Ap 12: Donna: madre della pace
Gim Roma (dicembre 2002)
Donna: Catechesi
Dicembre 2002 |
||
torna alle pagina delle Catechesi |
|
A
partire dal cap. 12 fino al 15 dellÂ’Apocalisse entriamo nel punto
centrale di questo libro: tutto ciò che lo precede converge qui e da qui
viene illuminato tutto ciò che segue. Ci
troviamo di fronte all’oggi della comunità e di Dio, il tempo di
conversione e di azione, nel suo livello più alto di presa di coscienza e
nella situazione decisiva tra le bestie (12,1 – 13,18) e il giudizio di
Dio (14,6 – 15,4). Questo
capitolo 12 ha un carattere fortemente MITICO, il che non significa che
non sia storico. Il
mito è semplicemente un modo di pensare nella coscienza i processi
storici. Un modo per organizzare e programmare la realtà nella coscienza.
Il
mito organizza la coscienza collettiva del popolo, per passare poi
allÂ’azione del popolo.
Esprime una convinzione fondamentale e trasmette una forza
particolare per lÂ’azione, per la trasformazione della storia.
Un mito a volte è annuncio, protesta o proposta. Il
mito è una forza.
Pensiamo
in questo momento al messaggio della Madonna, Marìa
di Guadalupe
che dal 12 dicembre 1531 è
il simbolo della nuova evangelizzazione per gli indigeni del Messico e di
tutta lÂ’America Latina. EÂ’
il nuovo mito che aiuta il popolo indigeno a riscoprire e valorizzare la
propria dignità di indigeni,
anchÂ’essi figli prediletti di Dio.
E’ bellissimo poter capire tutto il linguaggio mitico che c’è
dietro questa grande figura
di Maria di Guadalupe che si presenta come una Donna Indigena, con tutte
le caratteristiche proprie della sua cultura: il volto, gli occhi, il
vestito, la posizione delle mani. EÂ’
il simbolo della donna indigena, che nonostante le dure lotte
quotidiane, è
capace di generare la Vita, il Nuovo Sole, che apre il tempo della
nuova evangelizzazione: “ Io sono la Madre del Dio per il quale si vive,
e sono qui per darti la vera vita che è Gesù e portarti sulla sua
strada: desidero solo che mi costruisci un Tempio dove poter io accogliere
tutti i miei figli e consolarli nelle loro pene, dando loro la vera pace
del cuore che è Gesù, l’Amore di Dio Padre….” dice la Madonna al
giovane indigeno Juan Diego. E
come segno reale della sua presenza, gli stampa la sua immagine nel suo
scapolare che, di fronte all’incredulità della gerarchia ecclesiastica,
dirama un fiume di rose profumate, come segno di grazie speciali a chi a
lei si affida. Per gli indigeni messicani e latino americani, Maria di Guadalupe è l’orgoglio del popolo, perché grazie a Lei, vera Madre che genera la vita e la pace, tutto il popolo vive del suo amore in atteggiamento di grande riconoscenza per essere suo figlio.
|
Ritornando
al nostro testo, cap. 12 dellÂ’Apocalisse,
ci ritroviamo con 2 miti
fondamentali e antagonisti, come due forze in atto:
UNA
DONNA
e UN
DRAGO
che appaiono come segni nel cielo. Questi
segni trasmettono un messaggio ed orientano la
nostra azione: Ø
il
primo, come forza di Dio, è una donna bella, vestita di sole, con la luna
sotto i suoi piedi e dodici stelle sulla testa.
Ø
lÂ’altro,
come forza del male, è un drago orribile, grande, rosso, con sette testa
e dieci corna. La
donna appare come segno di vita: è incinta e nel punto di
partorire: darà alla luce un figlio maschio. Il
mostro è segno di morte: vuole uccidere il figlio della donna;
inoltre con la coda trascina giù un terzo delle stelle. C’è
un diverso modo di dominare, chiaramente opposto:
la donna è circondata di stelle mentre il drago le stelle le tira
giù, le calpesta sotto i suoi piedi, schiacciandole.
Il
senso fondamentale tra queste due forze, questi due miti è, quindi, lo
SCONTRO TRA
LA VITA E
LA MORTE.
La
vita appare bella, però debole e fragile.
La morte appare come forza orribile e potente. E questa è una realtà sempre presente nella storia. Nello
scontro tra la vita e la morte, tuttavia vince la vita, perché la donna
ha trovato rifugio nella forza di Dio, che si fa
presente e sa come intervenire al momento opportuno
e il drago non ha potuto mangiare il bambino. Ed
è questo il messaggio fondamentale: l’apertura
di una speranza nuova,
dove si tocca con mano lÂ’intervento di Dio, un intervento paziente che
ha lasciato intercorrere il tempo. Il
bene si afferma con un ritmo
pazienteÂ… graduale.
La
donna è quindi uno strumento prezioso nelle mani di Dio e Lui stesso la
custodisce. La
donna è simbolo di chi accoglie la vita, la protegge e la condivide. La donna con la grazia di Dio è generatrice di vita, di pace.
|
Una
Testimonianza sempre viva e attuale in questo lÂ’abbiamo in Maria di
Nazareth, la madre di Gesù e nostra, che con il suo Fiat = “ Eccomi”,
ha lasciato Dio essere Dio nella sua vita, dicendogli chiaramente “mi fido
solo di te” e
diventa la Madre del Salvatore del mondo, il Principe della Pace
(Lc. 1,26 – 38). E
con Gesù in gestazione canta
con cuore libero e gioioso il suo Magnificat che è il canto della
lode al Dio che fa meraviglie
nella sua vita e intorno a Lei (Lc. 1,46 – 56).
La vita accolta e custodita in lei, non è posseduta, trattenuta
per seÂ… ma donata liberamente. Non c’è ossessività , ma solo gratuitÃ
libera e liberante. E
Maria
quasi senza tante parole, ma solo con lÂ’impegno della sua vita,ci
invita a credere nella Parola di Gesù e a fare tutto ciò che Lui ci dirÃ
di fare nel cammino per essere anche noi oggi costruttori di Pace
(Gv. 2,1-12). Ed
eccolo il simbolo di Maria vittoriosa,
Nostra Signora della Apocalisse, dove si nasconde il paradosso di Maria:
una donna come le altre, nascosta, umile, povera fra i poveri e
accessibile a tutti, apportatrice di dolcezza e di freschezza, è al
centro di tutta la storia della salvezza, come
una “regina” segno della vittoria di Dio data per sempre al
mondo. Maria,
ci invita a saper ACCOGLIERE
per essere fecondi e gestire ciò che si genera,
perché solo la parola accolta diventa vita e non solo per me, ma anche
per tutta la comunità . Solo
accogliendo si diventa dono
per gli altri, un dono che porta pace, armonia, comunione di vita. C’è
una fecondità nelle situazioni di debolezza e di minaccia che diventa una
forza, una vita nuova e vera.
|
La
donna che ha fatto vivere il figlio e la comunità è un invito a
saper vivere non solo per se stessi ma per la comunità .
Il senso della vita vissuta pienamente sta proprio qui: vivere per gli altri.
Essere dono di se per gli altri. Per esempio, oggi il
mio studio, il mio lavoro, non
è per essere potente e affermarmi, ma per dare un servizio alla comunità ,
per far vivere lÂ’altro, generare vita nuova, speranza, pace, amore. LÂ’
essere dono per l’altro porta con se anche la possibilità di soffrire,
dare la vita soffrendo, proprio come nel
parto.
EÂ’
sulla Croce che nasce lÂ’Uomo Nuovo.
Gesu’ stesso, “
costituito figlio di Dio con potenzaÂ… mediante la resurrezione dai morti
“ (Rm. 1,4) paragona la sua morte e resurrezione ad una donna che soffre
per il parto e gioisce per la nascita di un bambino ( Gv. 16, 20-22). Le
sofferenze di Gesù sulla
croce, così come le sofferenze di ogni uomo sulla terra, non sono dolori
di morte ma di parto: nasce qualcosa di nuovo. Nello stesso modo, le sofferenze della storia (terremoti,
fame etcÂ… ) non sono i dolori della fine del mondo, ma le doglie del
parto di un mondo nuovo. EÂ’
il Regno di Dio che vincerà sui poteri del mondo.
Aprendoci
al mondo di oggi, anche se sembra che il male domini, è necessario avere
il coraggio di credere e di lottare per la vita e di gestirla per il bene
di tutti. Il
nostro modo di gestire la vita è l’aiuto del mondo per recuperare il
senso dellÂ’umanità . QuellÂ’umanitÃ
che si deve consegnare a Dio, offrirlaÂ… e quindi far vivere anche Dio. Con
questi atteggiamenti si deve avere la pazienza di saper vedere oltre e non
dire mai bastaÂ… chiudendosi nei propri schemi e principi.
Avere
il coraggio di lottare per la vita anche nei momenti duri, quelli sono
momenti di parto dove si genera la Speranza nuova di una pace vera per
tutti. Non
dobbiamo perdere di vista il grande sogno di Dio, che è la pace per tutti qui e ora, in piccole cose,
costruendo la pace come dono di vita per tutti.
|
Personalmente
sin dalla mia adolescenza, allÂ’ascoltare le diverse testimonianze dei
missionari, mi sono sempre chiesta: “… e
se tutto questo fosse chiesto a me, oggi, cosa farei ?
E se Dio avesse bisogno di me, cosa potrei dargli ? “ E’
troppo facile e comodo dare a Dio del proprio superfluo, anche facendo
delle cose straordinarie o contro correnteÂ…. come esperienze di micro
realizzazioni missionarie con i campi di lavoro che erano molto di moda ai
miei tempi… (erano gli anni ’75 – ’77…). Ma Dio si è servito di
tutto,… anche dei mille giri “dell’oca” che ho fatto,
pur di aiutarmi a farmi capire e cogliere lÂ’essenziale che per
me, al di la di tutte le mille attività apostoliche, con Lui era da
giocare sul serio la vita: “ Nessuno ha un amore più grande di questo:
dare la vita per i propri amici” (Gv.
15,13 – 14). Questa
è stata la Parola di Vita che Lui ha voluto regalarmi come Luce e forza
per la mia vita e che mi ha permesso di fare il passo di giocarmi tutto
per Lui, con Lui e in Lui. E
la vita missionaria in Centrafrica, con gli indigeni del Messico,
mi ha confermato questa verità di fatto, quando a contatto con la
gente mi sono sentita confermata e battezzata, come dono della presenza di
Dio per loro, portatrice della sua Parola di pace, di speranza e di vita.
La gente nella sua semplicità e nella sua profonda spiritualità ,
percepisce che il donarsi a Dio, al suo progetto di amore, ci permette di
stare con loro in una relazione di vita che ci coinvolge e ci essere parte
della loro storia, per camminare insieme verso cammini di pace, di amore,
di speranza, per costruire il Regno di Dio, già presente tra noi in Gesù. Per
questo in qualsiasi situazione della vita ci troviamo non dobbiamo mai
dare niente per scontato, e nemmeno lasciar perdere… perché Dio si
serve di tutto per farci capire il senso del suo progetto su di noi e ci
invita a collaborare, per generare anche noi con la sua grazia, oggi e
sempre, progetti di pace.
|
Ma
quanti passi concreti stanno facendo le
donne nel mondo di oggi
con grande impegno per costruire un mondo di pace.
Ci sono tanti gruppi e organizzazioni femminili che concretamente
nel loro impegno per la pace Oggi dicono NO alla guerra. E
di testimonianze ne abbiamo da tutte le parti del mondo e se ne apriamo
una finestra quanti raggi
di luce che dicono percorsi di pace
possiamo cogliere: DallÂ’Oriente
Â…. Cominciando
dallÂ’IraqÂ…. Rania
Masri fondatrice e coordinatrice di Iraq Action Coalition comincia uno dei
suoi interventi sullÂ’Iraq dando voce a una donna irachena che racconta :
“Sono contro la guerra che vuol dire distruzione, violenza,
rovina. Nessuno dovrebbe essere per la guerra soprattutto quando i
grandi poteri mondiali si mettono contro un paese in una guerra iniqua
distruggendo ogni segno di progresso e riportando il paese al medioevo.
Missili e bombe non pensano, essi colpiscono ed esplodono: non
importa se sei un soldato o un civile, se sei giovane o vecchio, uomo o
donna. Tu muori.
Dove vai a nasconderti? “ Firmato una donna irachena di oltre 50
anni.
Â…
senza dimenticare lÂ’Afghanistan:
Rawa,
associazione di donne afgane dopo l’11 settembre scriveva: “ La
potenza militare americana si è messa in moto per punire quelli che in
precedenza erano stati i suoi sgherri.
Un Afghanistan tenuto prigioniero, sanguinante, devastato,
affamato, pauperizzato, colpito dalla siccità , è stato bombardato fino a
farlo cadere nell’oblio, con i sistemi d’arma più sofisticati e
avanzati che siano mai stati creati nella storia umana.
Sono state cosi versate vite innocenti, molte più di quelle perse
nell’atrocità dell’11 Settembre.
Non sono state risparmiate neppure gioiose feste matrimoniali. Â…. In questo tormentato
paese non ci sono né pace né stabilità e neppure si è portato il
minimo rimedio al flagello della povertà estrema, della prostituzione,
del saccheggio sfrenato. Le
donne si sentono molto più insicure che nel passato… “
DallÂ’Africa:
Uganda messaggio gruppo
femminile rurale di Kaabong “
Noi donne del gruppo Kaabong per conto delle donne contadine della regione
del Karamoja, ci opponiamo alle azioni militari, ai soldi spesi per le
armi e condanniamo sia gli atti di terrorismo contro gli Usa che la
reazione statunitense ai fatti dellÂ’11 settembre.
Donne e bambini stanno morendo senza aver commesso nulla.
Portiamo il messaggio di milioni di donne private dei loro diritti
in tutto il mondo… “ Rep.
Democratica del Congo: “Le
donne congolesi, che di guerra se ne intendono bene, sono sempre più
consapevoli dell’importanza del loro ruolo come educatrici alla pace”
dice sr. Claire Mbuyi Banza
impegnata nell ‘arcidiocesi di Kinshasa nella promozione della donna,
“Sto facendo diverse conferenze sull’educazione alla pace cercando di
educare al valore dellÂ’essere umano, al rispetto della vita,
all’importanza delle relazioni interpersonali, all’inutilità della
guerra come soluzione ai problemi. Le
donne si rendono conto che il loro intervento nellÂ’educare alla
nonviolenza nei primi anni d’età è fondamentale…” Dall’America
Latina
Messico:
In occasione della conferenza Awid tenutasi a Guadalajara ai primi di
ottobre sono stai diversi gli interventi sulla guerra contro il
terrrorismo: “ Le donne di Guadalajara chiedono che i governi, le
istituzioni e le organizzazioni della società civile globalizzino i
diritti della donna. Chiediamo che i sistemi economici e politici utilizzino i
soldi destinati alla guerra per il microcredito, per le cooperative e i
sindacati delle donne, per i programmi di alfabetizzazione, salute e
educazione. “
DallÂ’Italia
Donne
di tutto il mondo fanno voto di nonviolenza:
Duecento suore, salesiane di Don Bosco, riunite a Roma in
unÂ’assemblea mondiale, che ha per tema la cittadinanza evangelica,
scrivono una lettera aperta, tradotta in 25 lingue, alle 15mila consorelle
del mondo e chiedono di unirsi per
un gesto di pace: “Non vogliamo fare soltanto dichiarazioni o appelli,
che spesso cadono nel vuoto. Raccogliamo il grido delle madri che
assistono impotenti alla morte dei loro figli e il grido dei bambini e dei
giovani che non conoscono il volto della pace.
Per rispondere a questo grido, facciamo nostro un gesto proposto dal movimento cattolico internazionale per
la pace “ Pax Christi”: esprimere con la vita il voto di nonviolenza.
Si tratta di un impegno personale..”
|
Alcuni testi:
- Georgette Blaquière: Il
Dono di essere donna. Ed.
Ancora Milano -
Ma.
Teresa Porcile Santiso: La
Donna Spazio di Salvezza EDB - Elena Bossetti: Donne nel popolo di Dio. Elledici.
|
Per
la riflessione personale e in gruppo
Testi della
Parola di
Dio che
ti possono servire: Ø
Apocalisse 12,1-6
: Visione della donna e del drago Ø
Luca 1, 26 –38 : L’Annunciazione Ø
Luca 1, 46 –56 : Il Magnificat di Maria Ø
Giovanni 2,1 – 12: Le
Nozze di Cana 1)
Quali segni di vita e di pace ritrovo in me, anche allÂ’interno
delle mie sofferenze e contraddizioni quotidiane ? 2)
Cosa significa oggi essere generatore di pace e quali sono “ i
draghi” che ci possono
minacciare ? Condividere nel gruppo e insieme presentare una sintesi per arricchirci tutti: è un invito a sprigionare la creatività e la sensibilità per offrire la ricchezza delle vostre riflessioni nell’Eucaristia che celebreremo, presentando al Signore anche dei simboli, o dei gesti, o degli slogan che ci possano aiutare a ricordarci nel quotidiano come essere tutti generatori di pace.
|