Uno sguardo sul Sinodo: la strada della profezia
di p. Alex Zanotelli
RITENIAMO SIA IMPORTANTE DAR "VOCE AI SENZA VOCE"
COME STANNO CERCANDO DI FARE IN QUESTE SETTIMANE I VESCOVI AFRICANI RIUNITI A ROMA.
L’impressione generale che ho avuto,
dopo la prima settimana di lavori del II Sinodo Africano, è che i
vescovi africani abbiano imboccato la strada della profezia. Con
grande lucidità e coraggio, i pastori d’Africa hanno analizzato i
mali del continente ed hanno indicato la strada per uscirne. Questo
mi è apparso chiaro fin dalla “Relazione prima della discussione”,
fatta da una delle figure ecclesiali, più significative del
continente, il cardinale Peter Turkson, arcivescovo di Cape Coast
(Ghana), parlando proprio del debito estero di 230 miliardi di
dollari. "Questo continuo finanziamento dei bilanci nazionali,
facendo ricorso ai prestiti – ha detto Turkson - non fa altro che
accrescere un opprimente debito nazionale…". Ma Turkson ha
subito aggiunto: "L’uscita dell’Africa dalla sua agonia
economica deve essere opera degli africani e guidata da loro stessi.
Per questo i cuori devono essere convertiti e gli occhi aperti per
trovare nuovi modi di utilizzare la ricchezza pubblica per il bene
comune; e ciò spetta alla missione evangelizzatrice della Chiesa nel
continente e nelle isole".
E su questa lunghezza d’onda si
sono inseriti gli oltre cento vescovi che sono intervenuti dopo
Turkson. Con analisi coraggiose della loro realtà, iniziando
dall’impietosa analisi politica delle 53 nazioni che compongono
l’Africa. “Una nuova stirpe di dittatori - ha affermato il
cardinale Wamala, arcivescovo emerito di Kampala (Uganda) - sta
sostituendo quella precedente; infatti essi non credono in alcun
solido principio democratico. Credono in un unico principio, quello
dell’ingegneria-politica. E’ questo stile di leadership che dà
origine ai conflitti". Gli fa eco l’arcivescovo di Durban
(Sudafrica) W. Napier: ”E’ vero che dal Sinodo del 1994 ci siano
stati pochi colpi di stato in Africa, ma il Mostro che tenta di
usurpare il potere non è sparito. Piuttosto ha cambiato il suo
aspetto e modus operandi. Non ci saranno individui che si proclamano
presidenti a vita, ma sempre più partiti politici assumono quel
ruolo. E punta il dito contro partiti che hanno lottato per la
liberazione, come in Botswana, Angola, Zimbabwe e Mozambico, e che
ora continuano a governare, ‘identificandosi’ con lo stato”. Il
partito, in questi casi, ha già fatto un effettivo colpo di stato”
ha dichiarato Napier. “Ancora più grave, mentre il partito si
dichiara a favore dei poveri, i suoi rappresentanti si arricchiscono
in maniera spudorata". E conclude: "Preghiamo per un miracolo e
cioè la liberazione non dai colonizzatori ma dalla dittatura del
potentissimo partito che si è impadronito del potere in un silente
colpo di stato”! E sempre sul versante politico, molti vescovi
hanno fatto notare che i conflitti etnici in Africa sono creati per
arrivare al potere. “Uomini politici si servono dei conflitti
etnici per conquistare il potere e mantenerlo" ha detto
l’arcivescovo di Gitage (Burundi), S. Ntamwana aggiungendo: "Alcuni
di essi considerano la loro funzione unicamente come fonte di
arricchimento personale e delle loro famiglie e dei loro amici,
facendo in tal modo trionfare il clientelismo e il tribalismo sui
valori autentici e compromettendo gravemente la pace sociale.”
Altrettanto dure le analisi
episcopali in campo economico. “Le multinazionali sfruttano le
risorse naturali in Africa in maniera che non ha precedenti nella
storia" ha detto il vescovo di Umuahia (Nigeria), L. Ugorji.
"Questo sfruttamento sconsiderato dell’ambiente - ha
sottolineato - ha un impatto poi negativo sugli africani e minaccia
le loro prospettive di vivere in pace.” Sulle multinazionali i
vescovi hanno molto martellato, ma molto anche sulla finanza
internazionale. "Come tutti i paesi organizzati, le giovani nazioni
dell’Africa hanno dovuto fare ricorso a banche internazionali per
realizzare i numerosi progetti volti al loro sviluppo. Molto spesso i
dirigenti, poco preparati, non sono stati molto attenti e sono caduti
nelle trappole di coloro che gli intenditori chiamano ’assassini
finanziari’, sciacalli mandati da organismi avvezzi ai contratti
sleali, destinati ad arricchire la finanza internazionale che
complotta nel silenzio e nella menzogna. Anche la situazione degli
agricoltori e dell’agricoltura africana ha ricevuto molta
attenzione. "La Chiesa in Africa deve lottare per gli
agricoltori e i pastoralisti - ha detto il vescovo di Songea
(Tanzania), M.Songea - che devono ricevere una giusta considerazione
nel bilancio dello stato, con garanzia di buone infrastrutture di
base e con seria possibilità di mercato, nonché la possibilità di
essere introdotti al risparmio e alla micro finanza". I vescovi
hanno ascoltato con molta attenzione la relazione del segretario
generale della Fao, Jacques Diouf, invitato speciale al Sinodo.
“L’Africa nel 2050 conterà due miliardi di abitanti, il doppio
di oggi, sorpassando così l’India e la Cina, e rappresenterà il
più grande mercato del mondo”. Diouf ha poi aggiunto: "In
Africa, nonostante gli importanti progressi realizzati in tanti
paesi, lo stato di insicurezza alimentare è molto preoccupante. Il
continente conta ore 271 milioni di persone denutrite, ovvero il 24%
della popolazione con un aumento del 12% rispetto all’anno
precedente. Inoltre dei trenta paesi al mondo in stato di crisi
alimentare , che hanno bisogno di un aiuto urgente, venti si trovano
in Africa".
Il Segretario generale della Fao ha inoltre
affermato che “è impossibile sconfiggere la fame e la povertà in
Africa , senza aumentare la produttività agricola”. E’ chiaro
che l’Africa paga ora il crac- finanziario e l’uso delle terre
coltivabili per i biocarburanti. Questo processo fa diminuire la
produzione di prodotti alimentari e fa alzare i loro prezzi. I
vescovi al Sinodo lo hanno ricordato insieme alla nuova
‘colonizzazione’ dell’Africa con l’acquisto di enormi
estensioni di terre soprattutto per ‘biocarburanti’. Un vescovo
del Madagascar mi ha detto: ”La Daewoo ha comperato nel nostro
paese 1.3 milione di ettari di terra. Ed è scoppiata la rivoluzione
popolare. ”E legato al controllo della terra, c’è il controllo
delle risorse idriche da parte di grandi imprese agricole e
multinazionali. Il problema della privatizzazione dell’acqua è
percepito da molti vescovi africani come un problema molto grave in
Africa. In questo campo agricolo monsignor I Chama, vescovo di Mpika
(Zambia), ha detto che partendo dalla giustizia, bisogna affrontare
la questione di politica internazionale, come gli EPA/APE (Economic
Parteneship Agreement- Accordi di partenariato economico) tra
l’Africa e l’Unione Europea. E’ un tema questo di bruciante
attualità. E’ chiaro che questa difficile situazione economica e
finanziaria dell’Africa porta poi a conflitti e a guerre. E qui i
vescovi sono stati molto pesanti sul commercio delle armi, sulle
spese militari, sui conflitti e sulle guerre. Una delle guerre più
terribili in Africa è stata ed è quella del Congo (si parla di
4milioni di morti!) Vari vescovi congolesi sono tornati con forza su
questa storia. ”Partendo dalle guerre e violenze subite dalla
Repubblica Democratica del Congo- ha detto M. Lola, vescovo di
Tshumbe- siamo obbligati a condannare le menzogne e i sotterfugi
usati dai predatori e mandanti di queste guerre e violenze. Il
tribalismo evocato per giustificare queste guerre non è altro che un
paravento. La comunità internazionale si limita ad occuparsi delle
conseguenze della guerra , invece di affrontare le cause in modo
determinante: il saccheggio delle risorse naturali. E il vescovo di
Bokungu-Ikela (Congo), mons. F.Besungu parla di “mafia
internazionale” che ha come complici alcuni congolesi per depredare
le immense ricchezze del Congo. (Ricordiamo in particolare il
coltan!). E sono molti i conflitti ancora in atto in Africa , dal
Congo alla Somalia, dal Ciad al Sahara Occidentale, dal Nord Uganda
al Darfur . (Su questo tema ha fatto una splendida relazione R.Adada,
già rappresentante speciale dell’ONU e dell'UA (Unione Africana)
nel Darfur che ha detto: ”Non c’è soluzione militare al problema
del Darfur, non può esserci. Nessuno ha i mezzi per vincere
militarmente. L’unica soluzione è quindi un accordo politico,
senza dimenticare la grave questione umanitaria)”. Questa
situazione di degrado economico, di povertà, di conflitti , pesa
molto sull’ambiente, altro tema molto toccato negli
interventi.”Aree intere vengono distrutte a causa della
deforestazione, dell’estrazione del petrolio, come pure dello
smaltimento dei rifiuti tossici, di contenitori di plastica e
materiali in cellofan,” – ha detto il vescovo di Ugorji. E’ in
atto un disastro ecologico. Il vescovo afferma che “le attuali
sfide ecologiche sono il risultato dei peccati dell’uomo: egoismo,
avidità, mancanza di sensibilità verso i danni ambientali e
incapacità a prendersi cura della terra.” E infine aggiunge: ”La
Chiesa in Africa deve suscitare una ‘conversione ecologica’
attraverso un’educazione intensiva. Deve educare le persone in
Africa ad essere più sensibili verso il crescente disastro
ambientale e la necessità di ridurlo. ”E questo senza dimenticare
il disastro ecologico globale (cambiamenti climatici) che sarà
proprio l’Africa, il continente con meno emissioni di gas serra , a
pagare pesantemente per questo. ”La Chiesa in Africa - ha detto il
vescovo di Tororo (Uganda), D.Lote - mediante questo Sinodo dovrebbe
affrontare seriamente la questione del cambiamento climatico come
obbligo morale per tutti. Questo Sinodo dovrebbe trovare vie di
riconciliazioni fra la terra, in quanto 'vittima’ e l’uomo in
quanto ‘aggressore’.”
Analisi lucide, a volte spietate , che
scavano in profondità per aiutarci a capire il perché dei drammi di
questo continente. Qualcuno potrebbe dire: ”Ma cosa c’entra tutto
questo con il Vangelo? “E’ il presidente della Conferenza
Episcopale del Congo, L. P. Mbuyu, vescovo di Kinkala a rispondere:
”La Chiesa ha una missione profetica urgente in Africa. Di fronte
allo spettacolo desolante offerto al mondo dal continente africano ,
i cui popoli sono praticamente derubati, spesso per mano dei loro
stessi figli, della sovranità che spetterebbe loro, la Chiesa deve
rivolgere uno sguardo lucido su tutte le situazioni in cui la dignità
umana è calpestata , deve analizzarne le cause, rivelarne i
meccanismi e chiamare in causa, senza stancarsi, i responsabili. Il
rischio è che , di fronte a così tante ingiustizie e sfruttamenti,
la Chiesa smetta di commuoversi, vi si abitui e non ne parli più,
divenendo così complice dell’infelicità delle popolazioni, quando
invece la sua missione è di essere “voce dei senza voce”.
p.Alex Zanotelli
www.misna.org