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Cooperazione sud-nord

articolo sulla seconda serata

Cooperazione sud-nord

Giacomo Matti

Un ciclo di incontri, anzi un laboratorio sulla cooperazione, organizzato
da Giovani e Missione, che fa capo ai missionari comboniani di Bologna, e
dal professore Antonio Genovese, della facoltà di Scienze dell'educazione
dell'università di Bologna.
Nella seconda serata, 28 ottobre 2005, oltre 150 giovani si stipano
nell'aula universitaria. Giulio Albanese, missionario comboniano fondatore
dell'agenzia Misna, intervista Gianluca Borghi, ex assessore alle politiche
sociali dell'Emilia Romagna, un dirigente dell'Ufficio per la cooperazione
della regione e il medico Morino, da oltre vent'anni in Kenya.
La breve introduzione dice che il dibattito sulla cooperazione è fermo come
i sette disegni di legge che da anni giacciono nel cassetto. L'Italia
"bugiarda" nel 2003 dichiara la disponibilità a dare lo 0,3 per cento del
Pil, ma nel 2004 spende lo 0,11 per cento e, questo anno riversa i fondi di
cooperazione in altri canali, che prosciugano le aspettative e le casse
delle Ong, incapaci di condurre a termine i progetti e di progettarne di
nuovi. La finanziaria in preparazione non lascia sperare nulla di buono.
Fatto accenno alle solite cattedrali nel deserto e ai progetti combinati
sui report di esperti Onu, ma non solo, che si fermano una settimana, negli
hotel di lusso, a 500 dollari al giorno, agli sperperi, Giulio Albanese
dice che i popoli del sud del mondo non chiedono elemosine, ma giustizia.
Indica gli "handicap" delle Ong, in Italia piccole e numerose, alla
difficoltà di sopravvivere e quindi di operare, al deficit di autonomia nei
confronti degli enti donatori.
Distingue, tra gli operatori della cooperazione:
- i missionari laici, impegnati per lo più nella realizzazione di progetti
sanitari, agricoli e di insegnamento degli istituti religiosi ai quali si
sono aggregati;
- i volontari, animati da grande idealità, espressione della società
civile, appartenenti a Ong laiche o cattoliche che devono però vivere e
che, quindi, necessitano di uno stipendio;
- i cooperanti, tecnici che intervengono nei progetti di cooperazione con
una competenza specifica, ma che, il più delle volte, ignorano il contesto
socio-politico della regione in cui vanno a operare e che sono
costosissimi. Non si parli poi del personale inutile delle ambasciate e del
costo del personale espatriato in esse.
Nelle tre categorie si possono incontrare persone splendide ed altre che
sono diventate parte del problema che erano andate a risolvere. Va
specificato che anche tra i missionari laici e i volontari ci sono degli
esperti, persone competenti, come tra i cooperanti si possono incontrare
persone di un altruismo straordinario. Non si tratta di insistere sulla
distinzione dei tre livelli, quanto sull'approccio ideale e umano,
politico, con cui gli "operatori" della cooperazione incontrano le realtà
del paesi impoveriti.


Non è stato detto, ma restava di sottofondo implicito, che esiste
cooperazione e cooperazione. Cooperare con la Serbia o l'Albania o i paesi
dell'est, per il tipo di cultura, l'acquisizione di tecniche non è come
collaborare con popolazione di paesi africani e neppure con paesi della
sponda sud del Mediterraneo. Insomma, è la società che dovrebbe chiedere o
respinge un certo tipo di intervento in base alle proprie esigenze e al
proprio substrato socio-culturale. I tempi di analisi, di accettazione e di
realizzazione dei progetti, contrastano spesso con le marce forzate di
realizzare un progetto, di vederne il risultato, ha ricordato il medico
Morino. Se proprio si vuole fare distinzioni occorre distinguere tra
cooperazione governativa e cooperazione della società civile, a sud come a
nord (cooperazione decentrata). Insomma, lo sviluppo non viene e non può
venire dall'imposizione di progetti alle popolazioni, ma sono queste che in
base all'analisi delle loro esigenze dovrebbero chiedere l'intervento.
Degli aiuti di emergenza a fronte di guerre e di calamità naturali si fa
notare che sono il segno del fallimento della cooperazione, che arrivano
dopo il disastro, come la Croce rossa, e che spesso per le grandi quantità
di danaro che muovono, producono corruzione e destabilizzano le strutture
economiche del paese, invece che riabilitarle.


Tra le questioni poste dall'assemblea due sono di fondamentale importanza:
- Come può l'Occidente, che ha creato l'impoverimento (colonizzazione,
decolonizzazione, indebitamento, rapina di materie prime, fomentare guerre
e rivolte, sottomissione agli organismi finanziari internazionali)
cooperare per lo "sviluppo"?
- Come è possibile pensare allo "sviluppo" degli altri se l'Occidente
prospera praticando il neo liberismo più sfrenato?
È apparso anche il rammarico dei giovani presenti, perché su questioni del
genere non si sentono parole né della chiesa italiana, né degli organismi
di cooperazione, né dei partiti. Anzi, spesso la cooperazione è il cavallo
di Troia per imporre e affermare il neoliberismo o per dare fiato al
commercio nazionale. La sottomissione dei popoli del sud del mondo alle
varie agenzie o al mercato drogato della Wto o all'impero e ai suoi
luogotenenti è la negazione dello "sviluppo". Se a questo si aggiunge la
vendita di armi e la commercializzazione della medicina si capisce presto
che cosa si possano aspettare i popoli ridotti in miseria.


Il cerchio si chiude se si pensa che il neo-liberismo si alimenta con la
rapina di materie prime e la sottomissione di popoli ai quali impone il suo
modello di "sviluppo". La fuga, l'attrazione dei cervelli o la compera di
teste dal sud del mondo (leggi immigrazione) alimenta il neo-liberismo,
arricchisce il nord, allontana lo sviluppo dei popoli, prepara altra
dipendenza ed emigrazione.


A poche centinaia di metri dall'università occupata, a poca distanza dalla
"Fabbrica del programma" dell'Unione, i "Giovaniemissione", dichiarano il
fastidio e l'insofferenza per i partiti, ma rivendicano un ruolo politico
per una società futura, più equa e possibile.
questo articolo lo trovi anche sul sito della rivista Carta:

http://www.carta.org/campagne/globalizzazione/laboratorio/index.htm 

di: Silvia

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