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Provocati dalla Parola

Gim Padova (febbraio 2003)

PROVOCATI DALLA PAROLA
Catechesi febbraio 2003
Primo GIM Padova

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In Gennaio, abbiamo visto che Gesù - ultima tra le vittime è l’Unico che può leggere la storia per noi perché, Lui ci ha rivelato un Dio che non è “il leone” ma é un Dio che si mette accanto a noi per leggere la storia insieme con noi. Lui è l’Agnello, il Cavallo che possiamo scegliere per portarci (andare) più lontano, verso la pienezza della vita.

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Oggi vogliamo fare unÂ’altro passo in avanti, cioè siamo invitati a leggere il brano cercando di mangiarlo. Non sarà facile ma ci proviamo... 

Ap.10,1-7

In questo capitolo, si interrompe la descrizione degli eventi escatologici. Giovanni riferisce una visione, quella dellÂ’Angelo con il libriccino  aperto. 

1.   LÂ’Angelo con un libretto in mano    

LÂ’Angelo ricorda lÂ’intervento della grazia divina nella persona dellÂ’Agnello-Cristo che ha una missione duplice:

·      Di proclamare il compimento del Mistero di Dio (si tratta del piano della salvezza che Dio ha fatto conoscere agli uomini per mezzo dei profeti).

·      Di affidare al Veggente una nuova missione profetica (ognuno di noi se accoglie la parola di Dio diviene il veggente).

(Vs 2,) “Nella mano teneva un piccolo libro aperto”

 Il libro è “ aperto” significa che il messaggio di Dio è pronto per la libera diffusione e lÂ’Agnello può trasmettere i misteri di Dio. “È vero che Cristo ha ormai detto tutto, ma non tutto è svelato”.

“Avendo posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra...”

E’ interessante, vedere che l’Angelo sta in piedi sul mare e sulla terra. Perché? L’atteggiamento dell’Angelo, col piede destro posato sul Mare e il sinistro sulla Terra, esprime l’universalità del Messaggio contenuto nel libriccino che reca in mano.

È l’Evangelo che Gesù porta sulla terra, predica e annuncia. Per essere profeti di pace dobbiamo partire dall’Evangelo.

(Vs 3) “gridò a gran voce come leone che ruggisce”

Questa espressione nell’AT designa la voce di Dio, è Dio che parla. Cristo- leone della tribù di Giuda vuole parlarci.

 (Vs 4) “Dopo ché i sette tuoni ebbero fatto udire la loro voce, io ero pronto a scrivere quando udii una voce dal cielo che mi disse: Metti sotto sigillo quello che hanno detto i sette tuoni e non scriverlo”.

*Gesù ha proclamato l’Evangelo e quindi il piccolo libro è aperto, non è più sigillato e ciò significa che Gesù ha terminato la sua missione di rivelazione, la voce del Padre dal cielo sigilla il messaggio.

*A Giovanni è stato proibito di scrivere perché per la salvezza è sufficiente la proclamazione dell’Evangelo.

*I sette tuoni che sono la parola di Dio, hanno confermato il Vangelo che Gesù ha proclamato.

*Tramite la rivelazione la conoscenza di Dio è resa accessibile, ma non ancora nella pienezza,

 non possiamo vedere Dio faccia a faccia. Per ora ci basta la rivelazione del Figlio.

 (Vs 6) -LÂ’Angelo possente giura per “colui” che vive nei secoli dei secoli, alzando la mano verso il

cielo, gesto che accompagnava il rito del giuramento nella tradizione Giudaica.

(Vs 7) -“Ormai, al suono della settima tromba, si compirà il mistero di Dio, l’incarnazione, l’evento annunciato ai profeti, preparato dall’Antica Alleanza che in Gesù Cristo trova la sua realizzazione”.

2. IL LIBRICINO DIVORATO

(Vs 8) - “Va’, prendi il libro aperto dalla mano dell’angelo, che sta ritto sul mare e sulla terra”

 Giovanni viene invitato a prendere il libriccino dalla mano dellÂ’Angelo; Giovanni è discepolo di Cristo e  ne è diventato anche il confidente: “Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l Â’ho fatto conoscere a voi” Gv. 15,15.

(Vs 9) - “ Allora mi avvicinai allÂ’angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: 

Prendilo e Divoralo; ti riempirà di Amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come miele” (La rivelazione è dolce e amara).

 Giovanni trema e non osa prendere il libro, prega che gli venga dato, ma lÂ’angelo gli ordina di prenderlo e di mangiarlo.

Questo passo ci richiama due profeti dellÂ’AT- Ezechiele e Geremia. Il Signore aveva ordinato a Ezechiele di mangiare il rotolo della profezia che avrebbe dovuto annunciare (Ez.2,8-3,3). Geremia dice che “ quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con avidità; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti” (Ger.15,16).  

Giovanni sta ripercorrendo lÂ’esperienza di Ezechiele e di Geremia unÂ’investitura profetica . Il profeta doverrebbe o deve fare sua la parola di Dio.

            (Vs 10) “ Giovanni mangia il libro e da prima lo sente dolce come il miele”

 Perché lo sente dolce? Perché tale è la parola di Dio per LÂ’uomo.

La dolcezza del libro riguarda la salvezza promessa da Dio e realizzata da Gesù Cristo. Ascoltare lÂ’annuncio della salvezza - lÂ’Evangelo, è molto bello perché ci da forza, ci consola, ci sostiene.  È come quando  mangiamo il cibo che ci rinforza e ci fa crescere.

Questo rotolo contiene la piacevole notizia del trionfo finale di Cristo e dei suoi fedeli.  Mangiamo la parola di Dio perché ci fa crescere nella fede e ci illumina il cammino verso la pienezza della vita.

E perché dopo,la parola diventa amara?La parola diventa molto amara: perché assimilarla, farla propria  diventandone portatori e annunciatori cioè testimoniarla nella vita costa fatica e sangue.

Implica andare incontro a tribolazioni, persecuzione e prove, perché è un andare contro-corrente, è prendere il cammino della  non-violenza.

LÂ’amarezza è conseguenza dellÂ’ostinazione nel male del mondo, essa è lÂ’avvertimento che la  vittoria  gloriosa  di Cristo e dei suoi fedeli sarà preceduta da una dura battaglia (amara). Riguarda le notizie amare, il disastro incombente sul mondo che il veggente deve profetizzare. E riguarda anche la fatica del veggente nel dover annunciare queste notizie amare. Giovanni sente tutta lÂ’amarezza dellÂ’Evangelo che ha mangiato e fatto

Questa esperienza la facciamo ogni giorno quando ci nutriamo. È facile mangiare però a volte facciamo fatica a digerire il cibo mangiato, la stessa cosa è con la parola di Dio, ci piace e ci attira, ma poi facciamo fatica ad assimilarla perché diventi solida in noi e ci porti alla condivisione con gli altri, che non sempre è facile.

ESSERE PROFETI DI PACE

 (Vs 11) “Allora mi fu detto: Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni e re”.

Il Signore dice a Giovanni che l’annuncio della salvezza non è destinato solo a lui, ma deve essere portato a tutti i popoli, nazioni e re, fino alle isole lontane. Giovanni non è soltanto il discepolo prediletto, è l’Apostolo ed ora è chiamato e provocato della parola ad essere Profeta.

All’inizio del capitolo 11,1-2, c’è il Profeta che misura il tempio. Questi versetti ci testimoniano che Giovanni è costituito Apostolo e Profeta.

Vivere un apostolato autentico è saper leggere gli avvenimenti della storia alla luce di-Cristo che è “L’Alfa e L’Omega”. L’Apostolo è investito di una missione che lo rende potente, ma deve essere consapevole che l’apostolato si esercita immersi nella tempesta annunciata dai sigilli e dalle trombe: per noi oggi nelle situazione drammatiche del mondo: guerra, ingiustizie economiche, fame, AIDs, ecc.

L’Apostolo di oggi deve fare la stessa esperienza dei tre discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo sul monte Tabor alla trasfigurazione di Gesù. Deve saper contemplare Gesù tra Mosè ed Elia- cioè tra la legge e la profezia nelle quali si manifesta il mistero di Dio. Questo perché il volto del profeta deve riflettere lo splendore del volto di Cristo trasfigurato. Di Cristo l’apostolo (profeta) condivide la stabilità, che gli consente di dominare la terra e il mare, e la forza di profetizzare.

È necessario mangiare la parola, perché non può profetizzare chi non ha sperimentato, la dolcezza e l’amarezza della parola di Dio.

La profezia è un carisma-dono strettamente associato al discernimento di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato (restare critici nelle nostre scelte).

La parola è dolce da mangiare, perché ci consola il pensiero che Dio governa il mondo e dirige gli eventi ma è tremenda a viversi.

Non dobbiamo dimenticare che l’amarezza della parola richiama l’impegno di annunciare con la nostra vita ciò che abbiamo ascoltato, assimilato e fatto nostro.

 Per questo, essere profeti di pace significa: -trasmettere la parola di Dio che abbiamo mangiato e assimilato, per difendere i diritti dei poveri (Oscar Romero) portare la speranza a coloro che non hanno più fiducia nelle promesse e nei progetti dei grandi politici (P.Ezechiele Ramin), condividere la sofferenza di tanti che cercano di leggere e vivere la parola di Dio, lottando per servire il popolo e contribuire alla trasformazione del paese (Martin Luther King). 

Il tempo passa …e i cambiamenti non avvengono, il profeta di pace è chiamato a vivere e calarsi nelle situazioni, a farsi voce denunciando “ il male”, ad essere speranza per il popolo… E NOI?

POTENZIALI CONTRIBUTI PER LA CONDIVISIONE 

1. Cosa faccio io della Parola di DioÂ… so mangiarla trasformandola in vita?

2.  La parola di Dio ci invita a profetizzare ancora su molti popoli, nazioni e re. Chi sono per te nella tua vita quotidiana e nel mondo di oggi questi molti popoli, nazioni e re?

3. Come puoi essere profeta di pace nelle situazione “apocalittiche” del mondo di oggi, dove la guerra è la parola che alimenta la fame dei grandi, e lÂ’economia ingiusta ci governa? 

4. Credi che è possibile la “non-violenza” come mezzo per raggiungere la pace quando intorno a noi respiriamo solo un clima di “violenza”?

 

Per Approfondire

Sui temi dell'impegno per la Pace, proponiamo la videocassetta:

Facciamo Pace
dalla pace delle coscienze
alla coscienza della pace

La vocazione Missionaria della Chiesa proponiamo un testo di Bruno Maggioni: "Chiesa Locale e Missione ad Gentes"
Cosa vuol dire Costruire il Regno di Dio? Uno spunto viene da questo testo di Enrico Chiavacci "In nome del dio profitto"
"Chiesa italiana, coraggio! La chiesa dei poveri ti saluta e prega per te": una lettera di p. Alex Zanotelli da Korogocho
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Stiamo parlando di grandi testimoni

della fede e della carità.

 

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