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Esodo: Dialogo e R...esistenza

Gim Venegono (gennaio 2001)

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DIALOGO  E  RÂ…ESISTENZA

 

                                                                                                                                                         GIM - Venegono - 21.01.2001

 

Dio chiama Mosè per liberare il suo popolo, ma lui vuol resistere, mette scuse e pretesti: “…non mi crederanno, non ascolteranno la mia voce,Â…(Es 4,1) “… io non sono un buon parlatore; non lo sono mai stato primaÂ… sono impacciato di bocca e di lingua” (Es 4,10)Â… “Chi sono io per andare dal Faraone e per fare uscire dallÂ’Egitto gli Israeliti?” (Es 3,11) Quanti pretesti!!! Quante scuse troviamo per dire “no” al Signore!!!  

 

Dio ha visto la miseria del suo popolo, le sue sofferenze, ha ascoltato il suo grido di dolore; vuole strapparlo dallÂ’oppressione del Faraone. Dio non è il Dio dei faraoni. Dio non è il Dio dei sistemi. Dio  non si lascia manipolare. É il Dio che ascolta il grido del suo popolo. ”Dio è il soccorso dei bisognosi. Non i ricchi sono i prediletti di Dio, ma i poveri, quelli che sono perseguitati più di tutti gli altri” (Mahatma Gandhi).

Ma  Dio ha bisogno dellÂ’uomo per realizzare il suo sogno.  Il sogno di Dio diventa realtà anche grazie alla nostra collaborazione, al nostro impegno, alla nostra risposta coraggiosaÂ…. Anche la nostra vita, i nostri limiti, le nostra debolezze diventano forza quando ci fidiamo di Dio (1Cor 1,26-28; 2 Cor 10,3-5; 2Cor 12, 9-10).

Dopo tante resistenze Mosè accetta la missione che il Signore gli affida: “Perdonami Signore mio, manda chi vuoi mandare!” (Es 4,12). E allora torna in Egitto con un sogno, il sogno di Dio che cozza con la realtà imperiale.

 

M Quali sono i “sogni” per i quali voglio rischiare e che sfidano le mie comodità?

 

LE PAURE DI MOSÉ

 Mosè ha paura di lasciarsi afferrare da quel Dio che vuole impegnarlo, smuovere dalle sue sicurezze, da quel piccolo mondo che lui si è costruito, per unÂ’opera umanamente impossibile: stare davanti al Faraone e sfidare il potere stabilito. Ma Dio conosce il nostro cuore, sa di cosa abbiamo bisogno, Lui è sempre con noi (Es 3,12; 4,11-12). A Mosè aveva detto che avrebbe incontrato anche delle difficoltà e resistenze, e che il Faraone non li avrebbe lasciati partire, ma Lui sarebbe intervenuto in favore degli Israeliti “… con lÂ’intervento di una mano forte” (Es 3,19).

 

MQuali sono le nostre paure, le nostre scuse e pretesti per non sfidare i “nuovi faraoni” dentro di noi e intorno a noi?

 Don Tonino Bello scriveva ai giovani della sua diocesi:

“Ma voi non abbiate paura, non preoccupatevi! Se voi lo volete, se avete un briciolo di speranza e una grande passione per gli anni che avete… cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri.

Vivete la vita che state vivendo con una forte passione. Non recintatevi dentro di voi circoscrivendo la vostra vita in piccoli ambiti egoistici, invidiosi, incapaci di aprirsi agli altri. Appassionatevi alla vita perché è dolcissima.

Mordete la vita!

Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze con quegli affidi malinconici ai diari.

Non coltivate pensieri di afflizioni, di chiusura, di precauzioni

Non chiudetevi in voi stessi, ma sprizzate gioia da tutti i pori.

Bruciate… perché quando sarete grandi potrete scaldarvi ai carboni divampati nella vostra giovinezza.

Incendiate… non immalinconitevi. Perché se voi non avete fiducia gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi.

Coltivate gli interessi della pace, della giustizia, della solidarietà, della salvaguardia dell’ambiente.

Il mondo ha bisogno di voi per cambiare, per ribaltare la logica corrente che è logica di violenza, di guerra, di dominio, di sopraffazione.

Il mondo ha bisogno di giovani critici”.

 Mosè vuol resistere a Dio, alla missione affidatagli di liberare il suo popolo. Ma Dio non accetta i nostri pretesti e le nostre scuse; ci mette accanto qualcuno per realizzare il suo sogno: “Non vi è forse il tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa parlare bene. Â… Tu gli parlerai e gli metterai sulla sua bocca le parole da dire e io sarò con te e con lui mentre parlate e vi suggerirò  quello che dovete fare” (Es 4,14-15).

 

M Chi sono le persone che il Signore ti ha messo e ti mette accanto per realizzare il Suo sogno per te?

 Mosè si è armato di coraggio, ha capito lÂ’importanza e lÂ’urgenza di quella missione, non può resistere al Signore ed essere indifferente al grido di dolore del suo popolo.

Radicalmente trasformato dall’incontro con il Dio della Vita, che fa sue le sofferenze dei poveri, degli oppressi, Mosè prende con sé il fratello Aronne: in due ci si fa coraggio! Le difficoltà affrontate insieme e coinvolgendo altri si possono vincere!

Si presenta ai suoi fratelli e riferisce loro la missione che Dio gli ha affidato. Gli israeliti gioiscono: “Il Signore ha visto la nostra afflizione!” (Es 4,31).

Ma la lotta per la liberazione è lunga e difficile. Il Faraone – il potere sfruttatore – non intende perdere una così grande fonte di manodopera.

 

MOSE SFIDA IL FARAONE

 Mosè viene letteralmente scaraventato fuori dal suo caldo nido, per essere gettato in una lotta in cui dovrà per forza “sporcarsi le mani”. Allora accetta il progetto di Dio, un progetto folle, assurdo, difficile da realizzare. Lascia la sicurezza e sceglie lÂ’esistenza rischiosa: sfidare il Faraone e liberare il suo popolo.

Poteva continuare a ribellarsi e dire “no”, restare nel deserto con la sua famiglia, pascolare il suo gregge, vivere tranquillo. Stava molto bene là! E invece si lascia conquistare da Dio e si mette in viaggio, nellÂ’insicurezza, nel rischio totale. Dio lo tira fuori dalla sua vita comoda e tranquilla e lo rimette nel rischio. Lo rimanda in Egitto, dal Faraone, perché  liberi il  popolo oppresso. E tra dialogo e resistenza Mosè porterà avanti la missione che Dio gli ha affidato.

 

M Quali sono le comodità che ti schiavizzano e dalle quali vorresti che il Signore ti strappasse?

 LÂ’esperienza di Mosè è lÂ’esperienza di tanti uomini e donne coraggiosi che nella storia  sono stati “conquistati da Dio” e forti della loro spiritualità non si sono lasciati rubare da nessuno le loro idee, il loro entusiasmo, le loro convinzioni.

Fa che nessuno rubi le tue idee, il tuo entusiasmo, il tuo cammino!!!

Una spiritualità spaventa anche il più grande dittatore. Se la tua fede è ben vissuta e la tua spiritualità è forte, con le tue idee e proposte farai paura a chi ha potere.

Allora diventerai una presenza ingombrante, che crea imbarazzo nei potenti, mette a soqquadro certezze che spesso sembrano consolidate e inattaccabili, offri fiducia agli umili e disprezzati. Sarai capace di “rovesciare la storia”. Non bisogna impegnarsi per qualunque cosa, ma per rovesciare la storia”. Nell’impegno di “rovesciare la storia” molti uomini e donne hanno impegnato la vita e nell’impegno l’hanno perduta (ma in realtà l’hanno guadagnata!!!).

 

E così scriveva Frei Betto, sacerdote brasiliano, dal carcere: “Dio mi ha strappato dalla famiglia quando ero ancora molto giovane e ha messo sulle mie spalle un giogo pesante e mi ha inviato in altre terre in mezzo a gente non conosciuta… Io gli resistetti ma Lui ha vinto e mi ha trascinato in una vocazione che non avrei mai pensato di avere… A volte mi domando: fino a quando Signore? E ho l’impressione che Egli non si sia ancora stancato di esigere da me molto più di quello che io sono capace di dare. Niente da fare! Lui vuole che io viva tra tempeste e cicloni, e sono obbligato a sostenermi al filo di fede che Egli mi concede!”

 Anche Daniele Comboni , stremato dalle fatiche e incomprensioni, continua a credere. Gli ultimi giorni della sua vita scriveva dallÂ’Africa: “Bisogna patire grandi cose per amore di Cristo, combattere con i potentiÂ… Tutta la nostra fiducia è in colui che morì per i neri e sceglie i mezzi più deboli per fare le sue opere”.

 Frère Christian, priore del monastero di Tibhirine, nellÂ’ultima confessione prima del sequestro ed essere ucciso, spiega così il senso forte di restare, da parte della Chiesa algerina: “Uno studente africano, tornato al suo paese durante lÂ’estate, ha chiesto a suo nonno, se secondo lui avrebbe dovuto tornare in unÂ’Algeria che conosce una crisi violenta. Risposta del nonno: dove bisogna lottare per vivere, là devi essere, perché è là che approfondirai la vita”.

 LÂ’esempio di queste persone continua ad essere valido anche per noi oggi.  EÂ’ un invito a non accontentarci di quello che siamo e abbiamo, di ciò che  dicono la Banca Mondiale e il Fondo Monetario, o, peggio ancora, come il sacerdote e il levita della parabola, a non cambiare strada per non vedere tutto un popolo prostrato, per non lavare le sue ferite e portarlo in un luogo sicuro (Lc10,29-37).

“Solo con l’utopia e la speranza si può credere e avere il coraggio di tentare insieme a tutti i poveri e gli oppressi del mondo di rovesciare la storia, sovvertirla e lanciarla in altra direzione”. (Jon Sobrino)

 

MSenti che ti stai impegnando per “rovesciare la storia” o ti sei seduto e pensi che non sono “affari tuoi”?

 

Mosè di fronte al rifiuto del Faraone, alla sua testardaggine non si lascia vincere, non si rassegna, insiste, torna e ritorna. A questo punto riecheggiano forti le parole del Papa dette ai giovani alla GMG: ”Voi non vi rassegnerete a un mondo in cui altri esseri umani muoiono di fame, restano analfabeti, mancano di lavoro. Voi difenderete la vita in ogni momento del suo sviluppo terreno, vi sforzerete con ogni vostra energia di rendere questa terra sempre più abitabile per tutti”.

 

M Quante volte nella nostra vita ci siamo rassegnati di fronte a certe situazioni, non abbiamo avuto il coraggio o la forza di resistere? A volte siamo forti con i deboli e deboli con i forti.

 

Anche noi oggi, che viviamo nell’impero del denaro, schiavi e complici di poteri stabiliti che escludono l’80% della popolazione mondiale dal banchetto che Dio ha preparato per tutti i popoli, siamo chiamati come Mosè per fare nostro il sogno di Dio. Siamo chiamati a sfidare l’Impero!

 

RESISTENZA DEL FARAONE

 Quando Mosè si presenta alla corte del Faraone, egli si immagina forse che tutta la faccenda debba risolversi entro breve tempo. EÂ’ così che, senza alcuna paura lo affronta e gli annuncia il suo messaggio: “Dice il Signore, il Dio dÂ’Israele: Lascia partire il mio popolo perché mi celebri una festa nel deserto!” (Es 5,1). Il Faraone non vuol cedere alla richiesta di Mosè: “Chi è il Signore, perché io debba ascoltare la sua voce per lasciar partire Israele? Non conosco il Signore e neppure lascerò partire Israele” (Es 5,2). Il “no” del Faraone a lasciar liberi gli Israeliti è una ragione economico-sociale, perché questo andrebbe contro i suoi interessi. La reazione è appesantire i lavori degli Israeliti, opprimerli maggiormente, esigere ed imporre loro più lavoro, più produzione (Es 5,6-14).

 

Quante situazioni come queste si sono ripetute, e si ripetono nella storia, con operai, contadini,  minatori, bambini sfruttati, donne maltrattate, popoli interiÂ….  Alle loro richieste di diritti rispettati si risponde con abusi e oppressioni per tenere i poveri nellÂ’ignoranza e continuare a sfruttarli, a ricavarne profitto, incrementare i “nostri  fondi” e fare i propri interessi.

 

Questa lotta tra Mosè e il Faraone rappresenta anche la lotta di ogni tempo e di ogni popolo tra il Dio della libertà e il male idolatrico ed oppressivo.

C’è una resistenza da parte del Faraone, per motivi economici, ma c’è anche una resistenza interiore da parte del popolo d’Israele che, anziché rischiare, preferisce accomodarsi nella pur amara situazione presente. Resistenza che viene espressa dagli atteggiamenti servili degli scribi, intellettuali ebrei, sia nei confronti del Faraone (5,15), che di Aronne e Mosè (5,20-21).

Di fronte a questa resistenza e fallimento, Mosè si abbandona alla preghiera (Es 5,22-23). A proposito della preghiera diceva Mahatma Gandhi: “La preghiera mi ha salvato la vita. Senza la preghiera avrei perduto il lume della ragione già da molto tempo. Il mio bisogno di pregare è cresciuto nella stessa misura in cui, poco a poco, cresceva la mia fede in Dio. Sentivo che senza la preghiera la mia vita era assurda e vuota”.

 

MChe posto ha la preghiera per te in questo tuo camminare con l’umanità?

 

DIO INTERVIENE IN FAVORE DEL SUO POPOLO

 Alla persecuzione esterna, alla contestazione interna, al rifiuto umano e allÂ’impotenza, si sostituisce la scena della potenza divina (Es 6,1).

Mosè tenta di parlare al Faraone, di fargli vedere la realtà, ma lui rifiuta il dialogo, “il cuore del Faraone si indurì” (Es 7,3).

In questo indurimento del cuore si manifesta tutta la radicale avversione degli uomini a Dio: è lÂ’esperienza di tanti  uomini che hanno idolatrato il loro potere, fino a mettersi al posto di Dio. LÂ’indurimento e lÂ’ostinazione del Faraone mettono in risalto lÂ’orgoglio di chi ascolta e non si vuole sottomettere a Dio (Is 6,9-10).

 

Ma anche se l’uomo si ostina di fronte a Dio perché non vuole perdere privilegi e posizioni, Dio continua a lottare per liberare coloro che sono stati resi schiavi dai sistemi di turno.

Di fronte alla durezza del Faraone Dio interviene in favore del suo popolo mostrando il suo disegno e la sua presenza con segni e prodigi (piaghe) che stanno ad indicare che anche Dio è dalla parte del popolo.

Il racconto delle “piaghe” segna lo scontro decisivo tra Dio, che ha deciso di liberare il suo popolo, e il Faraone, che si rifiuta di lasciarlo partire. Nessuno dei colpi inflitti da Dio al Faraone e all’Egitto va fuori segno, mentre nessuna delle forme di resistenza messe in atto dal Faraone riesce ad evitare la più clamorosa sconfitta.

 

M Il Signore vuole renderti persona libera. Stai collaborando con Lui in questo Suo Progetto o Gli poni resistenza?

 

Tutto il racconto (Es 7-11) ha come finalità esaltare la potenza di Dio che non conosce ostacoli:

 Â“Affinché tu riconosca che non esiste nessuno come il Signore, nostro Dio”  ( Es 8,6).

“ Perché tu sappia che io, il Signore, sono in mezzo al paese!” (Es 8,18).

“Perché tu sappia che nessuno è come me su tutta la terra” (Es 9,14).

“… per operare questi prodigi in mezzo a loro e perché tu possa raccontare e fissare nella memoria di tuo figlio e di tuo nipote come io ho trattato gli Egiziani e i segni che ho compiuti in mezzo a loro e così saprete che io sono il Signore!” (Es 10,1-2).

 

E’ sempre Dio che parla, ordina, prevede le difficoltà e affronta le opposizioni, stabilendo i momenti più opportuni per intervenire. Anche la resistenza, la durezza e l’autorità del Faraone rendono più visibile la potenza di Dio. E attraverso l’attuare di Mosè e di Dio, che invia segni e prodigi, il popolo d’Israele sperimenta che Dio è presente nella sua storia.

 

M Quali sono i segni e i prodigi che ci hanno fatto sperimentare la presenza di Dio nella nostra vita?

 

Ma il Faraone continua a resistere!  Indurisce il suo cuore, si ostina e cerca di escogitare qualsiasi cosa per impedire al popolo di uscire dallÂ’Egitto. Per questo convoca sapienti, incantatori e maghi che con le loro magie cercano di persuadere Mosè e Aronne (Es 7,11-12).

I maghi difendono il potere del Faraone e tutto ciò che egli rappresenta: sono intellettuali al servizio del potere faraonico!  Preferiscono garantirsi una vita tranquilla, anche a costo di soffocare ogni problema di coscienza.

Il potere dei maghi e del Faraone rappresentano il potere del mondo, la mentalità di un mondo che tenta di manipolare la vita, di controllare ogni realtà, di sottomettere a sé gli uomini, di mantenere il potere stabilito. Così era il mondo di Gesù: la sua Parola, la Buona Notizia del Regno provocavano la reazione del potere del male (Mc1,27).

 

Anche i maghi, quando giunge il momento della sesta piaga, sono costretti a uscire di scena e riconoscere la superiorità dell’operare di Dio: ”E’ il dito di Dio!” (Es 8,15). Riconoscono di essersi sbagliati vendendosi all’ideologia del Faraone e adorandone il potere.

Come l’Egitto, anche il nostro mondo, la nostra società è piena di alchimisti, maghi, cartomanti, astrologi, “alleati del potere e del sistema”, che promettono tranquillità, sicurezza, soluzioni facili e un futuro di sogno di fronte al male, mantenendo così la gente nell’ignoranza e oppressione, in un atteggiamento passivo.

 

L’abuso del potere economico e l’ingiusta oppressione sociale sono “peccati” che non riguardano soltanto la sfera dei rapporti interpersonali, ma che intaccano anche la sfera della natura, traducendosi in corrosivi fenomeni di inquinamento ambientale.

Oggi le piaghe sono le calamità provocate dalla distruzione ecologica, dalla corsa agli armamenti, dall’inquinamento atmosferico che provocano i cosiddetti fenomeni “naturali” come le piogge acide, le inondazioni, il surriscaldamento della terra, il buco nell’ozono… E questi sono per noi seri ammonimenti dell’imminente catastrofe ecologica.

Il cosmo intero è ferito a causa dei danni provocati dall’idolatria imperialistica, a cui gli uomini, i poteri economici e politici di turno si sono venduti.

 

Anche se il cuore del Faraone continuerà a indurirsi e ad essere ostinato, il popolo lascerà l’Egitto e, passando per il mar Rosso, farà esperienza di liberazione. Alla fine è Dio che vince!

 

Anche oggi l’Impero non vuole cedere. Non può accettare. A volte ci sembra impossibile sconfiggere i “nuovi Faraoni”: il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, i G8, le grandi Multinazionali, la Globalizzazione, il Neo-Liberalismo… Ma, come ci ricorda Alex Zanotelli, oggi abbiamo a disposizione un intero arsenale di azioni per logorare “il Gigante”: il boicottaggio, il consumo critico, il commercio equo, la banca etica, l’obiezione di coscienza, l’obiezione fiscale.

 

Se tutte queste azioni si uniscono (rete di Lilliput) possono far avanzare il processo di liberazione dei poveri, di liberazione della terra da un sistema di morte.

 

M Che differenza vedi tra le piaghe dÂ’Israele e le piaghe di oggi?

  

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