PER
LA GIUSTIZIA ECONOMICA ED ECOLOGICA
UN
PATTO IN VIA DI REALIZZAZIONE
(Covenanting
for Justice in the Economy and the Earth)
Introduzione
In
risposta allÂ’urgente appello delle chiese
dellÂ’Africa australe che si erano incontrate nel
1995 a Kitwe, e nella consapevolezza della crescente
urgenza con cui si presenta il problema
dellÂ’ingiustizia economica globale e della
distruzione ambientale, la 23a Assemblea Generale (Debrecen,
Ungheria, 1997) invitava le chiese membro
dellÂ’Alleanza Riformata Mondiale (ARM) ad entrare in
un percorso di “riconoscimento, educazione e
confessione di fede “ (processus confessionis). Le
chiese hanno meditato sul testo di Isaia 58,6 -
“…che si spezzino le catene della malvagità , che
si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi
gli oppressi” -
mentre ascoltavano il grido di fratelli e
sorelle proveniente da tutto il mondo ed erano posti
di fronte alla minaccia che pesa sul creato che è
dono di Dio.
Da
allora, nove chiese si sono impegnate in una
dichiarazione di fede (faith stance); alcune
sono sulla via di un tale impegno; altre hanno
studiato la questione giungendo a riconoscere la
gravità della crisi. Inoltre, l’ARM – in
collaborazione con il Consiglio Ecumenico delle
Chiese, con la Federazione Luterana Mondiale e
organismi ecumenici a livello regionale – si è
impegnata in consultazioni che hanno avuto luogo in
tutti continenti,
da Seul/Bangkok (1999) a Stony Point (2004). Altre
consultazioni hanno avuto luogo per le chiese del Sud
del mondo a Buenos Aires (2003) e per le chiese del
Sud e del Nord a Londra Colney (2004).
Riuniti
ad Accra, Ghana, per lÂ’Assemblea Generale dellÂ’ARM,
abbiamo visitato le prigioni di Elmina e Cape Cost
dove milioni di Africani sono stati ridotti in
schiavitù, sono stati trattati come una merce,
venduti e sottoposti allÂ’orrore della repressione e
della morte. Le grida di “mai più” sono smentite
dalla persistente realtà della tratta umana e
dall’oppressione che è prodotta dal sistema
economico globale.
Oggi
noi arriviamo ad assumere una decisione che impegna la
nostra fede (faith commitment).
Riconoscere
i segni dei tempi
Abbiamo
udito che la creazione continua a gemere in travaglio,
aspettando la sua liberazione (Rom. 8,22). Siamo messi
in questione dalle grida di coloro che soffrono e dal
danno che è inferto al resto del creato.
I
segni dei tempi sono diventati ancor più allarmanti e
devono essere riconosciuti. Le cause prime
dell’imponente minaccia che è rivolta alla vita
derivano sopra ogni altra cosa da un sistema economico
ingiusto, difeso e protetto dal potere politico e
militare. I sistemi economici sono una questione di
vita o di morte.
Noi
viviamo in un mondo scandaloso che nega lÂ’appello
che Dio rivolge affinché la vita sia di tutti. Il
reddito annuo dell’1% più ricco della popolazione
mondiale, è uguale a quello del 57% più povero e
24.000 persone muoiono ogni giorno a causa della
povertà e della denutrizione. Il debito dei paesi
poveri continua ad aumentare malgrado il fatto che
essi abbiano restituito più volte l’ammontare del
prestito originario. Guerre scatenate per il possesso
delle risorse costano la vita di milioni di persone,
mentre altri milioni muoiono per malattie che la
prevenzione potrebbe evitare. La pandemia globale
dell’HIV/AIDS costituisce una calamità per la vita
in tutte le parti del mondo e colpisce quelle più
povere in cui i farmaci generici non sono disponibili.
La maggioranza di coloro che sono poveri sono donne e
bambini e il numero di coloro che vivono nella povertÃ
assoluta, con meno di un dollaro USA al giorno,
continua a crescere.
La
politica della crescita illimitata propria dei paesi
industrializzati e la tensione verso il profitto che
caratterizza le multinazionali hanno saccheggiato la
terra e danneggiato seriamente lÂ’ambiente. Nel 1989
scompariva una specie al giorno; nel 2000 più o meno
una allÂ’ora. Il cambiamento climatico,
lÂ’impoverimento delle risorse ittiche, la
deforestazione, lÂ’erosione del suolo, le minacce che
pesano sullÂ’acqua dolce, fanno parte delle
conseguenze devastanti del danno ambientale. ComunitÃ
umane vengono disgregate, mezzi di sussistenza sono
perduti, regioni costiere e isole del Pacifico sono
minacciate dalle inondazioni, e le tempeste aumentano.
Elevati livelli di radioattività minacciano la salute
e lÂ’ambiente. Forme di vita e saperi culturali
vengono assoggettati alla brevettazione in vista di
profitti finanziari.
Questa
crisi è direttamente connessa allo sviluppo della
globalizzazione economica neo-liberista che è basata
su un credo articolato nelle seguenti convinzioni:
-
la
competitività sfrenata, il consumismo e
lÂ’inesistenza di limiti per la crescita
economica e per lÂ’accumulazione della ricchezza,
sono il meglio per il mondo intero;
-
il
possesso della proprietà privata non comporta
alcun obbligo sociale;
-
la
speculazione finanziaria, la liberalizzazione e la
deregolamentazione del mercato, la privatizzazione
dei servizi pubblici e delle risorse nazionali,
lÂ’accesso incontrollato agli investimenti
allÂ’estero e alle importazioni, la riduzione
delle tasse e la libera circolazione dei capitali,
produrranno ricchezza per tutti;
-
gli
obblighi sociali, la protezione dei poveri e dei
deboli, i sindacati, le relazioni tra i popoli,
sono subordinati ai processi della crescita
economica e dellÂ’accumulazione dei capitali.
Si
tratta di una ideologia che pretende di non avere
alternative, che esige un flusso senza fine di
sacrifici da parte dei poveri e del creato. Avanza la
falsa promessa di essere in grado di salvare il mondo
per mezzo della creazione di ricchezza e prosperità ,
pretendendo di avere signoria sulla vita e esigendo
una devozione totale, il che equivale ad una
idolatria.
Riconosciamo
la vastità e la complessità della questione. Non
cerchiamo risposte facili. Come ricercatori della
verità e della giustizia e guardando attraverso gli
occhi di chi soffre ed è senza potere, vediamo che
l’attuale (dis)ordine mondiale è radicato in un
sistema economico estremamente complesso ed immorale
difeso da un impero. Usando il termine “impero”
intendiamo il concorso di poteri economici, culturali,
politici e militari che costituiscono un sistema di
dominio messo in campo da nazioni potenti per
proteggere e difendere i loro interessi.
Nel
modello classico dellÂ’economia liberale lo stato
esiste per proteggere la proprietà privata e
garantire i contratti nellÂ’ambito di un mercato
regolato dal regime di concorrenza. Attraverso le
lotte del movimento operaio, lo stato ha cominciato a
dettare regole ai mercati e a provvedere al benessere
della popolazione. A partire dagli anni Â’80 del
secolo scorso, grazie allÂ’espansione multinazionale
del capitale, il neo-liberismo si è impegnato a
smantellare le funzioni di protezione sociale dello
stato. NellÂ’ambito del neo-liberismo la finalitÃ
dellÂ’economia consiste nellÂ’incremento dei
profitti e delle rendite, dei proprietari dei mezzi di
produzione da una parte e dei proprietari dei capitali
finanziari dallÂ’altra; essa comporta lÂ’esclusione
della maggioranza della popolazione e la riduzione
della natura al rango di merce.
Tutti
i mercati sono diventati globali, così come le
istituzioni politiche e giuridiche che li proteggono.
Il governo degli Stati Uniti dÂ’America e i loro
alleati, insieme alle istituzioni internazionali della
finanza e del commercio (il Fondo Monetario
Internazionale, la Banca Mondiale, lÂ’Organizzazione
Mondiale del Commercio) utilizzano alleanze politiche,
economiche o militari per proteggere e avvantaggiare
gli interessi dei proprietari dei capitali.
Noi
assistiamo alla drammatica convergenza da una parte
della crisi economica
e dallÂ’altra della reciproca integrazione
della globalizzazione economica e della geopolitica;
il tutto sostenuto dallÂ’ideologia neo-liberista. Si
tratta di un sistema globale che difende e protegge
gli interessi dei potenti. Da questo sistema noi tutti
siamo colpiti e imprigionati. Al di là di questo, in
termini biblici questo sistema di accumulazione di
ricchezza alle spalle dei poveri è considerato come
una forma di infedeltà a Dio, responsabile di una
sofferenza umana che potrebbe essere evitata ed è
chiamato Mammona. Gesù ha detto che non possiamo
servire Dio e Mammona (Lc. 16,13).
La
confessione di fede di fronte allÂ’ingiustizia
economica
e
alla distruzione ecologica
Un
impegno che coinvolge la fede (faith commitment)
può essere espresso in vari modi a seconda delle
tradizioni proprie delle diverse aree geografiche e
teologiche: come confessione di fede (confession),
come atto di confessione insieme ad altri (confessing
together), come dichiarazione di fede (faith
stance), come decisione di essere fedeli al patto
di Dio (being faithful to the covenant of God).
Scegliamo la confessione di fede, non nel senso di una
classica confessione di fede dottrinale – l’ARM
non è abilitata a formulare questo genere di
confessione di fede – ma nell’intento di mettere
in evidenza la necessità e l’urgenza di una
risposta attiva alle sfide del nostro tempo e
allÂ’appello di Debrecen. Invitiamo le chiese membro
a ricevere la nostra comune testimonianza e a
rispondervi.
Sulla
base della comune tradizione riformata e avendo
riconosciuto i segni dei tempi, lÂ’Assemblea Generale
dellÂ’ARM afferma che una giustizia economica globale
è essenziale per l’integrità della nostra fede in
Dio e del nostro discepolato come cristiani.
Crediamo
in Dio, creatore e
sostegno di ogni forma di vita, il quale ci chiama ad
essere i suoi collaboratori (partners) nella
creazione e nella redenzione del mondo. Noi viviamo
nella promessa che Gesù Cristo è venuto affinché
tutti abbiano la vita e lÂ’abbiano in abbondanza (Giov.
10,10). Guidati e sorretti dallo Spirito Santo ci
apriamo alla realtà del nostro mondo.
Crediamo
che Dio è sovrano
su tutta la creazione. “Al Signore appartiene la
terra e tutto quanto è in essa” (Sal. 24,1).
Per
questo noi rifiutiamo (reject)
lÂ’attuale ordine economico mondiale imposto dal
capitalismo della globalizzazione neo-liberista e
qualsiasi altro sistema economico, inclusa
lÂ’economia interamente pianificata, che sfida il
patto di Dio escludendo dalla pienezza della vita i
poveri, i soggetti vulnerabili e lÂ’insieme della
creazione. Rifiutiamo ogni pretesa dellÂ’impero
economico, politico e militare che sovverta la
sovranità di Dio sulla vita e che agisca in
contraddizione con il giusto governo di Dio.
Crediamo
che Dio ha
stabilito un patto con la creazione intera (Gen.
9.8-12). Sulla terra Dio ha chiamato alla vita una
comunità fondata sulla prospettiva della giustizia e
della pace. Il patto è un dono gratuito che non è in
vendita sulla piazza del mercato (Is. 55,1). Esso si
traduce in unÂ’economia del gratuito per lÂ’intero
creato in quanto casa di tutti. Gesù mostra che si
tratta di un patto inclusivo in cui i poveri e i
marginalizzati sono i destinatari (partners)
preferenziali, e ci chiama a porre la giustizia per
“questi minimi” (Mt. 25,40) al centro della
comunione di vita. Tutta la creazione è benedetta e
inclusa in questo patto (Osea 2,18ss.).
Per
questo noi rifiutiamo la
cultura del consumismo rampante e la competitivitÃ
basata sullÂ’aviditÃ
e sull’egoismo che è propria del sistema globale
del mercato neo-liberista, o di qualsiasi altro
sistema pretenda di costituire la sola e unica
soluzione.
Crediamo
che qualsiasi
economia della comunità (household) di vita
che ci è data dal patto di Dio al fine di sostenere
la vita deve render conto a Dio. Crediamo che
lÂ’economia esiste per essere al servizio della
dignità e del benessere della convivenza umana,
all’interno dei limiti di ciò che il creato può
sostenere. Crediamo che gli esseri umani sono chiamati
a scegliere tra Dio e Mammona e che la confessione
della nostra fede è un atto di ubbidienza.
Perciò
noi rifiutiamo lÂ’accumulazione
della ricchezza senza regole e lo sviluppo illimitato
che ha già pagato il prezzo della vita di milioni di
esseri umani e ha distrutto tanta parte della
creazione di Dio.
Crediamo
che Dio è un Dio
di giustizia. In un mondo di corruzione, sfruttamento
e avidità , Dio è in modo particolare il Dio dei
derelitti, dei poveri, degli sfruttati, di coloro che
hanno subito torti ed abusi (Sal146,7-9). Dio chiama
ad un giusto rapporto con tutta la creazione.
Per
questo noi rifiutiamo
ogni teologia che affermi che Dio è solo con i ricchi
e che la povertà è la colpa dei poveri. Rifiutiamo
ogni forma di ingiustizia che distrugge giusti
rapporti a causa di discriminazioni di genere, di
razza, di classe, di disabilità , o di casta.
Rifiutiamo ogni teologia che affermi la prevalenza
degli interessi umani a detrimento della natura.
Crediamo
che Dio ci chiama
ad ascoltare il grido dei poveri e il gemito della
creazione e a seguire la missione pubblica di Gesù
Cristo, venuto affinché tutti abbiano la vita e
l’abbiano in abbondanza (Giov. 10,10). Gesù porta
giustizia agli oppressi e dà pane agli affamati;
libera i prigionieri e dona ai ciechi il recupero
della vista (Lc. 4,18); sostiene e protegge coloro che
sono calpestati, gli stranieri, gli orfani e le
vedove.
Per
questo noi rifiutiamo
ogni pratica o insegnamento ecclesiastico che escluda
dalla propria missione i poveri e la salvaguardia del
creato; che dia appoggio a chi viene per “rubare,
ammazzare e distruggere” (Giov. 10,10), anziché
seguire il “buon pastore” che è venuto per dare
la sua vita per tutti (Giov. 10,11).
Crediamo
che Dio chiama
uomini, donne e bambini da ogni luogo a riunirsi
insieme, ricchi e poveri, per sostenere lÂ’unitÃ
della chiesa e la sua missione, così che la
riconciliazione alla quale il Cristo ci chiama diventi
visibile.
Perciò
noi rifiutiamo qualsiasi
tentativo di separare, nella vita della chiesa, la
giustizia e l’unità .
Crediamo
che nello Spirito
siamo chiamati a render conto della speranza che è in
noi grazie a Gesù Cristo, e crediamo che la giustizia
prevarrà e la pace regnerà .
Ci
impegniamo a
realizzare un patto globale in vista della giustizia
nellÂ’economia e nellÂ’ecologia per la casa di Dio.
Confessiamo
umilmente questa
speranza, sapendo che noi pure siamo sotto il giudizio
della giustizia di Dio.
-
Riconosciamo
la complicità e la colpa di coloro che
consapevolmente o inconsciamente traggono
beneficio dallÂ’attuale sistema economico della
globalizzazione neo-liberista; riconosciamo che ciò
include sia chiese sia membri della nostra
famiglia riformata e di conseguenza facciamo
appello per una confessione di peccato.
-
Riconosciamo
che ci siamo lasciati conquistare dalla cultura
del consumismo e dalla competitività egoista e
avida dellÂ’attuale sistema economico e che
questo troppo spesso ha permeato la nostra stessa
spiritualità .
-
Confessiamo
il nostro peccato nellÂ’aver abusato della
creazione e nellÂ’aver mancato di svolgere il
nostro ruolo di intendenti (stewart) e di
amici della natura.
-
Confessiamo
come nostro peccato la mancanza di unitÃ
all’interno della famiglia riformata, ciò che
ha diminuito la nostra capacità di essere
pienamente al servizio della missione di Dio.
Crediamo,
in obbedienza a Gesù Cristo, che la chiesa è
chiamata a confessare la fede, testimoniare e agire
anche se le autorità e la legge degli uomini lo
proibiscano e anche se ne dovesse così derivare
punizione e sofferenza (Atti 4,18ss.). Gesù è il
Signore.
Ci
uniamo nella lode
di Dio Creatore, Redentore, e Spirito, che “ha
detronizzato i potenti, e ha innalzato gli umili; ha
colmato di beni gli affamati, e ha rimandato a mani
vuote i ricchi” (Lc. 1,52ss.).
Un
patto per la giustizia
Nel
confessare insieme la nostra fede, stringiamo un patto
in obbedienza alla volontà di Dio come un atto di
fedeltà in un rapporto di mutua solidarietà e di
reciproca responsabilità (accountability).
Questo patto ci lega insieme per lavorare per la
giustizia nellÂ’economia e nellÂ’ecologia nel nostro
comune ambito globale così come nei nostri contesti
regionali e locali.
In
questo cammino comune, alcune chiese hanno giÃ
espresso il loro impegno in una confessione di fede.
Le esortiamo a continuare a tradurre questa
confessione in azioni concrete sul piano sia regionale
che locale. Altre chiese hanno già iniziato a
impegnarsi in questo percorso, assumendo delle
iniziative e le esortiamo ad impegnarsi ulteriormente,
per mezzo dellÂ’educazione, della confessione della
fede e dellÂ’azione. Alle altre chiese, che sono
ancora allo stadio del riconoscimento, rivolgiamo
lÂ’appello, sulla base della nostra reciproca
responsabilità nel portare avanti il patto, ad
approfondire lo stadio dellÂ’educazione e di
procedere verso quello della confessione di fede.
LÂ’Assemblea
Generale, sulla base del patto che stiamo stringendo,
chiama le chiese membro ad assumere il difficile
compito profetico di far comprendere il senso di
questa confessione alle loro comunità locali.
LÂ’Assemblea
Generale esorta le chiese membro a dare attuazione a
questa confessione raccogliendo le raccomandazioni
della Commissione sugli affari internazionali
concernenti sulle questioni della giustizia economica
ed ecologica.
LÂ’Assemblea
Generale incarica lÂ’ARM di lavorare per la giustizia
economica e per la salvaguardia del creato insieme ad
altre famiglie confessionali, alla comunitÃ
ecumenica, alle comunità di altre fedi, ai movimenti
della società civile e ai movimenti popolari, e
chiede alle chiese membro di fare altrettanto.
Ed
ora noi proclamiamo appassionatamente che impegneremo
noi stessi, il nostro tempo e la nostra energia per
cambiare, rinnovare e restaurare lÂ’economia e la
terra, scegliendo la vita, affinché viviamo, noi e la
nostra discendenza (Deut. 30,19).
(traduzione
dallÂ’inglese di Franco Giampiccoli)
|