LA
NOSTRA AMATA REALTAÂ’Â…
Sono
troppe le violenze che esplodono periodicamente nei
confronti dei ‘nuovi cittadini’ e degli zingari,
scoprendo così un filone “razzistico” presente
nella popolazione italiana, che finora qualcuno si
illudeva non esistesse. Esso costringe tutti a prendere
coscienza della presenza crescente di immigrati e ad
interrogarsi seriamente sulle sue proporzioni e sulle
cause dell’intolleranza che è più profonda dello
scontro interrazziale.
Un
esempio. Per quanto riguarda gli zingari le accuse
più frequenti si concentrano sul fatto che sono sporchi
e danno fastidio e che rubano, borseggiano, ecc. Non
bisogna generalizzare, ma nel caso in cui il reato di
furto fosse provato, i responsabili vanno arrestati, così
come si fa – o si dovrebbe fare – con i ladri
italiani. Quanto alla sporcizia, è superfluo ricordare
che per lavarsi è necessaria l’acqua, e si può
pretendere dagli zingari igiene e pulizia quando il
Comune offre loro dei campi sosta “attrezzati” con
acqua corrente, elettricità , servizi igienici.
Diversamente, inadempiente e responsabile è il Comune,
non gli zingari: questo, di fatto, avviene ancora nella
maggioranza delle situazioni. Ma, probabilmente, verso
gli zingari l’ostilità continuerebbe anche se fossero
tutti puliti e onesti.
C’è
una difficoltà culturale ad accettare i
“diversi”, che ha le sue radici in una mentalitÃ
provincialistica, chiusa e ottusa, che va combattuta
perché irrazionale e anacronistica… e parliamo di
Europa Unita. LÂ’occidente paga il prezzo altissimo di
essersi totalmente identificato con il processo tecnico,
dimenticando che la tecnica è una perfezione priva di
scopo. Ha delegato e consegnato la sua memoria storica
ai nastri magnetici. Ed è rimasto disorientato, vuoto:
una brutta copia del Nordamerica, già sua creatura e
‘invenzione’. L’arrivo degli “altri” è un
salutare richiamo, un apporto di valori dimenticati: la convivialità ,
la tenerezza, tutti gli atteggiamenti e
comportamenti che sfuggono e non sono riducibili alla
logica utilitaria del mercato, il volto umano della
sofferenza, la fraternità …
A
ciò si aggiungono i limiti della nostra legislazione
di stato.
@
Il primo limite è di tipo culturale-politico.
Gli amministratori locali non sono preparati ad una
politica di accoglienza dello straniero. Molti sindaci
non hanno capito che il problema “immigrati” è
sostanzialmente sociale, di cui devono farsi carico
direttamente e responsabilmente; lo considerano invece
una variabile fastidiosa al loro dovere, che cercano di
scaricare al più presto ad organismi di volontariato o
alla Caritas.
@
Il secondo limite è di non aver previsto
una soluzione al problema “casa” che oggi va
considerato “il” problema, giacché il lavoro si
trova senza troppe difficoltà .
@ Il terzo limite è la continua affluenza:
sono gli europei del domani. “I nuovi cittadini”
continuano ad entrare nonostante i limiti drastici posti
alle frontiere e i visti obbligatori. Continuano ad
entrare perché la situazione dei loro paesi non
consente di vivere e di sperare. LÂ’accordo di Schengen
è finalizzato precisamente a bloccare questo fenomeno.
Però, così come è concepito, è miope e condannato
all’inefficacia, perché è concepito solo in funzione
di difesa degli interessi europei e del benessere
raggiunto, che verrebbe compromesso da un afflusso
incontrollato di immigrati. LÂ’efficacia di una legge
limitativa è legata all’esistenza di leggi di
cooperazione in grado di promuovere sviluppo nei paesi
poveri. Siccome non abbiamo avuto lÂ’intelligenza di
trasferire parte della nostra ricchezza verso le terre
della povertà , i poveri penseranno a trasferirsi verso
il benessere, per goderne anche le briciole.
Gli
esclusi, gli emarginati, i “dannati della storia”,
stanno uscendo dai meandri della storia, non si
contentano più di fungere da combustibile passivo per
la fiamma che viene dallÂ’alto, reclamano il loro posto
come individui, vogliono partecipare in prima persona.
E’ lo stesso valore europeo della soggettività che li
ha chiamati, li ha fatti crescere, che oggi non li può
rifiutare senza rifiutare e rinnegare se stesso. A
grappoli, a torme slabbrate, in gruppi occasionali o
compatti nei loro antichi vincoli tribali, tenuti
duramente insieme, e nello stesso tempo, isolati, dalla
lingua, dai gesti, dagli occhi vividi e avidi, dal
colore e dallÂ’odore dei sudori, si muovono verso le
cittadelle della società opulenta. Come i commando di
una lucida e disperata determinazione, dal sud e
dallÂ’est verso lÂ’ovest e il nord, essi avanzano,
giorno dopo giorno, oscuramente convinti di quello che
sono: le avanguardie di una nuova società , storicamente
inedita – la società multirazziale, post-nazionale
e multiculturale. LÂ’orrore della vecchia Europa,
che ha dimenticato i suoi valori e i suoi istinti
migliori, è intuibile. Questo orrore non bloccherÃ
nulla. E’ parte del dramma che viene compiendosi. C’è
da augurarsi che gli europei meno legati al passato
comprendano in tempo e fino in fondo ciò che sta
accadendo. Siamo sempre più stupidi che malvagi. E’
inutile erigere barriere a difesa dellÂ’opulenza dei
pochi contro i quattro quinti dell’umanità affamata.
Bisogna entrare nellÂ’ordine di idee che la sfida si va
allargando e che solo una mobilitazione generale
bloccherà sul nascere possibili forme di razzismo.
A
monte manca un senso di solidarietà vera e la
convinzione che siamo tutti una sola famiglia. C’è
una radicale difficoltà ad accettare ciò che scomoda,
che costa sacrificio, che costringe ad uscire dal
proprio guscio e ad abbandonare tranquillità e
benessere.
Quali
sono le cortecce di non accoglienza che dobbiamo
rompere?
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liberati
dalla paura di speranza ancora (Lc
34,13-35)
Solo
se si è disposti a iniziare, per primi, un cammino alla
ricerca dellÂ’altro, possiamo scoprire il significato
dell’essere stranieri. Gesù stesso lo ha vissuto.
E’ stato spesso visto come “estraneo” da coloro
che lo incontravano. A volte non viene riconosciuto, la
samaritana lo ritiene una persona a lei ostile, nasce
‘clandestino, Pietro nega di averlo conosciuto, è
condannato a
morte con un supplizio datogli dagli stranieri, con una
pena che non apparteneva alla legislazione mosaica,
muore al di fuori delle mura della città . Eppure tutto
ciò non impedisce a Gesù di relazionarsi, di cercare
il dialogo, di suscitare la fiducia per portare tutti al
Padre.
La dinamica di questo desiderio di comunione e di
incontro la possiamo trovare nel cammino che Gesù fa
con i due discepoli diretti ad Emmaus dopo aver
lasciato Gerusalemme (Lc 24, 13-35).
@
I due (vs 13) non hanno nome. Una realtà apparentemente anonima e
scarsamente rilevante. Eppure è una realtà che si
perde, che abbandona lÂ’amicizia che li teneva legati
agli altri. Mentre i due discutono animatamente sui
fatti avvenuti a Gesù, lo sconosciuto entra in dialogo
con loro. I due discepoli allora gli aprono i loro
cuori… e durante il racconto delle vicende di Gesù,
rivelano allo sconosciuto compagno di viaggio i motivi
della fuga da Gerusalemme. I due si sentono estranei
allÂ’annuncio delle donne, estranei agli altri
discepoli che hanno deciso di restare, e soprattutto,
estranei alla speranza (“speravamo che fosse lui…”
– vs 21). Il Messia che avevano sperato è morto…
non vogliono più sperare, temono la speranza e per
questo fuggono. La speranza li ha sconvolti più
della disperazione perché la disperazione non chiede
nulla, si nutre di se stessa, la speranza invece
chiede sempre altra speranza, chiede di sperare contro
ogni speranza. Parlando con lo sconosciuto pellegrino
i discepoli hanno svelato la paura che li ha spinti a
fuggire e l’estraneo ha ora la possibilità di
dialogare con loro perché i due hanno lasciato
trapelare la verità dei loro cuori. Da questo
spiraglio di verità può ora passare la Verità : sciocchi
e tardi di cuoreÂ… (vs 25).
@
LÂ’estraneo rivela ai due discepoli
che la radice del loro problema non è rimasta a
Gerusalemme ma è lì con loro, nel loro cuore lento a
credere e nella difficoltà a fidarsi della Parola. Lo
straniero diventa pian piano il protagonista del cammino
dei due discepoli. EÂ’ lui che li istruisce sulla realtÃ
intima dei loro cuori. Il viandante estraneo si
rivela durante il cammino: egli è un uomo che sa
far ardere i cuori quando spiega le scritture (vs 32).
@
Giunti ad Emmaus, lo straniero tenta di
proseguire il cammino, ma i discepoli lo trattengono es
insistono nellÂ’ospitarlo e farlo partecipare della
loro mensa. I due non vogliono più perderlo. Questo
straniero è divenuto per loro un amico. Durante la
cena, al momento della benedizione, i discepoli riescono
finalmente a riconoscere questo sconosciuto. I loro
occhi si aprono e vedono che è Gesù. Avevano
abbandonato Gerusalemme per non sperare più, ma questo
straniero ha bussato alle porte del loro cuore (Ap
3,20), non le ha sfondate, ha atteso che lÂ’uomo
aprisse uno spiraglio di verità . I discepoli
comprendono che la speranza dalla quale fuggivano li ha
seguiti e si è affiancata a loro percorrendo il cammino
che li ha condotti dalla disperazione alla fiducia.
@
LÂ’incontro con questo
straniero ha permesso ai discepoli di conoscere la veritÃ
del loro cuore, di nutrirsi della fedeltà della Parola.
L’incontro con Gesù ha soprattutto creato
comunione tra i discepoli e Gesù stesso ed ha fatto
nascere in loro una profonda esigenza di comunione con
tutti i fratelli. Per questo i due discepoli possono
ora ripartire e fare ritorno a Gerusalemme per udire ed
annunciare che davvero il Signore è risorto (vs 34).
@ L’estraneo non è un pericolo e non è un nemico,
egli è piuttosto il volto nascosto di Dio che percorre
le strade degli uomini e delle donne perché imparino a
riconoscere in ogni persona che cammina nella storia un
fratello e una sorella, un figli@ dello stesso Dio. Solo
così, insieme, gli uomini potranno innalzare a Dio la
lode più bella: Abba Padremadre.
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E A ME
CHEÂ…? Quali atteggiamenti nuovi?
DALLA
COMPLICITAÂ’ ALLA SOLIDARIETAÂ’
Sul
piano pratico immediato, che fare? Di fronte
allÂ’estraneo-straniero-altro dÂ’oggi, sono possibili
quattro atteggiamenti:
-
lÂ’accettazione apatica che ama presentarsi come
espressione di suprema tolleranza mentre non è altro il
più delle volte, che indifferenza;
-
la totale chiusura, delle anime e delle
frontiere, soddisfatta del proprio benessere e della
propria tranquillità , che però non sembra rendersi
conto che nessun uomo, come nessuna cultura, è
unÂ’isola e che la pace e il benessere, nelle
condizioni odierne del mondo, sono una realtà una e
indivisibile;
-
il controllo burocratico di tipo poliziesco,
caratteristico di quei paesi economicamente dinamici,
che hanno bisogno di ‘braccia’, ma che non vogliono
persone;
-
infine lÂ’accoglienza guidata, che scorge
nell’immigrato un uomo in difficoltà , spesso in
bilico fra due culture: la sua, che sente oscuramente di
aver tradito, e quella nuova del paese-ospite, che sente
spesso ostile ed estranea.
La
solidarietà non è più soltanto complicità quando
diventa UNIVERSALE.
La
solidarietà ristretta, all’interno del proprio sesso,
della propria generazione, della propria famiglia, del
proprio gruppo etnico, della propria regione o nazione,
è complicità , mentre quella allargata diventa un solo
atto politico, ma anche espressione della tenerezza di
Dio, diventa civiltà della tenerezza.
-
la solidarietà familiare, allora, è ristretta
ed è semplice complicità quando la famiglia è chiusa
e arroccata intorno al proprio buon nome e al proprio
onore. E’ solidarietà allargata quando diventa
famiglia aperta: allÂ’affido, alle adozioni, alle case
famiglie…, fondandosi sulla cura dei più deboli;
-
la solidarietà vicinale, di condominio, di
quartiere o di paese, è ristretta quando è fondata su
ciò che dice la gente, sul salvare le forme, mentre è
allargata quando è aperta alle esperienze comunitarie,
fondate sulla condivisione di vita;
-
la solidarietà di gruppo (etnico, razziale,
regionale, nazionale) è ristretta quando è corporativa
oppure difende i propri interessi economici o i propri
confini. E’ invece allargata quando è fondata sulla
gratuità , difende gli interessi dei più deboli e
considera ogni uomo un fratello;
-
la solidarietà sessuale che mira a escludere e a
considerare inferiore lÂ’altro sesso, a tutto beneficio
del proprio, è una solidarietà ristretta, è complicità ,
mentre è allargata la solidarietà che si fonda sulla
complementarietà delle differenze;
-
la solidarietà partitica fa danni enormi e
diventa potere, invece di servizio, quando si fonda
sulla cultura dellÂ’appartenenza e del clientelismo,
mentre è solidarietà allargata quando è condivisione
di valori e di progetti per il bene comune;
-
infine è solidarietà ristretta quella soltanto
interumana, cioè che è solo fra gli uomini e ignora
gli altri esseri viventi della natura. EÂ’ allargata
quando è cosmica.
In
questo passaggio da ristretta ad allargata, la
solidarietà diventa forma di governo, atto politico cioè
“si
china perché un altro, cingendogli il collo, possa
rialzarsi” (L.
Pintor), cioè fa comune-unione e comune-unitÃ
con quanti sono schiacciati e annientati dai violenti e
dai negatori di futuro.
Rompere
le catene significa, infine, rischiare giocarsi,
scendere nelle vene aperte di ogni storia straniera,
diversa… alla fine ciascuno di noi è un pellegrino su
questa terra.
Buon cammino, hermanoÂ…
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Per la riflessione personaleÂ….
Quale volto di Gesù
vuoi essere per rompere le catene del razzismo e della
xenofobia? |
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Nessuno
è straniero
Il
tuo Cristo era un ebreo,
la
tua automobile è giapponese,
la
tua pizza napoletana,
il
tuo profumo è francese,
il
tuo riso è cinese,
la
tua democrazia è greca,
il
tuo caffè è brasiliano,
il
tuo orologio è svizzero,
la
tua cravatta è di seta indiana,
la
tua radio è coreana,
le
tue vacanze sono turche,
tunisine
o marocchine,
i
tuoi numeri sono arabi,
le
tue lettere sono latineÂ…
eÂ…
tu rinfacci al tuo vicino
di essere “uno straniero”?
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Bruxelles – Aumenta il razzismo in Europa. E’
quanto emerge dalla lettura dei dati pubblicati
dallÂ’Osservatorio Europeo dei fenomeni di
razzismo e xenofobia di Vienna, dalla lettura
dei quali emerge una escalation, nellÂ’anno
2000 degli episodi di violenza razziale ed
antisemita in molti paesi Ue. In Germania, ad
es., gli episodi razzisti sono aumentati del
35%; in Inghilterra sono addirittura
raddoppiati, mentre aumentano anche i crimini di
matrice neonazista un poÂ’ dappertutto ma
specie in Finlandia, Spagna, Svezia e ancora in
Germania. Le maggiori discriminazioni avvengono
nellÂ’ambito lavorativo e riguardano
lÂ’esclusione, le differenze salariali, i
maggiori rischi di essere licenziati. I motivi
delle discriminazioni sono legati, oltre che
alla razza, alla religione, alla nazionalità ed
allÂ’etnia.
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“Se
vuoi aiutare un uomo sprofondato nel fango,
non pensare che basti tendergli la mano.
Bisogna che tu scenda completamente nel fango.
Quando sarai lì, afferralo con forza e
innalzalo con te verso la luce”
(Shlomo di
Karlin) |
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