di noi. Di noi e di loro».
Carità , questa? Carità dell’osso che si getta al
cane.
San
Vincenzo, nel mandare una delle sue prime Figlie della CaritÃ
a visitare gli affamati, le diceva: «Ricordati
che ti ci vorrà molto amore, perché i Poveri ti perdonino
il pane che tu porti loro».
Il primo segno dell’amore è la giustizia. Il
frutto della giustizia è la pace.
La Carità non è la pietà condiscendente di chi è sazio,
un bel favore che soddisfi, ma un dovere che obbliga tutti
noi.
Ama e tutto il resto verrà da sé.
Che il Buon Dio doni a tutti noi dei cattivi sogni, se questi
ci conducono sulla strada dei nostri fratelli, che Egli ci
faccia la grazia di essere angosciati dalla miseria del
mondo, di modo che noi, gente terribilmente felice, possiamo
farci perdonare il nostro benessere, imparando
ad amare” (Raoul
Follereau).
È
questo, infatti, il primo ingrediente per la pace, perché ad
amare sÂ’impara,
ma per imparare bisogna sperimentare,
bisogna lanciarsi nell’avventura dell’amore e non “a parole né con la
lingua, ma coi fatti e nella verità ”, ogni giorno, nei
piccoli gesti del quotidiano, cominciando dai “vicini”
per arrivare ai più “lontani”, ai più emarginati, ai
più dimenticati. È questo il fine ultimo dell’Economia
divina, cioè che tutti gli uomini siano una cosa sola,
nell’Amore. Solo così la Morte non chiuderà le porte
alla Vita; solo così la fame, la peste, la spada, potranno
non essere più; solo così il potere, del secondo cavaliere
dellÂ’Apocalisse, di togliere la pace dalla terra, potrÃ
essere reso vano; solo così sarà Economia di pace. Perché
“la pace è possibile e doverosa, anzi è il bene più
prezioso da invocare da Dio e da costruire con ogni sforzo
mediante gesti concreti di pace da parte di ogni uomo e
donna di buona volontà ” (Giovanni Paolo II - leggi alcuni
suoi contributi
nel nostro sito).
Disarmare la
morte, quindi, per liberare la Vita, costruendo la Pace. E
“dobbiamo sentirci tutti impegnati a compiere gesti di
pace, perché ognuno di noi sa bene quale potrebbe e
vorrebbe fare. Ognuno di noi, nel profondo, ha qualche
rancore, qualche antipatia, qualche incomprensione, e sono
quelle che dobbiamo superare. Si fa così la pace
universale? Certo, si comincia da lì: e cominciando a
educarsi e a educare con questi gesti, la pace si allarga a
macchia d’olio e diventa possibile” (Renato Martino,
presidente del pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”).
Basta
volerlo! Basta crederci!
Amatevi
La Carità contro la bomba atomica:
ecco la guerra che comincia.
Ed è una lotta estrema.
Perché solo la carità riesce ad annientare
la bomba atomica nel cuore dellÂ’uomo.
Perché la bomba atomica assomiglia alla carità .
La sua potenza spaventosa consiste
nel non arrestarsi sulla strada della morte.
Un atomo distrugge un atomo,
e il seguente distrugge il successivo.
Ed è un seguito d’annientamenti,
indefinito, e, forse, infinito.
Chi scaglia una bomba non conosce
il numero dei cadaveri chÂ’egli
stenderÃ
al suolo.
Così pure la carità .
Una buona azione, un gesto di vera fraternità ,
crea la gioia.
E da questa gioia nasce unÂ’altra gioia.
Ed è un susseguirsi di felicità ,
indefinito, e, forse, infinito.
Chi fa del bene non conosce mai
tutto il bene che ha fatto.
Bomba atomica o carità ?
Catena di morte o catena dÂ’amore?
Bisogna scegliere.
E subito.
E per sempre.
Ce lÂ’aveva pur detto, duemila anni fa.
Ma perché l’aveva detto,
gli uomini lÂ’hanno crocifisso.
E perché i suoi discepoli lo ripetevano,
hanno ucciso i discepoli.
Ma non sono riusciti a soffocare
la voce dolce e divina
che, da duemila anni, ripete:
Amatevi!
(Raoul
Follereau)
Spunti per la riflessione personale:
·
Qual è il mio
impegno concreto per la pace?
·
Sono in pace con
tutti?
·
Amo con le
parole o con i fatti?
·
R. Follereau
definiva “veri lebbrosi”: gli egoisti, gli empi, coloro
che vivono nellÂ’acqua stagnante, i comodi, i paurosi,
coloro che sciupano la propria vitaÂ…
o
Ed io? Sono
“sano” o “malato”?
o
E se sono malato,
qual è la mia “lebbra”?
o
Cosa mÂ’impedisce di
guarire?
o
Voglio guarire?
AVE MARIAÂ…
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