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Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua tenda tra noi (Gv. 1, 14)

da p. Maurizio Binaghi (Chicago)

 

"IL VERBO SI E' FATTO CARNE 

E HA POSTO LA SUA TENDA TRA NOI"

(Gv. 1, 14)

 

di p. Maurizio Binaghi

 

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TESTIMONI DELLA CARITA'    

PROVOCAZIONI DI P. ALEX

 

Carissimi tutti,  

            Un abbraccio a tutti dal cuore del ghetto ovest di Chicago. Sono passati molti mesi dalla mia ultima lettera, troppi forse, ma davvero il tempo non basta mai.  Il Peace Corner  il nostro piccolo centro funziona a pieno ritmo. Natale e’ ormai alle porte, e anche da qui intravediamo i grattacieli illuminati da milioni di giochi di luci, il Natale dei ricchi sfavilla di luci, pacchi regalo e montagne di dollari. Ma qui, nel ghetto ovest della città siamo più che mai convinti che il Dio della vita “ha posto la sua tenda tra noi”. Meglio, qui nel ghetto ha preso al sua piccola stanza in affitto in uno dei numerosissimi cadenti edifici infestati di scarafaggi, unica casa che i poveri dei poveri possono permettersi nella ricca Chicago. In questi giorni la mia preghiera e la mia riflessione vanno al Natale ormai imminente. Più prego e più sono convinto che il Figlio di Dio nasce ogni giorno nel cuore del ghetto. Oggi come allora povero, discriminato, segregato lontano dal centro della città e qui indubbiamente Afro-Americano. 

Natale nel ghetto ha un sapore diverso, diverso dalle vetrine piene di luci, dalle lunghe file per accapparrarsi gli ultimi regali, dalle settimane bianche (di bianco qui c’e solo la cocaina…) e dal “sentirsi tutti più buoni”. Anche la dimensione religiosa qui assume un significato nuovo davvero ”sprituale” sicuramente più vero. Natale qui ha il colore dei ragazzi del Peace Corner, nero fuori ma con l’animo trasparente.  

Natale al Peace Corner si celebra ogni giorno perchè ogni giorno cerchiamo di celebrare la vita, che qui vale davvero poco, celebriamo la fatica e l’angoscia del sentirsi esclusi e discriminanti, la frustrazione di chi non troverà mai lavoro perchè ha dei precedenti, le lacrime di chi di tra di loro passerà Natale in una fredda cella e mangerà cibo precotto, ma anche per noi sarà Natale. Natale anche per chi passerà la vigilia a vendere droga per fare quattro soldi e poter, finalmente, fare un regalo alla madre, rischiando 15 anni di galera per un sorriso di gratitudine.  

Sarà Natale, vita nuova, vita che nasce, speranza che fiorisce grazie agli occhi pieni di lacrime di Daniel, pestato selvaggiamente a 15 anni solo perchè ha osato accompagnare a casa la sua fidanzatina che vive in una delle zone proibite. Lacrime di rabbia e di frustrazione, di fatica e non di dolore, ma anche di sollievo e pace quando dopo lunghe ore passate in un pesante silenzio nel mio ufficio ha accettato di cancellare l’ormai programmata vendetta. Un gesto enorme, un atto nuovo che ha lasciato molti sbalorditi e sorpresi, un gesto nuovo, un gesto di vita.  

E sarà Natale anche per Carvell costretto a girare 6 scuole prima che una di queste accettasse di iscriverlo e cosi, finalmente, potrà tornare a scuola, il suo piccolo grande sogno.  Natale per Per Antoine, quando ancora una volta dovrà accompagnare a casa la mamma ubriaca ma almeno saranno insieme.   

In una grotta, in un edificio abbandonato, o una casa diroccata sara’ Natale, forse, anche per Jovan, costretto a nascondersi perchè un’altra banda lo vuole uccidere. Davvero il suo Natale assomiglierà a quello del nostro povero Cristo, in una baracca al freddo, senza riscaldamento nell’inverno di Chicago. La paura e la solitudine dei suoi 16 anni vissuti tra la vita e la morte. E i pastori saranno i suoi pochi amici fidati che andranno di notte a portargli qualcosa da mangiare, magari una coperta e insieme affogheranno nella mariuana e nell’alcool il loro dolore e le loro paure.  

Arriverà Natale anche per Verlein, che e’ appena uscito dal mio ufficio cercando di spiegarmi che non ce la fa più e fa davvero fatica anche a mangiare. Dopo 4 anni passati in galera per spaccio davvero e’ difficile, quasi impossibile, essere accettati da questa società benpensante e puritana. Chi avrà il coraggio di giudicarlo se disperato passerà il suo Natale agli angoli delle strade a vendere il passatempo preferito dei ricchi rampolli dei sobborghi?  

Davvero il Signore ha posto la sua tenda qui tra noi. Natale anche qui nel ghetto, certo un Natale diverso, più vero, insieme ai prediletti del Signore.  

Spesso mi chiedo se Cristo decidesse di nascere oggi, dove sceglierebbe la sua Betlemme? Sotto il più imponente albero di Natale nelle nostre piazze illuminate? Nei costosissimi presepi fatti di luci di pochi fortunati  o in una casa popolare, magari con il gas tagliato perchè non c’erano i soldi per pagare l’ultima bolletta? Dove sarebbe a suo agio? Dove si sentirebbe veramente accolto il povero Cristo, nero come i più poveri? Certo non negli alberghi dei potenti o nelle ville dei benpensanti. Il Salvatore del mondo e’ qui tra noi e tutti noi ne sentiamo la presenza, amorosa e discreta, che aiuta questi ragazzi a non disperarsi, a non ribellarsi con violenza, a non buttare del tutto le loro giovani vite.  

Il nostro Natale e’ semplice, per nulla sofisticato e sicuramente poco costoso. E’ il Natale dei sogni e dei piccoli progetti per il futuro, e’ Natale nella quasi disperata ricerca di lavoretti da fare, per fare un regalo alle loro madri, per sentirsi come gli altri, per sentirsi normali. E’ Natale anche se Daniel mi ripete frustrato e incazzato: “tanto sarò sempre povero e negro!”  

E’ Natale nelle loro risate e nelle loro piccole gioie: e’ Natale al Peace Corner  e molti già chiedono perchè mai il centro sarà chiuso il giorno di Natale, dove andranno quel giorno?  

Pace in terra, il motto del Natale, quello più popolare, suona così assurdo e falso in questa nazione che si prepara alla guerra, suona così lontano nell’eco quotidiano degli spari che sentiamo, ma e’ così vero nel nostro piccolo “Peace Corner”.  

Davvero Cristo abita nel ghetto. E nasce qui, come nelle baraccopoli dell’Africa, nelle Favelas del Brasile o nelle baracche di immigrati persi  nella loro solitudine.  

Natale e’ dei poveri! Non importa cosa archittetiamo o quanto soldi spendiamo, Natale sarà sempre dei poveri, degli ultimi, degli oppressi, perchè il bimbo immigrato di Betlemme e’ uno di loro.  E come allora anche oggi qualcuno cercherà di ucciderlo, di sbatterlo in galera, governi tanto assurdi da sfiorare il ridicolo cercheranno di prendergli le impronte digitali, mentre sfruttano i suoi genitori fino allo stremo.  

Spesso mi chiedo se meritiamo ancora Natale, perchè aspettiamo Natale  solo per “essere più buoni”, o per ricordarci, una delle due volte l’anno, che siamo discepoli del Signore. Certo a Natale ci sentiamo meglio e  diveniamo, senza saperlo, schiavi dei regali da fare per convenienza o per non perdere la faccia e schiavi dei regali ricevuti che ci fanno sentire importanti e fortunati.  

Davvero sono fortunato, ad essere qui, testimone del Natale del Figlio di Dio, spettatore quasi intruso della venuta del Signore tra i suoi figli prediletti. E davvero i poveri sono accoglienti, sanno accogliere anche chi li respinge, chi li sfrutta e opprime, chi li discrimina e odia. I poveri Cristi sanno accogliere anche chi manda navi da guerra ad intercettare le loro carrette del mare, accolgono e amano anche chi li sfrutta e li insulta forte di voti razzisti. I poveri non odiano nemmeno chi costruisce bombe “intelligenti” per uccidere chirurgicamente chi la pensa diversamente. E’ davvero triste pensare che molti moderni Erode si laveranno la coscienza nelle liturgie del Natale, violandole e firmando la propria condanna, condanna ad essere lontani, forse per sempre, dal Dio dell’amore.  

Davvero una grazia essere qui ogni giorno, e sentire nel loro abbraccio, l’abbraccio del Dio dell’amore. James Cone un teologo nero, scrive che per capire le persone di colore occorre diventare nero come loro e lo stesso e’ per capire Dio. Scrive: "Per capire Dio occorre diventare neri, perchè Dio e’ nero, nero come i più poveri ed abbandonati e sfruttati, nero come gli schiavi di ieri e di oggi”. E allora occorre uscire, andare, incontrare il Dio dell’amore, qui a Chicago, come alla stazione centrale di Milano o all’albergo Prealpino a Brescia. E occorre mettersi in fila con loro e con Dio. Perchè Dio e’ in fila, in fila per un posto di lavoro, per ritrovare dignità e rispetto, per una casa popolare dove nascere. Dio e’ in fila per farsi prendere le impronte, per ottenere il permesso di sopravvivere. Dio e’ clandestino e finirà in galera perchè non può avvocare il “legittimo sospetto” Dio e’ nel ghetto e guarda, da molto lontano, le luci della citta’.  

E noi dove siamo? Dove vivremo il nostro Natale?  

Davvero essere qui e’ essere nel presepe, il più assurdo e bello del modo. Non finirò mai di ringraziare il Padre che ama con cuore di madre per questo privilegio di vivere il Natale dal vivo. Qui pregare l’Avvento ha un significato nuovo, di attesa, di speranza. La mia preghiera quotidiana diventa vita, vita nel Cristo, e sono convertito ogni giorno da questo Dio che anche sulla mia pelle bianca mi permette di sentire la dolcezza del suo amore e del suo affetto.    

Il mio augurio a tutti voi e’ molto semplice: facciamo nascere Cristo in mezzo a noi, permettiamogli di incarnarsi, di porre la sua tenda in mezzo a noi, onoriamolo, piccolo, indifeso, immigrato e nero. Viviamo le nostre liturgie, la nostra Messa di mezzanotte come sono veramente, accoglienza al Dio della vita, facciamo le nostre veglie aperte al mondo, ai poveri, visitiamo i presepi reali e viventi che sono i ghetti e le periferie, onoriamo il Dio della vita, il nostro Signore, nero, povero e schedato.  

Buon Natale! Natale di vita, di scelte coraggiose e per la vita. Buon Natale, Natale di condivisione, di accoglienza e di perdono. Buon Natale di coraggio, coraggio di dire no a chi non vuole permettere al Signore di nascere in mezzo a noi. Facciamo che sia Natale anche per chi cerca il bambino per ucciderlo, per non farlo nascere, per sfruttarlo, schedarlo e respingerlo, per chi cerca il bambino per odiarlo.  

Buon Natale dal ghetto, Buon Natale da Joseph, Daniel, Jovan, Antone, Carvell e da tutti i piccoli miracoli che sono i ragazzi del Peace Corner. Buon Natale da uno dei luoghi dove il Signore nasce anche oggi. Buon Natale e un invito: come i pastori, uscite, andate fuori nella notte e cercate il luogo dove il Figlio di Dio si fa vita, vicino a ciascuno di noi ma lontano dalle luci e e dal potere in mezzo agli ultimi che, almeno a Natale, dovrebbero far parte della nostra mensa.  

E nella notte più bella del mondo, ricordiamoci al Dio della vita.  

 

Dal Presepe del Ghetto Ovest di Chicago,

BUON NATALE!  

Maurizio

 

 

p. Maurizio Binaghi

Missionario comboniano dopo aver svolto un periodo di servizio in Italia (Brescia) è stato destinato come missionario negli Stati Uniti. Oggi lavora nella periferia di Chicago con i giovani esclusi.

se vuoi comunicare con  p. Maurizio Binaghi scrivi all'indirizzo mauriziob@yahoo.com oppure all'indirizzo fr_maurice@yahoo.com

Se vuoi leggere un'altra lettera di p. Maurizio, dal titolo "Dal letame nascono i fiori",
clicca qui


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