Mt 2, 19-21: Dall'Egitto a Gerusalemme: immigrati e accoglienza cristiana
Gim
Il
nuovo esodo planetario: immigrati e accoglienza cristiana
“ Eppure c’è chi tiene la statistica degli ‘stranieri’
e ne ha paura: paura di una pazienza
che si può anche stancare, paura di un silenzio
che potrebbe anche diventare urlo,
paura di un lamento che potrebbe diventare canto,
paura dei loro “stracci” che potrebbero farsi bandiera,
paura dei loro arnesi che potrebbero farsi barricata.
Ci vuol così poco a dare speranza e fiducia.
Invece, c’è troppa paura.
Ma la paura non ha mai suggerito la strada giusta “.
Il
vicino della porta accanto
PROVOCATI DALLA PAROLA :
lettura di Mt 2,19-21
Il
testo proposto oggi è ricco in dettagli. Come sempre la Parola di Dio illumina
il nostro cammino e ci aiuta a leggere la nostra vita, la realtà e la storia in
cui siamo inseriti. Il Ritorno
dall’ Egitto e dimora a Nazaret, è preceduto dal testo che descrive la Fuga in
Egitto e strage degli innocenti. Vediamo insieme i protagonisti e alcuni
dettagli.
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C’è un ritorno perché
c’è stata una fuga
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Erode : è lui che da ordine di
uccidere gli innocenti; lui il geloso, l’avaro, il tiranno, lo stupido, il
pauroso... per collera legittima
la strage. Opposto a tale figura,
Dio aveva chiesto ad Abramo di sacrificare il suo figlio amatissimo.
Abramo si fida di Dio ed era disponibile a sacrificare il bene a cui teneva di più... per fiducia e
amore a Dio. Erode uccide gli innocenti per non avere pretendenti al trono, al potere.
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Ad Erode
succederà il figlio Archelao...
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Appare un
angelo:
il primo sogno. La manifestazione di Dio: “Alzati...”
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Giuseppe : “ prese con se il
bimbo e sua madre ” (non dice ... “e sua moglie”)
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Egitto : è la terra della
schiavitù (cfr Esodo); Dio libererà il suo popolo da una situazione di
schiavitù (non libertà ) verso
un terra promessa libera dove “scorrerà latte e miele” ossia una terra
vivibile. Interviene in
questa missione Mosè. Sembra che l’evangelista ci inviti a rivivere il Nuovo
Esodo, con un nuovo Mosè : Gesù fuggiasco dalla ‘prima
terra promessa’. Inizia qualcosa di nuovo...
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Un secondo
sogno... fa
superare la paura di ritornare (Archelao aveva sostituito il padre Erode)
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“ Si ritirò
nelle regioni della Galilea (...) e andò ad abitare in una città chiamata
Nazaret “ :
Galilea e la regione più povera della Palestina; Nazaret un paese
insignificante...
Il
RITORNO è causato da una USCITA/ANDATA : si tratta di una fuga dovuta ad una
strage di innocenti. La paura fa scappare... è una realtà che mette in pericolo
la vita (non sono ‘menate di crescita’, è l’impossibilità a vivere). Tutt’oggi
continua questa logica di morte, di “notte” che assale e non ci aiuta a
crescere e a far crescere il Regno di Dio.
La REALTÀ’ di “chi
fugge” :
Oggi
sono molti coloro che fuggono da stragi, dai nuovi ‘Egitti’ creati e imposti.
Vediamo insieme i perché dell’immigrazione.
Rispondere
a questa domanda è uno degli esercizi più difficili a cui ci si possa applicare
affrontando questo tema. Anche se potrebbe sembrare tra i più facili. In
estrema sintesi si potrebbero riassumere in una sola parola: fame. Volendo si
può anche articolare meglio.
@ Pensiamo solo al problema del debito
estero dei
paesi in via di sviluppo, la “deuda externa” (= debito estero) che secondo il
premio nobel Pèrez Esquivel sta diventando “deuda esterna” (=debito eterno):
oltre 1.300 miliardi di dollari e in continua crescita. una cifra
impronunziabile che tradotta in lire ha bisogno di 15 zeri, e dagli effetti
devastanti: ci sono paesi in cui ogni bambino che nasce è già indebitato di
alcune migliaia di dollari, e passerà la sua vita a pagare gli interessi su
quel debito, che lui non ha contratto.
@
Pensiamo alla corsa agli armamenti: oltre 25.000$ (trenta e
passa milioni di lire) di risorse bruciate ogni secondo. Oltre il 90% delle
esportazioni di armi si dirige verso il Sud del Mondo.
@ Pensiamo alla fame in senso stretto: 800
milioni di persone sottonutrite, 15 milioni di soli bambini che muoiono ogni
anno (40.000 al giorno). I morti di fame equivalgono a una Hiroshima ogni tre
giorni.
Non
è il caso di prolungarsi molto.
Un
esame storico, per esempio della nostra emigrazione, potrebbe darci risposte
interessanti: perché partivano i nostri emigranti? Chiedete a un immigrato
senegalese o filippino perché è venuto: i motivi economici risulteranno
prevalenti. Sembra facile, allora descrivere le ragioni più frequenti di
richiesta: lavoro soprattutto, seguito da studi, ricongiungimento familiare,
asilo politico, in numero diverso turismo e salute. Ci sono importanti fattori
psicologici, di promozione individuale e sociale, desiderio legittimo di miglioramento,
rifiuto di ingiustizia individuale o collettiva, ma anche voglia di libertà ,
fuga da una realtà che non piace. C’è la fuga da cataclismi naturali, carestie,
epidemie, da guerre in cui non si è parte in causa ma vittime innocenti. A
queste motivazioni si possono aggiungere i casi che non sono direttamente
legati a motivi economici, quali la persecuzione politica, religiosa, sociale e
razziale.
Per
una società ospitale e multirazziale
La
spinta dal Sud, povero e sofferente, è inarrestabile. Si tratta di scegliere
come viverla, se come una chance o come un fatto da subire. Il fenomeno
riguarda tutto l’emisfero settentrionale ed è una realtà del nostro paese.
L’Italia, nel cuore del Mediterraneo, subisce la spinta anche dal non lontano
Sud arabo ed islamico. Poi la presenza di immigrati dalle “ex-colonie
italiane”... è un debito storico peculiare, che non è possibile recidere in
nome di una fase politica nuova. Proprio alla luce della quasi centenaria
storia di dolorosa emigrazione, la coscienza civile italiana può leggere con
simpatia, partecipazione e rispetto la vicenda di nuovi emigrati. La memoria
dell’emigrante, del suo sogno e del suo dolore, è ancora scritta nell’intimo di
generazioni di italiani. Questa memoria rappresenta un valore morale e civile.
In ambienti europei nazionalistici si reclama la chiusura delle frontiere. Ma
la presenza di ‘stranieri’ è un’occasione per costruire una nuova
società . la chance non è chiudere in tempo, ma saper trasmettere quel
patrimonio di sensibilità civile e democratica che è alla base della nostra
convivenza. Bisogna forse cominciare ad interrogarsi su cosa significa
realizzare una società pluralista e multirazziale capace di
futuro accogliente e felice per tutti.
SOLLECITATI
a CRESCERE e ad AGIRE :
una
nuova mentalitÃ
Educarci
all’altro
La
relazione con l’altro, cioé la “prossimità ” è il punto di partenza per la
definizione di noi stessi. Il “volto” dell’altro che ci è davanti, faccia a
faccia, è per noi un appello: non c’è modo di ‘sequestrare’ la differenza
dell’altro per assimilarlo, ingabbiarlo, rendendolo identico a noi. Viviamo
sempre nella tentazione di voler ridurre l’altro a partire di noi stessi.
L’altro viene prima di noi. E’ questa la scoperta che ciascuno può fare anche
nell’atto più automatico e abitudinario, come quando innanzi ad una porta ci
fermiamo e diciamo: “prego, dopo di lei”. Questo “dopo”, non è
pura cortesia formale: nasconde il venire “dopo” l’altro. Il volto
dell’altro, in
quanto epifania della sua differenza da me, scompagina le certezze acquisite,
mette in discussione la tranquillità dell’ IO, esso s’impone a me come novitÃ
di una presenza nuova e diversa. L’altro, per quanto sia “prossimo”,
conserverà sempre la sua assoluta differenza, la sua irriducibile alterità .
L’altro sarà sempre, contemporaneamente, il “prossimo” (e m’appella) e lo
“straniero” (il mistero da svelare). Il prossimo mi riguarda non perché è come
me o perché appartiene al mio stesso genere, ma perché il suo volto, nella sua
nudità mi impedisce di restare chiuso in me stesso, di essere indifferente. Il
suo volto “parla”, è una presenza che si offre, viene incontro. Nella sua
nudità ogni volto è epifania di Dio! All’origine c’è dunque la
differenza: l’altro non è un nemico da abbattere, ma una ricchezza da
incontrare.
EDUCARCI
all’ACCOGLIENZA
Educarci
all’accoglienza è essere convinti che siamo tutti una famiglia: crescere nell’accorgerci
dell’altro, ascoltare l’altro e aiutare l’altro (che sconfina
in persone concrete: ‘i diversi’ handicappati, malati di mente, anziani non
sufficienti, malati di AIDS, tossicodipendenti, ecc.). C’è una radicale
difficoltà ad accettare ciò che ci scomoda, che costa sacrificio, che costringe
ad uscire dal proprio guscio e abbandonare tranquillità e benessere.
L’attitudine con la quale dobbiamo crescere è quella di liberare l’ EMPATIA
per diventare capaci di accoglienza e di condivisione.
L’EMPATIA proviene dall’ascolto vero
e profondo dell’altro, dal prestare attenzione alle sue parole, alla sua
persona, per riflettere quanto dice e permettere di scoprire il significato
dell’esperienza vissuta. Empatia significa entrare nel mondo personale
dell’altro e sentrisi a casa. Ciò implica l’essere sensibili e disposti a
vivere la vita dell’altro muovendosi senza giudicare. Essere con l’altro in
questo modo significa per un momento lasciare da parte le vedute personali per
entrare nel mondo dell’altro senza pregiudizi.
In
questo senso l’empatia è già un’esperienza di accoglienza profonda di una
persona. Questo modo di vivere le relazioni ci permette di :
-
sperimentare l’umanitÃ
-
crescere nella stima reciproca (sono considerato da qualcuno... ho
ricchezze)
-
scegliere di voler veramente amare chi ci circonda
-
condividere ciò che siamo e ciò che abbiamo.
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Per la RIFLESSIONE
PERSONALE :
1) Quali sono le mie fughe preferite? Da che cosa
scappo (= Qual è il mio Egitto) ?
2) Nell’incontro con l’altro cosa mi fa più paura ?
Cosa penso a riguardo dell’immigrazione?
3) Ti senti capace di ASCOLTARE e di ACCOGLIERE ?
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