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Questa è la Pasqua

di p. Guido dal Brasile

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PASQUA 2001

Balsas, Pasqua 2001

Cari amici,

Invio un saluto cordiale a tutti. Vi ricordo con affetto e gratitudine. In questi tempi ho avuto la gioia di graditissime visite da parte di alcuni di voi: di Siena, di Sondrio, di Brescia…

Ed avrò la gioia di incontrarmi con molti di voi tra poco, perché, dopo Pasqua, verrò in Italia e Germania per alcuni impegni legati alla mia diocesi e al mio lavoro con gli indios. È molto gratificante per me poter mantenere con voi contatti molto frequenti.

Vi spero bene.

Il mio lavoro continua abbastanza intenso.

Si sono spente ormai da tempo qui in Brasile, le luci del carnevale, in cui si sono mescolate le espressioni della ricchezza culturale del popolo con la permissività più sfrenata (sesso, droga, alcool), la violenza (la media di 63 omicidi che avvengono ogni giorno in Brasile, a carnevale viene moltiplicata per dieci) e lo sperpero del denaro pubblico in un Paese che non ha i soldi per la scuola e la salute della gente.

Il giorno delle ceneri ho celebrato nella parrocchia di Mangabeiras: la messa è stata preceduta dalla sepoltura di Adonias, un bambino di dieci anni che ha avuto la testa schiacciata dalla ruota di un’automobile guidata da un ubriaco che tornava dalla festa di carnevale.

Il bambino stava vendendo ghiaccioli con la speranza di poter comprare un giorno una bicicletta. Durante la messa il suo papà ha espresso il suo dolore e l’indignazione di tutti gridando: “Il sangue del mio bambino grida vendetta al cospetto di Dio”. Questo fatto ci ha aiutato ad introdurre la campagna quaresimale contro tutte le droghe, campagna che impegna tutta la Chiesa in Brasile. La droga più grave è proprio l’alcolismo che colpisce circa 15 milioni di brasiliani ed è fonte di rovina per tante famiglie. Tutta la problematica della droga riveste per noi un’urgenza drammatica per la sua crescente diffusione, tanto più che essa è prodotta anche in luoghi clandestini della nostra regione. Stiamo realizzando progetti di prevenzione nelle famiglie, nelle scuole e nelle comunità e speriamo un giorno di riuscire a promuovere qui un centro di recupero per dipendenti da droga, senza che si debba ricorrere a centri distanti centinaia di chilometri. Ci accorgiamo che la droga  è un cancro che cresce dentro l’organismo di questa società che promuove l’esclusione sociale, l’edonismo, il materialismo, il consumismo, spegne i sogni più autentici dei nostri giovani, e genera il desiderio di compensare l’angoscia e l’insicurezza con “paradisi i illusione”. Per questo, si impone l’impegno di tutti per costruire una società fraterna, solidale, ove tutti possono vivere in pace e serenità, senza sentire il bisogno di ricorrere a stimolanti artificiali…

Con la quaresima è iniziato per noi a tutto vapore l’anno pastorale. Esso coincide con uno sforzo di revisione profonda del nostro cammino ecclesiale. Questa revisione è motivata dal fatto che ci stiamo preparando al giubileo della presenza comboniana a Balsas. I primi comboniani sono giunti qui nel 1952 ed hanno fondato con grandi sacrifici questa Chiesa che è cresciuta, si è poi arricchita della collaborazione di molte altre forze ecclesiali, e cammina un po’ alla volta verso l’autonomia.

Con l’aiuto di un’equipe di sociologi dell’università di Brasilia, ci stiamo domandando, in un clima comunitario di preghiera e di gratitudine:

-         Che cosa resta di vivo e vivificante di questi 50 anni di strada con il nostro popolo?

-         Che cosa è cambiato in questa nostra realtà, e quali nuove sfide si pongono?

-         Che cosa lo Spirito dice alla nostra Chiesa per essere fedele oggi al Vangelo?

Penso si stia aprendo per noi un tempo di grazia speciale. La nostra revisione si prolungherà per due anni e potrà sfociare in un sinodo diocesano.

Il Signore ci aiuti e ci illumini.

Cari amici, vi scrivo questa lettera, seduto accanto al letto di Tonino, un grande amico missionario, gravemente ammalato. La sua serenità e la sua voglia di vivere, la forza d’animo della sua moglie, che gli sta sempre accanto, mi sono di stimolo ed esempio e mi aiutano a concretizzare la preghiera e l’augurio pasquale per tutti noi: che la risurrezione di Cristo ci aiuti ad alimentare la fiamma della speranza e a trovare sempre le ragioni per vivere con amore e lottare in favore della vita in questo mondo dominato dalla morte.

Desidero ripetere l’augurio di Gesù ai discepoli impauriti, la sera di Pasqua: “Pace a voi”.

Non la pace di chi sta comodo in poltrona, si chiude nel suo nido e non vuole essere disturbato perché considera la vita una sua proprietà privata. Ma la pace serena e impegnata di chi sa che la vita è un dono che dobbiamo investire per il bene di tutti…

Mi aiuta ad esprimere questo augurio il ricordo affettuoso della morte e risurrezione di Mons. Alessandro Gottardi, vescovo emerito di Trento, un uomo davvero pasquale che è stato per me un padre e un esempio nel servizio alla Chiesa. Mi aiuta pure il ricordo di p. Carlo Ubiali, morto da poco in un incidente stradale, un missionario che aveva fatto della sua vita un dono gioioso agli indios, e la memoria di un altro amico, Ezechiele Ramin, ucciso dai “fazendeiros” nel 1985 a causa del suo impegno a favore dei poveri. Aveva detto:

“Il padre che vi sta parlando ha ricevuto minacce di morte. Caro fratello, se la mia vita ti appartiene, ti apparterrà pure la mia morte…

Dopo che Cristo è morto vittima di Ingiustizia, ogni ingiustizia sfida il cristiano…

Attorno a me la gente muore, i latifondisti aumentano, i poveri sono umiliati, la polizia uccide i contadini, tutte le riserve degli indios sono invase. Con l’inverno vado creando primavera. I miei occhi con fatica leggono la storia di Dio quaggiù. La croce è la solidarietà di Dio che assume il cammino e il dolore umano, non per renderlo eterno, ma per sopprimerlo. La maniera  con cui vuole sopprimerlo non è attraverso la forza né col dominio, ma per la via dell’amore. Cristo predicò e visse questa nuova dimensione. LA paura della morte non lo fece desistere dal suo progetto di amore. L’amore è più forte della morte…

La vita è bella e sono contento di donarla”.

 

Questa è la Pasqua.

Buona Pasqua a tutti!

p.Franco Masserdotti

 

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