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Carissimi Daniele, Mosè e giovani del Gim

di p. Daniele del Perù

de Pasco, 31/10/1999

Carissimi Daniele, Mosè e giovani GIM,

Eccomi qua. Mancano meno di ottanta giorni dalla fine del secondo millennio, giorni che naturalmente pensiamo intensissimi e che cercheremo di prepararci al terzo millennio coltivando le molte aspettative che ognuno porta dentro di sé. Ho aspettato prima di sedermi a scrivere che le vacanze e mille altre cose finissero, che i mesi estivi fossero in archivio, che tutta la vita italiana tornasse normale, che le attività ricominciassero a funzionare. Vi confesso che quasi quasi non so più come si fa a scrivere. E' tanto tempo che non lo faccio più e so di arrivare in ritardo: lo zio d'America…zitto, come un pesce, come Zaccaria nel tempio. Magari vi sarete stancati di aspettare mie notizie. Ma sapete com'è con tutto il correre … Come state intanto? Come sono andate le vacanze? Spero bene e che oltre ad esservi riposati le attività siamo andate nel migliore dei modi.
Anche noi quassù stiamo bene: i nostri occhi puntano decisamente verso la fine dell'anno: ci restano meno di due mesi duri di scuola, di lavoro intenso, di attività religiose varie, ma…..guardiamo anche a dicembre, un dicembre che significa chiusura delle attività e possibilità di respiro. Se mi guardo indietro, a tutto quel che si è fatto, al cammino percorso, ai tanti sogni portati avanti, c'è proprio da dire: MISSIONE COMPIUTA.
Grazie anche al vostro appoggio e alla vostra preghiera molte cose hanno camminato. Soprattutto quello che dà animo è sentire che alle spalle c'è gente come voi che condivide il tuo stesso sogno, che guarda al mondo e alle persone con un ottica distinta e non di lucro e di guadagno, che si dà da fare perché la civilità dell'amore, secondo espressioni felici del Papa, cresca.
Abbiamo fatto molto. E soprattutto abbiamo aiutato molti a crescere. Per una battaglia persa ne abbiamo vinte tre. Ecco quel che mi spinge a scrivervi: il pezzo di strada fatto mi stimola. L'esperienza è molto positiva. Molte cose stan cambiando anche quassù: l'economia del paese è a pezzi, la miniera è stata privatizzata, ma già i primi passi son difficili: han cominiciato a non pagare puntualmente i salari e nessuno sa quel che c'è dietro.
Sta aumentando la benzina, tutto cresce, ma il caro presidente dice che è tutto sotto controllo. Adesso è scoppiato lo scandalo della corruzione e del lavaggio di soldi del narcotraffico che si fa nell'esercito e dagli stessi parlamentari. Il paese delle mille meraviglie è qui. Continua pure la violenza: proprio oggi devo seppellire un uomo che è stato assassinato, sotto gli occhi del suo bambino. Li han trovati dopo tre giorni. Il bambino pensava che il papà stesse dormendo e che non si voleva svegliare. Ha mangiato solo un po' di zucchero per quattro giorni. Cosa coverà nel cuore e negli occhi di questo innocente?
Vi voglio raccontare anche una bellissima esperienza che sto facendo: da quando son tornato mai come in questi ultimi tempi mi son sentito "padre" per questa gente, "padre" di questo popolo. Dio mi ha rimandato a Cerro de Pasco per essere padre di questo mio popolo. Adesso da adulto, con 20 anni di sacerdozio, sto scoprendo che il senso della mia missione quaggiù, fra i minatori a 4380 metri sta proprio e ha ragione di essere come un "padre che rimanda" continuamente a una paternità più grande, più amabile, più esigente, come quella di Dio. Adesso che ho 12 anni di missione credo che ho l'unico dovere di far sperimentare a questa gente che Dio è Padre di Misericordia.
E nella paternità l'unica regola è voler loro bene, sempre, in qualsiasi situazione, anche le più intricate. Qualcosa in questo senso è maturato in me. Loro mi sentono "padre" perché son con loro e io li sento come i miei figli perché a loro ho dato tutto il mio cuore. Il resto già non mi interessa più. Tutto è relativo, a tutto c'è rimedio.
I problemi poco a poco si risolvono. Se cadi, il giorno dopo ci si rialza. Essere insomma…un buon papà. L'importante, e me lo ripeto tutti i giorni, è non partire dall'IO, dalla mia esperienza che devo fare, da quello che voglio o no, ma partire da loro, dalla loro vita, per essere accanto, per camminare con loro. Quindi per me missione è….ESSERE PADRE di questo POPOLO.
Ricordate Comboni nel discorso di Khartoum? Mi ci ritrovo tutto. Sapete…sto diventando famoso. Ve lo racconto come barzelletta anche se è vero: mi hanno dedicato una via. Ultimamente le cose di questo tipo si moltiplicano. Già mi hanno intitolato una via e poi un refettorio per bambini della strada. Stamattina è arrivato un professore che voleva mettere il mio nome a una scuoletta nuova. Ci rido su e cerco di sviare il discorso. Sempre continuo a dire che gli mettano un nome religioso, non so, Madonna di Fatima, Gesù bambino ma….niente. Così è prendere o lasciare.
Voglio finire con un grosso saluto a mò di orso. Avanti sempre con coraggio. Un salutone a tutti.
Con tanto affetto

P. Daniele NARDIN
Parroquia San Juan Pampa
Casilla 49
Cerro de Pasco  -  PERU'

 

 

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