2 GIM Padova: Dalla morte alla Vita
marzo 2002
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Io vorrei donare una cosa al Signore,
ma non so cosa.
E non piangerò più
Non piangerò più inutilmente;
dirò solo: avete visto il Signore?
Ma lo dirò in silenzio
e solo con un sorriso
poi non dirò più niente.
David Maria Turoldo
La Storia
La storia siamo noi nessuno si senta offeso
siamo noi questo prato di aghi sotto al cielo
la Storia siamo noi attenzione nessuno si senta escluso,
La storia siamo noi
siamo noi queste onde nel mare
questo rumore che rompe il silenzio
questo silenzio così difficile da masticare
e poi ti dicono tutti sono uguali
tutti rubano alla stessa maniera
ma è solo un modo per convincerti
a restare in casa quando viene la sera,
però la storia non si ferma davvero davanti ad un portone
la storia entra dentro le nostre stanze e le brucia
la storia dà torto dà ragione
La storia siamo noi
siamo noi che scriviamo le lettere
siamo noi che abbiamo tutto da vincere,
tutto da perdere
Poi la gente perché è la gente che fa la storia
quando è il momento di scegliere e di andare
te la ritrovi tutta con gli occhi aperti
che sanno benissimo cosa fare
quelli che hanno letto un milione di libri
e quelli che non sanno nemmeno parlare
è per questo che la storia dà i brividi
e nessuno la può cambiare
la storia siamo noi
siamo noi padri e figli
siamo noi bella ciao che partiamo
la storia non ha nascondigli
la storia non passa la mano
la storia siamo noi
siamo noi questo piatto di grano.
Francesco De Gregori
Da “Diario 1941 – 1943” di Etty Hillesum
3 luglio 1942.È vero, ci portiamo dentro proprio tutto, Dio e il cielo e l’inferno e la terra e la vita e la morte e i secoli, tanti secoli. Uno scenario, una rappresentazione mutevole delle circostanze esteriori. Ma abbiamo tutto in noi stessi e queste circostanze non possono essere mai così determinanti, perché esisteranno sempre delle circostanze - buone e cattive - che dovranno essere accettate, il che non impedisce poi che uno si dedichi a migliorare quelle cattive. Però si deve sapere per quali motivi si lotta, e si deve cominciare da noi stessi, ogni giorno da capo.
Una volta mi sentivo in dovere di concepire molti pensieri geniali al giorno, ora mi sento non di rado come una terra incolta su cui non cresce assolutamente niente, ma su cui si stende un cielo alto e tranquillo. Meglio così: in questo momento non mi fiderei di troppi pensieri brillanti, a volte preferisco lasciar riposare la testa, ed attendere. Tante cose sono successe dentro di me, in questi ultimi giorni: ora, finalmente, qualcosa s’è cristallizzato. Ho guardato in faccia la nostra miseria fine, che è cominciata nei piccoli fatti quotidiani; e la coscienza di questa possibilità fa ormai parte del mio modo di sentire la vita, senza fiaccarlo. Non sono amareggiata o in rivolta, non sono neppure più scoraggiata o tanto meno rassegnata. Continuo indisturbata a crescere, di giorno in giorno, pur avendo quella possibilità dinanzi agli occhi. Non giocherò più con le parole che creano soltanto malintesi - per esempio: ho chiuso i conti con la vita, non può più succedermi niente, non si tratta di me e della mia distruzione ma del fatto che si distrugga.
Così dico qualche volta agli altri, ma non ha molto senso, né riesco a spiegarmi – né importa, del resto.
Con <<aver chiuso i conti con la vita>> voglio dire che la possibilità della morte si è perfettamente integrata nella mia vita; questa è come resa più ampia da quella, dall’affrontare ed accettare la fine come parte di sé. E dunque non si tratta, per così dire, di offrire un pezzetto di vita alla morte perché si teme e si rifiuta quest’ultima, la vita che ci rimarrebbe allora sarebbe ridotta a un ben misero frammento. Sembra quasi un paradosso: se si esclude la morte non si ha mai un vita completa; e se la si accetta nella propria vita, si amplia e si arricchisce quest’ultima. È la prima volta che ho da confrontarmi con la morte. Non ho mai saputo bene come comportarmi con lei, sono vergine nei suoi confronti. Non ho mai visto una persona morta. Che strano: in questo mondo disseminato di milioni di cadaveri io, a ventotto anni, non ne ho ancora visto uno. Qualche volta mi sono chiesta quale fosse il mio atteggiamento nei confronti della morte; in realtà , non me ne sono mai preoccupata per me stessa, non era ancora il momento. Ed ora la morte è qui, in tutta la sua grandezza – e già è come una vecchia conoscenza che fa parte della vita e che si deve accettare. E’ tutto così semplice. Non c’è bisogno di fare profondo considerazioni. D’un tratto la morte – grande, semplice, e naturale – è entrata quasi tacitamente a far parte della mia vita. E adesso io so che appartiene alla vita.
Campo di concentramento di Westerbork 18 agosto 1943
Mi hai resa così ricca, mio Dio, lasciami anche dispensare agli altri a piene mani. La mia vita è diventata un colloquio ininterrotto con te, mio Dio, un unico grande colloquio. A volte, quando me ne sto in un angolino del campo, i miei piedi piantati sulla tua terra, i miei occhi rivolti al cielo, le lacrime mi scorrono sulla faccia, lacrime che sgorgano da una profonda emozione e riconoscenza. Anche di sera, quando sono coricata nel mio letto e riposo in te, mio Dio, lacrime di riconoscenza mi scorrono sulla faccia e questa è la mia preghiera. Sono molto, molto stanca, già da diversi giorni, ma anche questo passerà , tutto avviene secondo un ritmo più profondo che si dovrebbe insegnare ad ascoltare, è la cosa più importante che si può imparare in questa vita. lo non combatto contro di te, mio Dio, tutta la mia vita è un grande colloquio con te. Forse non diventerò mai una grande artista come in fondo vorrei, ma mi sento già fin troppo al sicuro in te, mio Dio. A volte vorrei incidere delle piccole massime e storie appassionate, ma mi ritrovo prontamente con una parola sola: Dio, e questa parola contiene tutto e allora non ho più bisogno di dire quelle altre cose. E la mia forza creativa si traduce in colloqui interiori con te, e le ondate del mio cuore sono diventate qui più lunghe, mosse e insieme tranquille, e mi sembra che la mia ricchezza interiore cresca ancora.
Etty Hillesum è morta ad Auschwitz nel ‘43
Dal Vangelo secondo Giovanni
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c'erano anche alcuni Greci.
Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsà ida di Galilea, e gli chiesero: <<Signore, vogliamo vedere Gesù>>.
Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù.
Gesù rispose: <<E` giunta l'ora che sia glorificato il Figlio dell'uomo.
In verità , in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà .
Momento di silenzio
Morire per chi, morire per che cosa, morire quando, lasciar morire che cosa.
E poi, per far nascere chi, che cosa. Per una vita nuova per chi.
Mettere in croce qualcuno, qualcosa, Â…quando.
Perché.
Condivisione
Il Signore ha messo un seme
Il Signore ha messo un seme
nella terra del mio giardino.
Il signore ha messo un seme
nel profondo del mio mattino.
Io appena me ne sono accorto
Sono sceso dal mio balcone
e volevo guardarci dentro
e volevo vedere il seme.
Ma il Signore ha messo un seme
Nelle terra mio giardino,
il Signore ha messo un seme
allÂ’inizio del mio cammino.
io vorrei che fiorisse il seme
io vorrei che nascesse il fiore
conosce il mio Signore
Il Signore ha messo un seme
nella terra del mio giardino.
Il Signore ha messo un seme
Nel profondo del mio mattino.
Conducimi dalla morte alla vita
Dalla menzogna alla verità .
Conducimi dalla disperazione alla speranza
Dalla paura alla verità .
Conducimi dallÂ’odio allÂ’amore
Dalla guerra alla pace.
FaÂ’ si che la pace riempia i nostri cuori
Il nostro mondo, il nostro Universo.
Pace pace pace.
Madre Teresa
Canto n.140