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Es (19; 20): Yhave' il Dio degli oppressi

Gim Venegono (maggio 2001)

 

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Yahve il Dio degli oppressi

3a GIM 19-20 maggio2001

 

Es 19: Dio fa alleanza con il suo popolo

 

Celebrata la Pasqua, passato il Mar Rosso, il popolo d'Israele attraversa il deserto e si reca al monte Sinai, il luogo dell'appuntamento che Dio aveva fissato con il suo popolo. Qui il popolo incontra Dio, impara a conoscerlo e fa esperienza di Lui, un'esperienza che marcherà tutta la sua esistenza la sua storia: Dio fa alleanza con il suo popolo, Yahve diventa il Dio di questo popolo che era stato schiavo e oppresso.

Questo accade sul monte Sinai: il monte è il luogo dell'incontro con Dio. Mosè sale a Dio. Dio appare sul monte, luogo della teofania, della sua manifestazione agli uomini. L'uomo ha quasi bisogno fisico di liberarsi dalla prigionia della terra e salire per potersi incontrare con il suo Signore. Per questo nella Scrittura e anche in altre tradizioni religiose, il monte è il luogo per eccellenza della manifestazione di Dio. È il luogo dell'ascolto, ed Israele può condensare la propria vocazione di popolo nell'impegno ad ascoltare la voce di Yahvè, a custodirne le parole, a testimoniarne l'efficacia. Si può dire, anzi, che tutta la storia d'Israele rientra nell'ambito di un'economia dell'ascolto. Ma in fondo, al pari della storia d'Israele, è la storia di tutti i popoli e la nostra stessa storia di cristiani oggi, che si svolge in un arco di tempo definito dalla dimensione dell'ascolto. È il luogo della teofania di Yahve, idea della sua presenza in mezzo al suo popolo che non verrà mai meno; le tavole della legge diventano segno tangibile della presenza permanente di Dio nella storia; le parole di Dio sono segno della sua compagnia quotidiana. È il luogo della legge; Dio dà la sua legge, le sue dieci parole. La legge è anzitutto una legge di vita, vicina alla vita dell'uomo: «Questo comando che oggi ti ordino non è troppo alto per te né troppo lontano da te. Non è nel cielo perché tu dica: Chi salirà per noi nel cielo, per prendercelo e farcelo udire e lo possiamo eseguire? Non è al di là del mare, perché tu dica: Chi attraverserà per noi il mare per prendercelo e farcelo udire e noi lo possiamo eseguire?. Anzi, questa parola è molto vicina a te, nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica» (Dt 30, 11-14). Dobbiamo liberarci dall'idea che la legge fosse legalismo vuoto ed esteriore. Essa, al contrario, permette a Israele di mantenersi nell'alleanza e quindi di partecipare alla vita di Dio.

 

·        Qual è il tuo monte Sinai?

·        In che misura i poveri, gli oppressi sono manifestazione di Dio nella tua vita?

 

Il dono della legge è fatto all'interno dell'alleanza che Dio stipula con il suo popolo. L'alleanza si conclude con i riti di comunione ed è un impegno di Dio nei confronti del suo popolo. Egli non condiziona questo suo atto di benevolenza all'osservanza di una legge, anche se dà una legge. Nell'alleanza si manifesta la volontà di comunione di Dio con Israele.

L'esodo è il fondamento, la premessa dell'alleanza. Il suo punto di arrivo è personalizzato: uscendo dall'Egitto, Israele viene condotto anzitutto a incontrarsi con Dio.

La personalizzazione dell'esodo si concretizza nell'alleanza, in questo rapporto privilegiato tra Dio e il suo popolo, come viene sottolineato nel versetto centrale: «sarete per me un possesso particolare tra tutti i popoli». Si usa il termine ebraico segulla, che significa «proprietà privata, particolare». E una definizione ricorrente nel Deuteronomio (cf. 7, 6; 14, 2; 26, 18). Israele è la proprietà particolare e personale di Dio, che egli si è acquistato liberandolo dalla schiavitù dell'Egitto e facendo alleanza con lui.

Emerge con chiarezza il rapporto unico che Dio ha con questo popolo: «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli..., ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatti uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re d'Egitto» (Dt. 7, 7-8). Il fondamento di questo rapporto privilegiato è l'amore del Signore e la sua libera scelta. Dio si è chinato su un popolo schiavo e lo ha liberato stabilendo con lui una relazione unica.

Ancora oggi Dio si lega con i popoli più poveri, con gli Israele del nostro tempo, tutti quei popoli ancora schiavi dell'ingiustizia e dello sfruttamento: si schiera dalla loro parte, vuole farli uscire dall'Egitto del debito estero, delle guerre interminabili, dei piani di aggiustamento economico che "risanano" l'economia dei paesi ma condannano quella dei piccoli lavoratori, del lavoro minorile. Su di loro vuole stendere le sue ali e sollevarli da queste terre di schiavitù, per mostrare loro il suo amore e dare loro la libertà.

 

·        Ti senti partecipe di questo piano di salvezza? Sei disposto a 'legarti' con un popolo, una situazione di sofferenza? Vuoi fare alleanza con loro?

 

La particolarità di questa relazione viene sottolineata dal v. 6: nell'alleanza Israele diviene regno di sacerdoti e nazione santa. Si tratta di un regno di uomini e donne che hanno accesso a Dio. Infatti il sacerdote è colui che rende possibile l'accesso a Dio nel culto. Nell'alleanza tutti potranno comunicare con Dio e aiutare gli altri ad avvicinarsi a Dio. In Is 61, 6 a tutti i membri del popolo è attribuita la qualifica di sacerdoti: «Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti».

Anche la qualifica «nazione santa» esplicita la comunione che si stabilisce tra Dio e il suo popolo. Infatti santo per eccellenza è solo Dio, come cantano i serafini attorno al trono di Dio: «Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti.

Dio vuole che ogni popolo, ogni persona entri in comunione particolare e speciale con Lui; chiede che a tutti sia annunciato questo messaggio di salvezza e di comunione con Lui.

 

·        In che misura sei disposto a renderti strumento di annuncio di questo amore di Dio per ogni persona, per tanti popoli che ancora non sanno di partecipare a questa unione sponsale con Dio?

·        Ti senti amato/a da Dio come una persona 'speciale'?

·        Questo ti chiede anche di amare nello stesso modo le persone amate da Dio. Condividi la tua esperienza.

 

Nella risposta di Israele si sottolinea la necessità di non indugiare di fronte alla proposta di alleanza. La prima risposta è la sua esecuzione, ancor prima di ascoltare e di capire a fondo. Spesso, noi vogliamo fare i filosofi di fronte alla parola di Dio, vogliamo capire prima di credere, aderire, eseguire. La risposta di Israele contiene una grande sapienza per il credente: il primo problema è rispondere eseguendo, ancora prima di comprendere a fondo, nella fiducia che la proposta di Dio può essere solo una proposta di vita.

 

·         Qual è la tua reazione nei confronti di Dio. Ti metti a "ragionare" con Lui, accogli con fede la sua proposta di vita?

 

Es 20: Le Dieci Parole, parole di libertà

 

Con le tavole della legge Dio si impegna per la libertà del suo popolo che, da parte sua, accoglie e ratifica le obbligazioni della Legge. Le «Dieci parole», il decalogo. La libertà del popolo si inoltra su un terreno al di là dell'umano, sul terreno di Dio, che se ne fa garante, e che impegna Israele in libertà e responsabilità.

La liberazione dall'Egitto acquista ora tutta la sua pienezza. Diventa liberazione per essere alleati di Yahve in una intimità così profonda che sarà paragonata a quella nuziale. Libertà significa assumere sulla propria responsabilità il progetto di Dio: una libertà a servizio dell'amore di Dio che vuole la liberazione di tutti gli uomini.

Il Decalogo, la Carta della libertà, traduce questo impegno. Liberazione dell'uomo da tutti gli idoli, che insorgono continuamente sotto i profili più diversi, liberazione dai fermenti di morte che germinano nel profondo dell'uomo, liberazione da tutte le forme di sfruttamento e di oppressione, liberazione dall'egoismo che si annida nel cuore dell'uomo. Il Decalogo con i suoi ripetuti «Non... non... non» indica un senso vietato: il cammino del ritorno verso l'Egitto. Forse la migliore traduzione, oggi, sarebbe questa: «Ora che tu sei libero, è impossibile che tu abbia altri idoli, è impossibile che tu rubi, che tu uccida...». Il popolo di Dio deve essere, nel progetto di Yahve, un popolo di uomini liberi.

Abbiamo così due tavole, formate di cinque comandi ciascuna. La prima (vv. 1-12) contiene i comandi che riguardano esclusivamente Dio (i primi tre) e altri due, che riguardano Dio e il prossimo e che fanno da cerniera con la seconda tavola, che invece raccoglie i comandi che riguardano solo il prossimo. La composizione delle due tavole mostra che Dio e prossimo sono due realtà inseparabili nella coscienza del popolo di Israele. La legge si realizza nel duplice comandamento dell'amore di Dio e del prossimo. Venire meno all'amore del prossimo e alla giustizia significa intaccare il rapporto con Dio.

I comandamenti che riguardano Dio si aprono con l'affermazione dell'unicità di Dio, fondamento di ogni legge. L'unicità di Dio si è manifestata ad Israele nella liberazione dall'Egitto: Dio è un Dio che libera e solo in questo rapporto di libertà diviene possibile la legge. Essa non è una nuova schiavitù, un nuovo giogo imposto da Dio al suo popolo, ma il dono della libertà. Nella sua osservanza Israele esperimenta la libertà che Dio gli ha concesso. Al contrario, gli idoli rendono schiavi e producono ingiustizia.

v     Io sono il Signore Dio tuo:

Ø      è un atto d'accusa:

§          contro la moderna idolatria i cui feticci si chiamano potere, denaro, lavoro disumano, sesso, sfruttamento. Dio ci ricorda che questi re-feticci che adoriamo sono vuoto, nulla, cose che durano come la scia d'una nave nel mare o come nuvola che si dissolve al calore del sole (Sap 5,10-14).

§         contro l'indifferenza in cui vive la società del benessere: Dio non è combattuto o cancellato, ma semplicemente dimenticato e ignorato.

§         contro il trionfo di un ateismo comodo che rifiuta i grandi orizzonti, che fa abbandonare l'ansia della ricerca, l'inquietudine della coscienza per curvarsi solo su interessi limitati, per affidarsi solo a piccole e pallide lampade anziché lasciarsi guidare dallo sfolgorare del sole.

§         contro le immagini errate di Dio che noi ci costruiamo. Dio viene così ridotto ad un oggetto manipolabile secondo i nostri interessi e la religione si trasforma in superstizione. «Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, non il Dio dei morti, ma dei vivi!» (Mt 22,32).

Ø      è un invito:

§         alla conoscenza di Dio. Il «conoscere» nella Bibbia è il verbo dell'amore sponsale: una conoscenza, quindi, fatta di intelligenza, di volontà, di passione, di sentimento e di azione. Non basta conoscere Dio, bisogna riconoscerlo, cioè amarlo, e si potrebbe dire viverLo

§         alla coerenza gioiosa nella vita. Perciò il culto e la fedeltà che si danno a Dio non devono essere simili alla tassa versata nell'amarezza al fisco di Cesare (Mt 22,21). È vivere con gioia l'incontro, per cercarlo e desiderarlo.

§         a scoprire dietro l'aspetto fragile e a volte misterioso del prossimo il profilo di Dio. Dobbiamo amare l'uomo, «immagine di Dio» e luogo dell'incontro vivo con Dio.

v     Non nominare il nome di Dio invano: è un invito a vivere in verità il rapporto con Dio. Il nome è portatore della persona stessa. Pronunciare il nome di Dio invano significa utilizzare Dio e la sua potenza per ciò che non conta, per affermare la menzogna invece della verità. Dio ci chiede di vivere da cristiani in modo vero: coloro che portano il nome di Cristo sono chiamati a vivere secondo il suo amore, e non accontentarsi di una semplice etichetta.

v     Ricordati del giorno di sabato per santificarlo: è un invito a vivere la sacralità del tempo. Il sabato è come il monte Sinai: luogo dell'incontro con Dio, è la Presenza (Shekinah), la dimora del Signore nel tempo dell'uomo. Il tempo che abbiamo è occasione di incontro con Dio e i fratelli e le sorelle che vivono attorno a noi, tempo per scoprire la presenza di Dio nella nostra vita e nella vita degli altri. Il tempo non è una cosa che mi appartiene, ma un dono ricevuto, da vivere in pienezza, non in modo egoistico, ma nella donazione.

v     Onora tuo padre e tua madre: la vita è un dono ricevuto. La vita ci è stata data come dono d'amore, e ci chiede di riconoscerne il valore in tutte le persone che incontriamo. Ci chiede di scoprire ogni giorno, di ringraziare per quanti danno del loro tempo, le loro forze, il loro amore perché per noi, per tutti ci sia la possibilità di una vita degna.

v     Non uccidere: il diritto alla vita. A tanti ancora oggi è negato il diritto alla vita; il numero delle guerra che sconvolgono il nostro pianeta è sempre elevato, e il silenzio e l'indifferenza che le circondano sono delle armi potenti che uccidono alla stessa maniera delle bombe. Occorre rompere il silenzio dell'indifferenza, perché per tutti ci sia la vita.

v     Non commettere adulterio: il diritto alla dignità. Tante sono le ragazze, le donne, sbattute sulle nostre strade, a cui viene tolta la dignità di persona, perché rese semplici strumenti di piacere. È un adulterio, un tradimento della loro persona.

v     Non rubare: diritto alla libertà. I furti organizzati a scala mondiale, coperti da leggi ingiuste che rendono i ladri dei benefattori dell'economia mondiale, schiacciano tanti popoli e li rendono schiavi di pochi potenti, tolgono loro la libertà e la possibilità di costruirsi un futuro più giusto, umano, degno.

v     Non pronunciare falsa testimonianza: il diritto alla verità. L'informazione mondiale è in mano a poche agenzie, che fanno passare le notizie secondo gli interessi dei potenti. Dire la verità è dare la possibilità a tutti, specialmente agli ultimi, agli oppressi, di far sentire la loro voce.

v     Non desiderare Â… : il diritto di tutti ad essere accolti come dono. Le persone che ci stanno vicino, che incontriamo, il creato, sono un dono per ciascuno e non l'oggetto di un desiderio possessivo; imparare a vedere l'altro come un dono per me, con tutti i suoi talenti e la sua ricchezza di persona; come dono accoglierlo nella gratuità, e non nel possesso.

 

Dieci parole per la libertà, mia e di ogni persona, per vivere la comunione con ciascuno e con Dio.

 

·        La Parola di Dio ti rende libero? Condividi la tua esperienza personale.

·        Qual è il tuo Dio?

·        Che legge propone il tuo Dio?

 

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