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Mc 10, 17-22: Ma... ne vale la pena????

Gim

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MAÂ….. NE VALE LA PENA????

 Mt 19,16-22   Mc 10, 17-22   Lc 18,18-23

 

Il talismano di Gandhi

 Ti darò un talismano!

Ogni volta che sei nel dubbio

o quando il tuo “io” ti sovrasta,

fa questa prova:

richiama il viso dell’uomo più povero e più debole

che puoi aver visto

e domandati se il passo che hai in mente di fare

sarà di qualche utilità per lui.

Ne otterrà qualcosa?

Gli restituirà il controllo

sulla sua vita e sul suo destino?

In altre parole,

condurrà all’autogoverno

milioni di persone

affamate nel corpo e nello spirito?

Allora vedrai i tuoi dubbi

e il tuo “io” dissolversi.

 (Mohandas Gandhi)

 

Un uomo si avvicina a Gesù, ormai alle porte di Gerusalemme, e gli pone la domanda “Che cosa devo fare?”. Si presenta, dunque come una persona preoccupata del “fare”. Dietro questa domanda si nasconde una persona sicura dei propri mezzi, che conta di poter “conquistare” la vita eterna con il proprio ingegno. Per “possedere”: il verbo indica la pretesa di comprare, di conquistare e quindi di possedere in tutta sicurezza, la vita. Si sente padrone della situazione. Ha già i suoi piani e vuole essere confermato.

Rispondendo, Gesù corregge l’affermazione: “Se vuoi entrare nella vita”. La vita ci è offerta da Dio, quindi è da accogliere come dono, non tanto da conquistare e possedere.

Il giovane di fronte alle indicazioni di Gesù, si sente al sicuro: “Tutto questo l’ho osservato”. Possiamo pensare che abbia compiuto onestamente il suo lavoro e fatto, talvolta, l’elemosina e le altre pratiche di pietà. Non contento, finisce con il mettersi nei guai: “Cosa mi manca ancora?”.

Ora Gesù può chiedere il salto di qualità, alla persona che ha sete di qualcosa di più: “Se vuoi esser perfetto” butta via la tua vita. Non cercare di possederla, di conservarla per te. La perderesti. Come e perchè buttare via tutto? “Avrai un tesoro nei cieli”.””

“Avendo ascoltato la parola, il giovane se ne andò triste”. Questo giovane, troppo attaccato alle sue cose, al suo mondo, alle sue abitudini, alla sua immagine di fronte agli altri, non se la sente di lasciare tutto e di fidarsi della parola di Gesù. “Se ne va triste”. Come mai? Perchè si è scoperto schiavo, delle cose e del giudizio altrui; perchè riconosce di essere posseduto da tante cose a cui non sa rinunciare. Sa di non essere autentico, di non essere vero.

Forse il sentire dire da Gesù: “ti capisco e ti stimo, perché nella vita vuoi fare cose grandi, non ti accontenti, vuoi di più; è buona cosa, ma per il momento non puoi fare diversamente, perché il tuo tesoro è lì e tu non puoi cambiare, da solo, il luogo del tuo tesoro”.

 

Cercare libertà!!  Liberi per amare!!

 

Teniamolo sempre presente: gli uomini liberi sono uomini legati. Gli uomini liberi sono quegli uomini che si sono liberati da alcune schiavitù per legarsi a qualcosa, a Qualcuno. La libertà è nell’appartenenza. Non dimenticatelo mai, l’uomo libero non è quello sganciato da tutto, quello è un povero uomo e basta, portato dal vento. L’uomo deve aggrapparsi.

La libertà, dice il Vangelo di Giovanni, è frutto della Verità, ti lega alla Verità, obbedisce alla Verità. S.Paolo dice che la libertà è nella schiavitù dell’amore. Dunque dovete avere un ideale a cui appartenere: cercatevelo questo ideale!!
Non basta liberarsi dalla schiavitù!! In fondo è facile liberarsi dalla schiavitù, più difficile è gestire la libertà: una volta che l’hai conquistata la devi orientare, sottomettere a qualcosa.

Se volete far carriera scendete a compromessi, ma se dite la verità proverete la gioia. Il mondo è menzognero, ma occorre aver coraggio, il coraggio della verità. Ci sono troppi opportunisti, portaborse . Per far trionfare il Regno di Dio ci pensa Lui, con la sua Verità. Tuttavia questa strada è davvero la strada della vita: è il centuplo. Hai lasciato da parte le tue ipocrisie, le tue insicurezze....ma è il centuplo!!

Come esserne certi? Provate, rischiate!! Non vuoi rischiare? Pazienza, non pretendere il centuplo, non lamentarti se la tua vita è vuota. Se la riempite solo di cianfrusaglie, avrete solo cianfrusaglie, se la basate sulla potenza non lamentatevi quando verrà meno.

Ma quale strada? E’ necessaria una decisione, è una strada insicura, sconsigliata dai genitori che esasperano la ricerca della sicurezza fino alla frustrazione.

 

 Â“Gesù fissò su di lui lo sguardo e lo amò”   (Mc 10,21)

 Con il suo sguardo Gesù gli ha detto: “Ti amo, sono preoccupato di te,su di te veglio, ti perdono ogni tua miseria. Conosco tutte le tue ricchezze, che sono molte, ma, con tutta la potenza del mio essere, il mio sguardo e il mio cuore ti avvolgono”. Ma il giovane non ha creduto allo sguardo di Gesù.

Dire a qualcuno: “ti amo”, significa rendersi molto vulnerabili. Per questo il linguaggio dell’amore è tanto fragile. Si avanza passo a passo, senza troppa fretta, perchè l’altro non abbia paura. Amare vuol dire ammansire lentamente. Ma Gesù si mette subito in questo stato di vulnerabilità. Quando si ama si diventa molto poveri, molto piccoli, poichè si può essere feriti se l’altro non accetta la comunione che gli si vuole offrire. Così Gesù ha fatto: egli offre qualcosa di prezioso, la sua intimità, tanto forte che non si ha bisogno di altro. Ma il giovane ricco si è sottratto allo sguardo di Gesù che gli offriva un tesoro.

L’amore è sconfitto, ma si può vivere un amore più forte della sconfitta: ciò è molto bello, ma è un rischio. Certo l’amore può far paura. Amando ti leghi ad una persona: e se poi mi tradisce, non corrisponde? Allora hai paura, invece di aprirti ti chiudi ed è come morire. La paura dell’amore è la paura della morte, perchè si rischia tutto se stessi, con una certa definitività a volte senza vie d’uscita. La vita vince la morte, l’amore vince la morte.

Ma Gesù lo invita alla sequela lasciando perdere tutto quello che è stato solo premessa alla vita e non pienezza di vita. Quello che sei per ora è ciò che di te hanno fatto gli altri: genitori, educatori, amici.....ecc. Ora, se vuoi appropriarti pienamente della tua vita e registrarla su valori che contino per sempre e in maniera assoluta, generante, certa: lascia tutto, ringrazia e vieni con me.

Un abbraccio troppo stretto. Così è troppo!! “Non avevo alcuna intenzione di compiere un salto di qualità del genere. Credevo che tu continuassi il discorso dei miei genitori, dei miei educatori.....Che ti interessasse il mio bene.....Perchè rinunciare a tutto!! Non ci si può mettere d’accordo: avere una vita di valore senza rinunciare a niente. Mi piace la tua parola: è per me un’altra ricchezza fra le tante....”.

 

L’invito di Gesù è il metro di misura della bontà del mio cammino che mi ha permesso di arrivare a Lui. Occorre cambiare prospettiva. Alla fine Gesù dirà che cosa deve accadere: tutto è possibile a Dio. Il salto di qualità è determinato dal superamento di quel protagonismo e di quel senso di sufficienza che mi ha permesso di andare verso di lui ma da solo non mi consente di andare con lui. Dopo averlo cercato, chiamato “buono” bisogna che mi renda disponibile a lasciarmi fissare, fare, amare, chiamare.

 

MaÂ…Â…ne vale  la pena?

 la mia vita non può essere una domanda, deve diventare una risposta!!

 

 

 

 

PREGA PER NOI

In ricordo di Mons. O.Romero

 

Noi t’invochiamo, vescovo dei poveri, intrepido assertore della giustizia, martire della pace: ottienici dal Signore il dono di mettere la sua Parola al primo posto e aiutaci a intuirne la radicalità e a sostenere la potenza, anche quando essa ci trascende. Liberaci dalla tentazione di decurtarla per paura dei potenti, di addomesticarla per riguardo di chi comanda, di svilirla per timore che ci coinvolga.

Non permettere che sulle nostre labbra la Parola di Dio si inquini con i detriti delle ideologie. Ma dacci una mano perché possiamo coraggiosamente incarnarla nella cronaca, nella piccola cronaca personale e comunitaria, e produca così storia di salvezza. Aiutaci a comprendere che i poveri sono il luogo teologico dove Dio si manifesta e il roveto ardente e in consumabile da cui egli ci parla.

Prega, vescovo Romero, perché la Chiesa di Cristo, per amore loro, non taccia. Implora lo Spirito perché le rovesci addosso tanta parresia da farle deporre, finalmente, le sottigliezze del linguaggio misurato e farle dire a viso aperto che la corsa alle armi è immorale, che la produzione e il commercio degli strumenti di morte sono un crimine, che gli scudi spaziali sono oltraggio alla miseria dei popoli sterminati dalla fame, che la crescente militarizzazione del territorio è il distrocimento più barbaro della vocazione naturale dell’ambiente.

Prega, vescovo Romero, perché Pietro che ti ha voluto bene e che due mesi prima della tua morte ti ha incoraggiato ad andare avanti, passi per tutti i luoghi della terra pellegrino di pace e speranza, nella carità e nella difesa dei diritti umani là dove essi vengono calpestati.

Prega, vescovo Romero, perché tutti i vescovi della terra si facciano banditori della giustizia e operatori di pace, e assumano la nonviolenza come criterio ermeneutico del loro impegno pastorale, ben sapendo che la sicurezza carnale e la prudenza dello spirito non sono grandezze commensurabili tra loro.

Prega, vescovo Romero, per tutti i popoli del terzo e del quarto mondo oppressi dal debito. Facilita, con la tua implorazione presso Dio, la remissione di questi disumani fardelli di schiavitù.

Intenerisci il cuore dei faraoni. Accelera i tempi in cui un nuovo ordine economico internazionale liberi il mondo da tutti gli aspiranti al ruolo di Dio.

E infine, vescovo Romero, prega per noi qui presenti, perché il Signore ci dia il privilegio di farci prossimo, come te, per tutti coloro che faticano a vivere. E se la sofferenza per il Regno ci lacererà le carni, fa che le stigmate, lasciate dai chiodi nelle nostre mani crocifisse, siano feritoie attraverso le quali possiamo scorgere fin dÂ’ora  cieli nuovi e terre nuove.

 

Don Tonino Bello

 

 

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