In
Gennaio, abbiamo visto che Gesù
- ultima tra le vittime è l’Unico
che può leggere la
storia
per noi perché, Lui ci ha rivelato un Dio che non è “il
leone”
ma é un Dio che si mette accanto a noi per leggere la storia
insieme con noi. Lui è l’Agnello,
il Cavallo che possiamo scegliere per portarci (andare) più
lontano, verso la pienezza della vita.
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Oggi vogliamo fare unÂ’altro passo in avanti,
cioè
siamo invitati a leggere il brano cercando di mangiarlo. Non
sarÃ
facile ma ci proviamo...
Ap.10,1-7
In
questo capitolo, si interrompe la descrizione degli eventi
escatologici. Giovanni riferisce una visione, quella dellÂ’Angelo
con il libriccino
aperto.
1.
LÂ’Angelo con
un
libretto in mano
LÂ’Angelo
ricorda lÂ’intervento della grazia divina nella persona
dellÂ’Agnello-Cristo
che ha una missione duplice:
·
Di proclamare il
compimento del Mistero di
Dio
(si tratta del piano della salvezza che Dio ha fatto conoscere
agli
uomini per mezzo dei profeti).
·
Di affidare al Veggente una nuova missione
profetica (ognuno di noi se accoglie la parola di Dio
diviene il
veggente).
(Vs
2,) “Nella mano teneva un piccolo libro aperto”
Il
libro è “ aperto”
significa che il messaggio di Dio è pronto per la libera
diffusione
e l’Agnello può trasmettere i misteri di Dio.
“È vero che Cristo ha ormai detto tutto, ma non tutto è
svelato”.
“Avendo
posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla
terra...”
EÂ’
interessante, vedere che lÂ’Angelo sta in piedi sul mare e sulla
terra. Perché? L’atteggiamento dell’Angelo, col piede destro
posato sul Mare e il sinistro sulla Terra, esprime lÂ’universalitÃ
del Messaggio contenuto nel libriccino che reca in
mano.
È
l’Evangelo che Gesù porta sulla terra, predica e annuncia. Per
essere profeti di pace dobbiamo partire
dallÂ’Evangelo.
(Vs
3) “gridò a gran voce come leone che ruggisce”
Questa
espressione nellÂ’AT designa la
voce di Dio, è Dio che parla. Cristo-
leone della tribù di Giuda vuole parlarci.
(Vs
4) “Dopo
ché
i sette tuoni ebbero fatto udire la loro voce, io ero pronto a
scrivere quando udii una voce dal cielo che mi disse: Metti
sotto
sigillo quello che hanno detto i sette tuoni e non
scriverlo”.
*Gesù
ha proclamato l’Evangelo e quindi il piccolo libro è aperto, non
è più sigillato e ciò significa che Gesù ha terminato la sua
missione di rivelazione, la voce del Padre dal cielo
sigilla il messaggio.
*A
Giovanni è stato proibito di scrivere perché per la salvezza è
sufficiente la proclamazione dellÂ’Evangelo.
*I
sette tuoni che sono la parola di Dio, hanno confermato il
Vangelo
che Gesù ha proclamato.
*Tramite
la rivelazione la conoscenza di Dio è resa accessibile, ma non
ancora nella pienezza,
non
possiamo vedere Dio faccia a faccia. Per ora ci basta la
rivelazione
del Figlio.
(Vs
6) -LÂ’Angelo
possente giura per “colui” che vive nei secoli dei
secoli, alzando la mano verso il
cielo,
gesto che
accompagnava il rito del giuramento nella tradizione
Giudaica.
(Vs
7) -“Ormai,
al suono della settima tromba, si compirà il mistero di Dio,
lÂ’incarnazione, lÂ’evento annunciato ai profeti, preparato dallÂ’Antica
Alleanza che in Gesù Cristo trova la sua
realizzazione”.
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2.
IL LIBRICINO DIVORATO
(Vs
8) - “Va’, prendi il libro aperto dalla mano dell’angelo, che
sta ritto sul mare e sulla terra”
Giovanni
viene invitato a prendere il libriccino dalla mano dellÂ’Angelo;
Giovanni è discepolo di Cristo e
ne
è diventato anche il confidente: “Vi ho chiamati
amici,
perché tutto ciò che ho udito dal Padre l ’ho fatto conoscere a
voi” Gv. 15,15.
(Vs
9) - “ Allora mi avvicinai all’angelo e lo pregai di darmi il
piccolo libro. Ed egli mi disse:
Prendilo
e Divoralo; ti riempirà di Amarezza le viscere, ma
in
bocca ti sarà dolce come miele” (La rivelazione è dolce e amara).
Giovanni
trema e non osa prendere il libro, prega che gli venga dato, ma
lÂ’angelo gli ordina di prenderlo e di mangiarlo.
Questo
passo ci richiama due profeti dellÂ’AT- Ezechiele e
Geremia.
Il Signore aveva ordinato a Ezechiele di mangiare il rotolo
della
profezia che avrebbe dovuto annunciare (Ez.2,8-3,3). Geremia
dice
che “ quando le tue parole mi vennero incontro, le divorai con
avidità ; la tua parola fu la gioia e la letizia del mio cuore,
perché io portavo il tuo nome, Signore, Dio degli eserciti”
(Ger.15,16).
Giovanni
sta ripercorrendo lÂ’esperienza di Ezechiele e di Geremia unÂ’investitura profetica . Il profeta doverrebbe o deve fare
sua la parola di Dio.
(Vs 10) “ Giovanni
mangia il libro e da prima lo sente dolce come il
miele”
Perché lo sente dolce? Perché tale è la parola di Dio per L’uomo.
La dolcezza del
libro
riguarda la salvezza promessa da Dio e realizzata da
Gesù
Cristo. Ascoltare
l’annuncio della salvezza - l’Evangelo, è molto bello
perché ci da forza, ci consola, ci
sostiene.
È come quando
mangiamo
il cibo che ci rinforza e ci fa crescere.
Questo rotolo contiene la piacevole notizia del trionfo finale di
Cristo e dei suoi fedeli.
Mangiamo la
parola
di Dio perché ci fa crescere nella fede e ci illumina il cammino
verso la pienezza della vita.
E
perché dopo,la parola diventa amara?La
parola diventa
molto
amara: perché assimilarla, farla propria
diventandone portatori e annunciatori cioè testimoniarla
nella vita costa fatica e sangue.
Implica andare incontro a tribolazioni, persecuzione e
prove,
perché è un andare contro-corrente, è prendere il cammino
della
non-violenza.
LÂ’amarezza
è conseguenza
dell’ostinazione nel male del mondo, essa è
lÂ’avvertimento che la
vittoria
gloriosa di
Cristo e dei suoi fedeli sarà preceduta da una dura battaglia
(amara). Riguarda
le
notizie amare, il disastro incombente sul mondo che il
veggente
deve profetizzare. E riguarda anche la fatica del veggente nel
dover
annunciare queste notizie amare.
Giovanni sente tutta lÂ’amarezza dellÂ’Evangelo che ha
mangiato e fatto
Questa esperienza la facciamo ogni giorno quando ci nutriamo. È facile mangiare però a volte facciamo fatica a digerire
il
cibo mangiato, la stessa cosa è con la parola di Dio, ci piace e
ci
attira, ma poi facciamo fatica ad assimilarla perché diventi
solida
in noi e ci porti alla condivisione con gli altri, che non
sempre è
facile. |
ESSERE
PROFETI DI PACE
(Vs 11) “Allora mi fu detto: Devi profetizzare ancora su molti
popoli,
nazioni e re”.
Il
Signore dice a Giovanni che l’annuncio della salvezza non è
destinato solo a lui,
ma
deve essere portato a
tutti i
popoli, nazioni e re, fino
alle isole
lontane. Giovanni non è soltanto il discepolo
prediletto,
è l’Apostolo ed ora è
chiamato e provocato della parola ad essere
Profeta.
AllÂ’inizio
del capitolo 11,1-2, c’è il Profeta che misura il
tempio. Questi versetti ci testimoniano che Giovanni è
costituito Apostolo e Profeta.
Vivere
un apostolato autentico è saper leggere gli avvenimenti della
storia alla luce
di-Cristo che è “L’Alfa e L’Omega”. L’Apostolo è
investito di una missione che lo rende potente,
ma deve essere consapevole che lÂ’apostolato si esercita immersi
nella tempesta
annunciata
dai sigilli e dalle trombe: per noi oggi nelle situazione
drammatiche del mondo: guerra, ingiustizie economiche, fame,
AIDs,
ecc.
LÂ’Apostolo
di oggi deve fare la stessa esperienza dei tre discepoli Pietro,
Giovanni e Giacomo sul monte Tabor alla trasfigurazione di Gesù.
Deve saper contemplare Gesù tra Mosè
ed Elia- cioè tra la legge e la profezia nelle quali si
manifesta il mistero di Dio. Questo perché il volto del profeta
deve riflettere lo splendore del volto di Cristo trasfigurato.
Di
Cristo l’apostolo (profeta) condivide la stabilità , che
gli consente di dominare la terra e il mare, e la
forza
di profetizzare.
È
necessario mangiare la parola, perché non può
profetizzare chi non ha sperimentato, la dolcezza e lÂ’amarezza
della parola di Dio.
La
profezia è un carisma-dono strettamente associato
al discernimento
di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato (restare
critici nelle nostre scelte).
La
parola è dolce da mangiare, perché ci consola il
pensiero che Dio governa il mondo e dirige gli
eventi
ma è tremenda a viversi.
Non
dobbiamo dimenticare che lÂ’amarezza della parola richiama
lÂ’impegno
di annunciare con la nostra vita ciò che abbiamo ascoltato,
assimilato e fatto nostro.
Per
questo, essere profeti di pace significa: -trasmettere la parola
di
Dio che abbiamo mangiato e assimilato, per difendere i diritti
dei
poveri (Oscar Romero) portare la speranza a coloro che non hanno
più
fiducia nelle promesse e nei progetti dei grandi politici (P.Ezechiele
Ramin), condividere la sofferenza di tanti che cercano
di
leggere e vivere la parola di Dio, lottando per servire il
popolo e
contribuire alla trasformazione del paese (Martin Luther
King).
Il tempo passa Â…e i cambiamenti non avvengono,
il
profeta di pace è chiamato a vivere e calarsi nelle situazioni,
a
farsi voce denunciando “ il male”, ad essere speranza per il
popoloÂ… E NOI? |
POTENZIALI CONTRIBUTI PER LA CONDIVISIONE
1. Cosa faccio
io
della Parola di DioÂ… so mangiarla trasformandola in
vita?
2.
La parola di Dio ci invita a profetizzare ancora su molti
popoli, nazioni e re. Chi sono per te nella tua vita quotidiana
e
nel mondo di oggi questi molti popoli, nazioni e re?
3. Come puoi
essere
profeta di pace nelle situazione “apocalittiche” del mondo di
oggi, dove la guerra è la parola che alimenta la fame dei
grandi, e
lÂ’economia ingiusta ci governa?
4.
Credi che è possibile la “non-violenza” come mezzo per
raggiungere la pace quando intorno a noi respiriamo solo un
clima di
“violenza”?
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