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GIM Padova: Verso la Nuova Creazione: Giustizia ambientale

marzo 2002

Verso la Nuova Creazione:
Giustizia Ambientale

Veglia del  I G.I.M. Padova 
9 marzo 2001

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Verso la nuova creazione.Giustizia ambientale

Lc 12, 22-31


9 MARZO 2002

<< Non si tratta di una materia amorfa o di un nudo fatto obbiettivo, ma di un ordine e un disegno da interpretare, di un linguaggio da ascoltare e capire, di una verità e bellezza da contemplare >>.
(CdA, 545)

Canto allo Spirito e lettura del Vangelo di Luca

San Francesco a passeggio nel futuro

Adorazione della Croce

Cantico delle Creature

In nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo

 

CANTO ALLO SPIRITO

 

Carissime sorelle e carissimi fratelli in Cristo,

la nostra veglia di Marzo assumerà – dato il periodo liturgico in cui ci troviamo- anche la forma dell’adorazione alla croce. L’etimologia della parola fa riferimento al gesto di portare la mano alla bocca, per tacere e ascoltare, e al gesto di prostrarsi fino a toccare a terra con la bocca. Adorazione significa dunque umiltà profonda, silenzio pieno di stupore, ascolto attento e obbediente. Anticipiamo, per la gioia che ci da il viverlo assieme, questo rito che celebreremo anche durante il Triduo Santo e lo facciamo nell’ottica di una riflessione sul creato.

 

CANTO: OGNI MIA PAROLA o altro adatto

 

Dal Vangelo secondo Luca 12, 22-31

 

Possiamo accogliere il Vangelo di Luca come un invito di nostro Signore a non rincorrere l’ultima tecnologia o strategia di mercato a tutti i costi soprattutto a quello operosissimo per noi e per i posteri della distruzione del creato. Se la natura ha delle regole proprie non è per caso.

Purtroppo, lÂ’uomo << preso dal desiderio di avere e di godere più che di essere e di crescere, consuma in maniera eccessiva e disordinata le risorse della terra e la sua stessa vita >> (Centesimus annus, 37). << Quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si allarga la loro responsabilità >> (Gaudium et Spes, 34). In base al secondo racconto della creazione Dio affida allÂ’uomo il giardino perché lo custodisca e lo coltivi e imponga il nome ad ogni cosa, cioè le dia un ordine ulteriore (Gen 2, 15-20), ma gli proibisce di mangiare il frutto        << dellÂ’albero  della conoscenza del bene e del male >>, ossia di usare in maniera arbitraria il suo potere. La smania di accumulazione, generata dalla mancanza di abbandono alla Provvidenza e dal vuoto spirituale, stigmatizzata in modo così poetico dallÂ’evangelista Luca, non comporta automaticamente una migliore qualità della vita.

Occorre ripensare il nostro modello di sviluppo; sicuramente è bene darsi uno stile di vita sobrio, che ci consenta di governare la vita senza tiranneggiarla, unendo, sull’esempio di San Benedetto e di San Francesco, l’operosità alla contemplazione. La fedeltà alla vocazione integrale dell’uomo, alla comunione, al lavoro e al riposo è garanzia per la dignità della persona e per la salvaguardia della natura.

CANTO: LAUDATO SI o altro simile

 

 

San Francesco a passeggio nel futuro

Il mese scorso è successo un fatto veramente eccezionale. Nessuno se ne è accorto, ma gli uccelli ancora ne parlano. Per disegno della Divina Voluntate, San Francesco, il poverello d’Assisi, è tornato nel tempo. Sotto le spoglie di un baldo giovane si è avventurato in un viaggetto – rigorosamente a piedi – per le vie del nostro mondo del XXI secolo. Certo! Inizialmente era spaesato, ma dopo un po’ ha iniziato a farsi un’idea di come vanno le cose oggi.

 Prima di tutto lo ha impressionato: il gran rumore. “Benedetto nostro bon Signore! – ha esclamato il Santo – Come fanno lÂ’omini di questa etate a campare con siffatto rumore di sottofondo?. Eppure sembra essere cosa normale per tutti loro!. Codesti rumori non sono melodie, ma ripetizioni uguali di disarmonie e la mia testa è già una cavalleria”. Come spiegargli che questo è il prezzo del progresso e che pur di avere tante cose lÂ’uomo accetta di perdere la pace e la salute. Non è nemmeno il caso di accennargli che esistono delle leggi contro lÂ’inquinamento acustico, ma che – molte volte – nessuno le fa applicare perché rassegnato e, talora, anche confortato nella solitudine esistenziale che il silenzio acuirebbe.

Passando vicino un fiume – l’uomo delle Stimmate – si chinò per rinfrescarsi la faccia. “ Oh Bambinello della grotta!, se questa è acqua io son foco. Ecco perché non vedevo alcuno bagnarsi, ne pescatori tentar di far la cena. Messeri miei!, l’acqua serve a dissetarsi, a lavarsi, per navigare, così facendo finirete per darle un prezzo e venderla al mercato!!. Come spiegargli che per l’uomo d’oggi i fiumi sono un prezzo inevitabile da pagare allo sviluppo industriale e che l’effetto serra ha talmente ridotto le fonti d’acqua dolce che si calcola esistano decine e decine di potenziali conflitti per il possesso delle riserve acquifere situate al confine tra stati. Forse, Lui capirebbe che sono diventati scarichi di fognature urbane, ma non che lo sono anche di rifiuti, sostanze tossiche industriali, pesticidi, fertilizzanti, concimi animali e che un miliardo di persone si ammalano e due milioni muoiono ogni anno per avere bevuto o essersi lavate con acqua inquinata.

 

Giunto nel centro di una grande città si stupì che tantissime persone stavano sedute, fumando una salubre sigaretta, su degli strani carri chiusi, incolonnati, che non si muovevano di un millimetro, mentre una piccola parte viaggiavano più veloci su strade laterali anche se su carri più grandi e senza fumare. << Per tutti i lupi di Gubbio! Guarda come sono arrabbiati e suonano le trombe! Non arriverebbero prima se uscissero di lì e camminassero a piedi? >>. Eppure la gente, caro Francesco ti risponderebbe che oggi la macchina è un bene necessario di cui non si può fare a meno. E’ proprio vero!. Per chi non vuole dipendere da nessuno è un bene indispensabile!. Se poi osi dire che l’emissione dei gas di scarico aumenta l’effetto serra e la terra si riscalda loro ti risponderebbero che moriranno molto prima che tutto ciò accada!. Hanno ragione. Forse!.

 

Giunto in India, incontrò dei lebbrosi e – come allora – il figlio di Pietro di Bernardone li abbracciò e li baciò. Poi, li seguì verso casa loro. << O Altissimo e Onnipotente Bon Signore! e cosa è mai questa città ai piedi di una montagna di rifiuti? >>. I suoi nuovi amici gli spiegarono che ogni tanto arrivavano dei camion, pagati da una ditta originaria della sua Italia, che, d’accordo con i governanti locali, scaricava tonnellate di spazzatura. Francesco, amico mio, non ti meravigliare!, questo è il prezzo del progresso che non guarda in faccia la giustizia sociale e i poveri e consente all’industria di produrre due miliardi e mezzo di tonnellate di rifiuti tossici all’anno e a disfarne scaricandoli nei paesi più poveri.

 

Passando accanto ad un piccolo orto privato, l’adoratore del crocefisso di S. Damiano, con il permesso del proprietario, colse un pomodoro enorme e affondò i denti sulle sue morbide e invitanti estensioni. << Per tutte le gustose noci dell’Umbria mia!, Codesto non è un pomodoro, ma una palla d’acqua colorata!. Quale malefizio infernale rende tanto malvagi i frutti del creato che all’esterno paiono sì meravigliosi? >>. Mio buon Francesco ti hanno mai parlato i tuoi concittadini di Assisi dei mutamenti transgenici! Come potevano? Solo oggi pensiamo che sia cosa buona rendere più resistenti i frutti, già perfetti, rompendo l’equilibrio dell’eco-sistema. Già, l’importante è vendere e se c’è un ordine prestabilito nella natura, a noi cosa importa?!?.

 

Un poÂ’ frastornato, il frate, decise di concedersi una gita in Amazzonia approfittando del passaggio di un amico aviatore. Arrivati sulla sterminata distesa, Francesco, chiese allÂ’amico: << Certo che oggi la natura si deve essere molto evoluta se esistono migliaia di alberi senza fusto e senza foglie che crescono solo di qualche centimetro. A che specie appartengono? >>. No mio ingenuo fraticello, quelli erano alberi come quelli che ospitarono i tuoi solitari ritiri sullÂ’Averna, ma adesso sono finiti nelle nostre case, comprati a fior di milioni, semplicemente come inutili beni di lusso. I drammi delle popolazioni indigene della foresta, la distruzione di una specie animale ogni dodici minuti, lÂ’incostanza dei climi, la desertificazione, per noi sono parole senza significato.

 Stremato dal dolore che aveva attanagliato il suo cuore, Francesco, insieme allÂ’amico, si sedette allÂ’ombra di un albero. Come spesso succedeva ai suoi tempi un uccellino si posò sulle sue gambe e, dolcemente, gli chiese: << Fratello mio, perché sei così triste? >>. << LÂ’uomo sta distruggendo il creato! >> riuscì appena a singhiozzare il buon fraticello. << Coraggio! – riprese lÂ’uccellino – quello che dici, purtroppo, è vero, ma nostro Signore ha fiducia nella Chiesa e negli uomini di buona volontà e mi ha mandato a dirti dÂ’infondere Speranza in tutti i tuoi fratelli che sperano cieli nuovi e terre nuove.Insieme possiamo!>>.

<< Hai ragione! >> esultò Francesco e svegliato l’amico gli consegno quel mandato che secoli prima aveva risuonato nel suo cuore: << Va e ripara la mia casa! >>.

 

CANTO: SAN FRANCESCO

 

ADORAZIONE DELLA CROCE

 

Nel silenzio di questo momento lasciati interrogare dalla croce di Cristo. La croce è il modo più alto che il Padre poteva scegliere per dirti “ ti amo “ . Accompagnerà, discretamente, il tuo silenzio il Cantico delle creature di San Francesco D’Assisi. Tra una strofa e l’altra entra nel Mistero di Cristo perché, come Francesco, sappiamo cogliere la Sua presenza in ogni cosa che ci circonda.

IL CANTICO DELLE CREATURE

 

Altissimu onnipotente, bon Signore,

Tue soÂ’ le laude, la gloria et lÂ’honore

Et omne benedictione.

Ad te solo, Altissimo,  se konfano

Et nullu homo ene dignu te mentovare.

 

Laudato sie, miÂ’ Signore,

cum tucte le tue creature,

spetialmente messor lo frate sole,

lo quale è iorno et allumini noi per lui.

Et ellu è bellu e radiante

Cum grande splendore,

de Te, Altissimo porta significatione.

 

Laudato si, misignore

Per sora luna e le stelle,

in celu lÂ’ai formate clorite et preziose et belle.

 

Laudato si, misignore, per frate vento

Et per aere et nubile et sereno

Et onne tempo,

Per lo quale a le tue creature dai sustentamento.

 

Laudato si, misignore, per sor acqa

La quale è multo utile et umile

Et preziosa et casta.

 

Laudato si, misignore, per frate focu,

per lo quale enallumini la nocte,

et ello è bello et iocundo

et robustoso et forte.

 

Laudato si, misignore,

per sora nostra matre terra

la quale ne sustenta et governa

et produce diversi fructi

con coloriti fiori et herba.

 

Laudato si, misignore,

per quelli che perdonano per lo tuo amore,

et sostengo infirmitate et tribulatione;

Beati quel che sosterranno in pace,

Ka da te, Altissimo, sirano incoronati.

 

Laudato si, misignore,

per sora nostra morte corporale,

dalla quale nullu homo vivente pò skappare.

Guai acquelli che morranno

Nelle peccata mortali.

Beati quelli ke trovarà

Ne le Tue santissime volutati

Ka la morte secunda nol farrà male.

 

CANTO: SAN DAMIANO

 

 

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