giovaniemissione.it

Il contesto: Rapporto Amnesty Int. del 2003

Il contesto: Rapporto Amnesty Int. del 2003

 
Rapporto di Amnesty International sul Brasile 2003

Per capire in che condizioni operano Valdeci e la sua associazione, leggiamo il rapporto di Amnesty International del 2003 sul Brasile

Il testo completo lo si può leggere all’indirizzo: http://www.amnesty.it/pubblicazioni/rapporto2003/219.php3

 

Migliaia di persone sono rimaste uccise in scontri con la polizia, spesso in situazioni descritte dalle autorità con la formula resistenza seguita da morte. La polizia si è resa responsabile di numerose uccisioni in circostanze che fanno pensare ad esecuzioni extragiudiziali. Presso commissariati, penitenziari e centri di detenzione per minori torture e maltrattamenti rimangono sistematici e diffusi. Sono stati segnalati alcuni casi in cui la polizia avrebbe fatto ricorso alla tortura a fini di estorsione. Le misure predisposte dalle autorità per incoraggiare la presentazione di denunce non ha portato alcun aumento significativo dei processi o delle condanne dei torturatori. Le condizioni carcerarie continuano a peggiorare a causa del sovraffollamento, della costante negligenza e della corruzione. Sono stati segnalati molti decessi in stato di arresto per mano di agenti di polizia e guardie carcerarie, ma più frequentemente a causa della violenza tra detenuti perpetrata con il tacito consenso o per la negligenza delle autorità competenti. I difensori dei diritti umani continuano ad essere intimiditi, minacciati, aggrediti o perfino uccisi, in particolare coloro che denunciano la criminalità organizzata, l'impunità e la corruzione. Gli ambientalisti e gli attivisti per il diritto alla terra, così come gli indigeni che combattono in difesa dei loro diritti sulla terra, sono stati a loro volta minacciati, aggrediti ed uccisi dalla polizia o da altri che agivano con la connivenza delle autorità.
[…]

Uccisioni da parte della polizia, esecuzioni extragiudiziali e squadroni della morte

La preoccupazione del pubblico e dei media per i livelli allarmanti di violenza e criminalità urbana ha ulteriormente incoraggiato una polizia, sottopagata, scarsamente addestrata e spesso corrotta, a ricorrere con maggior frequenza a metodi repressivi. Elementi della polizia militare e civile si sono ancora una volta resi responsabili di migliaia di decessi in tutto il Paese. Molte di queste uccisioni sarebbero avvenute in circostanze che indicano un uso eccessivo della forza o esecuzioni extragiudiziali. Le indagini in merito sono state rare poiché tali uccisioni sono state registrate come resistenza seguita da morte, una definizione spesso tesa ad attribuire la colpa alla vittima. Secondo l’ufficio del Difensore civico della polizia di São Paulo, le uccisioni perpetrate dalla polizia nello Stato da gennaio ad ottobre ammontavano a 703, cifra che corrisponde al totale del il 2001. Tra queste, 652 sono state registrate come resistenza seguita da morte e 138 sono state attribuite ad agenti di polizia fuori servizio. A Rio de Janeiro da gennaio a settembre sono state registrate 656 uccisioni ad opera della polizia, più del totale dell'anno precedente (592). In alcuni Stati gli “squadroni della morte” continuano ad agire impunemente, con la complicità o la collusione di membri della polizia. […]

Difensori dei diritti umani

In tutto il Paese i difensori dei diritti umani continuano ad essere aggrediti, minacciati, intimiditi ed uccisi per il lavoro che svolgono, soprattutto quando denunciano la criminalità organizzata, la corruzione e l'impunità. Alcune personalità pubbliche ed alcuni esponenti dei media hanno concertato unoperazione di discredito sul lavoro dei difensori dei diritti umani, definendoli in modo spregiativo difensori dei criminali. Nello Stato di Espírito Santo, i difensori dei diritti umani sono stati oggetto di un numero crescente di minacce. Diverse indagini a livello federale avevano già evidenziato il coinvolgimento dell'organizzazione di polizia Scuderie Detetive le Cocq (Sdlc) in esecuzioni extragiudiziali, uccisioni dei difensori dei diritti umani, casi di corruzione, e nella criminalità organizzata. La Sdlc, che sembra avere una struttura paramilitare, sarebbe collegata a potenti gruppi politici ed economici nello Stato, tra cui membri del potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Ad aprile un avvocato è stato ucciso poco prima di presentare alla polizia prove sulla corruzione nello Stato. In seguito alla sua morte, attivisti dei diritti umani hanno richiesto al governo federale di intervenire sullo Stato per porre fine ai molti anni di impunità. Sebbene il Consiglio per i diritti umani presso il ministro della Giustizia avesse raccomandato un’azione del governo federale, tale richiesta si è arenata quando il Procuratore generale ha ritirato il suo sostegno in seguito ad una riunione con il Presidente. Il ministro della Giustizia ha conseguentemente rassegnato le sue dimissioni. A seguito della pressione esercitata dai difensori dei diritti umani in Brasile e nel mondo, il governo ha lanciato una missione speciale, che prevede la partecipazione dei pubblici ministeri federali e della polizia federale, per indagare le accuse di atti di criminalità organizzata, esecuzioni extragiudiziali, torture e minacce a danno di difensori dei diritti umani nello stato di Espírito Santo. Tuttavia, membri del movimento locale di difesa dei diritti umani continuano ad essere a rischio. A giugno un ordigno incendiario è stato fatto esplodere negli uffici dell'Ordine degli avvocati ed uno dei principali sospetti, che stava collaborando alle indagini, è stato ucciso a novembre mentre si trovava in stato di fermo presso la polizia federale.[…]

Condizioni di detenzione e decessi in custodia

Le condizioni detentive nella maggior parte dei commissariati, dei penitenziari e nei centri di detenzione preventivi e minorili continuano ad essere preoccupanti. L'estremo sovraffollamento, i servizi igienici e sanitari ridotti al minimo, la fatiscenza delle strutture e la mancanza di programmi di lavoro e di formazione per i detenuti rendono crudeli, disumane e degradanti le condizioni in cui si trova la maggioranza dei detenuti. Sono stati registrati molti casi di morte in stato di arresto a causa dell'eccessivo uso della forza da parte degli agenti di polizia o delle guardie carcerarie o a causa della violenza tra reclusi, perpetrata per la negligenza o con il tacito consenso delle autorità carcerarie. Tortura e maltrattamenti sono regolarmente utilizzati quale mezzo di controllo e punizione.

Per cercare di controllare la violenza delle bande nei penitenziari, le autorità federali e statali di São Paulo hanno introdotto il Regime disciplinare differenziato, che consente ai direttori dei penitenziari di trasferire i detenuti pericolosi in carceri di massima sicurezza, dove vengono tenuti in stato di isolamento per un periodo massimo di un anno, senza la dovuta approvazione da parte di un giudice. Liniziativa è stata giudicata incostituzionale dai rappresentanti dell'Ordine degli avvocati di São Paulo.

Il 31 dicembre 2001 è stata emesso un ordine giudiziario di trasferimento casuale di carcerati tra Urso Branco, il principale penitenziario dello Stato di Rondônia, e le celle di massima sicurezza utilizzate per i reclusi considerati a rischio da parte di altri detenuti. Il giorno successivo all’attuazione della misura, 27 detenuti sono stati massacrati da altri reclusi della prigione principale. La polizia militare e le guardie carcerarie, che riuscivano a udire le urla di quanti venivano uccisi, si sono rifiutate di entrare nella prigione per intervenire. Nel corso dell'anno altri detenuti sono stati uccisi da agenti di sicurezza o altri carcerati. Ad aprile, durante una visita al penitenziario, AI ha trovato una struttura non conforme agli standard, estremamente sovraffollata, priva di divisioni per categoria e con strutture sanitarie minime. In violazione della legge nazionale, i carcerati erano sorvegliati da polizia militare armata in maniera eccessiva, la quale manterrebbe il controllo ricorrendo frequentemente a tortura e maltrattamenti. Il caso di Urso Branco è stato uno dei primi per i quali il Brasile è stato condotto davanti alla Corte interamericana dei diritti umani, tuttavia quasi nessuna delle misure deliberate dalla Corte è stata effettivamente applicata. […]

Condividi questo articolo:

Registrati alla newsletter

giovaniemissione.it

BARI

Via Giulio Petroni, 101
70124 Bari
Tel. 080 501 0499

ROMA

Via Luigi Lilio, 80
Roma, 00142
Tel. 06 519451

VERONA

Vicolo Pozzo, 1
37129 Verona,
Tel. 045 8092100

PADOVA

Via S. G. di Verdara, 139
35137 Padova
Tel. 049/8751506

NAPOLI

Via A. Locatelli 8
80020 CASAVATORE (NA)
Tel. 081.7312873

VENEGONO

Via delle Missioni, 12
21040 Venegono Sup. (VA)
Tel. 0331/865010