GIM
Padova
13/14
ottobre 2001
Molti
giovani questa sera veglieranno.
Staranno
fuori di casa, per le strade, nelle discoteche, nei bar, nelle
case, Â…
Vegliare
per molti sarà uno stare svegli quando si dovrebbe essere a letto
a dormire e così divertirsi.
Quante
volte lo abbiamo fatto anche noi!
Stanotte
anche noi veglieremo, ma diversamente.
Siamo
chiamati a stare svegli e a prenderci cura dellÂ’Amore grande,
gratuito, immenso che abbiamo ricevuto.
Siamo
chiamati a condividere questÂ’amore con la nostra vita, mettendo
in mezzo le nostre esperienze, il nostro modo di esserci
…semplicemente così come siamo.
Diventiamo,
allora, stanotte, specchio di questÂ’Amore spezzandoci con i
nostri compagni.
È
unÂ’occasione unica. Fidati!
Canto: Vieni spirito di Cristo
“A
chi non ha il coraggio di cambiare”
Carissimi,
qualche volta le parole difficili, invece che complicare le cose,
aiutano a capirle. Se non altro perché incuriosiscono. La parola
“Azzimi” è una di quelle. Ricordo che, per le sue allusioni a
misteriose usanze da beduini, provavo sempre fastidio ogni volta
che, durante la Messa di pasqua, ricorreva quellÂ’oscuro invito
di S. Paolo a celebrare la festa con “azzimi
di sincerità e di verità ”. Ma che cosa sono questi azzimi?
Finché un giorno mi sono deciso ad approfondire la cosa, e la
scoperta dei significati, nascosti sotto quel termine mi ha così
arricchito che oggi la faccenda degli azzimi costituisce il pezzo
forte delle mie omelie di Pasqua!
Dunque
dovete sapere che quando arriva la primavera e, con la raccolta
dellÂ’orzo nuovo cominciava il nuovo anno agricolo, gli Ebrei
nomadi, per arcaiche consuetudini, eliminavano il vecchio lievito
conservato nella madia. Anzi proprio per il bisogno di inaugurare
un nuovo ciclo vitale,
distruggevano
ogni antico fermento che si trovasse nelle case. Sicché per una
settimana mangiavano pane azzimo: senza lievito appunto. Una
specie di simbolismo per dire “anno nuovo vita nuova”.
Una
gran voglia di ricominciare tutto da capo senza tenere conto del
passato. Una smania collettiva di rigenerarsi radicalmente. Un
traboccamento di entusiasmi vergini che eliminasse tutte le croste
della decrepitezza antica. Una decisione forte di romperla con le
vecchie storie di ambiguità e di dolore. Poi per gli Ebrei è
venuto dellÂ’Esodo dallÂ’Egitto. Accadde in una notte di
primavera, proprio nel periodo in cui si mangiavano gli azzimi, e
la faccenda del pane senza lievito si è caricata di un altro
significato: pane senza lievito perché, per il precipitare degli
avvenimenti, nella notte della liberazione non si è avuto il
tempo di fare fermentare la pasta.
Gli
azzimi quindi, sono i pani non lievitati che, nel richiamo di S.
Paolo, vogliono indicare due cose: la novità di vita e la
rapidità con cui vanno prese certe decisioni.
Chi
sono allora gli interlocutori di questo mio messaggio?
Per
un verso tutti coloro che non hanno il coraggio di cambiare. Che
non sanno staccarsi dal modulo. I prigionieri dello schema. I
nostalgici del passato. I cultori della ripetizione. I refrattari
al fascino della novità . I professionisti dello status
quo.
Per
un altro verso, coloro che sono lenti nelle scelte. Gli
specialisti della perplessità . I contabili pedanti dei pro e dei
contro. I calcolatori guardinghi fino allo spasimo prima di
muoversi. Gli irresoluti fino alla paranoia prima di prendere una
decisione. Gli ossessionati dal dubbio perennemente incerti se
mettersi in cammino.
Ce
l’ho con te Mario, che non hai voluto confessarti, perché non
te la sei sentita di rompere quella relazione disonesta che sta
rovinando la tua famiglia.
(Â…)
Ce
lÂ’ho con te, Chiesa che ho lÂ’onore di servire, che fai tanta
fatica a consegnarti al vento dello Spirito, e talvolta dai
lÂ’impressione di non esserti del tutto liberata dalla cautela di
ricorrere ai fermenti mondani del potere e della gloria.
(Â…)
Ce
lÂ’ho con voi uomini della cultura che intuite il precipitare
delle cose, ma siete lenti. Avete coscienza che stiamo vivendo la
notte di un grande passaggio, ma vi attardate a lasciare
fermentare la pasta nella madia. Percepite il passaggio
dellÂ’angelo sterminatore, ma ve la prendete con calma.
Distinguete meglio degli altri il clamore degli oppressi, ma ne
rallentate lÂ’avventura di liberazione. E invece che accelerare
lÂ’esodo verso la terra promessa con accenti profetici, ne
frenate la corsa con le vostre prudenze notarili.
E
ce lÂ’ho con me che non mi sono liberato del vecchio lievito di
lamentarmi perfino nel giorno di Pasqua.
Sia
pure in extremis, però voglio recuperare tutta la speranza che
irrompe da quella creazione nuova che è il Corpo risuscitato di
Gesù e dirvi con gioia: coraggio, non temete!
Non
c’è scetticismo che possa attenuare l’esplosione
dell’annuncio: “le cose
vecchie sono passate: ecco ne sono nate di nuove.” Cambiare
è possibile. Per tutti.
Don
Tonino Bello (Tratto da:
“Pietre di scarto” ed. la meridiana).
Salmo 4
Quando
ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle
angosce mi hai liberato;
pietÃ
di me, ascolta la mia preghiera.
Fino
a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché
amate cose vane e cercate la menzogna?
Sappiate
che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
il
Signore mi ascolta quando lo invoco.
Tremate
e non peccate,
sul
vostro giaciglio riflettete e placatevi.
Offrite
sacrifici di giustizia
e
confidate nel Signore.
Molti
dicono: “Chi ci farà vedere il bene?”.
Risplenda
su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
Hai
messo più gioia nel mio cuore
di
quando abbondano vino e frumento.
In
pace mi corico e subito mi addormento:
tu
solo, Signore, al sicuro mi fai riposare.
Dalla Seconda Lettera ai Corinzi
(3,17-18; 4, 1-2)
Il
Signore è lo Spirito e dove c'è lo Spirito del Signore c'è
libertà .
E noi
tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria
del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di
gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore.
Perciò,
investiti di questo ministero per la misericordia che ci è stata
usata, non ci perdiamo d'animo;
al
contrario, rifiutando le dissimulazioni vergognose, senza
comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma
annunziando apertamente la verità , ci presentiamo davanti a ogni
coscienza, al cospetto di Dio.
Momento prolungato di silenzio
Spunti per la riflessione
- Vivo
la mia vita come se fossi il protagonista di un film di cui
sono il regista e gli altri delle semplici comparse.
- Il
mio umore – la mia contentezza – è regolata dal consenso
(applausi) che la gente (il pubblico) mi dà .
- Quando
la mia maschera è pronta entro in scena sennò preferisco
stare dietro le quinte.
- Essere
me stesso è il “copione” che mi è stato dato da colui
che voglio sia il regista della mia vita: Dio.
Condivisione
Padre
Nostro
Canto
finale
|