GIM Padova: Verso la Nuova Creazione: Giustizia ambientale
marzo 2002
Verso la Nuova
Creazione: Veglia
del I G.I.M. Padova |
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In nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo CANTO ALLO SPIRITO Carissime
sorelle e carissimi fratelli in Cristo, la
nostra veglia di Marzo assumerà – dato il periodo liturgico in cui ci
troviamo- anche la forma dellÂ’adorazione alla croce. LÂ’etimologia
della parola fa riferimento al gesto di portare la mano alla bocca, per
tacere e ascoltare, e al gesto di prostrarsi fino a toccare a terra con
la bocca. Adorazione significa dunque umiltà profonda, silenzio pieno
di stupore, ascolto attento e obbediente. Anticipiamo, per la gioia che
ci da il viverlo assieme, questo rito che celebreremo anche durante il
Triduo Santo e lo facciamo nellÂ’ottica di una riflessione sul creato. CANTO:
OGNI MIA PAROLA o altro adatto
Dal
Vangelo secondo Luca 12, 22-31
Possiamo
accogliere il Vangelo di Luca come un invito di nostro Signore a non
rincorrere lÂ’ultima tecnologia o strategia di mercato a tutti i costi
soprattutto a quello operosissimo per noi e per i posteri della
distruzione del creato. Se la natura ha delle regole proprie non è per
caso. Purtroppo, l’uomo << preso dal desiderio di avere e di godere più che di essere e di crescere, consuma in maniera eccessiva e disordinata le risorse della terra e la sua stessa vita >> (Centesimus annus, 37). << Quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si allarga la loro responsabilità >> (Gaudium et Spes, 34). In base al secondo racconto della creazione Dio affida all’uomo il giardino perché lo custodisca e lo coltivi e imponga il nome ad ogni cosa, cioè le dia un ordine ulteriore (Gen 2, 15-20), ma gli proibisce di mangiare il frutto << dell’albero della conoscenza del bene e del male >>, ossia di usare in maniera arbitraria il suo potere. La smania di accumulazione, generata dalla mancanza di abbandono alla Provvidenza e dal vuoto spirituale, stigmatizzata in modo così poetico dall’evangelista Luca, non comporta automaticamente una migliore qualità della vita. Occorre ripensare il nostro modello di sviluppo; sicuramente è bene darsi uno stile di vita sobrio, che ci consenta di governare la vita senza tiranneggiarla, unendo, sull’esempio di San Benedetto e di San Francesco, l’operosità alla contemplazione. La fedeltà alla vocazione integrale dell’uomo, alla comunione, al lavoro e al riposo è garanzia per la dignità della persona e per la salvaguardia della natura. CANTO:
LAUDATO SI o altro simile
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San Francesco a passeggio nel futuro
Il
mese scorso è successo un fatto veramente eccezionale. Nessuno se ne è
accorto, ma gli uccelli ancora ne parlano. Per disegno della Divina
Voluntate, San Francesco, il poverello d’Assisi, è tornato nel
tempo. Sotto le spoglie di un baldo giovane si è avventurato in un
viaggetto – rigorosamente a piedi – per le vie del nostro mondo del
XXI secolo. Certo! Inizialmente era spaesato, ma dopo un poÂ’ ha
iniziato a farsi unÂ’idea di come vanno le cose oggi.
Prima di tutto lo ha impressionato: il gran rumore.
“Benedetto nostro bon Signore! – ha esclamato il Santo – Come
fanno lÂ’omini di questa etate a campare con siffatto rumore di
sottofondo?. Eppure sembra essere cosa normale per tutti loro!. Codesti
rumori non sono melodie, ma ripetizioni uguali di disarmonie e la mia
testa è già una cavalleria”. Come spiegargli che questo è il prezzo
del progresso e che pur di avere tante cose lÂ’uomo accetta di
perdere la pace e la salute. Non è nemmeno il caso di accennargli che
esistono delle leggi contro l’inquinamento acustico, ma che – molte
volte – nessuno le fa applicare perché rassegnato e, talora, anche
confortato nella solitudine esistenziale che il silenzio acuirebbe.
Passando vicino un fiume – l’uomo delle Stimmate – si chinò per rinfrescarsi la faccia. “ Oh Bambinello della grotta!, se questa è acqua io son foco. Ecco perché non vedevo alcuno bagnarsi, ne pescatori tentar di far la cena. Messeri miei!, l’acqua serve a dissetarsi, a lavarsi, per navigare, così facendo finirete per darle un prezzo e venderla al mercato!!. Come spiegargli che per l’uomo d’oggi i fiumi sono un prezzo inevitabile da pagare allo sviluppo industriale e che l’effetto serra ha talmente ridotto le fonti d’acqua dolce che si calcola esistano decine e decine di potenziali conflitti per il possesso delle riserve acquifere situate al confine tra stati. Forse, Lui capirebbe che sono diventati scarichi di fognature urbane, ma non che lo sono anche di rifiuti, sostanze tossiche industriali, pesticidi, fertilizzanti, concimi animali e che un miliardo di persone si ammalano e due milioni muoiono ogni anno per avere bevuto o essersi lavate con acqua inquinata.
Giunto nel centro di una grande città si stupì che tantissime persone stavano sedute, fumando una salubre sigaretta, su degli strani carri chiusi, incolonnati, che non si muovevano di un millimetro, mentre una piccola parte viaggiavano più veloci su strade laterali anche se su carri più grandi e senza fumare. << Per tutti i lupi di Gubbio! Guarda come sono arrabbiati e suonano le trombe! Non arriverebbero prima se uscissero di lì e camminassero a piedi? >>. Eppure la gente, caro Francesco ti risponderebbe che oggi la macchina è un bene necessario di cui non si può fare a meno. E’ proprio vero!. Per chi non vuole dipendere da nessuno è un bene indispensabile!. Se poi osi dire che l’emissione dei gas di scarico aumenta l’effetto serra e la terra si riscalda loro ti risponderebbero che moriranno molto prima che tutto ciò accada!. Hanno ragione. Forse!.
Giunto in India, incontrò dei lebbrosi e – come allora – il figlio di Pietro di Bernardone li abbracciò e li baciò. Poi, li seguì verso casa loro. << O Altissimo e Onnipotente Bon Signore! e cosa è mai questa città ai piedi di una montagna di rifiuti? >>. I suoi nuovi amici gli spiegarono che ogni tanto arrivavano dei camion, pagati da una ditta originaria della sua Italia, che, d’accordo con i governanti locali, scaricava tonnellate di spazzatura. Francesco, amico mio, non ti meravigliare!, questo è il prezzo del progresso che non guarda in faccia la giustizia sociale e i poveri e consente all’industria di produrre due miliardi e mezzo di tonnellate di rifiuti tossici all’anno e a disfarne scaricandoli nei paesi più poveri.
Passando accanto ad un piccolo orto privato, l’adoratore del crocefisso di S. Damiano, con il permesso del proprietario, colse un pomodoro enorme e affondò i denti sulle sue morbide e invitanti estensioni. << Per tutte le gustose noci dell’Umbria mia!, Codesto non è un pomodoro, ma una palla d’acqua colorata!. Quale malefizio infernale rende tanto malvagi i frutti del creato che all’esterno paiono sì meravigliosi? >>. Mio buon Francesco ti hanno mai parlato i tuoi concittadini di Assisi dei mutamenti transgenici! Come potevano? Solo oggi pensiamo che sia cosa buona rendere più resistenti i frutti, già perfetti, rompendo l’equilibrio dell’eco-sistema. Già , l’importante è vendere e se c’è un ordine prestabilito nella natura, a noi cosa importa?!?.
Un poÂ’ frastornato, il frate, decise di concedersi una gita in Amazzonia approfittando del passaggio di un amico aviatore. Arrivati sulla sterminata distesa, Francesco, chiese allÂ’amico: << Certo che oggi la natura si deve essere molto evoluta se esistono migliaia di alberi senza fusto e senza foglie che crescono solo di qualche centimetro. A che specie appartengono? >>. No mio ingenuo fraticello, quelli erano alberi come quelli che ospitarono i tuoi solitari ritiri sullÂ’Averna, ma adesso sono finiti nelle nostre case, comprati a fior di milioni, semplicemente come inutili beni di lusso. I drammi delle popolazioni indigene della foresta, la distruzione di una specie animale ogni dodici minuti, lÂ’incostanza dei climi, la desertificazione, per noi sono parole senza significato.
Stremato dal dolore che aveva attanagliato il suo cuore, Francesco, insieme all’amico, si sedette all’ombra di un albero. Come spesso succedeva ai suoi tempi un uccellino si posò sulle sue gambe e, dolcemente, gli chiese: << Fratello mio, perché sei così triste? >>. << L’uomo sta distruggendo il creato! >> riuscì appena a singhiozzare il buon fraticello. << Coraggio! – riprese l’uccellino – quello che dici, purtroppo, è vero, ma nostro Signore ha fiducia nella Chiesa e negli uomini di buona volontà e mi ha mandato a dirti d’infondere Speranza in tutti i tuoi fratelli che sperano cieli nuovi e terre nuove.Insieme possiamo!>>.
<< Hai ragione! >> esultò Francesco e svegliato l’amico gli consegno quel mandato che secoli prima aveva risuonato nel suo cuore: << Va e ripara la mia casa! >>.
CANTO: SAN FRANCESCO
ADORAZIONE DELLA CROCE
Nel silenzio di questo momento lasciati interrogare dalla croce di Cristo. La croce è il modo più alto che il Padre poteva scegliere per dirti “ ti amo “ . Accompagnerà , discretamente, il tuo silenzio il Cantico delle creature di San Francesco D’Assisi. Tra una strofa e l’altra entra nel Mistero di Cristo perché, come Francesco, sappiamo cogliere la Sua presenza in ogni cosa che ci circonda.
IL
CANTICO DELLE CREATURE
Altissimu
onnipotente, bon Signore,
Tue
soÂ’ le laude, la gloria et lÂ’honore
Et
omne benedictione.
Ad
te solo, Altissimo, se
konfano
Et
nullu homo ene dignu te mentovare.
Laudato
sie, miÂ’ Signore,
cum
tucte le tue creature,
spetialmente
messor lo frate sole,
lo
quale è iorno et allumini noi per lui.
Et
ellu è bellu e radiante
Cum
grande splendore,
de
Te, Altissimo porta significatione.
Laudato
si, misignore
Per
sora luna e le stelle,
in
celu lÂ’ai formate clorite et preziose et belle.
Laudato
si, misignore, per frate vento
Et
per aere et nubile et sereno
Et
onne tempo,
Per
lo quale a le tue creature dai sustentamento.
Laudato
si, misignore, per sor acqa
La
quale è multo utile et umile
Et
preziosa et casta.
Laudato
si, misignore, per frate focu,
per
lo quale enallumini la nocte,
et
ello è bello et iocundo
et
robustoso et forte.
Laudato
si, misignore,
per
sora nostra matre terra
la
quale ne sustenta et governa
et
produce diversi fructi
con
coloriti fiori et herba.
Laudato
si, misignore,
per
quelli che perdonano per lo tuo amore,
et
sostengo infirmitate et tribulatione;
Beati
quel che sosterranno in pace,
Ka
da te, Altissimo, sirano incoronati.
Laudato
si, misignore,
per
sora nostra morte corporale,
dalla
quale nullu homo vivente pò skappare.
Guai
acquelli che morranno
Nelle
peccata mortali.
Beati
quelli ke trovarÃ
Ne
le Tue santissime volutati
Ka
la morte secunda nol farrà male.
CANTO: SAN DAMIANO