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GIM Venegono: Dio irrompe nella Storia...ed è Natale

dicembre 2001

Dio irrompe nella Storia
...ed è Natale

Veglia della Terza GIM di Venegono
15 dicembre 2001

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Venegono – Veglia III GIM, 15.12.2001

Preghiera iniziale

Lettura della Parola di Dio

Testimonianze
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Lettere dalla Missione
Provocazioni di p.Alex
"Auguri Scomodi" di don Tonino Bello visita la pagina dedicata a don Tonino Bello

CANTO.

PREGHIERA:

 

Caro Bambino,

ora che di nuovo nasci sulla Terra, ti voglio avvisare:

 

Non nascere nella cristiana Europa:

ti metterebbero solo solo davanti alla TV riempiendoti di pop corn e merendine e ti educherebbero ad essere competitivo,

uomo di potere e di successo,

a essere un “lupo” per altri bambini

semmai africani, latinoamericani o asiatici.

Tu che sei lÂ’Agnello mite del servizio.

 

Non nascere nel cristiano Nord America:

ti insegnerebbero che sei superiore agli altri bambini, che il tempo

è denaro, che tutto può essere ridotto a business, anche la natura,

che ogni uomo “ha un prezzo” e tutti possono essere comprati e corrotti,

e ti eserciterebbero a sparar missili e a fare embarghi

che tolgono cibo e medicine ad altri bambini.

Tu sei il Principe della Pace.

 

Evita lÂ’Africa:

ti capiterebbe di nascere con lÂ’AIDS e di morire di diarrea, ancora neonato, oppure di finire profugo in un Paese non tuo

per scappare a delle nuove stragi degli innocenti.

Tu che sei il Signore della Vita.

 

Evita lÂ’America Latina:

finiresti bambino di strada oppure ti sfrutterebbero

per tagliare canna da zucchero o raccogliere caffè e cacao

per i bambini del Nord del mondo

senza mai poter mangiare una sola tavoletta di cioccolato.

Tu sei il Signore del Creato.

 

Evita anche lÂ’Asia:

ti metterebbero “a padrone” lavorando quattordici ore al giorno

per tappeti oppure scarpe, palloni o giocattoli

da regalareÂ…. A NataleÂ… ai bambini del Nord del mondo,

e tu andresti scalzo e giocheresti a calcio con palloni di carta o pezza.

Tu che sei il Padrone del mondo.

 

Ma soprattutto non nascereÂ… di nuovo in Palestina:

alcuni ti metterebbero un fucile, altri una pietra in mano

e ti insegnerebbero a odiare i tuoi fratelliÂ… di stesso Padre:

gli ebrei, i mussulmani e i cristiani.

Tu che ogni anno sei inviato dal Padre per darci il suo amore misericordioso.

 

Caro Bambino, a pensarci bene,

devi proprio nascere in tutti questi posti

ma non nei cuori dei bambini, e dei Paesi “piccoli e deboli”:

là ci stai già, ma nei cuori dei grandi e dei paesi “grandi e potenti”

perché, come hai detto tu stesso:

Dio potente che diventa bambino impotente,

rinascono anchÂ’essi: piccoli, innocenti e finalmenteÂ…deboli.

 

LETTURA DELLA PAROLA DI DIO: Luca 2,8-17

   “CÂ’erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma lÂ’angelo disse loro: «Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». E subito apparvero con lÂ’angelo una moltitudine dellÂ’esercito celeste che lodava Dio e diceva: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano tra loro: «Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva in una mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”.

 

SILENZIO………. Nel mistero dell’Incarnazione, così come in altri momenti della vita di Gesù, c’è un elemento costante: il buio, la notte, le tenebre… La notte è sempre presente nella sua vita, come nella nostra.

Sei nato nella notte… Sei stato tradito nella notte… Ti sei offerto in nutrimento nella notte….. La nostra strade è notte… Per trovarti nella tua realtà umana di bambino appena nato dobbiamo percorrere la strada della notte. E ci accorgiamo che attorno a Te ci sono soltanto un falegname, una donna giovane, i pastori, i poveri, i rifiutati della società…

Ma le tenebre della notte continuano ad avvolgere la nostra storia ed anche questo Natale di inizio Millennio. Pensiamo alle tenebre della guerra, della fame, delle ingiustizie, della vendetta, della solitudine, di chi è costretto ha lasciare la sua patria, di chi è ingannato per la sua povertà e le sue necessità…. Quante notti!!!

ASCOLTIAMO ALCUNE TESTIMONIANZEÂ…Â….di chi vive nella notte.

 

Sono peruviana e lavoro in Italia da un anno e mezzo. Mi unisco al sentimento di tutti quelli che abbiamo lasciato la nostra terra, la nostra patria e la nostra famiglia, per dire con tristezza, ma con tanto coraggio, che il nostro desiderio è quello di tornare al più presto con i nostri cari. Però anche in questa situazione non smetto di sperare nel Dio della Vita, perché sono sicura che lui non si dimentica del suo popolo. Pensando al Natale ricordo i gesti di solidarietà vissuti nelle nostre comunità cristiane e mi dà rabbia vedere come molte volte lÂ’ingiustizia  rende ciechi,  manipola e approfitta dei più deboli.

A partire dalla nostra condizione di stranieri abbiamo la speranza di incontrare un po’ di calore negli anziani che custodiamo; un po’ si umanità nel servizio domestico delle famiglie dove lavoriamo; un po’ di giustizia nelle fabbriche dove molte volte ci sfruttano. Mentre per molti il Natale sarà un tempo di vacanze e riposo, di feste e regali, per tanti sarà tempo di tregua nella guerra; per altri un incontro familiare; per noi extracomunitari sarà un tempo per rinnovare la speranza e per continuare a credere che la pace e la giustizia diventino realtà. E’ Natale e non possiamo più aspettare! Tutti siamo chiamati a nascere di nuovo, a umanizzare questa storia già santificata e divinizzata dal Dio fatto uomo e a riconoscere nel volto di ogni uomo e donna, il volto di Cristo. (ANGELICA – PERUVIANA)

 

MOTTETTO DI TAIZE

 

Vi scrivo da Nairobi, Kenya, dove mi trovo già da alcuni mesi per imparare la lingua e cominciare a conoscere  la realtà. Ogni fine settimana svolgo attività di apostolato nella periferia di Nairobi. Pensate che ogni giorno circa 600 persone vanno ad allargare i “gironi infernali” degli slums, che solo a Nairobi e dintorni se ne contano una decina. Agglomerati di baracche inesistenti per lÂ’amministrazione cittadina! 3 milioni di persone, sui 4 che vivono a Nairobi. Ma la realtà degli slums, in particolare quello di Kibera, il più grande, è esplosiva! Mentre vi sto scrivendo continuano i combattimenti al suo interno. EÂ’ dalla fine di Novembre che sono in atto vere e proprie guerriglie tra chi abita nelle baracche, i presunti proprietari e la polizia che non aiuta a calmare la situazione, anzi, non si capisce bene da che parte sta! La situazione è un poÂ’ complessa, e tutto è iniziato da quando i proprietari hanno deciso lÂ’aumento degli affitti. La gente non c’è la fa a pagare rette assurde e quindi in blocco,  non hanno pagato quella di Novembre, (anche perché c’è stato lÂ’invito di “boicottare” da parte di politici, i quali tanto di ottenere consensi per le prossime elezioni del 2002, si prodigano in promesse lusinghiere). Ad oggi si contano circa una quindicina di vittime (la maggior parte delle quali cadute sotto i colpi della polizia che spara indiscriminatamente sulla folla), molte le baracche bruciate e la gente in fuga. La paura, è che la “miccia” scoppiata a Kibera faccia partire la stessa reazione nelle altre baraccopoli di Nairobi, causando “guerre” tra poveri non meno violente delle altre più “tecnologiche” che ogni giorno seguiamo dai teleschermi. Un giovane, con le lacrime agli occhi, mi diceva giorni fa: “Siamo scappati dai nostri villaggi per le situazione di guerriglia e cercare di rifarci una vita qui in città e ora qui è impossibile vivere e pensare ad un futuro, insomma non c’è pace per noi!”, e mi ha chiesto di pregare per lui e la sua famiglia. Stiamo collaborando con la parrocchia vicina per questa emergenza; a centinaia stanno bivaccando nei locali parrocchiali, ma non si sa fino a che punto si andrà avanti.

Insomma anche quest’anno Maria e Giuseppe dovranno cercare, faticare, camminare, soffrire in silenzio, di notte, per trovare un luogo dove dare al mondo Gesù. Ma quella notte è stata illuminata dalla Sua presenza, ha portato luce e calore, vita e speranza a tanti. Penso che contemplare questo mistero di un Dio che si fa bambino, incontrarlo, accoglierlo in noi, andare alla grotta, farsi riscaldare da quel tepore, mettersi in cammino con Lui, sia quanto abbiamo bisogno in questo Natale, per ripartire con più speranza, fiducia, e sentire per noi quel messaggio che gli angeli, quella notte, andranno a cantare: ”… e pace in terra agli uomini e donne di Buona Volontà”. (FRATEL DAMINO – NAOIROBI, KENIA)

 

MOTTETTO DI TAIZE

 

Sono in carcere da 8 mesi, per aver portato 1 Kg di droga, che ho dovuto ingerire nello stomaco, obbligato dalla situazione di povertà che vive la mia famiglia e ingannato da chi usa noi poveri per arricchirsi. In Colombia, mia patria carissima, il Natale è tempo di raccoglimento famigliare, preghiera, auguri, regali, promesse di cambio, ricordo delle persone amate, balli e riunioni.

In carcere il Natale  Ã¨ duro, crudele e spietato. EÂ’ unÂ’altra storia: totalmente amara e differente. Non ci sono luci e illuminazioni, come cÂ’erano di fronte a casa mia. Non c’è neanche una candela! A Natale, con la nascita di Gesù Bambino, finisce la Novena di preparazione è tutto è allegria: c’è la messa di mezzanotte e poi la cena in famiglia con abbracci, baci e tanti buoni desideri e propositi. EÂ’ bello vedere il volto allegro dei bambini che aprono i loro regali, lasciando intravedere la felicità dai loro occhi e un sorriso grande circondato da una candida innocenza.

Però il Natale in carcere è solo un giorno in più, un giorno come un altro; uno dei tanti giorni lunghi, lunghissimi, pieni di tristezza, nostalgia e pentimento personale. Si ascolta soltanto il tintinnio delle chiavi dei poliziotti che aprono e chiudono le celle e la sua voce che grida: “aria!!!”. Mi sveglio dal letargo famigliare e mi ritrovo fra le quattro pareti della mia cella; vedo le inferriate con le solide e grosse sbarre. Sono prigioniero! Le lacrime scendono dai miei occhi. Dio mio come bruciano queste lacrime! Piangevo quando ero bambino e poi piansi solo il giorno della morte di mia madre e basta!

Adesso, nella pienezza della mia vita, qui in carcere, son tornato a piangere nuovamente come un bambino abbandonato. Non c’è il bacio, ne l’abbraccio affettuoso della mia amata moglie; neppure la sua dolce voce che mi augura Buon Natale! Non ci sono neppure i mie carissimi figli con i suoi abbracci, baci e parole affettuose. C’è solo la voce di uno straniero sconosciuto , compagno di cella, che nella sua lingua mi fa gli auguri. Nella notte ascolto il canto monocorde di un mussulmano che prega.

Dio mio come fa male all’anima l’assenza e la lontananza delle persone più care. Quanto si rimpiange il calore del focolare. Nel freddo lugubre della cella non c’è l’albero di Natale che illumina le notti fredde di questo nord d’Italia. Non ricevi nessun biglietto che ti auguri Buon Natale o Felice anno nuovo! Non hai il piacere di gustare una frugale cena di mezzanotte in compagnia della tua famiglia. I tuoi sensi non hanno il gusto e il piacere di odorare e gustare i cibi della tua terra preparati dalle mani laboriose della donna che tu tanto ami.

Un singhiozzo si soffoca nella mia gola e una frase disperata e straziante esce impetuosa dalla mia bocca: Dio mio, dammi la libertà! (REINALDO RENDON, Colombiano - Carcere di B.ARSIZIO).

 

MOTTETTO DI TAIZE

 

Rosy è una ragazza di 19 anni arrivata a Nairobi quand’era ancora piccola per fare la servetta nella casa di una signora. Sa solo di essere dell’etnia dei Luya, ma non sa di quale villaggio proviene. Quando rimase incinta fu messa alla porta e arrivò a Korogocho dove tentò in varie maniere di sopravvivere. Disperata, cercò di buttare i suoi 2 bambini in acqua e di togliersi la vita. La scoprii proprio in quel frangente; e dopo averle parlato accettò di entrare nella Piccola Comunità Cristiana delle ragazze. Quando ora viene e sorride, insieme ai 2 bambini, mi apre il cuore… alla speranza.

E’ la stessa gioia che provo quando guardo il volto sereno di Lucy, una delle ragazze più vive di Korogocho. L’avevo conosciuta la prima volta quando venne a prendermi per pregare sulla sua sorella, Mariamu, ormai morente di AIDS. Quando entrai in quella baracca poverissima trovai Mariamu con un filo di voce.

«Ma perché vuoi essere battezzata» le chiesi. «Ho sete di Dio», mi rispose. Presi allora coraggio e chiesi: «Ma Dio, chi è per te?» «Dio è mamma», fu la risposta. La guardai e rimasi senza parole. Spezzammo il pane, segno della fedeltà del Papi a questa esistenza emarginata e bruciata. Qualsiasi cosa succeda continueremo a camminare con i poveri della terra, con gli ultimi, con i disprezzati… Pellegrini sulle strade dei poveri, grandi profeti e maestri di vita, sacramenti di quel Bimbo che ci è dato. (ALEX ZANOTELLI)

 

MOTTETTO DI TAIZE

RIFLETTI IN SILENZIOÂ….e poi condividi:

Ø      Come vorresti che fosse per te il Natale di questÂ’anno?

Ø      Che dono chiedi al Signore in questo Natale?

 

 (ogni  condivisione accendiamo un lumino e ogni 4 cantiamo un mottetto di Taizè)

 

"Auguri Scomodi" di don Tonino Bello

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Canto Finale

 

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