Mc 10, 46-52: A ciascuno il suo idolo
Gim Padova
A
CIASCUNO IL SUO IDOLO Mc 10, 46-52
|
||
Torna alla pagina delle "catechesi" Forse non ce ne accorgiamo ma il sistema ci propone sempre nuovi idoli…..Siamo bombardati da una serie di proposte accattivanti e allo stesso tempo molto superficiali che ci disorientano! Nuovi luoghi sacri, nuovi templi (es. shopping-center, sale multimediali, superdiscoteche, ecc….) dove l'attrattiva e la vanità sono da "contemplare". Sono se compro e più compro più Sono. Le maschere che mi metto servono per coprire la mia vera identità e realtà ….così ci si prostituisce al primo vitello d'oro (cf. Es 32,1-6) ! MA NOI NON POSSIAMO…….. Noi non possiamo non andare dietro a qualcuno, non possiamo non andare verso qualcuno. Per esprimerlo in un modo più ampio e riassuntivo del dramma dell'uomo contemporaneo, possiamo dire: non ci sono, in realtà , credenti e increduli, cioè gente che si appoggia a qualcuno e gente che non si appoggia a nessuno, ma ci sono soltanto adoratori di Dio o adoratori di idoli, credenti e idolatri. E' il grande tema della Scrittura. L'opposizione non è tra fede e ateismo ma tra fede e idolatria. Anzi chiamare ateismo l'idolatria è una confusione di discernimento spirituale. La Scrittura ci insegna che ci sono falsi dei, non ateismo. Non è vero che il sacro è scomparso mentre è vero che c'è una trasmigrazione del sacro in altre cose. La vecchia polemica contro gli idoli che ritroviamo in tutto l'Antico Testamento, ha una sua attualità perenne e la nostra crescita in Gesù consiste nel passare da una conoscenza imperfetta di Dio vivente, alla conoscenza di Dio Padre così come Gesù lo conosce incarnato in lui e con lui. "Da chi andremo?". Dobbiamo andare da qualcuno e se non andremo dal Signore, andremo dagli idoli o faremo un idolo di noi stessi. Sono molti gli idoli che da ogni parte ci assediano: l'idolo dell'opinione pubblica, della popolarità , del nome e anche l'idolo della nostra identità . Infatti, là dove il Signore è allontanato, alla fine l'idolo diventiamo noi stessi. E allora si vive come a teatro!! COPIONI & ATTORI Nella vita come a teatro "Tutto
il mondo è un palcoscenico. E
tutti, uomini e donne, non sono che attori. Hanno
le loro entrate e le loro uscite. Ciascuno
nella sua vita recita diverse parti". Shakespeare Non so se anche tu sei pienamente d'accordo con l'opinione di Shakespeare, ma senz'altro ti troverai ad ammettere che la maggior parte della gente, consapevole o no, è coivolta in una qualche forma di copione e recita su diversi palcoscenici per pubblici diversi. Un noto terapeuta affermava: "Recitiamo a due livelli: sul palcoscenico pubblico, che è quello in cui agiamo in concreto, in modo visibile, verificabile, e sul palcoscenico privato, quello del pensiero, delle prove, nel quale ci prepariamo per i futuri ruoli che intendiamo recitare" (Perls). I palcoscenici pubblici sui quali le persone recitano i loro copioni possono essere la casa, il posto di lavoro, le riunioni, la scuola, l'ufficio, la fabbrica e così via… L'esempio di palcoscenico privato, invece, lo troviamo in quello o quella giovane che, dovendosi incontrare per la prima volta con un gruppo di persone sconosciute (potrebbe essere anche il tuo caso), nel mentre che si recava all'appuntamento si chiedeva dentro di sé: "Sarebbe meglio che agissi da timida/o o da forte? Da intelligente o da stupida/o?". Il copione, in una parola è un programma di vita dato ad una persona che ne stabilisce la meta ed il modo di raggiungerla, è un "dramma" che la persona recita inconsciamente, anche se può esserne vagamente consapevole. Il copione di vita è dato da ciò che io penso di me e da cosa sento di dover fare per essere utile, prendere il primo posto. Ognuno di noi è inserito in un contesto culturale dove, alcuni "presupposti" vengono condivisi con la maggioranza delle persone. Parliamo di "copioni culturali". Inutile dire che l'ambiente nel quale noi siamo inseriti è decisamente sovraffollato da modelli, persone e beni di consumo che hanno la pretesa di catturare l'attenzione e l'interesse del singolo. Attento che i copioni culturali non dettano solo dei temi di interesse più o meno generale, ma anche degli specifici ruoli. Ciò che uno deve essere, fare o non fare…..ciò che è legittimo aspettarsi dalla vita e quanto invece è solo illusione….ciò in cui è assolutamente necessario credere….Tutto questo è soggetto a regole tanto rigide quanto implicite. Si tratta di tutta quella complessa realtà che viene comunemente definita come il "senso comune". Se il copione di vita di un individuo è conforme alle aspettative della cultura in cui vive, egli sarà accettato ed approvato, in caso contrario… E' sufficiente aprire gli occhi sulle innumerevoli ed allettanti proposte pubblicitarie per accorgersi dei modelli di uomo o donna da imitare per avere una "rappresentazione" di sicuro successo: i "nuovi idoli". Non è raro che si cerchi nell'abbigliamento, nel taglio di capelli, nei gusti musicali, nella danza, nel linguaggio, negli ornamenti e trucchi, nell'aspetto generale della persona quegli elementi distintivi in grado di garantire una certa forma di originalità . Viene attribuito un grande valore all'opinione dei coetanei e l'appartenenza o meno ad un determinato gruppo si gioca tutta nell'ambito della conformità o meno al copione (le regole) elaborato dal gruppo stesso. I copioni culturali vengono, solitamente perpetuati attraverso la famiglia. Ci troviamo in questo secondo caso, nell'ambito dei "copioni familiari". Ciò che è opportuno fare o non fare, per un giovane,viene per lo più trasmesso ed appreso nei lunghi anni che l'individuo passa a contatto con il proprio ambiente famigliare. Un uomo ricordava che un giorno, un'amica di famiglia, guardandolo diritto negli occhi, gli aveva detto: "Saresti un grande avvocato, giovanotto. Hai il dono dell'eloquenza". Oggi egli è un Pubblico Ministero. Ogni bambino riceve particolari istruzioni di copione relative al sesso e al matrimonio. Ad esempio: "Quando ti sposerai…" contiene un messaggio molto diverso da quello contenuto nella frase: "Se ti sposerai…" Nei riguardi della religione: "Finchè abiti in questa casa devi andare a messa", oppure "La Chiesa è roba per gli allocchi", "si può essere un buon cristiano anche senza entrare troppo in chiesa" ed ancora "Preti, frati e suore? Tocca ferro". E ALLORA?….GIU' LE MASCHERE Alcune delle MASCHERE/IDOLO che possiamo indossare: * PETER PAN il desiderio di restare sempre giovane ossia rifiuto di diventare adulto * LA BAMBOLA DI SALE risucchiati nell'oceano del conformismo e dell'impero * LA BELLA ADDORMENTATA ovvero fare la politica dello struzzo, addormentare i problemi * GIONA evadere dalle proprie responsabilità nella vita ITINERARI
DELLA CONSAPEVOLEZZA Hai la sensazione di essere fatto per cose più grandi e cerchi una dimensione diversa? Non preoccuparti! Non sei né un sognatore, né un illuso e neppure un inguaribile idealista! Ognuno di noi è incamminato in una direzione che potrà essere o un "progetto di vita" o un "copione di vita". L'abbiamo appena visto: "il copione di vita" è un programma di vita generalmente non autentico perché non l'ho fatto io, ma l'ho ricevuto, è quell'insieme di valori che fanno una "struttura di direzione" ma di cui la persona non è consapevole, per cui vive senza accorgersene o subendola. Appare subito chiaro come tutto questo comporti numerosi aspetti negativi. "Il progetto di vita", all'opposto, è la direzione che io scelgo, una direzione che prendo non perché mi è stata consegnata ma perché io l'ho scelta e fatta mia. E' lo spazio nel quale trovano senso e possibilità di risposta alcune semplici quanto "ingombranti" e decisive domande. "Chi sono? A cosa servo? Che senso ha il mio stare con gli altri? Perché vivo?". Si tratta di incamminarsi negli "itinerari della consapevolezza" per entrare nel cuore della nostra esistenza. Lì dove possiamo prendere contatto con noi stessi, con le reali motivazioni di fondo. Se davvero desideri intraprendere questo cammino, sappi, però che ti sarà necessario un …."colpo di testa". Non è cosa facile andare controcorrente e dire con le proprie scelte e la propria vita che non è mai troppo tardi per assumersi le proprie responsabilità ed aprire gli occhi su un mondo che va al di là dei muri di casa mia. Ci vuole una grande determinazione per r…esistere alle lusinghe del "gatto e la volpe" di turno che chiedono di delegare loro l'unico successo che davvero conta: della tua vita per gli altri. Chi decide di prendere in mano le sorti della propria vita deve porsi l'eterno interrogativo del PERCHE'? vive o meglio del PER CHI?. La scelta di vita si fa sempre con un "colpo di testa", non irrazionale o impulsivo ma "super-razionale" cioè trascendente a noi. Terminata la riflessione ci si butta in un rischio che non trova altra giustificazione se non quella di "Così …. Per Amore!". CONCLUDENDO Generalmente, alla base dei "copioni di vita", non ci sono grandi motivazioni….non c'è un "perché" se non "perché così fan tutti", o semplicemente, "perché mi piace….perché ne ho voglia…", non c'è una grande consapevolezza e non vengono investite le energie più profonde della tua persona. Le scelte che hanno come base il "progetto di vita", chiedono un progressivo lavorio interiore…fanno andare contro corrente….innescano numerosi e sempre più esigenti "perché"…possono creare disagevoli situazioni di incomprensione anche con le persone più vicine…. E
LA PAROLA COSA CI DICE? Mc
10,46-52 CORAGGIO! ALZATI,
TI CHIAMA! "Cosa vuoi che io faccia per te?" chiede Gesù al cieco Bartimeo. E' la stessa domanda che a questo punto il vangelo fa a ciascuno di noi che, come lui, si ritrova cieco, seduto e fuori strada alla "ricerca dei nostri idoli". E' una domanda decisiva nel vangelo. Solo se sono cieco, e so di esserlo, so cosa voglio, e glielo chiedo. E noi facciamo nostra la sua risposta: "Gesù abbi pietà di me. Che io veda". "Vedere" negli itinerari della consapevolezza di essere amato/a da Qualcuno. Solo così otteniamo la vista: la fede che salva e lo seguiamo nel suo cammino (v.52)! Il cammino del vangelo è un'educazione del desiderio, per sapere cosa chiedere. Questo miracolo è l'illuminazione battesimale che ci fa rinascere, uscire dalle tenebre alla luce. Nel vangelo di Marco questo cieco è l'unico che chiama Gesù per nome. Questo cieco è specchio di ognuno di noi. Attraverso l'ascolto ha sentito la promessa di Dio, e può desiderare e chiedere ciò che vuol donarci. Da questo racconto la fede è orecchi per ascoltare la Parola; bocca per gridare-denunciare-annunciare ciò che vivo e che vive questa umanità ferita; piedi per accorrere e servire Lui e i fratelli; mani per gettare il mantello e sporcarsele; occhi per vederlo incarnato nella storia e seguirlo sui sentieri del mondo. Questo racconto del vangelo di Marco di miracolo-discepolato diventa un appello per tutti noi nelle nostre situazioni di cecità , sulla nostra strada della croce: "Coraggio! Alzati, ti chiama!" DOMANDE PER
LA RIFLESSIONE E PREGHIERA 1) Identifica quali sono i tuoi idoli esterni e interni a te. Non aver paura….! Dai nomi precisi a ciò che …… subisci ! Prova a scriverli! 2) Le maggior parte delle tue "scelte" sono legate ad un "copione" o ad un "progetto"? 3) Hai mai vissuto qualche esperienza, relazione, legame, amicizia particolarmente liberanti che ti hanno aperto improvvisamente gli occhi su orizzonti più grandi di te stesso/a, della tua vita, del mondo che ti circonda dandoti l'impressione di essere proiettato/a in una nuova dimensione? E TI VENGO A CERCARE
(Franco
Battiato) E ti vengo a cercare Anche se solo per vederti o parlare Perché ho bisogno della tua Presenza Per capire meglio la mia essenza Questo sentimento popolare Nasce da meccaniche divine Un rapimento mistico e sensuale M'imprigiona a te Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri Non accontentarmi di piccole gioie quotidiane Fare come un eremita Che rivolge a se E ti vengo a cercare Con la scusa di doverti parlare Perché mi piace ciò che pensi e che dici Perché in te vedo le mie radici Questo secolo ormai alla fine Saturo di parassiti senza dignità Mi spinge solo ad essere migliore Con più volontà Emanciparmi dall'incubo delle passioni Cercare l'uno al di sopra del bene e del male Essere un'immagine divina Di questa realtà E ti vengo a cercare Perché sto bene con te Perché ho bisogno della tua Presenza E
IL DIAVOLO SI SPOSÃ’Â… Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il
diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare.
Resistetegli saldi nella fede (2 Pt 5,8-9) Il
diavolo era furibondo e si sentiva completamente deluso dai suoi aiutanti. Il
fatto è che l’inferno stava rischiando il fallimento. Nessuno piombava più
nellÂ’inferno. Qualcosa non stava funzionando. Il diavolo era arrivato al
limite della disperazione. Temendo il fallimento completo, dopo giorni di
riflessione ed afflizione, arrivò ad una decisione: si sarebbe sposato!
Sposarsi significava diventare parente di molti uomini e donne della terra. Decise di
prendere in moglie una giovane adulta chiamata Ingiustizia,
figlia di una donna molto conosciuta e popolare di nome Corruzione. E da questÂ’ultimo matrimonio nacquero sette figlie,
tutte in buona salute. Ed ora, un altro piano diabolico: Far sposare le sue
figlie! La famiglia si sarebbe allargata, i parenti sarebbero aumentati e
lÂ’inferno si sarebbe riempito nuovamente. La prima
figlia si chiamava Superbia ed il diavolo la convinse a sposarsi con tutti i politici. Così, col
passare del tempo, il diavolo divenne parente con quasi tutti i politici, dai più ai meno famosi. La seconda
figlia si chiamava Avarizia. Ed avarizia, senza tanti fidanzamenti, si sposò con i ricchi. Così
il diavolo ha moltissimi parenti tra i più ricchi del mondo. La terza figlia, di nome Disperazione, si sposò con facilità con i poveri. Il diavolo si vanta di avere
moltissimi parenti anche tra i poveri. La quarta
figlia venne chiamata Invidia
e questa si sposò con tutti i professionisti. Anche tra i professionisti il
diavolo ha un buona parentela. La quinta
figlia si chiamava Ipocrisia. Era una figlia speciale ed il diavolo la diede in moglie a tutti i
preti, frati e religiosi. Ed il diavolo è contento di avere parenti
nei conventi, monasteri e canoniche. La
sesta figlia, di nome Vanità , non volle sposarsi e rimase a disposizione di tutte le donne. Così il
diavolo conta con una buona popolarità tra le donne. Anche la
settima figlia,
di nome Lussuria, non volle sposarsi. Le piaceva
rimanere libera per mettersi a disposizione di tutti gli uomini. E suo padre, il
diavolo, rimase ben contento di poter avere amici e conoscenti tra moltissimi
uomini. Dopo
il matrimonio delle figlie, il diavolo tornò all'allegria e serenità di prima.
La popolazione nellÂ’inferno cominciava ad aumentare.
(Anonimo del sec. XVI. Citato da Ermenegildo Zanusso mccj, in Cuentame un ejemplo, Buena Prensa, México DF)
|
||