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Una lettera per te

di Jorge Naranjo Alcaide da Roma

UNA LETTERA PER TE

di Jorge Naranjo Alcaide

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INCONTRO CON GRUPPO EMMAUS

Una lettera per te

Caro amico,

              Come stai? Tutto al posto? Non ci conosciamo ancora, ma questa situazione durerà poco perché vorrei raccontarti alcune cose su di me. Forse è più accurato dire, alcune delle meraviglie che Dio ha fatto in me. Non sono italiano, sono spagnolo, ma abito qua a Roma da tre mesi. Perciò, "il mio italiano" non è ancora molto ortodosso. Sono nato a Madrid ventisette anni fa. Fino ai 22 anni ho vissuto una vita più o meno "normale". Cioè, simile a quella delle persone che vivevano intorno a me. Mi divertivo con gli amici, giocavo a calcio, frequentavo la catechesi alla parrocchia, il liceo e dopo l'Università, … Volevo diventare un gran ricercatore, indagare i segreti dell'atomo e dell'universo. Studiavo fisica ed allo steso tempo collaboravo nella parrocchia in diverse attività. Possiamo dire che ero un buon cristiano. Ma, sai che ancora avevo sete? Nel gennaio del 96, nel gruppo di giovani a cui appartenevo, ascoltavamo la parola di Dio che si dirigeva ad un uomo che si era stabilito in una città come la mia, piacevole, comoda, tranquilla, ma 4000 anni prima ed in un posto diverso. Questa persona si chiamava Abramo e Dio gli aveva detto: "Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io t'indicherò" (Gen 12, 1). Noi condividevamo quello che questo brano ci diceva. Per i miei amici significava che non dovevano guardare soltanto a se stessi, ma mettere al centro della loro attenzione il cammino che Dio aveva per loro e la situazione degli altri, specialmente di quelli che soffrono di più. Questo era bello, ma per me, nel silenzio, queste parole avevano un significato molto concreto. Avevo ricevuto una buona educazione, l'amore dei miei genitori e vivevo abbastanza comodamente. Quelle parole mi spingevano a condividere tutto quello. Mi sentivo chiamato a lasciare la mia terra per lavorare in una missione durante le mie vacanze d'estate. Sicché ho parlato con un prete della parrocchia e gli ho detto che ero disponibile per lavorare in una missione dove fosse necessario. In questa maniera ho avuto l'opportunità d'andare in Perù, in una missione dove lavoravano tre suore spagnole. Lì davo lezioni di matematica e fisica ai giovani della scuola superiore che non avevano professore perché, siccome lavoravano, non frequentavano le lezioni di mattina. Insegnavo pure a leggere e scrivere alle donne. Esse non avevano istruzione perché da giovani dovevano curare i fratelli più piccoli e lavorare nella casa. Inoltre, visitavo le comunità cristiane vicine al paese dove abitavo, i loro malati e condividevo la mia fede con i catechisti locali. Tra le mie alunne di lettura, c'era anche un bambino d'undici anni. Lui non aveva avuto la possibilità di imparare a leggere a suo tempo. Perciò veniva a scuola con le donne. Ma un giorno è mancato alla lezione. Sicché quando dopo due giorni è venuto gli ho chiesto: "Cosa ti è successo Wilson?". Lui rispose: "Sono stato a letto con male ai denti". Ho guardato la bocca e visto che aveva due denti così neri. Era chiaro che aveva almeno due grandi carie. Dopo di andare dal dentista doveva prendere ogni giorno un antibiotico. Glielo davo durante la classe. Un giorno, mentre andavamo alla cucina mi guarda negli occhi e mi dice: "Giorgio, voglio andare con te in Spagna. La mia matrigna mi picchia con un legno selle spalle". In quel momento ho sentito che una fessura si apriva dentro di me. Fu come quando un vulcano entra in eruzione. Il dolore di quel bambino mi aveva trafitto il cuore. Oggi credo che Gesù in quel momento mi aveva toccato in una maniera molto speciale. Quest'esperienza in Perù è stata molto importante per me. Da un lato perché mi sono incontrato con Cristo presente nei più poveri e dall'altro perché ho visto le meraviglie che può fare lo Spirito in coloro che si lasciano guidare da Lui. Penso alle catechiste che ho conosciuto lì, persone straordinarie che erano responsabili delle loro comunità, le riunivano per fare le celebrazioni della Parola e rischiavano le loro vite per difendere la loro gente dalle ingiustizie. Quando tornai in Spagna ero cambiato. Cominciavo a pensare a quello che avrei fatto dopo la laurea. Forse lavorare come professore universitario di Fisica a Lima e collaborare da lì con la missione, forse specialazzarmi in qualche cosa che potesse essere interessante per i paesi meno sviluppati...Allo stesso tempo, ogni notte, nella mia preghiera mi chiedevo, "Dio, cosa vuoi da me?". Sentivo che Lui voleva qualcosa da me ma non sapevo che cosa. In quei giorni, avevo visto nella rivista dei Comboniani in Spagna l'annuncio di un incontro sulla missione per giovani. Mi sembrava interessante, ma durava 4 giorni e io avevo molti impegni in parrocchia, università… Lunedì 25 novembre del 96 sera stavo da solo a casa a fare i miei compiti di Fisica. C'era molto silenzio e il sole già era tramontato. Allora, improvvisamente, ho sentito che Dio voleva che io diventassi padre missionario. Allo stesso tempo sperimentavo una gioia e una pace immense. In quei giorni mi sentivo come in una nube. Ma il sentimento più forte era quello della felicità per avere incontrato la volontà del Padre riguardo a me. Ero, e sono, felice perché Dio vuole il meglio per ognuno di noi e allora mi aveva mostrato le traccia sulle quale m'invitava a dirigere i miei passi. Sicché mi sono messo in contatto con i Missionari Comboniani a Madrid per andare all'incontro vocazionale. Alla fine dell'anno ho deciso di lasciare la fisica ed entrare nell'istituto dei comboniani. Perciò, oggi sono qua a Roma, preparandomi per camminare con i popoli che ancora non conoscono Gesù.

  Jorge Naranjo Alcaide

Una lettera scritta a cuore aperto per tutti noi. Ma Jorge ha saputo fare di più, ci ha lasciato il suo indirizzio e-mail, quindi se vuoi comunicare con lui puoi farlo scrivendo a   naranjoalcaide@hotmail.com

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