ACCOGLIERE
L’ALTRA PERSONA È ACCOGLIERE GESÙ E CHI LO HA MANDATO
(Mc 9,33-37)
BREVE
PREMESSA INDISPENSABILE
Prima
di addentrarci nel testo biblico, facciamo un esercizio previo,
indispensabile per lasciarlo poi penetrare nella nostra storia
personale e comunitaria.
Riscopriamo
immediatamente il sapore della mattinata che abbiamo appena
vissuto e condiviso. SenzÂ’altro impregnata di persone, relazioni
e circostanze allegre e meno simpatiche, fatta di piccole
sconfitte e minuscoli trionfi. Non lasciamo passare nulla, non
fingiamo dÂ’essere ingenui, cerchiamo invece di dare il giusto
valore e di riscattare tutto.
A
questo punto con fiducia spalanchiamo decisamente il nostro
orizzonte e rendiamo presente tutta la nostra esistenza da quando
siamo stati concepiti, quella delle persone che adesso ci
circondano e tutta la storia quotidiana dell’intera umanità ,
composta da più di sei mila milioni di esseri umani; in modo
particolare quella storia disumana di chi soffre ogni giorno
ingiustamente e non riesce ad incontrare nessun tipo di solidarietà .
LEGGIAMO
ED ENTRIAMO NEL TESTO
Adesso
procediamo con la lettura e poi buttiamoci con gradualità - ma
senza risparmi - nel brano biblico proposto Mc 9,33-37:
Giunsero
intanto a Cafà rnao. E quando fu in casa, chiese loro: <<Di
che cosa stavate discutendo lungo la via?>>. Ed essi
tacevano. Per la via infatti avevano discusso tra loro chi fosse
il più grande.
Allora,
sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: <<Se uno vuol
essere il primo, sia lÂ’ultimo di tutti e il servo di tutti>.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo e abbracciandolo disse loro:
<<Chi
accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; chi
accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato>>.
Gesù
di Nazareth ha appena preannunciato la sua morte per la seconda
volta, però sembra passi del tutto sottovalutato ed inavvertito
<<…però non comprendevano queste parole…>>. In
effetti stavano trattando altri tipi di problematiche; infatti
alla domanda di Gesù su quale argomento stessero discutendo,
cadde il silenzio; il narratore ci comunica ciò di cui parlavano:
<<avevano discusso tra loro chi fosse il più grande>>.
In questo momento
Gesù prende con decisione l’iniziativa e sbaraglia il campo da
potenziali ambiguità o titubanze: <<Se uno vuol essere il
primo, sia lÂ’ultimo di tutti ed il servo di tutti>>. Si
tratta della logica gratuita ed innovativa di Dio, riassunta in
modo così straordinario nel testo della “Lavanda dei piedi”
(inserita nel vangelo di Giovanni nel contesto dellÂ’ultima cena
e quindi dellÂ’istituzione dellÂ’Eucarestia Gv 13,1-20) e giÃ
rivelata -per altro più volte- nell’Antico Testamento (1Sam
2,4; Is 40,29; 1Sam 16,1-13; eccÂ…).
Veniamo
al bambino di cui si scrive nel testo guida considerato questo
pomeriggio.
Nella
società giudaica di 2000 anni fa, le bambine non godevano della
minima considerazione né dei più essenziali diritti (ad essere
sinceri neanche quando poi diventavano adulte…) così come i
fanciulli fino all’età di dodici anni: praticamente erano
reputati insignificanti e non potevano influire in nessun modo
nelle decisioni dei propri clan familiari.
Per
limitare interpretazioni parziali, Gesù lo abbraccia e lo colloca
fisicamente in mezzo ai discepoli. Con questi atti concreti Gesù
indica il bambino come autentico sacramento, perché chiede di
“andare oltre”. <<Chi accoglie uno di questi miei
bambini nel mio nome, accoglie me; chi accoglie me, non accoglie
me, ma colui che mi ha mandato>>.
Fare
spazio dentro di sé per accogliere il bambino (che rappresenta
senza mezzi termini lÂ’escluso, lÂ’emarginato, la minacciata, il
minore a rischio, il discriminato, lÂ’ammalata terminale, il
nomade, il carcerato, lÂ’assetata, il disoccupato, lÂ’immigrato,
la schiava, lÂ’affamato, la licenziata, il nonno abbandonato, la
famiglia profuga, il diverso, la diversa, chi non è considerato
nulla e perciò “da buttare”, ecc.…) è accogliere Gesù di
Nazareth ed ancor di più, è fare spazio dentro di sé per poter
accogliere Dio Padre e Madre che lo ha inviato. Il fatto di
mettere in mezzo alla piccola comunità l’insignificante bambino
(di cui non ci viene menzionato nemmeno il nome) può sorprendere
e persino scandalizzare allora come oggi: è proprio lui il
termine di confronto ultimo. Si accoglie veramente Dio
nell’incontro accogliente con l’essere umano; che già non è
più “altro” da me ma è fratello e sorella, ma anche presenza
di Dio.
La dinamica di
accoglienza gratuita proposta da Gesù di Nazareth mise seriamente
in crisi tanti miti e costruzioni culturali del suo tempo, così
come quelli che ci fabbrichiamo noi oggi. Si scontrò e si scontra
completamente con chi, come i discepoli, discute su chi debba
essere considerato il primo in classifica e su chi debba essere
degno della medaglia dÂ’argento; per non parlare poi di chi debba
meritarsi solamente il bronzo, o “peggio ancora”, di chi non
sia in grado di entrare
nel medagliere, ossia chi non sia degno di ricevere nessun tipo di
ricompensa o riconoscimento!!
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