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UN VUOTO A RIEMPIRE: Consacrarsi a Dio e alla missione a 25 anni

Giovanni Antonello

UN VUOTO A RIEMPIRE

Consacrarsi a Dio e alla missione a 25 anni

Ciao a tutti/e, sono Giovanni Antonello, ho quasi 25 anni e da 4 sto camminando con i missionari comboniani. Il 25 Maggio scorso ho fatto la mia prima professione, la consacrazione a Dio e alla missione.

La mia vita è un vuoto. Non un vuoto a perdere ma un vuoto a riempire. Questa frase sentita durante una condivisione al campo GIM di Firenze di quest’anno mi ha toccato profondamente ed è risuonata diverse volte dentro di me. In fondo è esattamente quello che sentivo nel periodo che ha preceduto la scelta di diventare missionario comboniano. Sentivo che la mia vita aveva un senso e una ricchezza molto più grandi e profonde di quelle che stavo vivendo, ma non capivo quali fossero. Mi sentivo inquieto, in ricerca. Insomma, sentivo un vuoto che doveva essere riempito con qualcosa di grande, di vero, di bello.

Il cammino GIM mi ha aiutato a fare chiarezza. Ho capito che solo un sogno, il vero sogno della mia vita, mi avrebbe dato pace, solo lottare per vivere al massimo quello che sono nel più profondo mi avrebbe fatto sentire al mio posto. Consacrarsi per la missione ha significato per me dire un sì a questo sogno, come altri già detti ma questa volta più deciso, detto davanti a tutti e davanti a Dio.

Per me questo sì, l’essere consacrato interamente per Dio e per la missione vuol dire credere e sperimentare che quel vuoto a riempire trova senso e bellezza nel rapporto con Dio: col Papà che mi ama come figlio amato, col Figlio che mi chiama fratello e con lo Spirito che accompagna ogni mio passo. Una volta facevo fatica a capire la scelta della grande tradizione monastica di dedicarsi esclusivamente al rapporto con Dio. Oggi mi sento figlio di questa scelta e grato che ci sia chi mi ricorda che solo Dio basta, che questo è vero anche per me. Ma il sogno di Dio è stato sempre anche quello della condivisione coi fratelli e colle sorelle che soffrono, con le persone ai margini della società e della storia. Dio ha scelto per me un cammino di liberazione che passa per mettersi al fianco di questi Suoi figli, ha scelto di aspettarmi lì, di far passare la verità, la grandezza e la bellezza della mia umanità, della mia fede e della mia consacrazione per questi crocevia di sofferenza e di amore. Mi chiede di essere contemplativo sia in cappella sia per strada. Di avere uno sguardo di fede in ogni realtà, anche e soprattutto nelle più difficili.

Questo è il cammino che ho davanti. Non posso certo dire di averlo già realizzato: il vuoto a riempire è sempre presente in me, a volte lo sento con più acutezza e sono preso da dubbi e paure sulla strada scelta. Dire sì non significa lasciare alle spalle difficoltà, paure e fragilità, ma significa avere fiducia che ogni passo fatto per diventare l’uomo, il cristiano e il missionario che Dio sogna è appoggiato sulle mani immense dell’amore sconfinato e folle col quale Lui mi accompagna. E’ credere che dietro ogni difficoltà c’è un’occasione per crescere e per rimettersi in cammino. E’ credere che non sono solo, che se dico sì io è perché Dio lo ha già detto a me. Quando penso a San Daniele Comboni mi sembra così difficile riuscire ad essere appassionato, radicale e impegnato come lo era lui e come lo sono stati e lo sono tanti miei fratelli, come Ezechiele Ramin. Eppure anche loro sono passati attraverso la fragilità e le paure che ogni uomo porta con sé, non è stato l’essere supereri che ha dato loro la forza di dare la vita ma è stato l’avere fiducia che il sogno che stavano vivendo di un mondo più bello, più santo e più giusto è il sogno di Dio. Questo fa sentire anche a me la voglia di fidarmi e di credere nel sogno di Dio con tutte le mie forze.

Chiedo a Dio di riuscire a rimettermi in cammino ogni volta che avrò perso entusiasmo ed energia, ogni volta che mi sarò seduto su quello che avrò raggiunto, ogni volta che la mia vista si farà oscura, per avere sempre il coraggio di osar essere come Dio e l’umanità mi sognano.

Vi lascio un testo di padre Ezechiele Ramin che per me è stato molto importante in tutti questi anni di cammino, bello e difficile, coi comboniani, con l’augurio che ognuno di voi possa scoprire e camminare sulle strade del sogno di Dio.

Una cosa vorrei dirvi.

E’ una cosa speciale per coloro

che sono sensibili alle cose belle.

Abbiate un sogno.

Abbiate un bel sogno.

Seguite soltanto un sogno.

Il sogno di tutta la vita.

La vita che è un sogno è lieta.

Una vita che segue un sogno

si rinnova di giorno in giorno.

Sia il vostro un sogno che miri a rendere liete

non soltanto tutte le persone,

ma anche i loro discendenti.

E’ bello sognare di rendere felice tutta l’umanità.

Non è impossibile…

(p.Lele Ramin )

Un abbraccio e adelante!

Giovanni

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