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Es (3, 1-12): Và e libera il mio Popolo

Gim Padova (2000/01)

Và e Libera il mio popolo ! !

 Esodo  3, 1-12

 

Signore, aiutaci

 "Signore, aiutaci a non avere altri fini nella vita che non siano l'uomo. Aiutaci a non giustificarci mai nei modelli del consumismo corrente. Aiutaci a misurare sempre di nuovo ogni certezza sul metro del fratello bisognoso con cui solidarizzare e lottare. Aiutaci a superare ogni religione che sia "oppio del popolo", per vivere del primato assoluto che Tu dai agli ultimi, per un mondo di uguali! Allora anche noi riconosceremo che tu sei Jahwè quando avrai spezzato le sbarre delle nostre schiavitù".

                                           (P.Brugnoli, Preghiere Eucaristiche di una Chiesa in cammino, CE)

 

 Gli ebrei sono a poco a poco diventati schiavi degli egiziani, sfruttati, oppressi, utilizzati per costruire le città imperiali del faraone. Mosè, l'unico in grado di fare qualcosa per mutare la loro situazione, li ha abbandonati alle prime difficoltà ed è fuggito nel deserto dove, incontrata una bella giovanetta, s'è accasato.

Dio però rimane fedele al suo popolo: sente la sua sofferenza. "Gli israeliti gemettero per la loro schiavitù, alzarono grida di lamento e il loro grido della schiavitù salì a Dio. Dio ascoltò il loro lamento" (Es 2,23).

E sarà Lui, Jahwè, che già ha salvato Mosè dalle acque, a stanarlo dalla sua alienazione, dal suo borghesismo, per mandarlo a salvare i suoi fratelli.

La chiamata di Mosè è descritta in termini e simboli propri del mondo biblico. Mosè va sul "monte", il luogo della presenza di Dio. Là, il Signore gli si para davanti, gli sbarra la strada ("fiamma di fuoco", "roveto ardente" sono segni della presenza di Dio) e lo chiama per nome: "Mosè". Questi non può dire altro che:  "Signore, eccomi!"(Es 3,4).

Mosè sente il suo peccato ("non avvicinarti", "togliti i sandali", "velati il viso" sono tutte parole che gli sbattono in faccia la sua indegnità nell'incontro con l'Altro).

Avviene una creazione nuova: Dio trasforma questo alienato, questo fuggitivo, in un leader. "Sono sceso per liberare il mio popolo" (v. 8): è iniziativa di Dio. "Ora và!" (v. 10): è il compito dell'uomo.

Mosè viene letteralmente scaraventato fuori dal suo caldo nido, per essere gettato in una lotta in cui dovrà per forza "sporcarsi le mani".

"Io ti mando dal faraone in Egitto" (v. 10), dal più potente sovrano di quel tempo, dalla più grande potenza politica del momento. Il nulla contro il tutto. Ma il nulla è nelle mani dell'Onnipotente.

La proposta sgomenta Mosè: "Chi io ? Mi stai prendendo in giro? Non lo sai chi sono? Non so nemmeno parlare: tartaglio addirittura". Unica risposta: "Io sono con te! Io, il Signore. Sono io che ti mando." (v. 11)

Mosè si sfoga: "Signore! Quando andrò dal mio popolo per liberarlo, che diavolo dirò loro? Mi domanderanno: "Chi ti manda?". Cosa gli risponderò? A nome di chi mi presenterò?" (v. 13).

"Se qualcuno vorrà sapere chi ti manda" risponde il Signore "dirai che è Jahwè". Dio rivela il suo nome. Per un semita il nome è tutto. Dire il proprio nome significa rivelare se stesso. Non è facile sapere il significato esatto di "Jahwè", ma è probabile che voglia dire: "Io sono colui che agisce, che fa, che libera….Io sono il Dio liberatore, il Dio Salvatore". E' come se dicesse: "Chi sono io lo sperimenterete nella vostra storia, poiché io sono e sarò colui che vi libererà e vi salverà".

Mosè il primo liberato, il primo salvato. Jahwè lo tira fuori dalla sua vita comoda e tranquilla e lo rimette nel rischio. Lo rimanda in Egitto a lottare per la liberazione del suo popolo oppresso.

E' strano come l'incontro con Dio possa cambiare così profondamente un uomo. Mosè era andato tranquillamente al "monte" del Signore per pascolare il gregge: torna indietro con la missione d'essere il pastore, il leader del suo popolo.

Tutti noi siamo chiamati ad essere uomini e donne che incontrano Jahwè il liberatore, il Dio che "sente" la sofferenza dei suoi figli e ne vuole la liberazione. Ieri ha mandato Mosè a liberare gli israeliti dall'Egitto; oggi continua a chiamare…..Cesar Chavez per i messicani negli Usa, Pedro Casaldaliga per gli indios in Brasile, Rutilio Grande e Oscar Romero per gli oppressi del Salvador, Lamont per i neri dello Zimbabwe, Puglisi, Falcone, Dalla Chiesa, Borsellino per gli oppressi dalla mafia siciliana, Desmond Tutu e Nelson Mandela contro l'apartheid in Sudafrica e tantissimi altri….…..

E ha chiamato anche Ezechiele Ramin, un giovane come te che ha accolto con trepidazione e sofferenza questa proposta ma quando l'ha assunta si è fatto afferrare dal fuoco della missione liberatrice di Dio. E si è donato, Testimone della Speranza Â…Â…tra gli indios e i senzaterra del BrasileÂ…Â…!!  (vedi foglio allegato)

 

Dalle lettere di EzechieleÂ…..

 1972

A Paola Trevisan  (amica di Lele)

Padova, gennaio 1972

 

*    Â…..Se mi vorrai seguire su questa strada, i tuoi occhi incontreranno molti sorrisi e lo sai perché? Perché portare Cristo è portare la gioia. Io seguo la strada del missionario, ma questo non perché io abbai scelto Dio, ma perché Dio mi cerca e continuamente mi chiede se lo voglio seguire. Me lo chiede quando aiuto la gente che ha dei problemi, quando mi caccio nei guai per loro, quando difendo l'uomo, quando mi sforzo di non considerare mai nessuno come irrecuperabile, quando credo ad una persona anche quando so che mi ingannaÂ….

Ora, in coscienza, se Cristo vuole servirsi anche di me, non posso rifiutarmi: mi riconosco poco nei suoi confronti….Io Lele, credo a Cristo, non mi può ingannare! Credo alla sua giustizia anche se alle volte non la capisco, mi abbandono tra le sue braccia. Credo inoltre che le proprie convinzioni oggi si paghino con il dovuto; francamente mi sto accorgendo che la testimonianza cristiana si paga di persona. La fede in Cristo è difficile mantenerla di fronte a certe situazioni, ma se la conservi, ti dà una tale carica che ti aiuta ad essere sempre un vero uomo, capace di una dimensione umana….

La gente ha sempre bisogno di chi vuol fare del bene. Oggi ci sono molti esclusi, emarginati, molti dimenticati. Dimenticati negli ospedali, nelle carceri, emarginati negli ospizi,……..Come si può restare indifferenti a questo dolore dell'uomo?? Non sono un idealista, utopia non è Amare anche questa gente, utopia è non amare!! In un tempo come il nostro che ci ha soffocato il Cristo tra i grattacieli, l'asfalto, le strade, i treni, le macchine occorre trovare il volto del Cristo tra i fratelli, anche se vestono male, anche se non li conosciamo….

L'impegno che mi sono assunto mi impone di trovare la gente che ha bisogno di meÂ….

Per interessarsi della gente, dei suoi problemi, ci vuole un amore grande che ti possa dare la forza di non stancarti mai. Ed è difficile. Fino ad ora tutto è andato liscio, ma quando ci sarà della gente che ti imbroglierà, che ti userà violenza, allora sarai al banco di prova: non si può amare solo la gente che ci fa comodo….La forza di perseverare, se non hai approfondito i temi e i valori di questo fare, scomparirà….Mah, Io credo comunque alla gente anche quando so che mi imbroglia. E' difficile vedere Cristo in questa gente, eppure c'è!!…

Sono contento quando vedo il sorriso di una persona, quando la posso aiutare, quando ricevo Cristo, quando alle volte mi dimentico per gli altri, quando ho speso bene la mia giornata. Sono contento quando vivo veramenteÂ…..    *

 

1985 Omelia ai fedeli

Cacoal (Brasile), 17 febbraio

 *Â…Â…..Amo molto tutti voi e amo la giustizia, e per la giustizia basta la volontà di ogni persona, basta la volontà come Chiesa, come Comunità; prima che la rivolta possa far sorgere imprevedibili brutalità nel nostro ambiente sociale. Non approviamo la violenza, malgrado riceviamo vilenza. Il padre che vi sta parlando ha ricevuto minacce di morte. Caro fratello, se la mia vita ti appartiene, ti apparterrà pure la mia morte.

Â…Â…E' forse arrivato il momento in cui alcune poche persone comincino ad avere rispetto per tutto il lavoro di un popolo che sta soffrendo da molto tempoÂ…Â….

…..Fratello, nelle difficoltà, credi che dopo l'inverno arriva la primavera!

Fratello: fratello nella buona, fratello nella cattiva sorte. Ma fratello! Così dobbiamo imparare ad essere, non in altro modo.            *

 A Suor Giovanna Dugo

Cacoal, 25 Aprile 1985

 Carissima, difficile capire quanto succede qui se non ci si vive. Le CEBs non sono un settore della pastorale. Non è un riproporre un passato né una riformulazione di cose legate ad una visione di Chiesa antica. E' un modo nuovo di essere Chiesa. Mi muovo in questo ambiente. Le cose sono legate al sociale, a una trasformazione concreta. Il ruolo principale lo giocano i laici. Loro sono la Chiesa. Si interessano di tutto. La parrocchia è un'area di 80.000 kmq. Per non correre il rischio di lavorare senza concludere nulla, dedico il tempo alla riflessione. Il lavoro è di coesione. Tento di sviluppare CEBs e non cappelle. Ogni giorno visito qualche comunità. Incontro problemi inter-legati alla realtà: questioni di terra, indios, salute e analfabetismo.

Insieme cerchiamo le vie di uscita. Ma se penso al seminario, oggi mi mangio le dita: tanto studio per imparare quasi nulla. Devo imparare tutto da capo.

Il fisico a volte non mi aiuta. La febbre mi prostra molte volte e mi lascia senza risorse. Mi fa piangere quella febbre che arriva a 39.8° e mi spacca la testa.

Grazie a Dio dura solo pochi giorni. Alle volte ho una diarrea che mi lascia senza acqua in corpo: è la verminosi che facilmente si contrae quaggiù a causa dell'acqua infetta. E con quella arriva anche l'anemia. Io sono fortunato perché ho soldi (pochi) per poter comprare le medicine, altri soffrono molto più di noi. Di tanto in tanto visito gli indios. E' una festa per me sentire la loro lingua e non capirci niente se non l'ospitalità e l'amicizia. Vorrei dirti tante cose ma a che serve; sono cose che rimangono nel cuore di chi vive quaggiù.

La vita è bella sono contento di donarla. Voglio che sappiate questo. Un bacio e un abbraccio + il sorriso del disegno. Lele                                                                                                        

E  NOIÂ…..?

 Si è chiamati fuori e bisogna venir  "fuori"

Dall'esistenza condotta fino a questo giorno;

si deve esistere nel senso più rigoroso della parola.

Il discepolo viene gettato dalla sicurezza relativa della vita

Nell'assoluta mancanza di sicurezza.

 

Dietrich Bonhoeffer

 

E noi….siamo chiamati da più parti.

Siamo chiamati nel mondo del lavoro e della scuolaÂ…..

Siamo chiamati dalla pubblicità…..

Siamo chiamati dal mondo politicoÂ…..

Siamo chiamati dalla leva militareÂ…..

Siamo chiamati a collaborare a mille progetti, culturali, educativi, economici, politiciÂ….

Siamo chiamati:  vieniÂ…..E noi, senza interrogarci, senza domandarci: "a quale progetto partecipo?", a volte, del tutto inconsapevolmente  collaboriamo a progetti che portano alla morte.

Non possiamo più rispondere "sì" a tutte le chiamate che ci vengono da spregiudicati faccendieri economici, pubblicitari, finanziari, politici, quasi che il nostro cammino di fede e la pratica dei sacramenti riguardassero la nostra minuscola salvezza personale, mentre la salvezza di milioni di vite riguarda organizzazioni internazionali, politici, e al massimo si manda un assegno per beneficenza o per elemosina…..

Proprio perché siamo nell'era della comunicazione e l'essere credenti è innanzitutto COMUNE UNIONE DI VALORI REALIZZATI IN COMUNE UNITA', cioè è comunione e comunità, siamo obbligati a dire i nostri "sì" e i nostri "no". Oggi possiamo saper che cosa facciamo quando rispondiamo affermativamente a un progetto economico, pubblicitario, politico finanziario,. E, se è il caso, dobbiamo saper dire: "NO, grazie!" e fare,  come ai cristiani è consigliato fin dalla loro origine, una sana obiezione di coscienza:

 

·                     al consumo di quel prodotto

·                     a quella pratica di distruzione

·                     a quel progetto di morte

·                     al servizio militare e alle armi

·                     alle lacrime e al sangue versato dai nostri fratelli afflitti

·                     all'ingiustizia dilagante e all'assoluta indifferenza

·                     alla produzione, commercio delle armi e alle guerre

·                     alle tangentopoli grandi e piccole, "legali" e illegali

 Per ritornare alla dimensione cristiana del "sì,sì, no no" !! All'assoluta coerenza fra ciò che si pensa e ciò che si fa. E' urgente! Non possiamo più continuare con i consueti ritmi tiepidi né con le mezze risposte o un impegno a metà tempo. Per mettersi la coscienza a posto!!

Anche Ezechiele Ramin come tanti testimoni ha cominciato dai piccoli passi, dalle piccole scelte per poi innamorarsi di un "popolo", di una causa, di volti di poveri che avevano un nome, una storia, una vita, dei sogni.

Ma soprattutto si sono innamorati del Dio Vivente. 

 E' Dio che continua a chiamare e a mandare, che sbarra la strada, come a Mosè, che chiama proprio te per nome e t'invita ai fratelli che oggi gemono nella schiavitù…..

Forse, come Mosè e come Ezechiele, ti senti povero, incapace. Non avere paura; è Lui che ti manda, è Lui che ti darà la forza per affrontare il tuo faraone.

Se nella tua vita sperimenterai il Dio che in Cristo Gesù ci ha liberato da tutte le schiavitù, allora sentirai anche l'urgenza di andare da ogni uomo e da ogni popolo che vive in schiavitù per essere fermento di liberazione.

PERMETTIMI, SIGNORE

 

Permettimi, Signore, un'intenzione speciale per il mio popolo, il mondo senza voce.

Ci sono migliaia e migliaia di creature umane senza diritto di alzare la loro voce,

senza possibilità di reclamare, di protestare:

i senza casa, i senza cibo, gli ignudiÂ….

Se noi che crediamo in Te avessimo aiutato i nostri fratelli ricchi, i privilegiati,

aprendo loro gli occhi, ridestando le loro coscienze,

gli ingiusti non sarebbero avanzati, la distanza tra ricchi e poveri

non sarebbe così stridente, non solo fra individui ma anche tra continenti.

Fa, o Signore,

ciò che noi non abbiamo saputo fare e ciò che non sappiamo fare.

Com'è difficile superare la barriera degli aiuti, dei doni, dell'assistenza,

e raggiungere il dominio della giustizia!

I privilegiati si irritano, si credono malgiudicati; scoprono la ribellione e il comunismo

nei gesti più democratici, più umani, più cristiani.

L'errore, per lo meno in parte, è nostro. Se le chiese riuscissero a dare testimonianza

della volontà di liberarsi dagli ingranaggi del denaro!

Padre, manda il tuo Spirito perché Lui solo può rinnovare la faccia della terra!

Lui solo potrà cancellare gli egoismi, condizione indispensabile

perché siano superate le strutture ingiuste che tengono milioni di esseri in schiavitù.

Lui solo potrà aiutarci a costruire un mondo più umano e più cristiano.

Dom Helder Camara - La voce del mondo senza voce, EMI

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