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GIM Padova: Il sogno di Dio

dicembre 2000

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Veglia di preghiera

“Il sogno di Dio”

I Gim 2 – 3 dicembre 2000

Dio sogna con e per gli uomini. Ha grandi progetti; progetti di liberazione, di pace, di condivisione.

Dio sogna! Fa progetti e chiede incessantemente all’uomo di cooperare per farli diventare realtà.

Le realtà imperiali sembrano indistruttibili, inattaccabili, proprio come l’impero del faraone…

Eppure Dio sogna la liberazione del popolo e chiede la cooperazione ad un uomo “impacciato di bocca e di lingua…” pronto ad obiettare che il popolo “…non ascolterà la mia voce…”.

Eppure Dio sogna e trasforma lÂ’uomoÂ…lo consola, gli da coraggio, lo ama teneramente come un figlio.

Allora l’uomo si impadronisce del sogno di Dio e non riesce più a stare in silenzio davanti all’impero…

Il Sogno genera lotta.

Dio sarà “…con la tua bocca”.

Ma “…non si può essere rivoluzionari senza lacrime negli occhi”.

 

Buon camino e buon Esodo!

  

Canto: Quale gioia

 In ascolto della Parola: Es. 4, 1-31

 

Dio vede le realtà imperiali

“…conosco infatti le sue sofferenze” (Es 3, 7)

 

Un quinto del debito è dovuto allÂ’acquisto di armi. Il Perù spende, tra servizio del debito e acquisto di armi, più del 50% del budget statale. Paesi come lÂ’Etiopia, la Somalia e lo Zimbabwe spendono più denaro per le armi che per la sanità.  Nei 14 anni di lotta contro il PKK la Turchia ha speso 86 miliardi di dollari, una cifra che si avvicina allÂ’ammontare del debito turco, 92 miliardi di dollariÂ…

 Uno studio condotto su 196 programmi finanziati dal FMI ha evidenziato che in un solo caso era compresa, tra gli obiettivi, la protezione delle fasce sociali più povere dagli effetti negativi dei programmi di aggiustamento strutturaleÂ…

 Le spese militari nel mondo sono di 780 miliardi di dollariÂ…

 LÂ’Africa a fronte di un dollaro di aiuti ne sborsa 3 per pagare gli interessi del debitoÂ…

 La Banca Mondiale ha finanziato un progetto per la costruzione di una serie di dighe nella valle del Narmada in India costringendo 150.000 persone ad emigrareÂ…

 Sulla base delle stime delle Nazioni Unite circa 19.000 bambini muoiono ogni giorno per via delle riduzioni della spesa sanitaria imputabili alla morsa del debitoÂ…

 

Dio sogna un mondo diverso

“… intesero che il Signore aveva visitato gli Israeliti e che aveva visto la loro afflizione” (Es 4, 31)

 

Il dialogo tra Dio e Mosè è il dialogo tra un sognatore, un amante appassionato, risoluto che tenta in tutti i modi di sedurre lÂ’uomo e un Mosè che  oppone delle resistenze, pur sempre fondate su questioni oggettive, che non sogna, che ha paura proprio perché si fida solo di se stesso, un Mosè che non si apre al cambiamentoÂ…

Dio gli propone il suo grande sogno di liberazione, gli manifesta i prodigi che potrà compiere, lo chiama “figlio prediletto”…allora Mosè “tiepidamente” si abbandona al sogno e si mette in cammino…

 

LÂ’isola non trovata

F. Guccini

 

Ma bella più di tutte è l’isola non trovata, quella che il Re di Spagna seppe da suo cugino il Re di Portogallo con firma suggellata e bolla del Pontefice in gotico latino.

 

Il Re di Spagna fece vela, cercando l’isola incantata però quell’isola non c’era e mai nessuno la trovata. Svanì di prua dalla galea come un idea, come una splendida utopia è andata via e non tornerà mai più.

 

Le antiche carte dei corsari portano un segno misterioso ne parlan piano i marinai con un timore superstizioso. Nessuno sa se c’è davvero od è un pensiero. Se a volte il vento ne ha il profumo o è come il fumo che non prendi mai

Appare a volte avvolta di foschia, magica e bella ma se il pilota avanza su mari misteriosi è già volata via tingendosi d’azzurro, color di lontananza…

  

Dio interpella lÂ’uomo e propone il cambiamento

“Io sarò la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire…” Es 4, 12

 

“A chi non ha il coraggio di cambiare”

 

Carissimi, qualche volta le parole difficili, invece che complicare le cose, aiutano a capirle. Se non altro perché incuriosiscono. La parola “Azzimi” è una di quelle. Ricordo che, per le sue allusioni a misteriose usanze da beduini, provavo sempre fastidio ogni volta che, durante la Messa di pasqua, ricorreva quell’oscuro invito di S. Paolo a celebrare la festa con “azzimi di sincerità e di verità”. Ma che cosa sono questi azzimi? Finché un giorno mi sono deciso ad approfondire la cosa, e la scoperta dei significati, nascosti sotto quel termine mi ha così arricchito che oggi la faccenda degli azzimi costituisce il pezzo forte delle mie omelie di Pasqua!

Dunque dovete sapere che quando arriva la primavera e, con la raccolta dell’orzo nuovo cominciava il nuovo anno agricolo, gli Ebrei nomadi, per arcaiche consuetudini, eliminavano il vecchio lievito conservato nella madia. Anzi proprio per il bisogno di inaugurare un nuovo ciclo vitale, distruggevano ogni antico fermento che si trovasse nelle case. Sicché per una settimana mangiavano pane azzimo: senza lievito appunto. Una specie di simbolismo per dire “anno nuovo vita nuova”.

Una gran voglia di ricominciare tutto da capo senza tenere conto del passato. Una smania collettiva di rigenerarsi radicalmente. Un traboccamento di entusiasmi vergini che eliminasse tutte le croste della decrepitezza antica. Una decisione forte di romperla con le vecchie storie di ambiguità e di dolore. Poi per gli Ebrei è venuto dell’Esodo dall’Egitto. Accadde in una notte di primavera, proprio nel periodo in cui si mangiavano gli azzimi, e la faccenda del pane senza lievito si è caricata di un altro significato: pane senza lievito perché, per il precipitare degli avvenimenti, nella notte della liberazione non si è avuto il tempo di fare fermentare la pasta.

Gli azzimi quindi, sono i pani non lievitati che, nel richiamo di S. Paolo, vogliono indicare due cose: la novità di vita e la rapidità con cui vanno prese certe decisioni.

 

Chi sono allora gli interlocutori di questo mio messaggio?

Per un verso tutti coloro che non hanno il coraggio di cambiare. Che non sanno staccarsi dal modulo. I prigionieri dello schema. I nostalgici del passato. I cultori della ripetizione. I refrattari  al fascino della novità. I professionisti dello status quo.

Per un altro verso, coloro che sono lenti nelle scelte. Gli specialisti della perplessità. I contabili pedanti dei pro e dei contro. I calcolatori guardinghi fino allo spasimo prima di muoversi. Gli irresoluti fino alla paranoia prima di prendere una decisione. Gli ossessionati dal dubbio perennemente incerti se mettersi in cammino.

Ce l’ho con te Mario, che non hai voluto confessarti, perché non te la sei sentita di rompere quella relazione disonesta che sta rovinando la tua famiglia.

Ce l’ho con te Gigi che hai girato le comunità di mezza Italia, e benché ti sia stata offerta tante volte la possibilità di seppellire il passato e di riscrivere tutto in bella, hai fallito di nuovo per quella maledetta riserva di fermenti antichi che ti porti dentro, infinitamente più perniciosa della busta di eroina che ti hanno trovato addosso e per la quale ti hanno sbattuto fuori l’ennesima volta.

Ce l’ho con te Gina che non hai il coraggio di uscire dall’ambiguità, e ti rifiuti di staccare la presa da quell’assurda passione. Ieri mi hai detto che non sai farne a meno, e che aspetti tempi nuovi perché le cose cambino. Ma sai bene che i tempi nuovi sono come la pasta: se ci metti dentro il lievito vecchio, si perpetuerà il tormento di sempre.

Ce lÂ’ho con te, Chiesa che ho lÂ’onore di servire, che fai tanta fatica a consegnarti al vento dello Spirito, e talvolta dai lÂ’impressione di non esserti del tutto liberata dalla cautela di ricorrere ai fermenti mondani del potere e della gloria.

Ce l’ho con voi uomini della politica, che a dispetto delle vostre declamazioni di principi, vi tramandate moduli arcaici di gestione, al punto che non sapete rinnovare neppure una lista di nomi. Non saranno ne le riforme istituzionali, ne la metamorfosi degli stemmi di partito a garantire quelle svolte di cui parlate da secoli: finché introdurrete nelle vostre pianificazioni tanto lievito antico, avremo tutto il diritto di dubitare della vostra sincerità di rinnovamento.

Ce lÂ’ho con voi uomini della cultura che intuite il precipitare delle cose, ma siete lenti. Avete coscienza che stiamo vivendo la notte di un grande passaggio, ma vi attardate a lasciare fermentare la pasta nella madia. Percepite il passaggio dellÂ’angelo sterminatore, ma ve la prendete con calma. Distinguete meglio degli altri il clamore degli oppressi, ma ne rallentate lÂ’avventura di liberazione. E invece che accelerare lÂ’esodo verso la terra promessa con accenti profetici, ne frenate la corsa con le vostre prudenze notarili.

E ce lÂ’ho con me che non mi sono liberato del vecchio lievito di lamentarmi perfino nel giorno di Pasqua.

Sia pure in extremis, però voglio recuperare tutta la speranza che irrompe da quella creazione nuova che è il Corpo risuscitato di Gesù e dirvi con gioia: coraggio, non temete!

Non c’è scetticismo che possa attenuare l’esplosione dell’annuncio: “le cose vecchie sono passate: ecco ne sono nate di nuove.” Cambiare è possibile. Per tutti.

 

Don Tonino Bello (Tratto da “Pietre di scarto” ed. la meridiana)

 Silenzio

 Condivisione ( Vieni con me ti darò da fare ogni giorno il mondo, ma se  tu lo vuoi)

 

 

El Pueblo unido jamas sera vencido

!el pueblo unido jamas sera vencido!

De pié cantar, que vamos a triunfar, avanzan ya banderas dse unitad

Y tu vendras marchando junto a mi y asi veras tu canto y tu bandera florecer. La luz du un rojo amanecer anuncia ja la vida que vendrà.

 De pié marchar, que el pueblo va a triunfar; ser mejor la vida que vendrà. A conquistar nuestra felicidad y en un clamor mil voces de combate se alzaran; con decision la patria venceraÂ’. Y ahora el pueblo que se alza en La lucha con voz de gigane gritando: adelante.

 !el pueblo unido jamas sera vencido!

 La patria esta forjando la unitad; de norte a sur se movilizaraÂ’ desde el salar ardiente y mineral, al bosque austral, unidos en la lucha y el trabajo, iran la patria cubriran. Su paso ya anuncia el porvenir. De pié cantar que el pueblo va a triunfar. Millones ya imponen la verdad; de acero son, ardiente batallon, sus manos van llevando la justicia y la razon. Mujer, con fuego y con valor ya estas aqui junto al trabajador.

 

Il popolo unito non sarà mai sconfitto!

In piedi, cantiamo perché noi vinceremo, avanzano già le bandiere di unità e tu verrai a marciare accanto a me così vedrai il canto e la bandiera rifiorire. La luce di una rossa aurora annuncia ormai la vita che verrà.

In piedi andiamo il popolo vincerà sarà migliore la vita che verrà. Conquistiamo la nostra felicità e in un clamore mille voci di lotta si alzeranno diranno canzoni di libertà. Con decisione la patria vincerà. E ora il popolo che grida nella lotta con voce gigante grida: avanti!

Il popolo unito non sarà mai sconfitto!

La patria sta forgiando lÂ’unità da nord a sud si mobiliterà dalle saline ardenti e minerali al bosco australe, uniti nella lotta e nel lavoro, andranno la patria difenderanno. I loro passi già annunciano il futuro. In piedi cantiamo, il popolo vincerà. Milioni ormai impongono la verità, sono dÂ’acciaio, ardente battaglione, le loro mani portano la giustizia e la ragione. Donna, con fuoco e con valore ormai sei qui, insieme al lavoratore.    E oraÂ…

 

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