Dalla complicità alla solidarietà
CONVIVENZA
G.I.M.
Limone sul
Garda
VEGLIA DI PREGHIERA
DALLA COMPLICITAÂ’
ALLA
SOLIDARIETAÂ’
“IL
BELLOÂ…
DEVE
ANCORA VENIRE”
Canto di
invocazione allo Spirito Santo n°31:
VIENI SPIRITO DÂ’AMORE
Introduzione
alla veglia, segno
(Es.
3,1-12). Ora Mosè stava
pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e condusse il
bestiame oltre il deserto e arrivò al monte di Dio, l'Oreb. L'angelo del
Signore gli apparve in una fiamma di fuoco in mezzo a un roveto. Egli guardò ed
ecco: il roveto ardeva nel fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: “Voglio
avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non
brucia?”. Il Signore vide
che si era avvicinato per vedere e Dio lo chiamò dal roveto e disse: “Mosè,
Mosè!”. Rispose: “Eccomi!”. Riprese: “Non
avvicinarti! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale
tu stai è una terra santa!”. E disse: “Io
sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio
di Giacobbe”. Mosè allora si velò il viso, perché aveva paura di
guardare verso Dio. Il Signore
disse: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido
a causa dei suoi sorveglianti; conosco infatti le sue sofferenze. Sono sceso per
liberarlo dalla mano dell'Egitto e per farlo uscire da questo paese verso un
paese bello e spazioso, verso un paese dove scorre latte e miele, verso il luogo
dove si trovano il Cananeo, l'Hittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il
Gebuseo. Ora dunque il
grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto l'oppressione
con cui gli Egiziani li tormentano. Ora và ! Io ti
mando dal faraone. Fà uscire dall'Egitto il mio popolo, gli Israeliti!”. Mosè disse a
Dio: “Chi sono io per andare dal faraone e per far uscire dall'Egitto gli
Israeliti?”. Rispose: “Io
sarò con te. Eccoti il segno che io ti ho mandato: quando tu avrai
fatto uscire il popolo dall'Egitto, servirete Dio su questo monte”. Salmo 84:
CANTO DI PELLEGRINAGGIO Quanto sono
amabili le tue dimore, Signore degli
eserciti! LÂ’anima mia
languisce e brama gli atri
del Signore. Il mio cuore e
la mia carne esultano nel Dio
vivente. Anche il passero
trova la casa, la rondine il
nido, dove porre i
suoi piccoli, presso i tuoi
altari, Signore degli
eserciti, mio re e mio Dio. Beato chi abita
la tua casa: sempre canta le
tue lodi! Beato chi trova
in te la sua forza e decide nel suo
cuore il santo viaggio. Passando per la
valle del pianto la cambia in una
sorgente, anche la prima
pioggia lÂ’ammanta di
benedizioni. Cresce lungo il
cammino il suo vigore, finché compare
davanti a Dio in Sion. Signore, Dio
degli eserciti, ascolta la mia preghiera, porgi
lÂ’orecchio, Dio di Giacobbe. Vedi, Dio,
nostro scudo, guarda il volto
del tuo consacrato. Per me un giorno
nei tuoi atri è più che mille
altrove, stare sulla
soglia della casa del mio Dio è meglio che
abitare nelle tende degli empi. Poiché sole e
scudo è il Signore Dio; il Signore
concede grazia e gloria, non rifiuta il
bene a chi cammina
con rettitudine. Signore degli
eserciti, beato lÂ’uomo che
in te confida. Gloria al
PadreÂ… Lettura
tratta dal Nuovo Testamento (Lc.
24,13-35) Ed ecco in quello stesso giorno due di
loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da
Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era
accaduto. Mentre discorrevano e discutevano
insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di
riconoscerlo. Ed egli disse loro: “Che sono questi
discorsi che state facendo fra voi
durante il cammino?”. Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse:
“Tu solo sei così forestiero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto
in questi giorni?”. Domandò: “Che cosa?”. Gli risposero:
“Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in
parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri
capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno
crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare
Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono
accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno
sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo,
son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano
che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro
e hanno trovato come avevan detto le donne, ma lui non l'hanno visto”. Ed egli disse loro: “Sciocchi e tardi di
cuore nel credere alla parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo sopportasse
queste sofferenze per entrare nella sua gloria?”. E cominciando da Mosè e da tutti i
profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove
erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi
perché si fa sera e il giorno gia volge al declino”. Egli entrò per
rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il
pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo
riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro: “Non ci
ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il
cammino, quando ci spiegava le Scritture?”. E partirono senz'indugio e fecero ritorno
a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con
loro, i quali dicevano: “Davvero il Signore è
risorto ed è apparso a Simone”. Essi poi riferirono ciò che era accaduto
lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane. Vogliamo raccoglierci nella preghiera ed
immaginare il cammino dei due discepoli da Gerusalemme ad Emmaus. I due
pellegrini siamo ognuno di noi. Ognuno mette il suo nome perché è chiamato a
fare l’esperienza dell’incontro con Gesù Vivente. L’uomo è sempre in cammino.
Portato dal suo desiderio diventa ciò verso cui va. I due discepoli “conversavano”; anche se non
si capiscono, non possono dimenticare. Si parla di ciò che sta a cuore; sta a cuore
ciò che si cerca e si cerca ciò che si ama. Dio per primo li ha cercati e amati
e da sempre li porta nel cuore: “E LO STESSO
GESU’, AVVICINATOSI, CAMMINAVA CON LORO” Come ai due di Emmaus, lui si fa vicino a
tutti noi. Fa i nostri stessi passi, sia di delusione, che di speranza e di
ricerca, sia di morte che di vita. Ci incontra nella nostra vita quotidiana;
nelle nostre gioie, problemi, scelte, associandosi al nostro cammino ovunque
andiamo. Non si allontana da noi, anche se noi ci
stiamo allontanando da Lui. Il nostro cuore è molto raggelato, i nostri occhi,
impossessati dalle paure, sono incapaci di riconoscerlo nella vita. Ma ora,
Colui che fu appeso alla croce ci scalda il cuore e ci schiarisce la vista. Lui
in persona ci apre le Scritture e ci spalanca gli occhi. Anche se invisibile,
sappiamo che è entrato per rimanere con noi. Con la sua forza possiamo compiere il Santo
Viaggio, possiamo fare scelte di vita. “Chiedi il coraggio di lasciarti amare e
rispondere allÂ’Amore con lÂ’Amore: un amore che non si accontenta di doni
momentanei ma coinvolge in modo radicale tutta la vita”: VIVERE E’ SCEGLIERE E SCEGLIERE COMPORTA IL
CORAGGIO DI PRONUNCIAR-SI. Lui è con noi e in noi e ci fa superare le
nostre paure, Dio ti tocca nella tua miseria; quando sei consapevole della tua
pochezza cresce la fiducia nella sua potenza: “Non ci ardeva forse il cuore nel
petto…”. Chi è toccato dal suo Amore desidera stare
con Lui, scopre ogni giorno la sua Presenza. Se stai con Lui, ti dimentichi di
te stesso per occuparti, con Lui, dei bisogni degli altri. Per incontrarlo devi
uscire da te stesso; se lo incontri la tua vita si trasforma, si risveglia. “I DISCEPOLI
APRIRONO GLI OCCHI E LO RICONOBBERO”. Riconoscerlo è consegnare se stessi senza
riserve a Lui, affidarsi, consegnarsi radicalmente. Se tu ti doni ti realizzi,
se tieni solo per te ti distruggi. Come prima nel roveto ardente, cosi ora nel
nostro cuore Dio si rivela, dicendoci il suo e il nostro vero nome. Dio si
rivela non fuori, ma dentro di noi, e ci rivela cosi la nostra vita. Per partire senza indugio, per raccontare
agli altri di Dio è necessario FARE
ESPERIENZA VIVA E ARDENTE DI LUI. Solo cosi può acquistare senso una scelta
di vita, SENTENDOSI IN SINTONIA,
CHIAMATI per nome. Allora il nostro cuore batterà , i nostri
occhi si spalancheranno, riconoscendo la sua persona nel Pane ed il nostro
cammino diventerà suo. E da questa passione per Cristo si sentirà in
modo forte ed autentico il grido del povero. Breve
spazio di silenzio Testimonianza Nata nel 1914 a Middelburg da una famiglia
della borghesia intellettuale ebraica, Etty Hillesum morì ad Auschwitz nel
Novembre del 1943. Il padre di Etty era studioso di grande
merito e rigore; i libri e la ricerca riempivano tutta la sua vita. Sua moglie,
era una donna passionale, caotica e diversa dal marito quasi in tutto. La bella
casa era quindi teatro di un matrimonio piuttosto tempestoso; Etty ed i suoi
fratelli erano ragazzi molto intelligenti e dotati. Etty era una ragazza
brillante, intensa, che aveva la passione della lettura e degli studi di
filosofia. Quando intraprese lo studio della psicologia,
la seconda guerra mondiale divampava. Subito prima della guerra Etty traslocò
nella zona sud di Amstredam. Il suo mondo interiore non è dominato dalla
minaccia della guerra, si potrebbe quasi dire che è la guerra ad essere dominata
da lei. Dopo la resa del maggio 1940, i tedeschi
iniziarono a poco a poco ad isolare gli ebrei olandesi. Quando nel Febbraio del
1941, fu indetto ad Amsterdam il primo sciopero anti-progrom della storia
europea, i nazisti inasprirono la repressione contro gli ebrei e contro ogni
forma di resistenza da parte degli olandesi. Gli ebrei venivano cacciati dal
lavoro, non potevano comperare nulla nei normali negozi e venivano maltrattati;
furono creati i ghetti ed i “campi di lavoro2. Il 29 Aprile 1942 furono
costretti a portare la stella di David: quella stessa primavera iniziarono le
deportazioni di massa. Il 15 Luglio 1942, Etty trovò lavoro come dattilografa in
una delle sezioni del Consiglio Ebraico. Il Consiglio si illudeva di poter
salvare gli ebrei dal peggio, e in questo modo in unÂ’arma sottile nelle mani dei
nazisti. (Proprio mentre Etty cominciava a lavorare, una ragazzina di nome Anna
Frank, nascosta in una casa a poche miglia di distanza, iniziava a scrivere il
suo diario). Per 14 giorni Etty fece la spola, a piedi,
tra casa sua e la sede del Consiglio, di cui parla come “di un inferno”. Quello
stesso mese, ad Amsterdam, ebbe luogo la prima grande retata, eEetty decise di
sua spontanea volontà di andare a Wasterbork con gli ebrei prigionieri. Non
voleva sottrarsi al destino del popolo ebraico. Era convinta che lÂ’unico modo di
rendere giustizia alla Vita fosse quello di non abbandonare degli esseri in
pericolo, e di usare la propria forza per portare la luce nella vita altrui. I
sopravvissuti del campo hanno confermato che Etty fino all’ultimo fù una
personalità “luminosa”. Dall’Agosto del 1942 fino al Settembre 1943 Etty rimase
a Wasterbork e lavorò all’ospedale locale. Il campo era una comunità che viveva nel
terrore, sotto la continua minaccia del treno che ogni settimana deportava i
prigionieri in Polonia. Gli amici di Amsterdam tentarono di
convincere Etty a nascondersi, e una volta cercarono persino di rapirla; ma lei
si rifiutò. Il 7 Settembre 1943 Etty, suo padre, sua madre ed i fratelli furono
caricati sul treno dei deportati. Da un finestrino di quel treno gettò una
cartolina che fu raccolta e spedita ai contadini: “Abbiamo lasciato il campo cantando” Un rapporto della
Croce Rossa afferma che Etty morì ad Auschwitz il 30 Novembre 1943. DAL SUO
DIARIO: “…Quante volte ho pregato, neppure un
anno fa: Signore, ti prego, rendimi un po’ più semplice. E se quest’anno mi hai
portato qualcosa, è stata proprio questa maggiore semplicità interiore. E credo
che in futuro riuscirò anche ad esprimere le cose difficili di questa vita con
parole molto semplici.” “…Un giorno pesante, molto pesante. Ma
ogni volta so ritrovare me stessa in una preghiera, e pregare mi sarà sempre
possibile, anche nello spazio più ristretto. E, come fosse un fagottino, io mi
lego sempre più strettamente sulla schiena, e porto sempre più come una cosa mia
quel pezzetto di destino che sono in grado di sopportare: con questo fagottino
già cammino per le strade.” “…Pensare che un piccolo cuore umano
possa trovare cosi tanto, mio Dio, possa soffrire e amare a tal punto. Ti sono
cosi riconoscente perché hai scelto proprio il mio cuore, di questi tempi, per
fargli sopportare tutto quanto…Parlerò con te, mio Dio. Posso? Col passare delle
persone, non mi resta altro che il desiderio di parlare con te. Amo cosi tanto
gli altri perché amo in ognuno un pezzetto di te, mio Dio. Ti cerco in tutti gli
uomini e spesso trovo in loro qualcosa di te. E cerco di disseppellirti dal loro
cuore, mio Dio. Ma ora avrò bisogno di molta pazienza e riflessione e sarà molto
difficile. E dovrò fare tutto da sola… Dammi ancora una vita intera per poter
capire tutto quanto. Mentre scrivo queste cose sento che è un bene che io debba
rimanere qui. DÂ’un tratto mi rendo conto di aver vissuto cosi intensamente, in
due mesi ho consumato le riserve di una vita intera. Forse ho esagerato a forza
di vivere interiormente?”. “…La miseria che c’è qui è veramente
terribile, eppure, alla sera tardi, quando il giorno si è inabissato dietro di
noi, mi capita spesso di camminare di buon passo lungo il filo spinato, e allora
dal mio cuore si innalza sempre una voce – non ci posso far niente, è così, è di
una forza elementare – e questa forza dice: la vita è una
cosa splendida e grande, più tardi dovremo costruire un mondo completamente
nuovo. A ogni nuovo crimine o orrore dovremo opporre un nuovo pezzetto di amore
e di bontà che avremo conquistato in noi stessi. Possiamo soffrire ma non
dobbiamo soccombere. E se sopravvivremo intatti a questo tempo, corpo e anima,
ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio allora avremo anche il diritto
di dire la nostra parola a guerra finita. Forse io sono una donna ambiziosa:
vorrei dire anch’io una piccola parolina.” “SI VORREBBE ESSERE UN BALSAMO PER MOLTE
FERITE”. Spazio di
silenzio prolungato Le
condivisioni saranno intercalate tra loro dal canone: “Dona la
pace Signore a chi confida in te. Dona, dona
la pace Signore, dona la
pace” Lo stupore
e la meraviglia devono trovare in noi la disponibilità e farsi lode e preghiera.
Gesù stesso si è preoccupato di insegnarci a pregare Dio come Padre. Non è
sempre facile esprimere le affermazioni del Padre Nostro, lasciandoci prendere
totalmente da esse. Padre
di inestimabile tenerezza e sorgente dellÂ’amore e della vita; Padre
sempre pronto ad ascoltarci ed
esaudirci; Padre
che ti curi di noi, ci guidi e ci sostieni, nel rispetto assoluto della nostra
libertà ; Padre
che ci rendi fratelli tra di noi per condividere la gioia di amare; Padre
che oltrepassi gli orizzonti della terra e sei nel cuore di ogni vita ed in ogni
avvenimento; Padre
che hai parlato e hai voluto rivelarci il tuo volto per mezzo del Figlio
Tuo; Padre
che continuamente vieni e sei giÃ
presente in ogni luogo e tempo per riconciliarci; Padre
venga il tempo in cui il potere si tradurrà in silenzio, in cui lÂ’avere farÃ
nascere condivisione; Padre
concedici ogni giorno di compiere la tua volontà nella santità , giustizia ed
amore fraterno; Padre
che ci garantisci il necessario e non di più, affinché non accumuliamo troppo
per il domani con il rischio di tenere per noi ciò che è necessario agli
altri; Padre
che ci perdoni sempre, di nuovo,
infinitamente affinché impariamo a perdonare; Padre
che ci doni il desiderio di essere
perdonati e perdonandoci ci rendi apostoli di riconciliazione; Padre
che non ci lasci mai soli in balia della tentazione, delle prove e delle
sofferenze; Padre
che ti preoccupi che non veniamo sopraffatti dalla seduzione dellÂ’avere e del
potere, dalla violenza e dal desiderio di comando; Padre
che il nostro cuore non sia turbato dalla rassegnazione, dalle nostre angosce,
dalla nostra viltà , dal gusto del denaro e dell’egoismo; Padre
rendici capaci di liberarci e di liberare la dove i popoli sono sfruttati,
affamati, schiacciati da forze inique ed ingiuste; Padre
liberaci dal Tentatore e dal Maligno, perché sia realizzato e reso visibile
ovunque il Tuo Regno: REGNO DI
GIUSTIZIA, DI AMORE E DI PACE Canto
finale n°73: RESTA QUI CON NOI ETTY HILLESUM
DIO, PADRE NOSTRO