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Mc 14, 1-11: L'unzione di Betania

GIM2 Padova, Marzo 2009

Gim2 Padova, marzo 2009

L’UNZIONE DI BETANIA
(Mc 14,1-11)

Il testo che ci accompagna oggi ci parla di una scena un po’ strana, una donna che profuma il capo di Gesù mentre era a mensa a casa di un tale Simone. E’ una scena anticipatoria di quello che sarà alla fine il destino di Gesù. Per sé, la scena è tanto importante che originariamente non esisteva nel racconto: se voi guardate l’inizio nel cap.14 si dice che mancavano due giorni alla Pasqua, che volevano prendere Gesù ma non durante la festa perché non succedesse un tumulto; se poi saltate al v.10 si dice che Giuda Iscariota si recò dai sommi sacerdoti. Quindi ci stava benissimo anche senza quel racconto. E’ stato introdotto apposta dall’evangelista o da qualcuno prima di lui per dare il tono a tutta la Passione, questo racconto dà il “LA”, l’intonazione: è alla luce di questo che comprendiamo.
Leggiamolo e poi cerchiamo di fermarci su questo grande mistero:
Mc 14,1-11.

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Ci fermiamo su questa scena del Vangelo, che è l’unica scena del Vangelo che Gesù chiama bella: “Ha fatto un’opera bella”. Questa donna fa un’opera bella ed è l’unica che fa qualcosa per Gesù in tutto il Vangelo. Se voi notate, sempre nel Vangelo c’è Gesù che fa qualcosa per qualcuno. Qui Gesù non fa niente: è questa donna che fa qualcosa per Gesù. Qui sta il mistero di questo brano. Questa donna rappresenta ciò che avverrà alla fine del Vangelo: la reciprocità d’amore con il Signore.

E’ il senso del Vangelo: Dio è amore e l’amore è presente dove? Dove è riamato, altrimenti è ucciso. Quindi questa donna rappresenta il frutto maturo del Vangelo, il Vangelo ci vuol portare a diventare come questa donna, che è la sposa che ama lo sposo con lo stesso amore.
Tra l’altro quello che fa questa donna è interessante. Gesù era già stato proclamato “Messia” e “figlio” dal Padre, proprio nel Battesimo (Mc 1,11); Pietro lo aveva riconosciuto dopo lo spezzar del pane (Mc 8,29). Questa donna lo consacra: Gesù è consacrato Messia da questa donna.

  •  “Era la Pasqua”: stiamo per entrare nella Passione e morte di Gesù.
           
  •  Vediamo chi incontriamo  “in scena” all’inizio del brano: “I sommi sacerdoti e gli scribi”; mancano gli anziani, sempre si parla di sacerdoti, scribi e anziani.
  1. I sommi sacerdoti rappresentano il potere religioso e politico: ogni potere, anche quello religioso, è uguale o peggiore degli altri, se non è il servizio... e il servizio vuol dire dar la vita. Anzi: il peggior tipo di potere è quello religioso e politico, perché si ammanta anche di ideologia e si autogiustifica per la gloria di Dio... e si fa la “guerra santa”... ne facciamo tante anche noi, non solo i nostri amici.
  2. Gli scribi rappresentano il potere culturale: la cultura è sempre al servizio del potere dominante, la penna si vende sempre... guardate i giornalisti... ma non solo! E’ il contrario del potere profetico, che annuncia la Parola di Dio.
  3. Poi gli anziani rappresentano il potere economico della classe abbiente, senza il quale non esiste nessun potere.

Questi tre poteri rappresentano la maschera del male che è in ciascuno di noi: il desiderio di avere, di prevalere sull’altro, di apparire davanti agli uomini e davanti a Dio. Tutto il male lo si fa per questo motivo e Gesù sarà ucciso da questo potere.
Dicevo che qui non ci sono gli anziani perché gli anziani sono sostituiti egregiamente dai discepoli. Queste tre maschere di male in realtà si ritrovano negli stessi discepoli, per cui il discepolo arriverà alla fine del Vangelo a capire che Cristo “è morto per me”, non per gli altri... che è il fatto fondamentale del Vangelo: capire che è morto per me.

  •  Un’occhiata alla cornice del nostro testo. E’ molto interessante: prima troviamo la decisione di uccidere Gesù  e alla fine Giuda Iscariota che lo consegna. In mezzo a questa cornice fosca c’è questa scena luminosissima di questa donna ed è l’unica scena dove Gesù non è più protagonista.
               
  •  Dove siamo?  Gesù è in “Betania” (in ebr. “casa del povero”): Gesù entra nella casa del povero, nella casa della nostra povertà e della nostra morte... è il senso della Passione che lui entra lì, “nella casa di Simone il lebbroso”: la lebbra è la morte visibile. Entra nella casa di quest’uomo pieno di lebbra (la scena parallela di Luca 7,36 parla di “Simone il fariseo” e questa donna è una prostituta. Simone il fariseo: probabilmente la lebbra fondamentale è il fariseismo, è l’autosufficienza di vita, che in realtà è la morte). E “sta seduto”: cosa farà Gesù nella sua Passione? Entra nella nostra povertà e nella nostra morte e lì resta.
               
  •  Ed è proprio lì che viene una donna - e adesso c’è il centro del racconto - “una donna con un alabastro, profumo di nardo genuino di grande valore”. Guardate tutte le caratteristiche di questo profumo: prima di tutto il contenitore, un alabastro, un contenitore prezioso. Questa donna rompe l’alabastro e lo versa sul suo capo. Protagonista della scena non è né Gesù né la donna: se notate, è l’alabastro rotto, dal quale esala il profumo, questo profumo preziosissimo. Tutto il resto è commento di questo profumo. Che gesto è questo gesto della donna?
             
  •  Con l’olio si consacravano i re, i sacerdoti, i profeti, l’altare, le vittime... questa donna consacra Gesù, è la sua consacrazione messianica: Gesù diventa il Messia, il Salvatore, il libertador, quando facciamo così con lui, quando lo amiamo così... allora ci libera. Da che cosa? Dalla brama di avere, di potere, di apparire. E ci fa simili a lui, capaci di vivere nella libertà di amare. Ma il gesto di questa donna è qualcosa di più di una semplice consacrazione, è un gesto di amore, di amore folle, stupido - i discepoli, presenti alla scena, infatti si infuriano - un gesto di amore folle e stupido che è lo stesso che fa il Signore in croce per noi. Non poteva benissimo il Signore, invece che andare in croce, fare un decreto legge “Tutti salvi”, firmato “Dio”, controfirmato “Cristo” e col sigillo dello Spirito? Perché questo spreco? Perché è finito in croce? Perché si è rotto il vaso - il suo corpo - e ne è uscito lo Spirito? E’ il segreto del Vangelo ed è il segreto di Dio. Chi non capisce questo segreto non capisce Dio, non capisce il Vangelo. E’ lì che si capisce Dio. Dio è dono puro, è amore assoluto, si spreca. Se Dio è questo profumo che si dona - e lo comprendiamo dalla croce -  la fede è esattamente vivere e impregnarsi di questo profumo e vivere allo stesso modo. Questa donna fa lo stesso gesto di Cristo: ama; è questa la fede. Il senso della vita è amare: amare Dio in modo assoluto, che è l’unico assoluto, ed il resto come me stesso. Come amo me stesso? Se amo Dio. In modo assoluto. Altrimenti amo in modo assoluto i miei egoismi, come tutti... l’avere, il potere e l’apparire: l’avere le cose, le persone, le donne - se si è uomini -  o gli uomini - se si è donna -, le ricchezze, il prestigio... i vari idoli ai quali sacrifichiamo la vita.
                    
  •  “Alcuni si sdegnarono: perché tanto spreco?”; “non si poteva vendere il profumo e dare il ricavato ai poveri?”. Da questo punto di vista è interessante l’evangelizzazione nel Nuovo Testamento: non si va mai a dare, si va a ricevere. “Dove vi accoglieranno... prendete quel che vi danno”: non si dà, si riceve. Come il Figlio dell’uomo è venuto per essere accolto e uno, per essere accolto, ha bisogno di essere povero, di aver dato tutto, altrimenti chi lo accoglie? Perché?
           
  •  E Gesù disse: “Lasciatela stare” Gesù ne prende le difese. Questa donna non dice niente. E’ un caso unico nel Vangelo, dove Gesù parla in difesa di uno che fa qualcosa. “E, dice: I poveri li avrete sempre con voi”, come in Mc 28,20 dice: “Io sarò sempre con voi, fino alla fine del mondo... Ogni volta che lo hai fatto ad uno di questi ultimi l’hai fatto a me” perché lui è l’ultimo, quindi nell’ultimo adoriamo il nostro Signore ed è per quello che per loro diamo tutto. Perché? Perché è Nostro Signore il povero... non è che gli facciamo del bene: è lui che ci salva. Questo gesto verso Cristo diventa poi il gesto verso tutti i poveri.
              
  •  Poi Gesù conclude: “Amen, vi dico. Ovunque sarà annunciato il Vangelo - in tutto il mondo - ciò che essa fece sarà detto in ricordo di lei”. Ora qui c’è una cosa strana: il Vangelo è ricordo del Signore e di quanto il Signore ha fatto e Gesù dice: “Ovunque sarà annunciato il Vangelo, in ricordo di lei si dirà quello che lei ha fatto”... questa donna - dice Gesù - è il Vangelo: sono io. C’è l’identificazione tra Gesù e questa donna: il Vangelo è ciò che ha fatto Gesù in ricordo di lui e Gesù dice: No, il vangelo è ciò che lei ha fatto in ricordo di lei. E’ interessante: Gesù si identifica totalmente con  questa donna... è il Vangelo vivo... è il Cristo presente nella storia ma, ancora di più, è la sposa fedele che diventa una carne con il suo sposo. Si identifica: i due diverranno una carne sola. Difatti l’amore ci rende una carne con Cristo. Perché il Battesimo? Con lo stesso spirito, cioè la stessa vita, lo stesso amore. Quindi diventiamo noi Vangelo vivente, diventiamo noi il “buon profumo di Cristo”, come dice Paolo in 2Cor 2,14.

     

Per la preghiera:

  •  Immaginate di essere nella casa di Betania di Simone il lebbroso e guardate cosa avviene. Chiedete il dono... il dono è capire perché questo spreco, vedere perché questo spreco, che siamo illuminati su questo spreco di questo gesto. Tutto il Vangelo ruota intorno a questo vasetto di profumo rotto e versato, come tutto il Vangelo è commento del corpo di Gesù e del suo sangue versato, dato per noi.
            
  •  Potete poi considerare due gruppi di persone: da una parte ci sono i sacerdoti, gli scribi, i discepoli - invece degli anziani, Giuda... cioè tutti; dall’altra c’è solo Gesù e la donna. La questione è quella del profumo, che fa sì che sei da una parte o dall’altra: se capisci il profumo, sei dalla parte di Gesù e dalla donna, se non lo capisci, sei dall’altra parte. Questi due gruppi di persone fanno due gruppi di azioni molto diverse, nello stesso giorno, mancano due giorni alla Pasqua: gli uni con l’inganno si impadroniscono, uccidono, si sdegnano, si infuriano, danno fastidio, consegnano, vendono con denaro... Dall’altra parte c’è invece un altro gruppo di azioni che appartiene ad un altro campo semantico, un altro significato, che rappresenta l’azione di Dio: vien fuori esattamente in questa donna, dove c’è la rottura del vasetto di alabastro, il versare, lo sprecare, il dar tutto, il beneficare, il far l’opera bella, il Vangelo, il profumare... in fondo ciò che è segno di gioia e di amore. Quindi vedete che si esprimono in queste due categorie di azioni le due economie diverse: l’economia dell’uomo e l’economia di Dio - economia vuol dire il modo di amministrare la casa, come noi amministriamo la nostra casa - un’economia di morte e un’economia di vita: tutto il vangelo sarà lo scontro tra la morte e la vita... noi diamo a lui la morte e lui dà a noi la vita.
          
  •  Il frutto del cammino del Battesimo, il frutto di tutto il Vangelo, è compiere il gesto di questa donna che è il gesto stesso che ha compiuto Cristo: portarci quindi a quella reciprocità di amore con Dio che è il senso della vita.

         

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