LÂ’uomo
che non è capace di sognare
é un povero diavolo,
un castrato.
LÂ’uomo che è capace di sognare
e di trasformare i sogni in realtà
é un rivoluzionario.
LÂ’uomo che è capace di amare
e di fare dellÂ’amore
|
uno
strumento per il cambiamento
è anchÂ’egli un rivoluzionario.
Il rivoluzionario quindi è un sognatore,
è un amante, è un poeta,
perché non si può essere rivoluzionari
senza lacrime agli occhi
e tenerezza nelle mani.
(Thomas Borge, Nigaragua)
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GIM Verona 16 Febbraio
2003
PROVOCATI DALLA PAROLA
ESSERE PROFETI DI PACE
(Ap 10, 8 – 11)
“Poi la voce che avevo udito mi parlò di nuovo:
“Va, prendi il libro aperto dalla mano dell’angelo che sta ritto
sul mare e sulla terra”.
Allora mi avvicinai allÂ’angelo e lo pregai di darmi il piccolo
libro.
Egli mi disse: “Prendilo e divoralo;
ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà
dolce come il miele”.
Presi quel piccolo libro dalla mano dellÂ’angelo e lo divorai;
in bocca lo sentii dolce come il miele,
ma come lÂ’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta lÂ’amarezza.
Allora mi fu detto:
“Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni e re”.
Fino a questo capitolo vi era stata tutta una
lunga descrizione degli eventi escatologici (ultimi che verranno
e metteranno il sigillo al nostro vivere), qui Giovanni sÂ’interrompe
e ci riferisce una visione particolare, una visione che lo tocca
e lo coinvolge più da vicino e in modo particolare. Fino
ad ora aveva assistito ad “eventi futuri”, ora, è chiamato
ad entrarvi dentro, è chiamato in causaÂ… non più
da spettatore ma come protagonista.
Cosa vede Giovanni?
-
Vede un Angelo, possente, scendere dal
cielo. Questo Angelo ha una dignità grande, deve essere
Qualcuno: infatti, è avvolto in una nubeÂ…
Diversi Salmi dicono che Dio si manifesta avvolto nelle Nubi
(Salmi 18, 12; 97, 2Â…).
-
L'Angelo ha la fronte cinta da
un arcobaleno.
L’arcobaleno nella Bibbia è segno di vita nuova che inizia,
è segno dell’alleanza tra Dio e la creazione tutta, con ogni
creatura. (Gen 9, 13).
-
Le gambe di questÂ’Angelo
sono colonne di fuoco e indicano il fuoco
che Cristo è venuto a portare sulla terra. (Lc 12,
49; Ap 8, 5 dice a gettare sulla terra).
EÂ’ interessante vedere come sono messi i suoi piedi:
“il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra”
ha lÂ’atteggiamento di colui che domina su tutto lÂ’universo,
su tutto il creato! Assoggetta a se anche lo spazio marino
ritenuto il luogo della separazione con le isole lontane abitate
dai pagani. Il dominio di questo Angelo si estende a tutto
il cosmo e raggiunge quindi anche i paganiÂ… Ciò che
“è rivelato”, ciò che
sta avvenendo è quindi universale, è per tutti!
-
EÂ’ forte, è come “leone
ruggente” nell’Antico Testamento, questa espressione
indica spesso la voce di Dio, indica il Dio che parla (Os
11, 10; Gl 4,16; Am 3, 8).
Chiediamoci “Chi è questo Angelo?”. Chi
sta vedendo Giovanni?
EÂ’ il Messia, è Cristo
stesso, il “leone della tribù di Giuda”…
colui che ci annuncia in modo completo e definitivo la Parola
di Dio perché la realizza! Ecco perché in mano tiene
“un piccolo libro aperto”. CosÂ’è questo
piccolo libro aperto?
EÂ’ lÂ’Evangelo (la buona notizia) che Gesù “porta sulla
terra, è la buona notizia che predica, annuncia e proclama”…e
che ora ripropone in questa visione a Giovanni.
“Quando ebbe gridato, i sette tuoni fecero
udire la loro voce”.
Ha gridato, i sette tuoni parlano. Nel salmo
29 i sette tuoni sono Dio che parla.
Gesù ha già proclamato lÂ’evangelo – la buona notizia,
ecco perché il piccolo libro è aperto e chiunque
vi può leggere, non è sigillato, è spalancato!!!
Ma Egli ha terminato la sua missione, ha detto tutto – compiuto
tuttoÂ… e i sette tuoni, cioè la voce di Dio Padre, ora
testimoniano, confermano lÂ’autenticità e la pienezza di
questa rivelazione.
Cristo ha ormai detto tuttoÂ… ma forse non tutto è svelato.
Infatti Giovanni vorrebbe scrivere quello che hanno detto i sette
tuoni, ma una voce gli grida di non farlo, gli dice:
“Metti sotto sigillo quello che hanno
detto i sette tuoni e non scriverlo!”
Perché? Perché per ora, per lÂ’oggi
è sufficiente lÂ’evangelo, la buona notizia di Gesù!
Per la salvezza è sufficiente GESÙ
che è il Volto del Padre! Che
è manifestazione dellÂ’amore totale e gratuito di Dio Padre,
di questo Dio che si china su di noi, che si prende cura di noi.
I “tuoni” confermano questo Amore di Dio per noi. Nell’oggi, il
Vangelo è sufficiente.
Nel Vangelo ci è resa possibile la conoscenza di Dio, lÂ’intimità
con lui, anche se non è ancora un faccia a faccia con lui.
Ma se prendiamo sul serio il Vangelo, anche noi diventiamo gli
“intimi” di Dio e, oso dire,
scriviamo con la nostra vita quello che hanno detto i sette tuoni
e che è stato posto sotto sigilloÂ…: “Non scriverloÂ…
vivilo” questo è ciò che viene detto a
Giovanni!
“Alzò la mano destra verso il
cielo
e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoliÂ… “Non
vi sarà più indugio!”.
L’Angelo – Cristo compie un gesto solenne proprio
al rito del giuramento nellÂ’Antico Testamento. Alza la mano verso
il cielo, cioè invoca a testimone e garante del suo gesto
Dio, Colui che può tutto, il creatore del cielo e della
terra! Invoca il Signore della Storia! Ciò significa che
la cosa giurata è ora rivestita di una certezza suprema
– completa – totale: Non vi sarà più indugio!
Il mistero di Dio, LÂ’Incarnazione, evento annunciato
ai profeti, preparato dallÂ’Antica Alleanza che in Gesù
Cristo trova la sua realizzazione si compirà al suono della
settima tromba!
LÂ’Incarnazione si compirà nella sua pienezza: cioè
Dio sarà tutto in tutti! Il volto di Cristo
risplenderà su ogni voltoÂ… Dio sarà in noi e noi
in luiÂ… E tutto ciò perché Cristo
è la Nuova Alleanza, la vera alleanzaÂ… per questo ha la
testa cinta dallÂ’Arcobaleno.
“Va prendi il libro aperto dalla mano
dell’angelo che sta ritto sul mare e sulla terra”.
Giovanni è qui invitato ad andare e prendere
il libro aperto.
Giovanni coglie tutta lÂ’importanza del gesto che è invitato
a compiere.
Sa che chi ha il libro tra le mani ha ogni potere. Egli si rende
pienamente conto di ciò che gli sta succedendoÂ… anche perché
il libro è aperto! Significa quindi che Giovanni è
chiamato ad entrare in quel libro! Ad immergersi, a viverlo pienamente!
Giovanni sa che quel libro è lÂ’Evangelo , è la vita
di Gesù, è Gesù stesso!
Giovanni da discepolo di Gesù ne è diventato il
suo confidente, lÂ’amico, è lui infatti che durante lÂ’ultima
cena appoggia la testa al petto di Gesù e osa chiedergli
“chi è colui che lo tradirà?”…
EÂ’ durante lÂ’ultima cena che Gesù dice “Vi ho chiamato
amiciÂ… perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio
ve lÂ’ho fatto conoscereÂ… perché andiate e portiate frutto.”
(Gv 15,15). Queste parole sono ben vive in Giovanni! E Giovanni
sta sperimentando con la sua comunità ciò che significa
“portare frutto seguendo Gesù”.
Egli si avvicina per prendere il libro perché sa di essere
il confidente di Gesù, ma ha paura, trema, non osa prendere
il libro e allora prega perché gli venga dato! Ma lÂ’angelo
non glielo dà, gli risponde:
“Prendilo e divoralo; ti riempirà
di amarezza le viscere,
ma in bocca ti sarà dolce come il miele.”
Sembra un comando, ma in realtà vi è
piena libertà: prendilo se lo vuoi, io non te lo do. Ti
invito, ma la risposta è tua, è libera!
Questo passo ci richiama due profeti dellÂ’Antico Testamento: Ezechiele
e Geremia. Il Signore aveva ordinato a Ezechiele di mangiare il
rotolo della profezia, della parola che doveva annunciare
(Ez 2, 8 – 3, 3). E Geremia dice “Quando le tue parole mi vennero
incontro le divorai con avidità; la tua parola fu la mia
gioia e la letizia del mio cuore, perché io portavo il
tuo nome, Signore, Dio degli eserciti.” (Ger 15, 16).
Giovanni sta quindi ripercorrendo la loro esperienza e lo sa perché
da buon ebreo conosce bene lÂ’Antico Testamento. Giovanni capisce
che compiere il gesto a cui è invitato è accettare
di ricevere un’investitura profetica. Accettare di “portare
il nome del Signore”, inciso nella propria vita e quindi
viverne le conseguenze!
Giovanni mangia il libro e dapprima lo sente dolce come il miele
però poi nelle viscere diventa amaro!
Ascoltare lÂ’annuncio di salvezza, la buona notizia dÂ’Amore, lÂ’Evangelo
di Gesù, è molto bello perché ci dà
gioia, ci consola, ci sostiene, ci da forza, ci apre il cuore
alla speranza!
Questo libro contiene solo AmoreÂ… perché contiene Gesù
che si è donato a noi fino in fondo! Mistero di salvezza,
progetto dÂ’amore del Padre! Da ciò deriva la dolcezza che
si prova!
Ma poi il libro si fa amaro perché assimilarlo, farlo proprio
diventandone portatori e annunciatori costa fatica e sangue! Lo
sapevano bene Giovanni e tutta la sua comunità!
Vivere questo annuncio, fare propria questa parola contenuta nel
piccolo libro, significa andare incontro a tribolazioni, persecuzioni
e prove, perché è un andare contro – corrente, è
prendere il cammino della non-violenza, del dialogo, della condivisione,
dellÂ’accettazione della diversità dellÂ’altro, dellÂ’amore
al nemico, della giustizia, della libertà veraÂ… cioè
della PACE.
LÂ’amarezza è conseguenza del mondo che si ostina a restare
nel male, è lÂ’avvertimento che la vittoria di Cristo e
dei suoi fedeli sarà preceduta da una dura lotta! LÂ’amarezza
è la consapevolezza del profeta che il “No allÂ’Amore” da
parte del mondo ci porterà al “disastro” che può
condurre alla morte. EÂ’ il sentirsi impotente del profeta davanti
a tutto ciò, è il provare la sensazione e il capire
che sta parlando “inutilmente”! È la sofferenza
del profeta nel vedere che lÂ’Amore con la A maiuscola (Dio) è
rifiutato per propri “dei” personali: il piacere, gli interessi,
il potere, la carriera, i soldi, il possesso, il sessoÂ…
LÂ’amarezza è la “solitudine” del profeta che annuncia la
verità e che tiene duro e quindi viene rifiutato!
Giovanni sente tutta lÂ’amarezza dellÂ’Evangelo che ha mangiato
e fatto suo, perché sa cosa implica!
Questa esperienza la facciamo anche noiÂ… La Parola
di Dio ci parla, ci piace, ci attira, ci coinvolge, ma facciamo
fatica ad assimilarla, a farla diventare nostra perché
ci chiede di andare contro – corrente, cioè di smascherare
le falsità, gli egoismi, lÂ’orgoglioÂ… che abbiamo dentro
di noi e attorno a noi e che impediscono di amare e condividere
con lÂ’altro che ci è vicinoÂ…
Questa Parola ci lascia liberi e non ci obbliga a nulla! A noi
la scelta! Scegliere non è facile in una società
come la nostra, dove si mira alla carriera, al farsi strada a
tutti i costi!
EÂ’ molto più comodo fingere di non sentire la ParolaÂ… di
non vedere il libro aperto che ci è teso!!!!
Giovanni si è nutrito del piccolo libro e ora gli viene
detto:
“Devi profetizzare ancora su molti popoli,
nazioni e re”
Mangiando il libro Giovanni si coinvolge e allora
il Signore gli ricorda che lÂ’annuncio della salvezza,
la buona notizia che ha mangiato e fatta sua, non è destinata
solo a lui, ma deve essere portata a tutti i popoli, nazioni e
re! Cioè fino alle isole lontane: i pagani!
Forse anche le persecuzioni che la comunità dei cristiani
vive sono proprio in vista di questo divulgare la Parola!!!
Giovanni da discepolo prediletto
è chiamato a divenire Apostolo in pienezza perché
è inviato al mondo intero per annunciare la Buona Notizia
che ha mangiato – assimilato. E’ provocato dalla Parola ad essere
profeta (provocato = chiamato per).
Egli è lÂ’ascoltatore privilegiato che ha fatto suo lÂ’evangelo
proclamato da Gesù, nella storia del suo tempo.
Essere profeti, essere apostoli implica saper leggere gli avvenimenti
della storia alla luce di Cristo che è lÂ’Alfa e lÂ’Omega,
cioè lÂ’inizio e il compimento della storia stessa.
LÂ’apostolo riceve una missione che lo rende potente, ma deve essere
consapevole che essa si vive immersi nella tempesta annunciata
dai sette sigilli del sesto capitolo che abbiamo visto la volta
scorsa! Per noi oggi nelle situazioni drammatiche del mondo: guerre,
ingiustizie economiche, embargo, oppressioni, sfruttamento mascherato
da falsi progetti di sviluppo e da false promesse, fame, Aids,
malaria, analfabetismoÂ….
È necessario mangiare la ParolaÂ… si mangiarla
giorno dopo giorno perché diventi nostra, perché
abiti nel nostro cuore e ci trasformi! Perché ci permetta
di fare lÂ’esperienza di Pietro, Giovanni e Giacomo sul monte Tabor,
alla trasfigurazione di Gesù: immergerci nella nube – in
Cristo (Dio) perché il suo volto risplenda su di noi! Solo
così Cristo ci può dare la sua forza e la sua stabilità
stessa per profetizzare non solo a parole ma con la vita!
Non può profetizzare chi non ha mangiato –
ruminato la Parola sentendone tutta la bellezza – dolcezza e insieme
la durezza – amarezza! La sua profezia sarebbe solo
un insieme di parole vuote e false!
La profezia è un dono che va prima di tutto
vissuto con scelte coerenti, radicali, rivestite dÂ’amore nella
quotidianità della nostra vita! (Piccole
cose)
La Parola è dolce perché ci consola
e ci dona la certezza di un Dio che cammina con noi e conduce
la storia! Di un Dio che sa trarre dal nostro male
un bene sempre più grande!
Ma è dura e amara da vivereÂ…
perché sconvolge tutti i nostri progetti, perché
ci inquieta nelle nostre falsità e ci richiama lÂ’impegno
di annunciare con la vita ciò che abbiamo ascoltato, assimilato
e fatto nostro!
La Parola con la P maiuscola non vuole parole, ma VITA!
E la Parola vissuta porta alla mitezza, alla misericordia, alla
verità, alla giustizia, alla comunioneÂ…. alla PACE!
Come essere profeti?
Accogliere la provocazione della
Parola ci porta ad essere profeti di Pace... cioè ad annunciare
la Parola fatta nostra con un impegno concreto.
Molti sono i Profeti di Pace che ci hanno preceduto! Ricordiamone
solo alcuni, ma soprattutto ricordiamo come hanno vissuto la loro
profezia, il loro impegno concreto:
- Oscar Romero: difendere i diritti dei poveriÂ…
- Ezechiele Ramin: portare la speranza a chi non ha più
fiducia nelle promesse dei grandi, e ciò lottando con
loro.
- Martin Luter King: condividere la sofferenza di tanti,
lottando per contribuire alla trasformazione della società
usando come unica arma la non-violenza.
- Madre Teresa: dare dignità agli ultimi, ai moribondi.
- S. Francesco: ricostruire la Chiesa vivendo nella povertà.
E tanti altriÂ…. Che come loro hanno saputo vivere
ciò che il Padre ha svelatoÂ… scrivendo nella storia tante
righe dÂ’AmoreÂ…. Svelando così pienamente il progetto
di Dio, di farci tutti Figli suoi e fratelli tra noi.
(Comunione)
Il profeta di pace è chiamato a vivere e calarsi nelle
situazioni, a farsi voce denunciando il male, ad essere speranza
per il popolo lottando con la non-violenza, frutto dellÂ’amore
che sa accogliere la diversità di ogni persona e cercare
il suo vero bene (chiunque sia questa persona)Â…
Anche noi, come Giovanni siamo chiamati ad entrare
nel libro aperto che è Gesù Cristo, per poi entrare
nella storia del mondo per ricalcarne le sue orme Â… e portare
quindi il nome di Dio Padre a tutti (come Geremia).
La storia è nelle nostre mani, tocca a
noi darle un senso, il senso di Dio!
E Tu? Dove sei? Quale è il tuo impegno per la Pace?
-
Chi sono per me nella mia vita quotidiana
e nel mondo di oggi questi popoli, nazioni e re?
-
Come posso essere profeta di pace nelle
situazioni “apocalittiche” del mondo di oggi, dove la guerra
è la parola che alimenta la fame dei grandi, e lÂ’economia
ingiusta ci governa?
-
Credo veramente che sia possibile la “non-violenza”
come mezzo per raggiungere la pace quando attorno a noi respiriamo
solo un clima di “violenza”?
LÂ’ARCOBALENO
che cresce
La pace è un dono che cresce
nelle nostre mani
Come responsabilitàÂ…
"I Care. Me ne importa, mi sta a cuore.
Il contrario esatto del motto me ne frego.”
(don Lorenzo Milani)
coscienzaÂ…
"Non ho paura delle parole dei violenti,
ma del silenzio degli onesti.”
(Martin Luter King)
ricerca della veritàÂ…
"Se conosciamo la verità,
se accettiamo la verità,
possiamo riconciliarci e perdonare”
(M. Catherine Morakabi)
"La prima vittima di ogni guerra è
la verità,
il vincitore è il profitto.”
(don Luigi Ciotti)
nella lotta per la giustiziaÂ…
"Io sono di parte, da una parte sola,
quella della giustizia e della legalità”
(don Luigi Ciotti)
non senza affettività e cuoreÂ…
"Per fare pace oltre alla verità e alla giustizia
serve lÂ’affettività.”
(Valdenia Aparecida Paulino)
verso la convivialitàÂ…
"Pace non è la semplice distruzione delle armi.
Ma non è neppure lÂ’equa distribuzione dei pani
a tutti i commensali della terra.
Pace è mangiare il proprio pane a tavola
insieme come fratelli,
è la convivialità delle differenze.”
(don Tonino Bello)
“SAPENDO CHE TU
SEI NECESSARIO!
In piedi costruttori di Pace”
(don Tonino Bello) |