giovaniemissione.it

Salmo 8: La Pira, i poveri e il valore dell'uomo, I poveri e il valore dell'uomo

Estate 2003

Popoli e Culture di Pace
sulle orme di Giorgio La Pira

Cittadella della Pace - Arezzo 27 Luglio - 7 Agosto
GIM Venegono

cerca nel sito

  torna alla pagina delle Catechesi

   scrivici

 

CATECHESI: Qui puoi trovare le catechesi che hanno animato la riflessione e la preghiera

La Pira e Cristo, Cristo l'uomo e la storia Filippesi 3,7-14
La Pira e il Regno, Cercate prima il Regno di Dio Mt 6,25-30
La Pira, i poveri e il valore dell'uomo, I poveri e il valore dell'uomo Lc 6,6-11 / Salmo 8
La Pira e l'impegno politico, Servo buono e fedele Mt 25,14-30
La Pira e il dialogo ecumenico, Il dialogo: cammino verso l'unità Atti 15, 1-21

La Pira e l'incontro dei popoli, "Verranno dall'Oriente e dall'Occidente" Atti 2, 1-13
La Pira e la Pace, Il Cammino della Pace Ef. 2,11-22 / Salmo 85(84) / Is2,1-5

 

Cristo l'uomo e la storia

Arezzo, 29 Luglio 2003

Fede, vita, Cristo, sono realtà presenti e vive nella vita di Giorgio La Pira. Il particolare Gesù Cristo è il centro e lÂ’ispiratore dellÂ’azione e della sua vita. È Lui che da senso e forza al suo agire. In questo cammino di incontro con Cristo ci vogliamo far accompagnare da S. Paolo.

Leggi Filippesi 3,7-14

Il brano rientra nel discorso che Paolo fa per mettere in guardia i Filippesi da falsi apostoli, che si vantavano delle loro origine ebraiche per avvalorare il loro insegnamento. Paolo dice che potrebbe vantarsi anche lui, ma non lo fa perché il suo vanto è Cristo.

Centralità di Cristo.
I motivi per Paolo di vantarsi sono tanti, era un personaggio eminente sia nel suo passato di persecutore dei cristiani, sia dopo la conversione. Ma quello che guida Paolo non è mostrare sé stesso, annunciarsi, mostrarsi; il suo fine è far conoscere Cristo. “Cristo Gesù, mio Signore” e “guadagnare Cristo” sono due espressioni che mostrano quanto Gesù sia al centro della vita di Paolo, tanto importante che tutto il resto passa in secondo piano, non perché Paolo si disincarni dalla realtà – sappiamo bene come Paolo si sia dato corpo e anima per lÂ’annuncio del Vangelo, per incontrare le persone, non risparmiandosi nei viaggi e nelle fatiche, arrivando anche a lavorare per mantenersi, mentre continuava lÂ’annuncio – ma per far partire e arrivare tutto a Cristo. Vivere questo ci porta a partecipare della Sua vita, donata e protesa verso la salvezza integrale dellÂ’uomo. Per questo Paolo non si risparmia, e partecipa così della morte e risurrezione di Cristo.

Il risorto
Ecco allora che il mistero della salvezza – morte e resurrezione – diventano per Paolo il fulcro della sua vita e della vita dellÂ’umanità che da lì la riceve. Anche per Giorgio La Pira sente forte il significato della resurrezione; La Pira mette spesso in legame la realtà terrena, lÂ’impegno nella storia, con tutto quello che riguarda i divino; il Cristo Risorto diventa la chiave di lettura della storia: “Tutta lÂ’evoluzione cosmica e storica ha un punto centrale fisso, permanente: il corpo risorto di Cristo. E questo Corpo risorto coordina a sé tutta la materia, tutto lÂ’ordine materiale, lÂ’ordine cosmico, e lÂ’ordine storico. Il fatto che Cristo è risorto è il fatto fondamentale della storia, dei secoli precedenti che lo preparavano, dei secoli successivi che sono chiamati a svilupparlo fino alla realizzazione del Regno messianico in cui si compirà la salvezza e la rivelazione integrale. Di fronte alla resurrezione sono messe a nudo le deficienze del mondo materialista che, in ultima analisi, non ha risolto i problemi dellÂ’uomo, il problema del senso dellÂ’esistenza. La speranza che sÂ’irradia dalla resurrezione diventa invece speranza politica, perché risolve il mistero della persona umana e illumina il cammino dei singoli e della storia”
La centralità del Risorto non ha niente di fuga dalla realtà, anzi è un immergersi sempre di più nel reale, assumerlo tanto da arrivare a dare la vita (la morte in croce). È imparare a leggere la storia e gli avvenimenti della propria vita con lo sguardo di Dio, ed agire poi nel concreto della vita secondo questa logica, una logica che porta Cristo al centro della vita del mondo perché lì possa essere salvezza per tutti.
“I veri materialisti siamo noi che crediamo nel corpo di Cristo Risorto e nella conseguente destinazione terrestre e celeste, temporale ed eterna del corpo umano! Siamo ancora allÂ’alba – alla preistoria – della storia cristiana del mondo: la storia comincerà quando avremo intuito fino in fondo – in un certo senso – il valore terrestre e celeste del corpo umano che il risorto Corpo di Cristo a sé attrae e a sé modella”.
“La Pira intendeva il significato fisico della resurrezione come qualcosa che questa realtà la rendeva globale per tutti gli uomini, cioè la realtà intimamente qualificata, sostanziale, interiore allÂ’evento della resurrezione fa sì che tutti gli uomini siano interni allÂ’evento stesso, lo sappiano o no, interni ad un disegno di salvezza e di efficacia oggettiva, offerta a tutti” (Balducci)

Conquistato
Questo si rende possibile perché si è conquistati da Cristo; non mi appartengo più, Paolo arriverà a dire “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”!! La conquista è innanzitutto unÂ’iniziativa di Dio, ci conquista per renderci strumenti della realizzazione del suo Regno, ma non lo fa rendendoci oggetti, ma soggetti di questa realizzazione, soggetti liberi che avvolgono il disegno di Dio, perché attraverso di esso realizzano pienamente la loro vita; non fantocci, ma protagonisti, dei protagonisti liberamente ‘possedutiÂ’.
“O perché – scriveva La Pira – io non dovrei curare questo patrimonio di grazie (la fede) che solo mi conforta in tanti momenti oscuri della vita? Questa misteriosa donazione di Dio che conferisce dignità infinita alla mia vita a ai miei atti? Io vi prego di rispondere a questa domanda: e se voi mi obbiettaste che io «esagero» vi dirò che la verità non sopporta dimezzamenti: e che se Iddio mi permette di vedere intiera la radiosità di unÂ’alba sarebbe stupido che io, per non so quale ragione, dovessi limitarmi a intravedere gli ultimi raggi del tramonto”.

Corro
LÂ’essere conquistati non è fine a sé stesso, né una cosa che una volta raggiunta, ci si può fermare e si ha per sempre; lo stesso Paolo ce lo ricorda che occorre correre sempre verso questa meta. È una cosa che si ‘guadagnaÂ’, non si compra, occorre perciò correre, camminare. E in questo incedere abbiamo un doppio fine: per “arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù”, ma non ci si arriva da solo.
La Pira, uomo della preghiera e del silenzio, si immerge nei problemi e nelle ansie degli uomini del suo tempo. Nel 1934, con un gruppo di giovani inizia la “Messa di San Procolo, dove raccoglieva i poveri della città; durante la Messa La Pira teneva dei brevi “discorsi”, al termine poi veniva distribuito qualcosa da mangiare, e questo anche nei tempi della guerra.

Spunti per la riflessione

  • Chi o casa è il Signore della tua vita?
  • Ti ritieni un/a conquistato/a da Dio? Come lo vivi nella tua vita?
  • Quali sono le priorità nella tua vita? Secondo quale criterio scegli?
  • Per La Pira la preghiera era “abitare il paradiso”, “la gioia della grazia”, “è come fare la cura del sole”, “è unÂ’esperienza di luce”; cosÂ’è per te la preghiera? Quanto tempo le dedichi?

 

Cercate prima il Regno di Dio

Rondine – Arezzo, Mercoledì 30 Luglio 2003

Il Regno di Dio
Il tema del Regno ricorre 122 volte nel vangelo e 90 volte viene posto sulle labbra di Gesù. Per lui è così importante che già allÂ’inizio della sua predicazione invita alla conversione “perché il regno dei cieli è qui”(Mt 4,17) e più avanti lo presenta ai suoi discepoli attraverso diverse parabole, perché possano capirne il significato e vedere più in profondità (cfr. Mt 13).

Per Gesù il Regno è Dio stesso che regna e libera lÂ’uomo da ogni schiavitù, rendendolo a sua immagine e somiglianza. Conoscere i misteri del Regno è conoscere la volontà del Padre e far nostro il disegno di Dio nella storia: costruire un mondo dove si possa vivere da figli e da fratelli, dove ci sia pace e giustizia per tutti. Gesù, esigendo il cambiamento come condizione per il Regno, mostra che esso oltre che essere frutto dellÂ’intervento di Dio, richiede anche la collaborazione dellÂ’uomo, il suo impegno e il suo sforzo.

Gesù non solo ha annunciato vicino il Regno, ma lo ha reso anche presente mediante gesti concreti.
Però non dobbiamo dimenticare che il Regno va cercato dappertutto, perché esso è presente ovunque, pur in modo embrionale, perché dappertutto Dio ha lasciato segno di sé con un esplicito atto creativo; vive perciò nel cuore della storia e di ogni uomo prima ancora che lÂ’annuncio esplicito del Vangelo raggiungesse i singoli individui.

  • Quali sono, le preoccupazioni, i desideri, che porti nel tuo cuore in questo momento?

La Pira, nelle sue riflessioni fa riferimento costante al tema del Regno ed è convinto che una comprensione piena della fede esige che al Regno sia data priorità assoluta poiché esso si iscrive nel progetto provvidenziale di Dio che vuole la salvezza di tutta lÂ’umanità.
In una lettera scritta a don Sturzo sottolineerà come «anche per la vita politica vale la norma dellÂ’Evangelo: domandate prima il Regno di Dio e la sua giustizia”.
A portare La Pira a questa sensibilità era la sua familiarità con la Parola di Dio. Leggeva la Bibbia con stupore e amava ripetere:
“Nella Bibbia cÂ’è tutto. È la carta di navigazione dei singoli e dei popoli; cÂ’è da dove vieni, dove sei e dove vai. CÂ’è tutto degli uomini, il bene, il male. E il Signore si serve di tutti per il suo disegno., anche dei non credenti. Basti pensare a Ciro re di Persia: Dio lo adoperò per far tornare Israele dalla schiavitù alla Terra promessa”.
Era proprio la sua familiarità con la Parola di Dio che lo aveva reso capace di tradurla sempre più in pane quotidiano. Con grande sensibilità storico salvifica La Pira rilegge la storia di Israele e del mondo contemporaneo alla luce della parola di Dio: “Bisogna rileggere lÂ’Esodo – la rivolta di Mosè, la contestazione del Faraone, la liberazione dÂ’Israele per comprendere il fondo biblico, vitale, messianico dei grandi movimenti di liberazione politica, economica, storica, culturale che fermentano irresistibilmente i popoli oppressi di tutti i Continenti”.

  • Quanta familiarità hai con la Parola di Dio? EÂ’ criterio di discernimento per la tua vita?

Fermiamoci un poÂ’ sul testoÂ…

Non affannateviÂ…
Gesù, istruendo i discepoli sulle esigenze della sequela, nellÂ’ultima parte del discorso del monte, li invita ad andare allÂ’essenziale della vita e a rompere con la logica del mondo: accumulare, possedere, garantirsi la vita, assicurarsi, paura di perdere privilegi e sicurezze, vantaggi ed interessi. Per questo gli dice: “… non affannateviÂ… Di tutte queste cose si preoccupano i pagani. Â… non affannatevi dunque per il domani…”.

AllÂ’inizio della sua predicazione invita chi lo segue a cambiare di mente e di cuore, di occhi e di vista, a cambiare di mentalità, di cammino. Il Regno, prima atteso e ora presente in Gesù, è quello del Padre, in cui viviamo da figli e da fratelli. La parola “regno” racchiude ogni desiderio dellÂ’uomo.

Il Regno che Gesù annuncia non è basato sulla forza e sulla violenza, ma sullÂ’Amore. Non si esprime comandando, ma servendo.; non sacrifica i sudditi, ma offre se stesso e muore per tutti.
I protagonisti del Regno che Gesù annuncia sono i poveri, gli oppressi, i crocifissi della storia, quelli che per il potere stabilito non contano niente. Sono gli uomini delle Beatitudini. Con quelli che non hanno sostegno e peso nella società, Gesù vuole costruire il suo Regno.

LÂ’impegno per il Regno e la Giustizia
Il discepolo è chiamato a fidarsi di Dio, perché sa che tutto gli viene dato nella misura in cui lÂ’impegno per il Regno e la Giustizia è una costante nella sua vita. Questo impegno ci porta a costruire un mondo più giusto e fraterno, dove a tutti è assicurato il necessario per vivere con dignità, dove il perdono, la pace, la solidarietà, lÂ’accoglienza, la sobrietà, lÂ’accontentarsi, ci permetteranno di promuovere una globalizzazione che non esclude, ma include tutti. Dove tutti i popoli della terra possano sedersi alla mensa del banchetto del Regno e condividerne equamente i beni.

La passione e lÂ’impegno per il Regno e la giustizia devono ridimensionare la nostra vita, le nostre scelte, i nostri impegni, quello che abbiamo e vorremmo.
Non è un accontentarci in modo passivo, ma è un impegno che crea condizioni di vita uguali per tutti.
Ecco perché lÂ’affanno, lÂ’ansia spariscono da sole. LÂ’autenticità della nostra vita, la ricerca vera di valori, il credere che con Gesù il Regno è già in mezzo a noi, perché è già iniziato un nuovo stile di vita, ci porta alla pratica della solidarietà, della condivisione, dellÂ’accoglienza e crea condizioni di vita degne per tutti.

“La gratitudine del Regno non consiste solo in occhi nuovi per vedere e orecchi nuovi per ascoltare, ma anche in mani nuove per fare”. (Jon Sobrino)

Fiducia nellÂ’Amore del Padre
Il discepolo non deve cadere nella tentazione dellÂ’affanno, dellÂ’ansia, come se tutto dipendesse da sé stesso: a lui è richiesta la fiducia nellÂ’amore del Padre. Questo non sottrae allÂ’impegno, che in nessun modo viene privato della sua serietà e della sua urgenza: lo rende più sereno.

Deve sapere che i beni del Regno sono al primo posto e questo invita, anzi esige, che la nostra vita sia orientata in modo diverso.
Il mondo inganna e seduce: ci convince che solo nel possesso cÂ’è sicurezza e gioia. E così ci rende schiavi, disposti a servirlo, ci spoglia della nostra vera umanità, ci ruba lo spazio della libertà e ci strappa lÂ’anima.

  • Come stai cercando il Regno di Dio e la sua giustizia nella tua vita?

La forte sensibilità di La Pira per il Regno, lo porta ad un impegno costante per costruire una civiltà fondata sui valori consolidati, che hanno come fondamento unÂ’autentica fraternità e una ritrovata equità, capaci di ricostruire un mondo riconciliato e solidale. Per lui i segni visibili del Regno sono le stesse opere profetizzate da Isaia, riprese da Gesù nella sinagoga di Nazaret e affidate ai discepoli di Giovanni Battista: “i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano lÂ’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la Buona Novella del Regno” (Mt 11, 5-6).

Secondo La Pira il Regno di Dio, fa riferimento al cuore degli uomini, chiamati a tessere stabilmente un rapporto di amore con la vita trinitaria. Per questo ancora giovane scrive: “LÂ’essenza del Regno di Dio stabilita nel cuore dellÂ’uomo sta proprio in questa partecipazione dello Spirito Santo allÂ’anima umana: è il principio interiore dal quale procedono, come da una causa fontale, le virtù teologali della fede, della speranza e della carità”.
Lui stesso ribadisce lÂ’idea di un Regno che dimora nel cuore dellÂ’uomo affermando che “lÂ’uomo vale in ragione della preziosità del suo tesoro interiore: vale perché porta in sé Dio…”.

Per lui tutto ha inizio dal cuore dellÂ’uomo ed è pienamente consapevole del fatto che sarebbe fatica sprecata credere di riuscire a combattere lÂ’egoismo e il disordine del mondo quando non si è capaci di intervenire con il medesimo coraggio allÂ’interno del proprio cuore. Il male presente nella storia è specchio del peccato che abita dentro il cuore di ciascuno; pertanto solo a partire dal cuore umano può mutare il volto del pianeta.

In La Pira Il Regno di Dio trova spazio e concretezza mediante lÂ’impegno di apostolato. Riconosce che un dono tanto grande offerto da Dio allÂ’umanità si rende visibile e palpabile quando incontra dei credenti pronti ad assumerne gli atteggiamenti; quando si incarna in persone che, raggiunte dallÂ’azione salvifica di Gesù, accolgono la sua proposta e a partire da loro stessi iniziano a diffondere nel mondo i valori della tolleranza, della riconciliazione, della pace, della fraternità, dellÂ’unità dei popoli e delle religioni.

Per La Pira la pace è il bene per eccellenza, il frutto più desiderabile del Regno. Ma era anche convinto che la pace non è un bene asettico, né un fiore che cresce spontaneo, ma poggia sulle solide fondamenta della giustizia e viene quotidianamente coniugata con la verità; fa inoltre i conti con la tolleranza e la misericordia.

Tutta la visione che La Pira ha del Regno è attraversata da un ottimismo sconfinato, motivato dalla certezza della resurrezione di Gesù che ha definitivamente mutato il corso della storia. È fermamente convinto che anche se nel mondo è visibile lÂ’azione del male, la struttura fondamentale dellÂ’uomo e della società è buona.

Pur presente e attivo nella storia, il Regno rimane una meta da raggiungere; è un dono di Dio e da lui proviene, però richiede anche lo sforzo e la collaborazione dellÂ’uomo e la Chiesa, pur immersa nella provvisorietà e fragilità del tempo, è chiamata ad essere un segno autentico e tangibile del Regno.

  • Quali sono i valori del Regno che oggi vanno promossi con urgenza?

La Pira ha vissuto questa doppia dimensione: della fiducia e dellÂ’impegno, facendo del suo servizio politico un contributo serio a far presente il Regno fra gli uomini del suo tempo.

Ed ora tocca a Noi

Alla scoperta del Regno

Signore Gesù, noi abbiamo fiducia in Te
e per questo siamo qui.
Abbiamo fiducia nella tua Parola.
Aiutaci ad accoglierla;
ad avere fame e sete di Te;
aiutaci a farla diventare Vita nella nostra vita.

Donaci di comprendere la grandezza,
lÂ’immensità
e lÂ’importanza del Regno
che è già presente in noi e in mezzo a noi.
Donaci di capirne lÂ’urgenza
e la necessità;
faÂ’ che non ci distraiamo e affanniamo
per cercare quello che non vale
e accumulare quello che non serve.

Dacci occhi per saper guardare
gli uccelli del cielo
e i gigli del campo;
aumenta la nostra fiducia in Te
e nella tua provvidenza,
ed aiutaci a cercare sempre
ciò che piace a TeÂ…
Perché tuo è il Regno, la potenza e la Gloria
nei secoli dei secoli. Amen!

I poveri e il valore dell'uomo

Arezzo, giovedì 31 luglio 2003

I poveri sono sempre stati al centro dellÂ’attenzione di Gesù, che ha cercato di dare loro dignità, vita, la possibilità di vivere in pienezza la loro umanità. LÂ’umanità, per Gesù ha un valore tale che non rifiuta di assumerne la natura; ed è questa natura umana che vuole salvare.

Nella sinagoga
Gesù entra nella sinagoga per insegnare. È nel contesto della preghiera, un momento che potremmo definire di spiritualità, di ascolto di Dio, della nostra dimensione verticale che Gesù vede il malato e lo guarisce. È dallÂ’incontro con Dio che si “aprono gli occhi” e si riesce a vedere la realtà; è Dio che mi insegna a guardare quellÂ’uomo con la mano inaridita non semplicemente con il mio sguardo umano, limitato dallÂ’apparire, da ciò che si vede con gli occhi o con il pregiudizio umano. Anche gli scribi e i farisei lo vedevano, addirittura Luca ci dice che osservavano; ma per quellÂ’uomo hanno già la soluzione fatta, la sentenza è già data: quellÂ’uomo e malato perché peccatore (cf. tutta la teoria della retribuzione) ed è sabato, quindi non si possono fare lavori, e neppure guarigioni. Ma è Gesù ora che VEDE veramente, sia il cuore dei farisei, sia la situazione dellÂ’uomo

  • Il mio guardare il mondo e le persone da cosÂ’è guidato, dal mio semplice punto di vista o anche dallo sguardo di Dio?

La mano destra inaridita
La situazione di questÂ’uomo è veramente critica e difficile: è un uomo che non può lavorare, che non può essere autosufficiente, non può perciò gestire la propria vita in pienezza, deve dipendere. La sua stessa dignità di persona nella società è diminuita. La mano inaridita è incapace di aprirsi, e rappresenta anche le incapacità di aprirsi agli altri e a Dio. Anche noi abbiamo la nostra mano inaridita, le nostre chiusure e incapacità; anche noi sperimentiamo il limite.
Ma anche a livello mondiale, tanti sono i popoli con la mano inaridita, privati di dignità, e di possibilità di essere indipendenti.

  • Quali sono le mie mani inaridite? Quali sono quelle che vedi attorno a te e nel mondo?

Alzati e mettiti nel mezzo
Ecco allora che interviene Gesù, e gli ridà la sua dignità, lo rimette in piedi; tra lÂ’altro questa parola – alzati – è spesso associata con la risurrezione; a questÂ’uomo Gesù vuole ridare la vita. Ma lo mette anche nel mezzo perché tutti si possano accorgere, anche i distratti, anche quelli che non si accorgono mai degli ultimi, troppo presi dai loro affari personali, oppure con gli occhi solamente su un Gesù disincarnato, messo sugli altari e non che cammina per le strade di casa nostra.

  • E tu li vedi i poveri, gli emarginati, gli ultimi?

Stendi la mano
E infine lo guarisce. Ora a quellÂ’uomo è ridata la possibilità di vivere una vita piena; non è più un escluso perché malato, perciò peccatore e impuro, può far parte a pieno titolo della società, e in questa società ora può esprimersi a pieno titolo. Immaginate la gioia di questÂ’uomo!!!
Anche noi siamo chiamati a dare possibilità di vita, di dignità alle persone. Giogo La Pira diceva: “Fino a quando mi lascerete a questo posto, mi opporrò con energia massima a tutti i soprusi dei ricchi e dei potenti. Non permetterò che rimanga indifesa la parte debole della città: chiusure di fabbriche, licenziamenti e sfratti troveranno in me una diga non facile abbattibile. Tutta la vera politica sta qui: difendere il pane e la casa della più gran parte del popolo italiano. Il pane, e quindi il lavoro, è sacro; la casa è sacra: non si tocca impunemente né lÂ’uno, né lÂ’altra; questo non è marxismo: è Vangelo”.

  • E tu hai avuto occasione questÂ’anno di essere vicino ai poveri, agli esclusi? Ha dato loro del tuo tempo, te stesso perché anche loro possano avere una vita piena? Condividi dei casi concreti.

Valore della persona per Dio
Come dicevano anche allÂ’inizio, per Dio lÂ’uomo è tanto importante che ha ritenuto necessario incarnarsi per ridare il vero valore e dignità allÂ’umanità. “CÂ’è bisogno di una riparazione! LÂ’uomo non può essere separato da Dio. Ecco lÂ’Incarnazione. Dio stesso ripara, con lÂ’incarnazione del Verbo, questo ordine turbato e lÂ’uomo torna ad essere integrato nella Grazia”.

LÂ’uomo per Giorgio La Pira

Tutta la crisi del mondo moderno, insiste più volte Giorgio la Pira sta proprio in questo: non conoscere i valori della persona umana, che Dio, appunto, ha creato, salvato ed amato: la persona irripetibile ed unica. “Dio mi ha fatto e ha rotto lo stampo”. La persona trova la sua pace nello scoprire e vivere il suo fine che è la contemplazione, lÂ’amore, la fedeltà al suo creatore: quel misterioso dono della familiarità con il Signore. La Pira contesta le idee di Rousseau, Hegel, Marx, perché la società a cui hanno dato origine con le loro idee illuministe, idealiste e marxiste sono sbagliate perché allÂ’uomo non è dato il suo valore vero ed egli è pensato o indipendente da Dio, autonomo, senza bisogno di risanamento e di sopraelevazione e in qualche modo vincolato e limitato dal solo ambito della propria ragione; oppure in funzione dello Stato, strutturato per lo Stato anziché lo Stato per lui.
“Dio ha voluto che noi fossimo, in un certo modo, gli artefici della nostra redenzione: ah voluto che noi conquistassimo la nostra interiore unità. Egli pone in noi il germe – con la Grazia – la potenza di recuperare lÂ’eternità: ma lÂ’attuazione di questÂ’opera di riconquista deve essere nostra; certo, parallela, anzi, sottostante allÂ’opera nostra cÂ’è lÂ’opera di Dio: sostegno e conditio della prima”
“Tutto lÂ’essere mi converge verso un punto che mi porterà per sempre a contemplare Dio. Capisco ora il perché dellÂ’intelligenza e la sua fondamentale orientazione; capisco il perché dellÂ’amore; capisco la gerarchia che domina la struttura e il dinamismo della persona; capisco il senso profondo della mia libertà; capisco lÂ’inestimabile valore di ogni persona: si fa chiaro alla mia mente lÂ’immenso stupore di san Paolo quando grida: non sapete che siete tempio del Dio vivo? La mia persona è tutto proiettata verso le cime purissime della grazia e della preghiera, destinata ad essere amata e posseduta dalle Persone divine!”
“Alla comune fraterna tavola del mondo, un posto non deve mai mancare a nessuno!”. Per La pira la persona umana è importante, e perciò anche le sua necessità materiali. A Firenze organizza una mensa per i poveri (S. Vincenzo allÂ’Ozanam), e spesso gran parte del suo stipendio finiva in aiuto ai più bisognosi. AllÂ’Ozanam significa visitare i bisognosi per amore di Cristo e contemporaneamente educare lÂ’intelligenza al pensiero cristiano e avare lÂ’occhio attento al primo comandamento per nutrire il secondo.

  • Qual è la visione dellÂ’uomo nella società dÂ’oggi? E la tua?
  • Quali sono i valori da ritenere, e quelli da sanare o cambiare?

 

"... Servo buono e fedele"

Rondine – Arezzo, Venerdì 1 Agosto 2003

I “talenti” … ricevuti
La parabola ci racconta di 3 servi molto diversi tra di loro, in atteggiamenti e impegno, ma accomunati da una stessa realtà, i talenti, che non sono stati da loro guadagnati, ma ricevuti. Sono infatti doni. Questo è il “filo rosso” che accomuna tutta lÂ’umanità. Nessuno è mai partito da zero: lÂ’esistenza umana viene costruita con qualcosa (doni) che ci è stato dato gratuitamente. Sta a noi accogliere e valorizzare il dono che ci siamo trovati tra le mani.

LÂ’intenzione principale della parabola è un invito a vivere le occasioni che la vita presenta per compiere qualcosa di bello, di buonoÂ…. e di nuovo. Dio ci chiama ad essere creativi, intraprendenti, pieni di iniziativeÂ… non a “conservare” o tutelare ciò che abbiamo (si tutelano le opere dÂ’arte, i monumenti, non i doni). È un invito forte alla responsabilità: non possiamo restare oziosi. Dobbiamo far fruttificare, rischiare, osare !!!

  • “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date”(Mt 10,8) Come sento che sto vivendo questa Parola di Dio?

La Pira, appena ventenne intuisce che il cristianesimo non è una evasione dal mondo né un rinserrarsi negli spazi angusti della propria interiorità. Nella Messina del dopo terremoto sÂ’impegna in opere caritative tra le baracche della povera gente portando aiuti materiali e morali. Era un appassionato di Dio, dellÂ’uomo e del mondo. E proprio per questo insisteva anche sullÂ’impegno politico dei cristiani. Lui amava la politica come intelligenza delle cose, scienza dedicata allÂ’uomo, sintesi che cerca di cogliere le aspettative e i bisogni dellÂ’uomo, servizio di carità che supera ogni servizio professionale di medico, di insegnante, di artefice dellÂ’economia e di tutte le altre attività umane.

In una lettera scrive: “La sola metodologia di vittoria è la rinuncia a se stessi; il distacco radicale delle proprie piccole sfere; lÂ’apertura come conseguenza di questo distacco e di questo taglio, alla sfera mondiale di Dio. Gli strumenti che suggeriscono lÂ’ambizione, la colpa e la meschinità, sono radicalmente privi di efficacia politica”.

“ma che significa – si chiede La Pira – ‘voi siete il sale della terra? Voi siete la luce del mondo?Â’ Significa che abbiamo una missione trasformatrice da compiere; significa che(Â…) noi dobbiamo mutare – quanto è possibile – le strutture di questo mondo per renderle al massimo adeguate alla vocazione di Dio”.

Giorgio La Pira

Saper rischiare
I primi due servi hanno considerato giustamente il dono ricevuto come appartenente ormai a loro. Il padrone glielo aveva regalato e lÂ’hanno usato senza paura di rischiare. LÂ’altro invece non ha capito che il talento era suo. Non ha creduto allÂ’amore e generosità del padrone. Per lui era solo un oggetto imbarazzanteÂ… da restituire intatto. Così lo ha nascosto. La paura ha ucciso la sua spontaneità e creatività.
Gli errori dipendono da una falsa immagine di Dio: “So che sei un uomo duro…”, dice il servo.

  • Che immagine ho di Dio?

La Pira arriverà a dire che: “la vocazione cristiana è un carico, dolce perché cristiano, che comanda di spendersi senza risparmi per gli altri”. E lui ha saputo veramente spendersi, mettendo al servizio i talenti, i doni che il Signore gli aveva dato, assumendo nel suo impegno politico, lÂ’impegno per costruire un mondo più giusto e fraterno, per promuovere la pace e la fraternità tra i popoli in un momento particolare della storia (nazifascismo, guerra fredda, i regimi totalitari).
Per questo diceva: “lÂ’impegno politico è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve poter coinvolgere verso di se gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità”.

“La ‘elemosinaÂ’ non è tutto: è appena lÂ’introduzione al nostro dovere di uomini e di cristiani; le opere anche organizzate della carità non sono ancora tutto: sono un passo avanti notevole nellÂ’adempimento del nostro dovere di uomini e di cristiani; il pieno adempimento del nostro dovere avviene solo quando noi avremo collaborato, direttamente o indirettamente, a dare alla società una struttura giuridica, economica e politica adeguate – quanto è possibile nella realtà umana – al comandamento principale della carità”.

Giorgio La Pira

Produrre per chi?
Non basta però far fruttare i doni ricevuti, occorre verificare per chiÂ… o che cosaÂ… si fanno fruttificare. Se al centro di tutto il nostro agire sta il nostro interesse egoistico, allora abbiamo fatto di peggio; non solo abbiamo nascosto, come il servo, i talenti sotto terra, ma li abbiamo seppelliti sotto cumuli di ipocrisia. Anche la fede può diventare un talento sotterrato, e quindi sprecatoÂ… se lo si considera un fatto privato e ci si limita a custodirla, magari anche difenderla. Il Signore, partito per un lungo viaggio, invece, desidera che anche questo talento venga trafficato, per cui la nostra fede deve diventare contagiosa, comunicativa. Una fede innocua, che non dice niente a nessuno, che non è testimonianza, è un dono inutilizzato.

  • Come vivo il dono della fede? In che maniera può diventare veramente contagiosa?

La Pira affermava che “la politica è lÂ’attività religiosa più alta dopo quella dellÂ’intima unione con Dio”. E don Tonino Bello commentando questa frase dice che “la politica è lÂ’attività più alta perché è la guida dei popoli, una responsabilità immensa, un severissimo servizio. E La Pira ci ha dato un esempio di coerenza col Vangelo, un esempio di servizio e non di potere, un esempio dÂ’intima unione con Dio”. La politica, intesa e vissuta in questa dimensione, mette al centro lÂ’uomo col cui volto Dio si è identificato. Questo ci fa capire che la politica è una maniera esigente di vivere lÂ’impegno cristiano al servizio degli altri. Chi si impegna nella politica non deve mai dimenticare di mettere lÂ’uomo al centro.

Attento a non scavare troppo!
Quando si scavano tante buche, come fa lÂ’uomo che aveva ricevuto uno solo, per mettere al sicuro il talento, è inevitabile che anche la persona vi si nasconda o cada, venga inghiottita dentro, e non esca più allo scopertoÂ… Incredibile: il Signore ci ha fornito le mani per recare i suoi doni il più lontano possibile, e noi le usiamo per afferrare il badile e ci mettiamo subito a scavareÂ…

  • Qual è la mia esperienza diÂ… buche? Sono chiamato a vivere, non a seppellireÂ…

“intervenire per trascrivere negli ordinamenti sociali il precetto dellÂ’amore fraterno è un dovere di cui renderemo al Signore un conto molto stretto: ‘Non chi dice Signore, Signore entrerà nel regno dei Cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio’”.

Giorgio La Pira

Un atto di fiducia
Il padrone potrebbe deporre in banca la somma o investirla in altre maniere. Preferisce affidarla ai servi. Tralascia unÂ’operazione sicura per unÂ’altra più rischiosa. La consegna dei talenti è un atto di fiducia sulla loro buona volontà. Egli non vuole che siano semplici dipendenti ma collaboratori coscienziosi dei suoi traffici. Come il proprietario, Dio si serve di cooperatori per realizzare i suoi disegni sulla terra. Egli non opera direttamente, ma tramite i suoi fiduciari. Non basta astenersi dal male; bisogna impegnare tutte le propine energie, e la stessa vita, per fare il bene.

Nel documento “Nota dottrinaleÂ… riguardanti lÂ’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica” si afferma che “i fedeli laici non possono affatto abdicare alla partecipazione alla politica, ossia alla molteplice e varia azione economica, sociale, legislativa, amministrativa e culturale destinata a promuovere organicamente e istituzionalmente il bene comune. Che comprende la promozione e la difesa dei beni, quali lÂ’ordine pubblico e la pace, la libertà e lÂ’uguaglianza, il rispetto della vita umana e dellÂ’ambiente, la giustizia, la solidarietà, ecc.”.

  • Come cristiano, qual è la tua esperienza e il tuo rapporto con la politica? Quanto senti importante un tuo impegno politico?

Il punto di arrivo
Guardando la parabola dei talenti ci rendiamo conto che non è tanto il punto di partenza che conta(lÂ’aver ricevuto 5,2,1), ma il punto dÂ’arrivo. LÂ’aver fatto fruttare quanto ci è stato consegnato. È facile restare fuori dalla vita e ci vuol poco, basta essere superficiali, vivere come viene. Riconoscere questo significa impegnarsi a lavorare sodo ed essere disponibili a rischiare, a sporcarsi le mani, a saperci schierare.

“Se uno mi chiedesse a bruciapelo: «Dammi una definizione di quel che dovrebbero essere i politici», io risponderei subito: «Operatori di pace». (Â…) Si serve la causa della pace quando lÂ’impegno appassionato dei politici sarà rivolto a che le città vengano allagate di giustizia, le case siano sommerse da fiumi di rettitudine e le strade cedano sotto un alluvione di solidarietà, secondo quello splendido versetto del profeta Amos: «Fate in modo che il diritto scorra come acqua di sorgente, e la giustizia come un torrente sempre in piena»Â”.

don Tonino Bello

Per il cristiano il gesto politico è anche gesto dÂ’amore e lÂ’impegno politico allora diventa un modo privilegiato di vedere Dio nel prossimo e di essere prossimo a ciascun membro della comunità di cui è rappresentante e servitore. Vuol dire mettere al servizio degli altri i doni che il Signore ha fatto.

La Pira sente il suo impegno politico come vocazione e per questo lo vive nella dimensione del servizio e in un impegno serio per la pace e la giustizia. È un servizio che esplicita in vari modi e soprattutto concretizza nel suo servizio come sindaco di Firenze, come membro dellÂ’Assemblea costituente, nei suoi viaggi a Mosca, in Cina, in Egitto, in Israele, in USA; nellÂ’organizzare il primo Convegno internazionale per la pace e la civiltà cristiana.

Per lui la politica è intesa ed esercitata come arte della pace. È concepita nel senso più alto del termine, politica: cioè azione per il bene comune della pòlis, della città. Il compito dellÂ’amministratore politico è quello di garantire a tutti pane, lavoro, casa. La politica è dunque il compito più alto, ma anche più difficile, di servizio verso il prossimo. Per questo la responsabilità del politico è individuale e sempre maggiore in misura del compito e del ruolo sostenuto.

Al convegno dei Giuristi cattolici La Pira afferma "E dico: quando il Signore, amico mio, ti chiameràÂ… Lei signor La Pira, lei che cosa ha fatto?”. Io gli devo rispondere: di quando ero studente, secondo quel che ero da studente; di quando fui professore, secondo quel che fui da professore. E sempre in relazione a quel metro”.
In una lettera egli scrive: “La sola metodologia di vittoria è la rinuncia a se stessi, il distacco radicale dalla propria piccola sfera, lÂ’apertura alla sfera mondiale di Dio: gli strumenti che suggerisce lÂ’ambizione, la colpa, la meschinità, sono strumenti radiclmente privi di efficacia politica”.

  • Come stai impegnando i talenti che il Signore ti ha dato? Qual è il tuo giudizio sulla realtà politica del paese e del mondo?

“Il Signore vi chiederà conto se lo spirito che ha animato il vostro impegno politico è stato quello del servizio o quello del self – service. «Fai strada ai poveri senza farti strada», scriveva don Milani al suo amico Fabbrini. Ma quante volte date lÂ’impressione che, se non proprio il calcolo personale, almeno quello di parte prevalga su quello della comunità! Diversamente non si spiegherebbero tante lotte allÂ’ultimo sangue. Coraggio! Riscoprite i volti. Non abbiate paura che vi accusino di parzialità se partite dai più deboli”.

don Tonino Bello

“Anzitutto: lÂ’evangelo ha valore sociale? Cioè, è destinato a rinnovare non solo la coscienza dei singoli, ma anche, come naturale conseguenza, la struttura sociale delle famiglie, delle città, delle nazioni?
La risposta è precisa: si! Anzi il destino dellÂ’evangelo nel mondo è essenzialmente sociale: perché esso mira alla costruzione di una unica universale società che in sé coordina ed unifica tutte le famiglie, tutte le città, tutte le nazioni, tutte le stirpi”.

Giorgio La Pira

Il dialogo: cammino verso l'unità

Arezzo, lunedì 4 agosto 2003

AllÂ’inizio della storia della Chiesa sorgono subito dei “problemi”, legati alla cultura, allÂ’origine, ai modo di vivere. LÂ’incontro del mondo giudaico e di quello ellenico mette a confronto la tradizione e lÂ’azione dello spirito: da un lato coloro che venivano dalla cultura ebraica, che ritenevano indispensabile “diventare prima Ebrei” per poi aderire a Cristo, dallÂ’altro lÂ’esperienza di Paolo, ma anche di Pietro che vedono come anche per i non ebrei, quelli che poi Paolo identificherà come pagani, gentiliÂ… Dio ha un progetto di salvezza e li chiama direttamente alla fede.

Le basi del dialogo: il confronto con la comunità e lÂ’ascolto dello Spirito
Il cammino di evangelizzazione fatto da Paolo, anche se apparentemente portato avanti da lui solo (pochi sono stati coloro che dalla comunità di Gerusalemme lÂ’hanno accompagnato), rientra sempre nel cammino di tutta la comunità, di tutta la Chiesa. Ed è a questa stessa Chiesa che lÂ’ha inviato (Atti 11 e 13), che Paolo fa riferimento; viene a raccontare “tutto ciò che Dio aveva compiuto”.
Paolo ci fa notare come il protagonista sia Dio, è lui che chiama, che converte; è vero che opera attraverso lÂ’azione di Paolo, ma il protagonista resta Dio; occorre quindi, riconoscendo il primato di Dio, cercare il suo volere, cioè scoprire che strada Lui sta già percorrendo.
È qui che si inserisce il discernimento comunitario. Esso comporta innanzitutto lÂ’ascolto: parlano i farisei (espongono la tradizione giudaica), parla Pietro (fa riferimento allÂ’esperienza/incontro con Cornelio), parlano Paolo e Barnaba (espongono il loro lavoro tra i “pagani”). Le verità di ciascuno vengono fatte conoscere a tutti, confrontare, valutate alla luce della Parola. Nessuno ha la verità assoluta, perché nessuno è lÂ’unico possessore dello Spirito, o conosce pienamente la Volontà di Dio.
A questo punto interviene Giacomo, responsabile della comunità di Gerusalemme. Innanzitutto ricorda lÂ’agire di Dio nella storia, lo confronta con la Parola, e trae le conclusioni. Non è questione di accontentare le parti, né di dare dei “contentini”, per tenere tutti buoni, di fare una semplice sintesi con rischio di sincretismo. Si tratta di mettersi allÂ’ascolto dello Spirito, per non ostacolarlo, di portare avanti i valori indispensabili, che devono unire, lasciando poi a ciascuno la propria particolarità che arricchisce la comunità, senza bloccarla o dividerla.si cerca il bene di ciascuno e di tutti. Lo scopo è quello di continuare nellÂ’annuncio, per continuare lÂ’opera che Dio sta già portando avanti.
Se vediamo in questi versetti, che mostrano come le persone siano interpellate con tutto il loro essere, le loro doti umane e qualità, resta indispensabile lÂ’azione di Dio. Altrimenti si corre il rischio di far prevalere la voce del più forte, o di creare incomprensioni, oppure di credere volontà di Dio solo quello che invece è volontà umana.
E se guardiamo alla prima comunità cristiana, nei momenti importanti della sua vita, quando si trattava di fare delle scelte vitali, ha sempre dato molto spazio alla preghiera e alla parola.

Dialogo fra le Chiese e le proposte di Giorgio La Pira
Dopo secoli di divisione e addirittura di guerra tra le Chiese, nellÂ’ultimo secolo si è cercato di iniziare un cammino di dialogo e riavvicinamento che è partito soprattutto come incontro di preghiera. Lo scandalo della divisione, fatto di interessi umani e di non dialogo, deve essere superato, per portare ad un avvicinamento, fino alla comunione tra le varie Chiese. Ciò diventa indispensabile in vista di un annuncio credibile del Vangelo.
Giorgio La Pira sentiva molto forte questa esigenza. Dal 1959 al 1963 La Pira scrive ai rappresentanti delle varie Chiese cristiane per promuovere lÂ’incontro, la preghiera e lÂ’unità dalla Chiesa. Per La Pira il cammino ecumenico è alla base di tutto il suo operare, non è solo una parte della sua attività. Il dialogo fra i cristiani è un fatto che permea tutta la sua attività politica, sociale e culturale. LÂ’unità che pensa La Pira è unÂ’unità fata dallÂ’opera di Dio; egli cita spesso il passo del Vangelo di Giovanni “siccome tu, o Padre, sei in me e io in te anche essi siano uno in noi, cosicché il mondo creda che tu mi hai mandato”.
Per La Pira lÂ’unità della Chiesa è un dono di Dio ed è essenziale perché il mondo incredulo divenga credente. LÂ’unità della Chiesa è un fatto che diventa fondamentale per la ricerca dellÂ’unità del genere umano; per lui lÂ’unità dei cristiani è il primo passo, irrinunciabile, per poter poi perseguire quella unità del genere umano che sola potrà realizzare uno sviluppo armonico dellÂ’itero pianeta. LÂ’unità dei cristiani è un dono di Dio per lÂ’unità del genere umano.
Per La Pira questo dono dellÂ’unità è intimamente legato alla pace, allo sviluppo di tutte le nazioni, la fratellanza “perché questa unità della Chiesa condiziona lÂ’intero movimento dei popoli, il loro progresso, la loro elevazione, la loro illuminazione, la loro unità e la loro pace”.
Per La Pira il dialogo deve essere fondato sullo studio reciproco per scoprire e chiarire le differenze, senza accomodamenti o compromessi. Palava di unÂ’unità organica che potesse valorizzare tutte le differenti tradizioni culturali, storiche delle diverse chiese e comunità cristiane, “una unità articolata e solidale”.
“Il Problema quindi, della unità e della pace dei popoli e delle nazioni ha, in certo senso, come presupposto soprannaturale quello dellÂ’unità e della pace della Chiesa. Queste misteriose ma reali connessioni fra la storia della Chiesa (cioè fra la sua struttura, la sua unità, la sua pace, la sua espansione) e la storia delle nazioni (cioè la loro struttura, la loro unità, la loro pace, la loro elevazione) ci fanno chiaramente vedere le «dimensioni» davvero infinite – che sono insieme eterne e temporali, divine ed umane – del problema. Da ciò la necessità, per la pace stessa non solo della chiesa ma anche del mondo, che i cristiani prendano sempre più profonda consapevolezza di questo problema cui si connettono responsabilità religiose e civili di tanta portata. Ecco allora la necessità sempre più viva e urgente della preghiera”.
Ma alla base di tutto cÂ’è la preghiera, mezzo necessario per realizzare lÂ’unità; ecco perché Giorgio La Pira si fa promotore delle settimane di preghiera per lÂ’unità dei cristiani ed invia lettere a tutti i rappresentanti delle Chiese e li invita a ritrovarsi a pregare.
Â“È un sogno? Forse no: forse è una sollecitazione amorevole, provvidenziale, del Signore: il Signore, che ebbe nel cuore – proprio nelle ultime ore di vita terrena – questo desiderio supremo, inteso, affettuoso, pastorale dellÂ’unità del Suo ovile (Gv 10,14). Comunque, Eccellenza, preghiamo: alla preghiera pura è concessa ogni cosa: - tutto ciò che pregando chiederete credete che lo riceverete. Preghiamo intensamente durante questa settimana: facciamo pregare tutti i bambini, tutte le anime sacrate, tutti i monasteri maschili e femminili di clausura. Il Signore può tutto: Egli può perciò far spuntare sulla Chiesa e sul mondo – come ha detto Giovanni XXIII e come ha ripetuto il Patriarca di Costantinopoli Atenagora – unÂ’alba nuovissima di grazia, di pace e di unità”.

Spunti per riflettere

  • Nelle situazioni di conflitto come risolvi i problemi? Cerchi il compromesso, usi la forza,
    ti rassegni, Â…?
  • Come conciliare unità e differenze?
  • Hai mai partecipato ad una preghiera ecumenica? Senti lÂ’esigenza di un cammino tra le Chiese?

 

"Verranno dall'Oriente e dall'Occidente"

Rondine- Arezzo, Martedì 5 Agosto 2003

Il dono dello Spirito Santo
Il testo è conosciuto. Lo leggiamo il giorno di Pentecoste e racconta come lo Spirito Santo discende sulla piccola e timorosa comunità degli apostoli. Ricevendo il dono dello Spirito Santo la paura si trasforma in audacia e da una comunità timorosa e rinchiusa, diventa una comunità che annuncia e proclama le meraviglie fatte dal Signore. Il dono dello Spirito Santo gli consente parlare diverse lingue e tutti li possono capire. Quel giorno ci sono a Gerusalemme popoli che vengono da diverse parti, eppure tutti sono in grado di capire e capirsi.
È quello che don Tonino chiamava la “convivialità delle differenze”. La luce del Signore risorto e la grazia dello Spirito Santo vincono anche le barriere delle diverse lingue: sotto questo profilo la Pentecoste è presentata da Luca come lÂ’antidoto della torre di Babele, luogo di confusione e separazione.
A Babele (Gen 11,1-9) la gente non si capiva. La situazione è esattamente opposta a quella descritta dal libro degli Atti: un solo popolo, unÂ’unica lingua, una città, una torre, un nome. A Gerusalemme invece sono presenti tanti popoli con relativi idiomi, culture particolari e differenti città di origine. CÂ’è intesa e comunione fra popoli e razze diverse.
Lo Spirito come vento gagliardo si abbatte su Gerusalemme e raggiunge velocemente tutta la faccia della terra. Il mondo è pervaso dalla nuova azione creatrice di Dio. e la presenza dello Spirito fa cadere muri e barriere. Pentecoste raduna i popoli, ma non annulla le differenze. La lingua di Dio è comprensibile da tutta la terra. Questo significa che ogni uomo può comunicarsi con Dio e considerarsi membro del suo popolo. A Pentecoste Israele capisce il senso della sua vocazione tra le genti, la chiesa scopre la sua vera natura non solo missionaria, ma anche universale.
LÂ’attuale villaggio globale non può fare a meno di comunicare le grandi opere compiute da Dio in Gesù: è questo il primo e vero messaggio da trasmettere in ogni parte della terra per ricevere in dono il frutto dello Spirito: amore, gioia, paceÂ…
È nella diversità che Dio vuol costruire la fraternità.

  • Quali sono oggi i cammini da percorrere per creare fraternità fra i popoli e promuovere la “convivialità delle differenze”?

La Pira riprenderà più volte il brano evangelico: “Verranno dallÂ’Oriente e dallÂ’Occidente, dal settentrione e dal mezzogiorno e tutti siederanno a mensa del regno di Dio” (Lc 13,29) a indicare come tutte le nazioni sono convocate alla comune e finale destinazione. A lui sta tremendamente a cuore lÂ’unità dei popoli e la loro promozione spirituale civile.
È ancora lui che indica Isaia come il profeta precursore del Regno: “Isaia fu il profeta del grande progetto di pace di Dio: per questo Gesù usò le sue parole per il discorso programmatico di Nazaret: trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in falci e non vi sarà più guerra fra le nazioni”. Affermava che “Il cammino della storia sotto il soffio vivificante ed orientatore dello Spirito Santo, (Â…),avrà come punto terminale la promozione dellÂ’intero genero umano”.

La passione di La Pira per la fraternità universale, contrasta fortemente con la realtà che oggi viviamo. GlobalizzazioneÂ…. Villaggio globaleÂ…. Si globalizzano i mercati e i prodotti, ma i popoli sono sempre più esclusi. La Globalizzazione diventa mercato, profitto edÂ… esclusione. A livello economico la globalizzazione merita un giudizio piuttosto negativo, perché unÂ’economia di mercato divenuta globale non funziona affatto per il bene di tutta lÂ’umanità: essa tende al proprio sviluppo rendendo così i ricchi più ricchi e i poveri ancora più poveri.

“La globalizzazione è la concentrazione della ricchezza mondiale – risorse, capitali, mezzi di produzione di beni e servizi, mercati – nelle mani di pochi individui e società private”.

Ma Gesù annuncia un Dio che non discrimina, che abbraccia tutti e rivela un progetto salvifico che prevede tappe, ma non silenzi od esclusioni.

LÂ’universalità della rivelazione cristiana
Le circostanze di tipo socio – religioso dentro le quali lÂ’evento di Pentecoste accade sono le seguenti: a Gerusalemme, in quei giorni, erano presenti rappresentanti di tutto il mondo abitato. La lista dei popoli (9-11), così accuratamente compilata da Luca, ha lo scopo evidente di dare risalto allÂ’universalità della rivelazione cristiana: ora nella potenza dello Spirito Santo sono superati tutti i confini e tutte le barriere che dividono i popoli. Ora la via che porta allÂ’unità è aperta e percorribile da tutti. Si incontrano infatti una lista di 13 popoli e paesi che Luca riporta per sottolineare, secondo la geografia imperiale dellÂ’epoca, il senso di universalità e come il dono dello Spirito Santo arriva a tutti, senza escludere nessuno.

I presenti si interrogano sul senso dellÂ’evento che stanno vivendo e arrivano ad una prima convinzione: “Noi li udiamo annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio” (v.11). Ciò significa che la diversità delle lingue non ha impedito la comprensione della predicazione apostolica. Coloro che si erano chiusi nel cenacolo escono allo scoperto e cominciano la missione di predicatori del vangelo. A partire da quel momento essi danno prova di un coraggio imprevisto.
Lo Spirito Santo diventa elemento di aggregazione che impedisce alla diversità di divenire conflittuale, rendendola piuttosto varietà e ricchezza. Nella pluralità delle lingue viene intesa lÂ’unica parola che fa annunciare Cristo.
Proprio per la sua familiarità con la parola di Dio La Pira fa sua questa idea e si sente così responsabile ed impegnato nel promuovere la fraternità tra i popoli, pur nella diversità e variegate espressioni culturali e religiose.

“La globalizzazione, a priori, non è né buona né cattiva, ma sarà ciò che le persone ne faranno. Per questo è necessario insistere sul fatto che la globalizzazione deve essere al servizio della persona umana, della società e del bene comune”.

Giovanni Paolo II

Non può esserci unità, se non nel rispetto della diversità. Lo sforzo dellÂ’unità e la fatica del dialogo con le diverse culture devono andare di pari passo. La vocazione propria della Chiesa è quella di parlare le lingue degli uomini, affinché nessuno sia così straniero e lontano da non udire annunziare le meraviglie di Dio. Una sfida forte per il nostro atteggiamento verso lo straniero.

  • Prova a chiederti quali sono le tue fatiche nellÂ’accettare le diversità che trovi nellÂ’altro?

Il testo ci rimanda alle promesse fatte fin dall’antico testamento al popolo d’Israele e profetizzate con forza da Isaia: “Cammineranno i popoli alla tua luce,… Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano, le tue figli sono portate in braccio…” (cfr. Is 60).
I continui viaggi di La Pira, il suo desiderio di volersi incontrare con i leader di diversi paesi e lÂ’organizzare momenti di dialogo e riflessione, mostrano il suo desiderio di promuovere “una reale, evangelica, unità, fraternità ed uguaglianza degli uomini e dei popoli”. A proposito diceva: “Unire le città europee per unire le nazioni europee; pacificare, unire, denuclearizzare l'Europa per pacificare, unire, denuclearizzare il mondo!”

Creare fraternità e comunione
È lÂ’azione dello Spirito che penetra anche le nostre più invincibili chiusure, che scuote il cuore dal torpore nel quale cadiamo per le nostre debolezze. È ancora lo Spirito che ci invita a uscire allo scoperto, ad aprirci, ad accogliere lÂ’altro, a creare fraternità e comunione. È sempre lo Spirito che ci spinge con forza ad andare contro corrente, a vincere le nostre false sicurezze, a guardare lÂ’altro come figlio dello stesso Padre che ci ha creati e chiamati per essere famiglia di Dio, stirpe regalo, popolo di sua proprietà. È un soffio che sana e guarisce le nostre povertà, che riscalda, che dona luce, che purifica. Lo Spirito ci riconduce al largo, perché spesso siamo arenati nelle secche della mediocrità, e ci insegna ad osare e a scommettere tutto sulla Parola del Vangelo.

La Pira diceva che “tutti i popoli emergono e portano nella società nuova alla Gerusalemme messianica, per il bene totale del mondo: vengono dallÂ’oriente, dallÂ’occidente, dal nord e dal sud, popoli nuovi emersi nella storia di oggi”. Era convinto che il cristiano è colui che vive realmente della morte e resurrezione di Cristo. E proprio per questo a tutte le nazioni, senza esclusione, deve essere riconosciuta pari dignità, e dovranno essere rispettate e ritenute portatrici di valori, a ciascuna propri, insurrogabili del convivio umano. Credeva fermamente che come cristiani la pratica del perdono aiuta ad aprire speranze vere di concordia e di giustizia tra i popoli. “Pace e riconciliazione, riconciliazione e pace” è la strada che Giorgio La Pira non si stancava di additare, la sola strada possibile.

“Se la globalizzazione stesse realmente riunendo il mondo intero, come si pretende, dovrebbe avere ormai eliminato dalla terra le armi della guerra. Ciò è ben lungi dallÂ’accadere. In tutto il mondo si sono invece intensificati i conflitti e i contrasti; si combatto ovunque guerreÂ…; e una minaccia crescente incombe su tutta lÂ’umanità e sulla natura. I poveri e gli emarginati sono sempre più esclusi da potere, libertà, partecipazione e comunità. Tutto ciò non fa che smascherare la menzogna dellÂ’unità strombazzata dagli accoliti della globalizzazione”.

Felix Wilfred - India

Una parabola della vita di Maometto ci può aiutare a capire questo: “In una tiepida e limpida sera dÂ’estate una grande moltitudine si riunì in una valle ai margini del deserto per ascoltare la parola del profeta. E mentre questi parlava, ciascuno di loro teneva in mano una candelina accesa, così che la valle sembrava riflettere il cielo stellato. Ad un certo punto un colpo di vento del deserto le spegne tutte e nella valle cala di nuovo la notte; solo ad unÂ’anziana donna la fiammella, protetta dallo scialle, rimane accesa. Un uomo allora le si accosta e riaccende la propria. Con questa, riaccende quella del suo vicino. LÂ’uno con lÂ’altro e in breve in tutta la valle torna di nuovo a specchiarsi il cielo stellato”.

Non è importante che pensiamo le stesse cose, che immaginiamo e speriamo lo stesso identico destino; è invece straordinariamente importante che, ferma la fede di ciascuno nel proprio originale contributo per la salvezza dellÂ’uomo e del mondo, ognuno sia consapevole della titolarità di un proprio spazio nel quale vivere la propria esperienza.

  • Quali sono i valori che altre culture ti hanno trasmesso e che hanno arricchito la tua vita?

La Pira, Illuminato da una fede e da una speranza che a partire dalla Resurrezione legge persone e situazioni in una Luce che non tramonta, seppe vedere oltre con lÂ’occhio di chi non si arresta di fronte alle ombre.

  • Nella situazione storica che stiamo vivendo, quali sono le scelte politiche o le situazioni, che ostacolano e non favoriscono la fratellanza e lÂ’unione tra i popoli?

La Pira credeva fortemente nel Mediterraneo come ponte verso le altre culture, le altre religioni, come area di congiunzione e di movimento tra lÂ’Europa e i popoli dalle insondabili risorse, che attendono le opportunità della giustizia sociale per essere a loro volta artefici di sviluppo e circolazione culturale. Questo lo portò a legami forti personali con intellettuali e uomini politici del bacino del mediterraneo.
Il tema del Mediterraneo diventa presto centrale e dominante. Nascono nel 1958 i Colloqui Mediterranei di Firenze. La Pira parla di “azione fiorentina” per l’edificazione della pace nel Mediterraneo e nel mondo.
A proposito diceva: “La pace e la sicurezza – lÂ’unità – dellÂ’Europa non investono soltanto il continente europeo, investono il mondo intero: da questo continente - la descalation, la distensione, la coesistenza pacifica, si estenderanno sul mondo intero!“
Sarà anche questo un contributo alla nascita dellÂ’unione europea? Un unione che sta portando i suoi fruttiÂ…. Più economici – politici, che umanitari, di pace e di solidarietà, di accoglienza e integrazione dei numerosi flussi migratori, come sognava La Pira.

  • Le politiche nazionali e continentali credi che stiano promovendo lÂ’integrità tra i popoli?

“Se le città europee e di ogni continente organicamente si uniscono,
questa loro unità diverrà inevitabilmente unità delle rispettive nazioni e
dei rispettivi continenti: diverrà unità nel mondo”

Giorgio La Pira

Helder Camara, il coraggioso vescovo dei poveri diceva di La Pira: “Nessuno ha il diritto di ascoltarlo e poi di accontentarsi semplicemente di applaudirlo: colui che non vuole uscire dallÂ’egoismo, dal perbenismo, dalla viltà, dalla paura, non ha il diritto di ascoltare La Pira”.
Queste parole riecheggino forti nel nostro cuore !!!

“Siate protagonisti e soggetti creatori della storia nuova del mondo: unitevi, perché venga la coesistenza pacifica; perché la persona umana sia rispettata e perché venga la liberazione dei popoli da ogni oppressione politica, culturale, giuridica, sociale, economica; Â… perché si passi dal “deserto” alla “terra promessa”.

Giorgio La Pira

 

Il Cammino della Pace

Arezzo, Mercoledì 6 Agosto 2003

Creare primavera di pace è stato il tema del cammino GIM di questÂ’anno, spesso abbiamo riflettuto, condiviso, pregato, agito per la pace, e penso questa è stata lÂ’esperienza di tanti fra di noi, anche coloro che non hanno fatto il cammino GIM. Anche i fatti di questi ultimi anni in particolare ci hanno fatto prendere coscienza dellÂ’importanza della pace per la vita dellÂ’umanità, ma anche la fatica per ottenerla, mantenerla e portarla avanti; la pace risulta un cammino, lungo, faticoso, ma necessario, anzi indispensabile. Era anche lÂ’idea di Giorgio La Pira, confrontato al suo tempo con la guerra fredda, la corsa agli armamenti e il rischio di una guerra nucleare.
Innanzitutto lasciamoci illuminare dalla Parola.

Egli è la nostra pace.
Questo è il punto di partenza indispensabile per ogni discorso di pace, che voglia essere, malgrado i nostri limiti personali, priva di interessi di parte. Questa affermazione di Paolo ci fa comprendere almeno due aspetti della pace.

  1. La pace è Lui, è Gesù in sé come persona; è in Lui che possiamo trovare la pace, quella interiore, ma anche quella esteriore.lasciasi entrare sempre di più il Signore nella nostra vita, e nella vita degli altri, ci darà la pace
  2. È Lui lÂ’autore della pace, Lui per primo lÂ’ha portata, lÂ’ha realizzata; siamo chiamati perciò a chiederla ed impararla da Lui

Quale pace?
Ecco che Paolo specifica meglio sia il tipo di pace portato da Gesù, sia il cammino.

  • Fare un popolo solo: la pace parte dalla consapevolezza che il mondo è uno solo, e non ci sono primi, secondiÂ… civiltà migliori e altre peggiori; insomma unÂ’unica umanità che ci viene dalla consapevolezza dellÂ’unico Padre. Le parole ‘concittadiniÂ’ e ‘familiariÂ’ si spiegano da sole. Giorgio La Pira si era espresso così: “Versus autem fratres estis. Questi poveri esseri umani sono creature immortali che hanno per Padre Dio. Quale luce su tutta la società umana: se tu vedi un uomo, chiunque sia, di qualunque civiltà, o lingua, tu non vedi uno straniero, vedi un fratello, uno che ti sarà sempre compagno nella casa divina del Paradiso!”
  • Togliere il muro: Paolo specifica dellÂ’inimicizia, cioè occorre togliere gli odi, i pregiudiziÂ…
  • Certo occorre essere consapevoli del cammino che deve fare ognuno, ma anche che la cosa sarebbe impossibile senza lÂ’intervento, lÂ’azione e lÂ’aiuto di Dio. Di qui la riconciliazione tra i popoli che Paolo ci ricorda è frutto dellÂ’incarnazione e della morte in croce di Gesù. È un cammino che richiede di impegnarsi di persona, con tutto sé stessi, e anche di pagarne le conseguenze.
  • La pace va anche annunciata, proclamata; occorre far sentire che la pace deve diventare una priorità internazionale e che è un diritto per tutti
  • Cristo, la pietra angolare: se non costruiamo su Cristo e con Lui, le fondamenta della pace restano sulla sabbia. Grandi sono gli ostacoli che si oppongono alla pace; la buona volontà delle persona non basta, occorre la persona di Cristo per dare motivazione, forza e costanza al nostro agire. Lo stesso Isaia (2,1-5), in un brano tanto caro a La Pira, mette Dio come colui che insegna la via della pace.
  • La pace ha bisogno di impegni e scelte concrete. Le falci in vomeri, rifiuto della guerra, rifiuto delle armi e della logica delle armi. Alla fine degli anni Â’70, inizi Â’80 cera chi andava in carcere per rifiutare il servizio militare e chiedere il diritto al servizio civile; oggi cÂ’è chi propone alternative nei conflitti internazionali (i caschi bianchi).

La Pira e il suo impegno per la pace
Giorgio La Pira ha speso parecchio del suo tempo, della sua vita per la pace. Durante la guerra fredda è andato a mosca per parlare con Krusciov, prima della guerra in Vietnam aveva proposto un cammino di pace tra le due parti (il trattato di pace dopo la fine della guerra ne riprendeva parecchi punti). Ha parlato, scritto, stimolato, creato possibilità dÂ’incontro. Il suo impegno e le sue parole risuonano di unÂ’attualità sconvolgente.

“Adesso sta per affacciarsi la plenutudo Judeorum, pronunciata da Paolo nella lettera ai Romani. I tratti dellÂ’epoca messianica descritti da Isaia non sembrano oggi illustri, né utopici. Tutti i popoli emergono e portano nella società nuova alla Gerusalemme messianica, per il bene totale del modo: vengono da oriente e da occidente, dal nord e dal sud, popoli nuovo emersi nella storia di oggi. Il questa plenitudo nuova, in questa progredente pienezza dei tempi, che prepara fisicamente il corpo totale delle nazioni, cioè la ricomposizione dei popoli in unÂ’unità di pace – la pace è inevitabile – il tempo nel quale deve essere deposto il lievito della grazia e della verità, e in questo contesto si inserisce la plenutudo Judeorum. Una cosa è certa, di fede: Israele riconoscerà Cristo e lo ameràÂ… il ritorno di Israele in Palestina è il mistero storico più evidente di oggiÂ… Questo ritorno è come il costruirsi del corpo fisico che preparerà, un giorno, lÂ’accomplimento della lievitazione interiore, misteriosa, creativa, della grazia di CristoÂ… CÂ’è unÂ’altra novità: la connessione del mistero di Israele col mistero di Ismaele. Il risveglio del mondo islamico contemporaneo a quello del popolo ebreo, sotto le apparenze del litigio odierno, cela la realtà profonda di una comune, fraterna vocazione religiosa, storica e civile. Ambedue, Israele e Ismaele, attratti verso le cose del Padre che dalla terrazza amorosamente li vede venire e li aspetta”.

Dice di lui Ugo De Siervo, docente di diritto costituzionale allÂ’università di Firenze: “Rileggere questi documenti di oltre quarantÂ’anni fa, nei quali lucidamente si parla dellÂ’impossibilità di soluzioni militari, della necessità di affrontare i problemi del rientro e dellÂ’indennizzo delle popolazioni palestinesi espulse, dellÂ’inumanità dei campi profughi, ecc. non può che suscitare un naturale interrogativo sulle responsabilità gravi di tutti coloro che, magari in nome del realismo, ma in realtà per mancanza di coraggio politico adeguato alla complessità dei problemi, hanno lasciato marcire per tanti decenni un problema cosi grave”.

Nel numero 8/9 di “Vita cristiana” del 1939, dopo lÂ’inizio della guerra della Germania alla Polonia, scrive: “il genere umano è un corpo di cui le nazioni sono le membra. Da ciò un corollario: i rapporti fra le nazioni sono rapporti fra membri di un medesimo organismo: ognuno di questi membri è essenziale per lÂ’armonico equilibri di tutto lÂ’organismoÂ… Se lÂ’assassinio di un uomo è il massimo dei delitti, a più forte ragione è tale lÂ’assassinio di unÂ’intera nazione”. Nel numero 11/12 scrive ancora: “La pace va sempre mantenuta: ecco il primo dettame della solidarietà. E mantenuta non solo non commettendo aggressioni che la spezzino.

“Avrei un programma per questa legislatura, – disse nel Â’76 – è una rivoluzione, ma bisogna cominciare. Bisogna che qualcuno cominci; certo mi ammazzeranno. Eppure bisogna che da qualche parte cominciare con il disarmo unilaterale. Le spade in aratri! Il disegno di Isaia era quello: togliere la fame ovunque: usare quelle risorse immense invece che le armi per la fioritura di tutto il mondo, per salvare ogni uomo sulla terra”. “Come in cielo, così in terra!è questo il disegno di Gesù: sulla terra”.

Spunti per riflettere

  • Qual è stato il tuo impegno per la pace in questÂ’anno? Come lo stai portando avanti ora? Che gesti e azioni concrete hai posto?
  • Confrontandoti con la Parola, quali sono le motivazioni e le esigenze che senti più forti per te ora?
  • Il bene comune, “sviluppo”, vita degna per tutti alla base della pace e viceversa; cosa ne pensi?

 

 

Condividi questo articolo:

Registrati alla newsletter

giovaniemissione.it

BARI

Via Giulio Petroni, 101
70124 Bari
Tel. 080 501 0499

ROMA

Via Luigi Lilio, 80
Roma, 00142
Tel. 06 519451

VERONA

Vicolo Pozzo, 1
37129 Verona,
Tel. 045 8092100

PADOVA

Via S. G. di Verdara, 139
35137 Padova
Tel. 049/8751506

NAPOLI

Via A. Locatelli 8
80020 CASAVATORE (NA)
Tel. 081.7312873

VENEGONO

Via delle Missioni, 12
21040 Venegono Sup. (VA)
Tel. 0331/865010