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p. Efrem Tresoldi: Missionario ambientalista

tratto da www.nigrizia.it

Missionario ambientalista
di p. Efrem Tresoldi

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tratto da www.nigrizia.it

“Perché no?”. All’ex direttore di Nigrizia la definizione non dispiace. Descrive l’impegno al quale dedica buona parte del suo tempo ed energie da quando è tornato in Sudafrica.
Ero appena entrato a far parte del team della Commissione episcopale giustizia e pace – otto membri in tutto – quando mi fu chiesto di preparare per i vescovi sudafricani il testo della lettera pastorale sulla crisi ambientale in Sudafrica.

Per la prima volta mi occupavo di tale argomento. Addentrandomi nelle ricerche e nella raccolta di dati mi è parso sempre più chiaro che la questione ambientale non si debba limitare alla conservazione dei paesaggi naturali o alla preservazione di specie animali in via di estinzione. I poveri – che sono esclusi dai benefici dell’attuale sistema economico – sono coloro che pagano il prezzo più elevato del degrado ambientale causato dallo stesso sistema economico. Comunità di neri – come mi è capitato sovente di vedere – vivono nei pressi di maleodoranti discariche e non di rado sono esposte agli effetti di rifiuti tossici.

Nei sovraffollati ex bantustan, creati durante l’apartheid, milioni di persone sono costrette a procurarsi da vivere su terreni sempre più impoveriti dall’erosione a causa del disboscamento e del supersfruttamento dei pascoli. Ammassati nelle periferie delle principali città, i poveri devono fare i conti spesso con livelli inaccettabili di inquinamento atmosferico e sono soggetti più di altri a malattie infettive per la mancanza di igiene e di adeguati sistemi di fognatura.

La lettera pastorale – pubblicata lo scorso anno in inglese e tradotta in nove lingue locali – riflette questa realtà e contiene un appello ad ogni cittadino perché si prenda cura dell’ambiente in cui vive, usando in modo oculato le risorse naturali e cercando di limitare il degrado ambientale. Questo è il messaggio che cerco di comunicare in incontri e seminari in varie città, invitando chi mi ascolta a un aggiornamento continuo sui problemi ecologici e ad impegnarsi in concrete azioni per la salvaguardia del creato. Dal riciclaggio di materie di scarto alla riduzione del consumo di prodotti che contengono sostanze nocive all’ambiente, dall’uso parco dell’acqua e dell’elettricità all’abitudine di riparare cose che si possono aggiustare anziché gettarle e comperarne di nuove.

Al centro l’essere umano, ma non da solo

Nonostante la presenza sul territorio di parecchie ong che operano nel settore ecologico, la questione della giustizia ambientale rimane una novità per molti. Questo vale anche per chi ha già compiuto un certo cammino di impegno sociale e non manca di sensibilità verso i temi della giustizia e della pace. Allo stesso tempo, però, l’esperienza di numerosi incontri e seminari mi fa toccare con mano come siano tante le persone che manifestano uno spiccato interesse e una curiosità di saperne di più, e desiderano darsi da fare per risolvere i numerosi problemi ambientali che riguardano il Sudafrica.

Oltre a provvedere un’informazione aggiornata in tema ambientale, negli incontri che svolgo offro alcune riflessioni basilari per una nuova spiritualità e teologia della creazione, a partire da una lettura in chiave critica di noti passi biblici come il comando di Dio agli esseri umani nel libro della Genesi (1,28): «Riempite la terra e soggiogatela. Esercitate il vostro dominio sui pesci del mare, gli uccelli del cielo e ogni essere vivente che si muove sulla terra».

Occorre ripensare testi simili alla luce di sensibilità provenienti da altre religioni che hanno un approccio meno aggressivo nei confronti della natura. E alla luce dei risultati della ricerca scientifica che ci rende maggiormente consapevoli del complesso e delicato equilibrio della vita sul nostro pianeta. Abbiamo bisogno di ridimensionare il concetto dell’essere umano tradizionalmente posto al centro nel creato a favore di una visione del mondo dove noi umani occupiamo un posto accanto agli altri esseri viventi e non in posizione di superiorità ma di reciprocità, uniti da legami di interdipendenza. Se non saremo capaci di questo cambiamento mentale la nostra presenza finirà con l’essere troppo pesante da sopportare per l’ecosistema della terra che già manifesta segni di cedimento.

Indispensabile è il lavoro di coscientizzazione sulla crisi ambientale, ma altrettanto imprescindibile è portare avanti l’attività di pressione e di monitoraggio all’interno delle istituzioni politiche, governo e parlamento in modo particolare. Questo è il compito che ho assunto insieme al gruppo ristretto che mi ha aiutato nella preparazione della lettera pastorale sull’ambiente, gruppo con cui continuo ad incontrarmi per programmare nuove attività. Mi sento appena all’inizio in questo campo. So che è necessario intervenire con tempestività e competenza.

Recentemente con il gruppo di consultazione stiamo affrontando la questione dell’ingegneria genetica applicata soprattutto all’agricoltura. Dopo che i paesi dell’Unione europea hanno posto il bando ai prodotti transgenici provenienti per lo più dagli Usa, le grandi multinazionali agricole stanno muovendosi rapidamente verso i paesi in via di sviluppo per vendervi soia e granturco geneticamente modificati, e proseguire con minori controlli nella ricerca e sperimentazione di nuovi prodotti geneticamente manipolati. Il Sudafrica, dotato di infrastrutture moderne e di risorse, è un interlocutore privilegiato per questo tipo di operazioni.

Come chiesa siamo chiamati a vigilare perché vengano approvate leggi in grado di salvaguardare la vita nella sua molteplicità di forme, e a monitorare l’applicazione delle stesse affinché venga rispettato lo spirito e il contenuto di queste norme. Personalmente sono disposto a continuare a dare il mio contributo per limitare i danni causati dall’attività umana all’ambiente e a lavorare insieme ad altri per garantire la sopravvivenza della razza umana e della creazione affidata alle nostre mani dal Creatore
 

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