Es (32-35): Il tradimento del sogno di Dio
Gim Padova (giugno 2001)
Il
tradimento del sogno di Dio “I gimmini, vedendo che la
risposta di Dio tardava, chiesero un dio
che camminasse davanti a loro…” (anonimo)
E’ giunto il tempo di tirare le conclusioni. A che punto SONO/SIAMO? Siamo partiti con un evento IMPORTANTE: “Un Millennio senza esclusi…non solo utopia!” – Giubileo degli oppressi. Da lì qualcosa è nato… Quando si inizia un cammino c’è MOLTO entusiasmo, si vorrebbe spaccare il mondo, ci si sente FORTI! Per questo abbiamo iniziato con “La tormentata ricerca nelle notti del mondo”. Ciascuno di voi è venuto con i suoi motivi, le sue curiosità , i suoi desideri… e anche con le SUE NOTTI. Quelle notti che da tempo ci si porta dentro… quelle notti! Alcuni sono venuti e se ne sono andati… con le loro notti. Ci siamo accorti di loro? Come potremo accorgerci degli ALTRI e dell’ALTRO? Il nostro essere stati chiamati da più arti si è “scontrato” con una richiesta precisa di Dio: “Va’ e libera il mio popolo!”.
Qual è il popolo che hai frequentato in questi mesi? Chi è il tuo popolo? Di quale LIBERAZIONE ti sei fatto carico? Ma è proprio vero che “me ne I CARE ancora molto?”. Per indicare la strada abbiamo scoperto che “Anche Dio ha un sogno” che dobbiamo fare nostro nel “Dialogo o R…esistenza” di chi vive la gioia e la fiducia di far ESODO nella propria Vita. E Dio non si stanca di ripetere “Esci popolo mio!”; esci anche tu per celebrare la sua PASQUA e gridare all’unisono “E’ LA PASQUA del SIGNORE!” perché mi/ci ha liberato, ha fatto in me/noi cose grandi. E’ lui il nostro Dio, il Signore, il “Dio degli Oppressi”. Ma camminare nel deserto è faticoso, decidere per Dio e per gli altri pure…è più comodo “adorare i vitelloni d’oro!”. Dopo questi mesi di cammino, ho identificato i miei vitelli d’oro? Quale SOGNO sai di aver tradito? Ma DIO non TI MOLLA!!! Leggiamo parte del testo… (Es
32-35) RI-USCITA: “Su, esci di qui tu e il tuo popolo…(Es 33,1) : bisogna RIPARTIRE perché questo è un “popolo di dura cervice” (32,9). Sembra davvero che non sia più possibile ospitare la presenza di Dio nel seno del suo popolo: essa è troppo santa per quella gente, che sarebbe sempre pronta a insozzarla con le proprie idolatrie. E’ per questo che d’ora in poi Mosè pianterà la tenda “fuori dell’accampamento, ad una certa distanza” (33,7). E quella tenda si chiamerà “tenda del convegno”, luogo in cui il Signore si manifesterà per coloro che andranno a consultarlo. L’idolatria d’Israele è servita a rimettere le cose al loro posto. Solo a coloro che, consapevoli dei propri limiti e della propria fragilità , si assumono modestamente l’impegno del proprio itinerario di esistenza, è lecito sperare che Dio stesso si rivelerà ad essi compagno e amico: ricondotto alla quotidianità del proprio viaggio, Israele sa che va incontro al suo Signore. Avverrà così, paradossalmente, che la sua sola compagnia sarà la santità di Dio. PER UN NUOVO ARMONIOSO DISEGNO: LA TERRA PROMESSAMosè può salire ancora una volta sulla montagna, ed ancora una volta il Signore gli consegna le parole dell’Alleanza (34,10-27). Il rinnovamento dell’Alleanza introduce Israele in un’esperienza nuova: l’esperienza del PER-DONO. Il perdono è quello stesso dono, perduto e ridonato… e ciò richiede un SALTO QUALITATIVO! Viene restituito tutto ciò che è stato perduto, ma con un’intensità di misericordia, una partecipazione d’esistenza, di lotta ed una percezione così acuta della distanza che viene colmata, da far sì che tutto risulti essenzialmente NUOVO. L’inizio della TERRA PROMESSA è la fecondità della misericordia che ci rinnova, è la realizzazione di un nuovo CIELO (relazione con Dio), una nuova TERRA (nuovo sistema economico, politico e sociale) e una nuova DONNA e UOMO (San Paolo: l’uomo nuovo). …. “Allora il Signore (…) si fermò là ” (34,5) e “in presenza di tutto il popolo io farò meraviglie” (34,10ss). Mosè accettò: “rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti (…); non sapeva che la pelle del suo viso era diventata raggiante” (34,28-29). Da oggi il tradimento del sogno di Dio si trasforma nella misura in cui sappiamo assumere uno stile capace di creare PRIMAVERA e novità di vita… concretizzare la TERRA PROMESSA.
“E’ tardi, ma è la nostra ora. E’ tardi, ma è tutto il tempo che abbiamo in mano per fare il futuro. E’ tardi, ma siamo noi quest’ora tardiva. E’ tardi, ma è l’alba se insistiamo un po” (Mons.
P. Casaldà liga) Siamo chiamati a
essere servitori contempl-attivi. Siamo chiamati allora ad essere persone di contemplazione, che credono fortemente nell’azione dello Spirito Santo, lo invocano e lo chiamano in mezzo a noi, credono fortemente nella Parola di Dio, capita nel suo contesto ma anche attualizzata, parola di vita per un cammino personale ma anche per una conversione della società e delle strutture culturali, economiche e politiche. Siamo chiamati a essere persone di azione, non chiusi nelle roccaforti delle nostre sicurezze, dei principi e dei dogmi, né tanto meno nel tepore delle nostre chiese e della loro pace. Siamo chiamati a costruire la pace, perché nelle piazze la pace non c’è, e neanche nei campi minati e nemmeno nelle vie delle metropoli. Dunque siamo chiamati a fare la pace e la giustizia attraverso al politica, che è la forma più alta della carità , come diceva Paolo VI, trasformando la politica da potere a servizio, da delega a corresponsabilità . Siamo chiamati a fare una nuova economia, fondata sulla reciprocità e sulla solidarietà concreta, mettendo in atto i nuovi germi che permettono che tutto il nostro mondo diventi la terra promessa dove scorre per tutti latte e miele. E siamo chiamati a essere contempl-attivi vivendo contemporaneamente il ruolo di Marta e quello di Maria, “come fanno le donne, allo stesso tempo mamme e insegnanti, con la mente sui libri, lo spirito fra le alte vette di un’utopia da realizzare e il cuore teso al bambino che le sta chiamando” (G.Martirani). Contempl-attivi come Marta e Maria messe insieme, pronti a scattare verso i massimi sistemi internazionali per inventare politiche più etiche ed economie più solidali e contemporaneamente tesi verso il microcosmo della propria famiglia e del proprio quartiere. Siamo chiamati a essere contemp-attivi attraverso l’ascolto di Maria e il servizio di Marta.
“I cercatori
di comunione con Dio e con gli uomini sono immessi
subito in questa tensione: lotta e
contemplazione. Due
atteggiamenti che sembravano un tempo opposti e rivali E che oggi si
rivelano al cuore lÂ’uno dellÂ’altro. Lotta, in noi stessi,
per liberarci da tutte le prigioni interiori e dal bisogno
di imprigionare gli altri, e lotta con
l’uomo povero perché la sua
voce possa farsi sentire e siano
spezzate le oppressioni. Contemplazione, per lasciare
che a poco a poco si trasformi il nostro sguardo fino a posare
sugli uomini e sull’universo lo sguardo del Cristo stesso” (frère
Roger)
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