“Non è
infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un
dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo!
Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla
ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è
un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque
la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente
il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal
vangelo”.
1Cor 9,16-18
Sono i
versetti che precedono quelli pregati durante lo
scorso incontro.
Rileggendo
più volte questo testo, colpisce sicuramente
quell’espressione così esistenziale di Paolo:
<< guai a me se non predicassi il vangelo!>>.
Lui non fugge dalla realtà : la sua stessa esistenza
è dichiaratamente in funzione
dellÂ’evangelizzazione, della condivisione della
fraternità universale proposta da Gesù di Nazareth.
Per
Paolo, annunciare e testimoniare la buona Novella –
il Vangelo – è diventato un servizio innegoziabile
nella propria vita, non un aspetto superfluo ma
addirittura un dovere, dopo che ha accolto la chiamata
gratuita di Dio. Si tratta, in pratica, della risposta
di Paolo al Dio della Vita che lo ha interpellato;
passa così da persecutore dei seguaci del Risorto ad
annunciatore della fede in Dio, quel Dio che prima
opprimeva.
La
domanda spontanea che sorge, riguarda i destinatari di
tale annuncio.
“Il
sabato seguente quasi tutta la città si radunò per
ascoltare la parola di Dio. Quando videro quella
moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e
contraddicevano le affermazioni di Paolo,
bestemmiando. Allora Paolo e BÃ rnaba con franchezza
dichiararono: «Era necessario che fosse annunziata a
voi per primi la parola di Dio, ma poiché la
respingete e non vi giudicate degni della vita eterna,
ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha
ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce per le
genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremitÃ
della terra».
Nell'udir ciò, i pagani si
rallegravano e glorificavano la parola di Dio e
abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati
alla vita eterna.
La
parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. Ma i
Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i
notabili della città e suscitarono una persecuzione
contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro
territorio. Allora essi, scossa contro di loro la
polvere dei piedi, andarono a Icònio, mentre i
discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo”.
At 13,44-52
Non
esiste più criterio geografico e/o etnico,
antropologico e/o economico, sociale, eccÂ…
L’annuncio del Vangelo secondo Bà rnaba e Paolo è
per ogni essere umano che lÂ’accolga. La citazione
del profeta Isaia (49,6b) – “Ma
io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia
salvezza fino all'estremità della terra.”
– dovrebbe già sbaragliare il “tentativo
d’incapsulamento” della missione affidata dal
Risorto ai suoi discepoli.
Anche
attraverso grandi avversità – rifiuto del Vangelo
ed autentiche persecuzioni – la Parola viene
proclamata e trasborda le frontiere del popolo
dÂ’Israele, giunge in Asia Minore, nelle isole di
Malta e Cipro, in Grecia e Roma, ecc... Allora i
lontani – i così chiamati “pagani” – “si
rallegravano e glorificavano
la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti
quelli…”.
UnÂ’altra
domanda – magari più inquietante – riguarderà più
direttamente i lontani: chi sono effettivamente questi
esseri umani che noi definiamo i “lontani”?
Domandiamocelo pure chiaramente: chi sono queste
“pecore smarrite” (Lc 15,1-10)?
Si
considereranno lontane quelle persone che vivono in
terre dove mai nessuno ha esplicitamente annunciato il
Vangelo, ma saranno anche quelle che pur considerate
“vicine” lo rifiutano e da cui Paolo e Bà rnaba
dovettero scuotere “contro di loro la polvere dei
piedi”. Siamo noi quando ci chiudiamo al nostro
fratello bisognoso.
Attenzione
quindi a costruire mura, a tracciare rigide frontiere
e categorie, non dobbiamo essere ingenui
nellÂ’annuncio del Vangelo ma nemmeno farci
inscatolare da paradigmi che non sono propriamente
quelli dello Spirito santo. Si tratta di persone che
il cardinal Martini definì qualche anno fa come
“vicini-lontani”.
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