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Mc 9, 33-37: Accolgiere l'Altro (Campo a Trento)

Campo estivo 2002

Accogliere l'Altro

Campo di Trento, estate 2002

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ACCOGLIERE L’ALTRA PERSONA È ACCOGLIERE GESÙ E CHI LO HA MANDATO
(Mc 9,33-37)

 

BREVE PREMESSA INDISPENSABILE

 

Prima di addentrarci nel testo biblico, facciamo un esercizio previo, indispensabile per lasciarlo poi penetrare nella nostra storia personale e comunitaria.

Riscopriamo immediatamente il sapore della mattinata che abbiamo appena vissuto e condiviso. SenzÂ’altro impregnata di persone, relazioni e circostanze allegre e meno simpatiche, fatta di piccole sconfitte e minuscoli trionfi. Non lasciamo passare nulla, non fingiamo dÂ’essere ingenui, cerchiamo invece di dare il giusto valore e di riscattare tutto.

A questo punto con fiducia spalanchiamo decisamente il nostro orizzonte e rendiamo presente tutta la nostra esistenza da quando siamo stati concepiti, quella delle persone che adesso ci circondano e tutta la storia quotidiana dell’intera umanità, composta da più di sei mila milioni di esseri umani; in modo particolare quella storia disumana di chi soffre ogni giorno ingiustamente e non riesce ad incontrare nessun tipo di solidarietà.

 

 

 LEGGIAMO ED ENTRIAMO NEL TESTO

 

 

Adesso procediamo con la lettura e poi buttiamoci con gradualità - ma senza risparmi - nel brano biblico proposto Mc 9,33-37:

 

Giunsero intanto a Cafàrnao. E quando fu in casa, chiese loro: <<Di che cosa stavate discutendo lungo la via?>>. Ed essi tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse il più grande.

Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: <<Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti>. E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:

<<Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato>>.

 

Gesù di Nazareth ha appena preannunciato la sua morte per la seconda volta, però sembra passi del tutto sottovalutato ed inavvertito <<…però non comprendevano queste parole…>>. In effetti stavano trattando altri tipi di problematiche; infatti alla domanda di Gesù su quale argomento stessero discutendo, cadde il silenzio; il narratore ci comunica ciò di cui parlavano: <<avevano discusso tra loro chi fosse il più grande>>.

In questo momento Gesù prende con decisione l’iniziativa e sbaraglia il campo da potenziali ambiguità o titubanze: <<Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti ed il servo di tutti>>. Si tratta della logica gratuita ed innovativa di Dio, riassunta in modo così straordinario nel testo della “Lavanda dei piedi” (inserita nel vangelo di Giovanni nel contesto dell’ultima cena e quindi dell’istituzione dell’Eucarestia Gv 13,1-20) e già rivelata -per altro più volte- nell’Antico Testamento (1Sam 2,4; Is 40,29; 1Sam 16,1-13; ecc…).

Veniamo al bambino di cui si scrive nel testo guida considerato questo pomeriggio.

Nella società giudaica di 2000 anni fa, le bambine non godevano della minima considerazione né dei più essenziali diritti (ad essere sinceri neanche quando poi diventavano adulte…) così come i fanciulli fino all’età di dodici anni: praticamente erano reputati insignificanti e non potevano influire in nessun modo nelle decisioni dei propri clan familiari.

Per limitare interpretazioni parziali, Gesù lo abbraccia e lo colloca fisicamente in mezzo ai discepoli. Con questi atti concreti Gesù indica il bambino come autentico sacramento, perché chiede di “andare oltre”. <<Chi accoglie uno di questi miei bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato>>.

Fare spazio dentro di sé per accogliere il bambino (che rappresenta senza mezzi termini l’escluso, l’emarginato, la minacciata, il minore a rischio, il discriminato, l’ammalata terminale, il nomade, il carcerato, l’assetata, il disoccupato, l’immigrato, la schiava, l’affamato, la licenziata, il nonno abbandonato, la famiglia profuga, il diverso, la diversa, chi non è considerato nulla e perciò “da buttare”, ecc.…) è accogliere Gesù di Nazareth ed ancor di più, è fare spazio dentro di sé per poter accogliere Dio Padre e Madre che lo ha inviato. Il fatto di mettere in mezzo alla piccola comunità l’insignificante bambino (di cui non ci viene menzionato nemmeno il nome) può sorprendere e persino scandalizzare allora come oggi: è proprio lui il termine di confronto ultimo. Si accoglie veramente Dio nell’incontro accogliente con l’essere umano; che già non è più “altro” da me ma è fratello e sorella, ma anche presenza di Dio.

La dinamica di accoglienza gratuita proposta da Gesù di Nazareth mise seriamente in crisi tanti miti e costruzioni culturali del suo tempo, così come quelli che ci fabbrichiamo noi oggi. Si scontrò e si scontra completamente con chi, come i discepoli, discute su chi debba essere considerato il primo in classifica e su chi debba essere degno della medaglia dÂ’argento; per non parlare poi di chi debba meritarsi solamente il bronzo, o “peggio ancora”, di chi non sia in grado di  entrare nel medagliere, ossia chi non sia degno di ricevere nessun tipo di ricompensa o riconoscimento!!

 

PREGHIAMO E RIFLETTIAMO SERIAMENTE

Abbandoniamo qualsiasi forma di giudizio e preconcetti, abbracciamo invece con decisione la proposta che ci fa Gesù.

Siamo quasi a fine campo, però non sbagliamoci. La verifica concreta del cammino personale e comunitario del campo la vivremo domani, oggi rivedremo queste giornate vissute a Trento sotto l’aspetto non secondario dell’accoglienza.

 

Quali persone ci hanno accolti? Chi mi ha accolto? Chi ho saputo accogliere? Chi non ho accolto? Quando non ho saputo farmi accogliere? Chi mi ha accolto “parzialmente”? Chi ho saputo accogliere “parzialmente”? E soprattutto, ho percepito la presenza concreta del Signore nell’altra persona che ho incontrato?

 

 

LA GUERRA: LÂ’OPPOSTO DELLÂ’ACCOGLIENZA

 

LÂ’ULTIMA RISATA

 

“Cristo! M’hanno colpito”, disse; e spirò. Chissà

se fu vana bestemmia, o in realtà una preghiera.

Le pallottole, comunque, cinguettarono – Invano! Vano! Vano!

Le Mitragliatrici sogghignarono, -Ba-sta! Ba-sta!

E il Grosso Cannone scoppiò in una risata.

 

Un altro sospirò, - “Oh Mamma, mamma! Babbo!”.

Poi, già morto, al nulla sorriso come un bimbo.

E lÂ’altezzosa nube di proiettili

Fece un pigro gesto, Ssstool..to!

E la pioggia di schegge ridacchiò.

 

“Amore mio!” uno si lamentò, come struggendosi d’amore,

finché tutto il suo volto s’abbassò lentamente e baciò il fango.

E le Baionette digrignarono i lunghi denti;

turbe di Granate fischiarono e brontolarono;

e il Gas sibilò.

WILFRED OWEN

  

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