Il 12 ottobre 1992,quinto centenario dell'arrivo dei
bianchi nel continente americano, il nostro vescovo aveva
indotto una veglia penitenziale nella cattedrale.
Accanto al vescovo, c'era il sacerdote guaranì con la
sua donna; si tenevano per mano, e non li ho mai
sorpresi un momento con le mani sciolte. IL
sacerdote indios portava sugli abiti poveri,stole
variopinte,simbolo della sua dignità .
I due erano scalzi .Avevano rifiutato i calzari, perché
non volevano perdere il contatto rassicurante con la
terra.
L'uomo teneva per mano la donna e i due erano portati
dalla madre terra...
Dopo la cerimonia, a casa nostra,passandosi la cannula
con cui succhiavano il mate, il sacerdote parlava
sommessamente alla donna,e dopo un lunghissimo discorso,
la donna dirigeva all'uomo un discorso ugualmente lungo.
La mia curiosità di sapere quello che si
dicevano,poteva essere soddisfatta per la presenza di
due giovani indios che seguivano attentamente i due
discorsi, e li commentavano con le espressioni del
volto. L'indio che conosceva lo spagnolo mi diceva che si
stavano raccontando quello che avevano visto e vissuto
da quando erano partiti dal villaggio.
E non lo avevano vissuto insieme,senza mai separarsi?
Perché due discorsi?
Era la mia sorpresa di giovane europeo.
E il giovane, più sorpreso di me per la mia
domanda,mi rispose:
" Ma quello che ha visto lui, non è lo stesso di
quello che ha visto lei"
da Arturo Paoli
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