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Essere Vangelo con i Lontani

Gim Padova (novembre 2003)

Essere Vangelo con i Lontani

Catechesi Primo GIM Padova
novembre 2003

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ESSERE VANGELO
CON I LONTANI

Un gimmino, una gimmina, giunge all’incontro del G.I.M. con tutto il bagaglio e il carico (gioie, dubbi e difficoltà) della sua storia - in particolare quella dell’ultimo mese - ma non può tralasciare nemmeno quella dell’umanità più sofferente.

È proprio da lì che incomincia ad accostarsi alla Parola di Dio lasciando che essa possa essere fermento e luce.

 

PAOLO

“Non è infatti per me un vanto predicare il vangelo; è un dovere per me: guai a me se non predicassi il vangelo! Se lo faccio di mia iniziativa, ho diritto alla ricompensa; ma se non lo faccio di mia iniziativa, è un incarico che mi è stato affidato. Qual è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo”.

1Cor 9,16-18

Sono i versetti che precedono quelli pregati durante lo scorso incontro.

Rileggendo più volte questo testo, colpisce sicuramente quell’espressione così esistenziale di Paolo: << guai a me se non predicassi il vangelo!>>. Lui non fugge dalla realtà: la sua stessa esistenza è dichiaratamente in funzione dell’evangelizzazione, della condivisione della fraternità universale proposta da Gesù di Nazareth.

Per Paolo, annunciare e testimoniare la buona Novella – il Vangelo – è diventato un servizio innegoziabile nella propria vita, non un aspetto superfluo ma addirittura un dovere, dopo che ha accolto la chiamata gratuita di Dio. Si tratta, in pratica, della risposta di Paolo al Dio della Vita che lo ha interpellato; passa così da persecutore dei seguaci del Risorto ad annunciatore della fede in Dio, quel Dio che prima opprimeva.

La domanda spontanea che sorge, riguarda i destinatari di tale annuncio.

“Il sabato seguente quasi tutta la città si radunò per ascoltare la parola di Dio. Quando videro quella moltitudine, i Giudei furono pieni di gelosia e contraddicevano le affermazioni di Paolo, bestemmiando. Allora Paolo e Bàrnaba con franchezza dichiararono: «Era necessario che fosse annunziata a voi per primi la parola di Dio, ma poiché la respingete e non vi giudicate degni della vita eterna, ecco noi ci rivolgiamo ai pagani. Così infatti ci ha ordinato il Signore: Io ti ho posto come luce per le genti, perché tu porti la salvezza sino all'estremità della terra».

Nell'udir ciò, i pagani si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli che erano destinati alla vita eterna.

La parola di Dio si diffondeva per tutta la regione. Ma i Giudei sobillarono le donne pie di alto rango e i notabili della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo e Barnaba e li scacciarono dal loro territorio. Allora essi, scossa contro di loro la polvere dei piedi, andarono a Icònio, mentre i discepoli erano pieni di gioia e di Spirito Santo”.

At 13,44-52 

Non esiste più criterio geografico e/o etnico, antropologico e/o economico, sociale, ecc… L’annuncio del Vangelo secondo Bàrnaba e Paolo è per ogni essere umano che l’accolga. La citazione del profeta Isaia (49,6b) – “Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra.” – dovrebbe già sbaragliare il “tentativo d’incapsulamento” della missione affidata dal Risorto ai suoi discepoli.

Anche attraverso grandi avversità – rifiuto del Vangelo ed autentiche persecuzioni – la Parola viene proclamata e trasborda le frontiere del popolo d’Israele, giunge in Asia Minore, nelle isole di Malta e Cipro, in Grecia e Roma, ecc... Allora i lontani – i così chiamati “pagani” – “si rallegravano e glorificavano la parola di Dio e abbracciarono la fede tutti quelli…”.

Un’altra domanda – magari più inquietante – riguarderà più direttamente i lontani: chi sono effettivamente questi esseri umani che noi definiamo i “lontani”? Domandiamocelo pure chiaramente: chi sono queste “pecore smarrite” (Lc 15,1-10)?

Si considereranno lontane quelle persone che vivono in terre dove mai nessuno ha esplicitamente annunciato il Vangelo, ma saranno anche quelle che pur considerate “vicine” lo rifiutano e da cui Paolo e Bàrnaba dovettero scuotere “contro di loro la polvere dei piedi”. Siamo noi quando ci chiudiamo al nostro fratello bisognoso.

Attenzione quindi a costruire mura, a tracciare rigide frontiere e categorie, non dobbiamo essere ingenui nell’annuncio del Vangelo ma nemmeno farci inscatolare da paradigmi che non sono propriamente quelli dello Spirito santo. Si tratta di persone che il cardinal Martini definì qualche anno fa come “vicini-lontani”.

 

DANIELE COMBONI

“Son 27 anni e 62 giorni che ho giurato di morire per l’Africa centrale: ho attraversato le più grandi difficoltà, ho sopportato le fatiche più enormi, ho più volte visto la morte vicino a me e, malgrado tante privazioni e difficoltà, il Cuore di Gesù ha conservato nel mio spirito e nel cuore dei miei Missionari e delle mie buone Suore di S. Giuseppe dell’Apparizione, la perseveranza, in modo tale che il nostro grido di guerra sarà fino alla morte questo: O Nigrizia o Morte! ”

Da “Gli scritti di Daniele Comboni” lettera a mons. Joseph Girardin 1876

Si rimane con poche parole davanti a questo stralcio di lettera.

Per Daniele Comboni vivere è annunciare la Buona Novella in Africa Centrale, la zona più povera e depredata dell’epoca.

Non usò mezze misure e da qui il continuo rinnovo del grido “O Nigrizia o Morte! ”. I lontani per Comboni sono gli Africani.

Anche per Comboni i problemi non sono mancati, malattie, scarsità di mezzi ed in più dovette scontrarsi con chi – all’interno della chiesa – cercava di dissuadere lui ed i suoi missionari e missionarie dall’evangelizzazione in Africa.

Anche lui come Paolo e Bàrnaba, ha giocato la sua vita senza risparmiarsi per la testimonianza e la proclamazione del Vangelo, riassunto in quella frase “Son 27 anni e 62 giorni che ho giurato di morire per l’Africa centrale…”

PER NOI OGGI

Tutto questo scritto fino adesso cosa comunica a noi?

È vero che Paolo ha vissuto 2000 anni fa ed è vero che Comboni ha vissuto più di 120 anni fa però hanno molto da insegnarci.

  • Bisogna accogliere e vivere il Vangelo per poterlo testimoniare ed annunciare. Non è possibile “contagiare” la Parola se non se ne ha fatto unÂ’esperienza arricchente!!

  • Siamo chiamati a non ridurre il raggio dÂ’azione, anzi al contrario, il Signore ci chiama ad essere includenti, com’è stato lui e com’è la sua Parola. Paolo, Bàrnaba, Comboni e tanti altri/e ci spingono a non precludere nessuno dal Vangelo: chi siamo noi per poter sentenziare chi è “degno” o “indegno” di ascoltare la Parola?

  • Il Vangelo è Buona Notizia, è quindi messaggio salvifico e liberante; siamo interpellati ad esserne fedeli annunciatori.

  • La gratuità nel Vangelo è sbalorditiva, lo stesso è valso per i suoi primi discepoli, per noi oggi è sempre così?

  • Chi sono adesso i “miei lontani”? Mi sento talvolta tra i “lontani”? Mi sento lontano?

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INDICE
Essere Vangelo con i Lontani
Paolo
Daniele Comboni
Per Noi Oggi
APPROFONDIMENTI

Essere Vangelo con i Lontani

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GIM

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San Daniele Comboni

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