San Paolo, 11 di novembre, 2001
"Io non sono venuto per curare i sani; il medico viene per curare gli
ammalati".
Stiamo
attraversando un altro periodo difficile nella nostra Parrocchia,
qui in Sta. Maddalena. Siamo destinati a
soffrire. Ma piú che noi é la popolazione che vive la
sofferenza continua della violenza, della paura di uscire di
casa, di incontrare la morte nella strada.
Lo scorso mercoledì sono state uccise 5, dico 5, persone nella Joilson. La
polizia militare é entrata durante la notte, alle 4 del
mattino, per uccidere. Non si é trattata di una azione
che poi é risultata una tragedia. Sono entrati circondando la
favela perché nessuno potesse scappare e hanno ucciso. Tra
gli altri il fratello di Israel (il nostro vecchio amico, che
infelicemente non ce l'ha fatta a sopportare "il peso
della libertá", cosí é rinchiuso dopo due mesi di libertá
in una prigione di Minas Gerais?!), Gil che era appena uscito
da Franco da Rocha, ma che poi si era consegnato nuovamente al
"Crac".
Tra gli altri, il cognato del trafficante Tonio "il doido". Non so
se ti ricordi di lui. Ma questo non significa niente. Ció che
é successo é stata una vera esecuzione sommaria. Molta gente
é scesa nella avenida Sapopemba per protestare. Siamo
arrivati fino alla delegazia 69, dove abbiamo conversato con i
delegati. Valdenia, p. Renato, e tutto il seminario ha
appoggiato la manifestazione camminando con la gente.
Purtroppo, non c'erano solamente le famiglie. Ci sono stati
momenti di forte tensione, ma grazie a Dio non é successo
niente. Quello che peró é risultato scandaloso é stato l
'atteggiamento della polizia militare. Senza nessun ritegno
continuava a minacciare i nostri adolescenti di essere i
prossimi della lista! Senza nessuna vergogna dicevano che
avrebbero fatto la stessa fine. Veramente siamo giunti al
capolinea della decenza delle istituzioni pubbliche. Si fa per
dire. ma é stato importante questo atto poiché ha
risvegliato la coscienza della gente. È chiaro che non sono
tutti santi. Molti del traffico erano mischiati alle persone e
hanno approfittato della situazione per "xingare"
(insultare) la polizia militare. Ma ti assicuro che per una
volta mi sono sentito solidale con queste pecore smarrite che
hanno perso il cammino per l'ovile.
|
|
|
|
|
La
mia riflessione partiva proprio da quello che Gesú diceva ai
suoi apostoli: "io sono venuto per curare gli ammalati e
per cercare la centesima pecorella che ha lasciato
l'ovile". Si, siamo di fronte a un gregge
senza pastore. Le pecore non sanno piú in chi
accreditare. La voce del pastore si mischia con mille altre e
non sanno piú quale seguire. Mi sono sentito chiamato a dare
conforto a questa gente, nella forma che é stato possibile.
Ho conversato con i trafficanti spaventati. Ho accompagnato le
pratiche della famiglia di uno degli uccisi perché potesse
avere una sepoltura degna. Ho riflettuto con i giovani della
Joilson per capire insieme che cosa é possibile fare insieme.
Questa gente sta soffrendo molto. E a volte é difficile
uscire dal tunnel della paura e della rassegnazione. La guerra
é veramente qualcosa di molto vicino. Non é la guerra degli
aerei e delle bombe di milioni di dollari. É la guerra
quotidiana della sopravvivenza. Siamo in pieno clima di
guerriglia urbana.
Ma
che fare?
Gesú
non si spaventó per il clima infuocato della
occupazione romana. Non ebbe paura di manifestare apertamente
che Lui era venuto per fare la volontá del Padre e non quella
degli uomini. Al punto che fu considerato pazzo dalla sua
stessa famiglia, per la sua attitudine "contro il
pensiero comune e massificato". Non ebbe paura di parlare
apertamente ai discepoli che lo seguivano, che non era venuto
per portare la pace. Al contrario: "io sono venuto per
portare la divisione. Il padre contro il figlio, il fratello
contro la sorella, ...".
Allo
stesso modo noi cristiani, noi
consacrati al Regno della giustizia e della pace, noi donne e
uomini che crediamo possibile una societá piú giusta, non
possiamo avere paura di manifestare il nostro disaccordo con
tutto quello che sta succedendo. Al punto che puó essere
molto facile collocare in rischio le nostre vite per
mantenerci coerenti con i valori nei quali crediamo.
Ti
confido la mia perplessitá e manifesto la mia tristezza
davanti a quello che sta succedendo. Ma non posso dirti di
essere disanimato. Al contrario. É a partire da queste
situazioni che la mia vocazione si rafforza. Soprattutto la
vocazione per la vita, la prima e piú grande consacrazione.
Mi sento chiamato a vivere la vita in pienezza e fare il
possibile perché molti altri possano raggiungere questo
obiettivo.
Mi
sento identificato con la nostra vocazione missionaria quando
succedono queste cose e riecheggiano nella mia mente le parole
di Comboni: "Se avessi Mille vite le offrirei tutte per
la infelice Nigrizia". Si, sono contento di offrire le
mie poche qualitá e le mie molte lacune, perché si possa
condividere quanto piú possibile questo sogno per la vita.
Per
questo ti sto lanciando un appello. Sarà possibile pensare a
una Campagna di sensibilizzazione in Italia, per protestare
contro le violenze continue che succedono qui a San Paolo e
per mostrare solidarietá a questa gente tanto sofferente?
Ti
lancio la palla per vedere se il gioco sarà possibile.
Pensaci su e ne riparliamo.
Vorrei
concludere questa lettera dicendoti che, nonostante tutto vale
sempre la pena vivere con tutto noi stessi questa vita
missionaria. Anche perché chi crede in Cristo e nei suoi
profeti crede anche nella resurrezione. Non solo quella
escatologica. Ma anche nelle piccole resurrezioni quotidiane
che avvengono ogni giorno, nel quartiere, nelle famiglie,
nelle comunità.
Siamo
chiamati ad essere segnali di speranza contro tutte le
speranze. Siamo chiamati ad essere costruttori di pace e di
giustizia a partire, prima di tutto, da noi stessi. Siamo
chiamati ad accreditare nella vita, dentro dei segnali di
morte, perché crediamo che il nuovo cielo e la nuova terra giá
stanno realizzandosi.
Oggi
é un giorno importante perché é giorno di elezione Del
Consiglio Tutelare. Tra gli altri c'è la candidatura della
Simara della Juta. Speriamo che tutto vada per il meglio.
Abbiamo
avuto la conferma che Maria vuole prendersi un periodo di
riposo dal CEDECA. Non ho ancora avuto la opportunitá di
parlare con lei, ma sembra che la decisione sia stata presa
con la dovuta libertá. Le stiamo vicini in questo momento.
Lo
scolasticato continua. Stiamo arrivando in dirittura finale
del semestre. Ti confesso che sono stanco. Ho bisogno di
fermarmi un po'.
Bene,
concludo qui chiedendoti una preghiera per noi che stiamo qui
e ti assicuro che vi accompagno nelle vostre attivitá di
missione in Italia.
A presto, Rossano, mccj.
|